Sempre più spesso pensiamo di vivere in un incubo
IL SESSO DEI DEMONI
Sempre più spesso pensiamo di vivere in un incubo, un orribile sogno dal quale presto o tardi ci desteremo liberati dall’angoscia. Invece no: è tutto vero e dobbiamo bere l’amaro calice sino in fondo, restando ritti tra i detriti del mondo che fu il nostro. Si dice che a Bisanzio – la seconda Roma – esangui intellettuali discettassero del sesso degli angeli(1) mentre il sultano conquistava la città. Le scimitarre troncarono il dibattito.
Il Titanic affondò con il suo carico di tronfi borghesi al suono dell’orchestra. Oggi discutiamo del sesso dei demoni, e la questione è ben più concreta di quella bizantina. Mentre in Italia scoppiano le polemiche sull’ospedale fiorentino di Careggi, punta di lancia del cambio di sesso per minorenni – una fabbrica di bambini trans – in Inghilterra (deo gratias) chiude l’orribile esperimento delle cliniche Tavistock specializzate in terribili trattamenti farmacologici e chirurgici volti all’interruzione dello sviluppo sessuale dei minori. Altrove, specie in Nordamerica, devastanti trattamenti di quel tipo bloccano la naturale crescita di migliaia di malcapitati bambini. Alcuni sono figli di sostenitori delle teorie sessuali più strampalate. Le colpe dei padri ricadono sui figli.
Destrutturare l’essere umano sin nell’ identità più intima è lo scopo di un’ideologia criminale ampiamente finanziata dalle grandi centrali di potere. Il cortocircuito psicologico, etico e biologico della decostruzione sessuale è spaventoso. Quando raggiunge i minori è un elemento di disgregazione sociale a partire dalla confusione individuale. Un giorno, finanziatori, esecutori e fiancheggiatori dovranno risponderne. Ogni civilizzazione allo stadio finale sceglie il suo metodo per suicidarsi: la nostra muore tra spasmi atroci, negando ogni verità ed evidenza, distruggendo l’esistenza di molti dei suoi figli. Aveva ragione Charles Baudelaire – che di demoni se ne intendeva per esperienza diretta – ad affermare che l’astuzia del diavolo è farci credere che non esiste. Chi scrive diffida delle spiegazioni esoteriche e delle fughe nell’irrazionale, ma è arrivato a pensare seriamente a una matrice preternaturale per le peggiori derive di questo tempo bastardo.
La sessualità umana – a partire dall’infanzia! – è il territorio privilegiato di una guerra cognitiva contro la persona umana condotta da forze potentissime. Le cliniche per modificare il sesso di bambini e ragazzi – una disgustosa industria con interessi economici immensi – sono uno dei luoghi in cui si praticano, su corpi in formazione, la generazione di domani- esperimenti e mutilazioni in nome di un’un’ideologia aberrante, la peggiore forse tra le derive antiumane che stiamo percorrendo. Molti nascono “nel corpo sbagliato”, afferma questa ideologia che si dà il compito di recuperare l’“autenticità dell’Io” imprigionato dalla natura attraverso la farmacologia, la chirurgia, la diffusione di modelli comportamentali, sessuali ed esistenziali “fluidi”. Nella stragrande maggioranza dei casi, i dubbi sull’identità sessuale vengono superati tra la pubertà e l’adolescenza, ma l’ideologia- unita agli interessi economici e di dominio- non sente ragioni.(2)
Non tutto, fortunatamente, è perduto; il più prestigioso quotidiano del mondo anglosassone, il Times, scrive, a proposito delle cliniche Tavistock & Portman (ramo del Tavistock Institute che svolse sperimentazioni sul cosiddetto “lavaggio del cervello”): “il danno causato è incommensurabile. Nessuno sa quanti anni di dogma ideologico, trattamento inadeguato e un colpevole fallimento nel momento di valutare il benessere mentale dei bambini trattati dalla clinica Tavistock abbiano danneggiato migliaia di persone sottoposte al Servizio per lo Sviluppo dell’Identità di Genere (GIDS).” Basta la denominazione di questa istituzione per smascherare la natura perversa dell’intera operazione, l’ideologia del sesso dei demoni applicata ai bambini.
L’umanità senza centro e senza identità è lo scopo delle oligarchie. Organizzazioni come il GIDS sono il braccio secolare, sostenuto da ingenti finanziamenti delle grandi ONG e delle Fondazioni dei miliardari. Al livello sottostante agisce la rete delle ricche organizzazioni pro LGBTQI+, tra le quali le potentissime Stonewall e Mermaids. Uno degli obiettivi è intossicare il dibattito sino a impedirlo, utilizzando la complicità dei grandi mezzi di comunicazione e degli ambienti culturali. Troppo anche per un organo liberal come The Guardian. La critica lascia il segno, a proposito della mancanza di obiezioni “di sinistra” alle condotte – qualche volta alle atrocità – dell’ideologia transgender. “Pensano che questo abbia a che fare con l’essere liberali. Fanno sì che la gente abbia paura di ascoltare un altro punto di vista. La paura di essere segnalati come transfobici prevale su tutto”. La timidezza di fronte al male rende complici. Non vogliamo esserlo, pur se scrivere queste righe comporta dolore. Vorremmo utilizzare il linguaggio che meritano i demoni ma non possiamo: loro sono fortissimi, noi non abbiamo che la nostra coscienza.
L’arma del ricatto morale coinvolge innanzitutto i genitori dei bambini oggetto delle “cure”. Meglio un figlio morto o una figlia viva? è uno degli slogan dei dottori Stranamore del cambio di sesso. La verità è opposta: il tasso di suicidi, tra le giovani esistenze sottoposte ai trattamenti della supposta disforia di genere, è doppio rispetto alla media. Il nuovo Frankenstein scava nella carne per estrarre l’“autentico Sé” a partire dal sesso. Le leggi devono assecondare la ricerca e rimuovere gli ostacoli. In Canada una persona che si definisce “non binaria” ha chiesto allo Stato di finanziare un intervento chirurgico che risolva il sentimento di appartenere a entrambi i sessi mentre il corpo ha organi maschili. La procedura prevede la creazione di una vagina mantenendo il funzionamento del pene. La meraviglia di chi legge è la stessa di chi scrive, ma domani potrebbe diventare un “diritto” pagato con le nostre tasse. Il paziente afferma di non identificarsi con un unico genere per cui considera discriminatorio sottoporsi ad una vaginoplastica- intervento che fa parte della “norma” – in quanto comporta l’ablazione del pene. Ci scusiamo per la crudezza del linguaggio ma non sappiamo esprimerci diversamente. (3)
Interventi basati sui più strani desideri diventano routine. La World Professional Association for Transgender Health (WPATH), organismo per la medicina transgender, è stata investita dalla divulgazione di centinaia di comunicazioni interne che dimostrano come i medici basino i loro interventi, anche quelli eseguiti su ragazzi/e in pubertà, sulla saggistica prodotta dai teorici LGBT. Ossia non rispettano gli standard della ricerca medica, né effettuano valutazioni trasparenti dei risultati. Impressiona l’offerta chirurgica. L’orchiectomia è l’asportazione dei testicoli; la scrotectomia è la rimozione del sacco scrotale; la penectomia è la rimozione del pene eseguita su persone non binarie che desiderano non avere più un pene e non intendono continuare con la femminilizzazione genitale. L’annullamento è la procedura per chi desidera diventare eunuco. Le opzioni sono molte di più, i chirurghi sono disponibili a soddisfare qualsiasi richiesta.
Nei protocolli si riconosce che sono le persone non binarie a “educare i medici” fornitori di servizi. Le procedure vengono inventate su richiesta in base all’ autopercezione fluida di identità sempre nuove. L’ offerta – il mercato è misura di tutte le cose! – soddisfa i desideri di figure a noi sconosciute, gender-void, semi-boys, pangender. Una tendenza di moda è l’intervento chirurgico del “frullato di Barbie”, che prevede l’amputazione dei genitali per ottenere un aspetto da bambola con la parte anteriore piatta, preservando solo le aperture uretrali e anali. Esistono interventi personalizzati per tutti: nessun “desiderio” riunito sotto l’ombrello della diversità di genere è ritenuto un problema psicologico.
Un chirurgo ha spiegato che lo scopo è aiutare i pazienti a raggiungere i loro “obiettivi corporei” in modo che possano autorealizzarsi “così come sono internamente”. I medici (stregoni?) sono “facilitatori del percorso per raggiungere il vero sé che si nasconde nei corpi sbagliati.” Un centro texano ha eseguito centinaia di interventi genitali “non convenzionali” vantando di aver soddisfatto qualunque richiesta dei “clienti”. Gli interventi sono criticati dalle associazioni mediche, ma i gruppi LGBTQ affermano che apportano benefici alla salute mentale dei pazienti. I casi riflettono una crescente domanda di chirurgia personalizzata basata su ciò che un soggetto percepisce come “autentico sé”. Il mercato non ha limiti. Sul sito di una clinica si legge che “prendere la decisione di affermare la propria identità di genere attraverso un intervento chirurgico è una decisione importante, che cambia la vita. Siamo ansiosi di aiutarti a creare il corpo a cui hai sempre sentito di appartenere. Oltre a prendersi cura delle tue esigenze chirurgiche, saremo felici di occuparci anche delle tue richieste di bellezza, come botox, filler e altri strumenti cosmetici.” L’industria farmaceutica promuove la ricerca del “vero sé”, l’idea che bisogna modificare il corpo sbagliato per preservare la salute mentale. “E’ il tuo momento. Meriti di sentirti di nuovo te stesso. Ottieni una consulenza gratuita, un piano di trattamento personalizzato e cure continue su misura per le tue esigenze.”
Il marketing è rivolto soprattutto alle persone che si considerano trans. Interventi mostruosi realizzano qualunque cosa il cliente chieda; il “vero sé” è affermato a pagamento con un intervento chirurgico di riassegnazione dell’identità. Sempre più persone trans vengono sponsorizzate da cliniche, centri estetici, marchi di abbigliamento, trucco e bevande, apparendo in base al genere in cui si percepiscono.
Il movimento organizzato attorno ai diritti delle persone trans è diventato un vero distruttore di corpi e menti. Sentirsi a proprio agio con il proprio corpo non è facile, ma patologizzarlo per risolverlo farmacologicamente o chirurgicamente è di una crudeltà perversa. Esistono immagini di corpi massacrati a seguito di questi interventi; è necessario superare la repulsione e prenderne visione per comprendere la carneficina compiuta in nome di una menzogna. È molto difficile combattere le insicurezze e le angosce, ma non si può evitare il percorso di accettazione di sé allestendo su vasta scala l’esperimento di Frankenstein. Nessuno cambia se stesso torturando la propria carne. Chiarissimo è l’uso politico dei disturbi della sessualità come meccanismo di caos simbolico e di controllo sociale, sostenendo che l’identità sessuale si può fabbricare e la società è obbligata ad accettarla. L’utopia diversitaria promuove lo sviluppo dell’identità come ideologia e marketing. Stanno convincendo una generazione che un’orda di imbonitori senza scrupoli possa offrire orgoglio, pace e autorealizzazione con il bisturi. Non sappiamo se si possa parlare di violenza legalizzata o di ideologia devastante; di certo convergono rilevanti interessi economici e la volontà di un Prometeo impazzito di rifare l’umanità a immagine e somiglianza dei propri incubi. Pensiamo alla devastazione di una generazione, soprattutto quando si tratta di minori. L’uomo è per natura esploratore e le conquiste della scienza e della tecnica hanno messo a sua disposizione strumenti straordinari. Purtroppo, è anche sottoposto alle sollecitazioni di una natura imperfetta, in cui sono legati ragione e pulsione, spirito e carne. Ulisse voleva dare ali “al folle volo” mettendo se stesso e i suoi compagni “per l’alto mare aperto”. Resistette alle tentazioni di Circe, la maga, facendosi legare all’albero della nave in partenza. Era un uomo, non un demone. Può dire altrettanto l’homunculus postmoderno scisso da se stesso? Che civiltà è quella che sfrutta e promuove la schizofrenia dei più fragili, dei più giovani, dei più indifesi? Ci toccherà invocare un altro sultano che espugni Bisanzio e chiuda il manicomio Occidente?
Roberto PECCHIOLI
Approfondimenti del Blog
(1)
(2)
(3) Le fasi dell’intervento
- Orchiectomia bilaterale: consiste nella rimozione chirurgica di uno o entrambi i testicoli per la transizione di genere o per ridurre il rischio di diffusione di tumori maligni.
- Preparazione del glande(testa) del pene con l’intero fascio neurovascolare.
- Preparazione dell’uretra: l’uretra viene accorciata, in modo che il flusso dell’urina sia rivolto verso il basso in posizione seduta; durante questa procedura è importante evitare la formazione di fistole o stenosi.
- Resezione subtotale dei corpi cavernosi e dei corpi spongiosi del pene.
- Vaginoplastica:
- Vaginoplastica con lembo peno-scrotale
- Preparazione dello spazio neovaginale nell’area perineale tra retto e uretra/vescica.
- Lo spazio creato in questo modo viene poi rivestito tramite la tecnica dell’inversione peniena, che utilizza un lembo peduncolato dalla cute dell’asta del pene.
- Se necessario, si utilizzano innesti cutanei liberi a spessore parziale.
- Colonvaginoplastica
- La colonvaginoplastica utilizza una sezione del colon sigmoideo per la creazione della neovagina. In casi selezionati, come ad esempio nelle donne trans con ipoplasia penoscrotale, questa è la tecnica da preferire; a volte è la paziente stessa a richiederla, poiché le cellule intestinali producono una secrezione naturale che favorisce la lubrificazione.
- Questa procedura può essere utilizzata anche come intervento secondario dopo una vaginoplastica a inversione peniena insoddisfacente.
- Creazione di un neoclitoride dal glande (testa) del pene.
- Creazione di un neomeato uretrale in seguito all’accorciamento dell’uretra.
- Creazione delle labbradalla cute scrotale rimanente (possibilmente grandi e piccole labbra).