Sumy e il teatro della guerra: quando la propaganda sostituisce la pietà

IL SIGNIFICATO DI SUMY

Il Simplicissimus

Nel cuore del conflitto ucraino, Sumy diventa il simbolo di una guerra combattuta non solo con le armi, ma con le immagini, le narrazioni e le strategie di manipolazione dell’opinione pubblica. A partire dall’ennesimo attacco che ha colpito civili durante una cerimonia militare, questo pezzo solleva dubbi sulla reale intenzione delle autorità ucraine: proteggere la propria popolazione o sacrificare vite umane per alimentare la macchina propagandistica, attirare aiuti internazionali e allontanare qualsiasi spiraglio di negoziato? Il saggio affonda poi nella storia per collegare queste azioni a un modus operandi ben collaudato, che affonda le sue radici nelle pratiche coloniali della Compagnia delle Indie e nella logica dell’impero anglosassone. Un’analisi tagliente e provocatoria che mette in discussione le narrazioni dominanti, sollevando interrogativi scomodi sulla direzione della guerra e sul ruolo delle grandi potenze nel definirne gli esiti. (f.d.b.)


Ormai non si contano più gli attacchi alla popolazione civile o alle strutture che servono alla vita civile: il regime di Kiev agisce apertamente in questo senso e non solo contro la popolazione russa, come avviene fin dal 2014, ma anche contro la propria quando questo può attirare aiuti e denaro o favorire la continuazione della guerra. L’ultima è quella di Sumy dove a una cerimonia militare e stato dato ampio spazio informativo, ben sapendo che avrebbe potuto entrare nel mirino dei russi e poi sono stati invitati anche i civili con lo scopo di farne carne da cannone, anzi da missile e sulla base di questo rinfocolare le resistenze europee a qualsiasi colloquio di pace che non preveda l’umiliazione della Russia. Questo tipo di azioni a metà strada fra guerra e terrorismo – tra le quali oltre al famigerato North Stream 2 potremmo annoverare l’attacco alla petroliera Seajewel nelle acque di Vado Ligure – fanno parte del modus operandi dell’impero sin dalla fine della Seconda guerra mondiale e affondano le loro radici nelle tecniche usate dalla Compagnia delle Indie. Forse non è un caso se la bandiera americana rassomigli molto a quella di questa compagnia commerciale che rappresentò a suo tempo lo stampo su cui poi si è strutturala la società anglosassone.

Ad ogni modo questo tipo di guerra ibrida è stata più volte tema di critiche diligentemente soffocate dall’informazione mainstream. Persino Amnesty International già nel 2022 scriveva: “Abbiamo documentato una prassi in cui le forze ucraine mettono a rischio i civili e violano le leggi di guerra quando operano in aree popolate”.  Ma ancor prima del conflitto, nel 2016, il  Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani parlava di “impunità dilagante” nell’offensiva ucraina nel periodo 2014-2015, con “il 90% delle morti civili legate al conflitto… causate dal bombardamento indiscriminato di aree residenziali”. Tutto questo dovrebbe fare giustizia della grossolana narrazione secondo cui la Russia è l’aggressore e l’Ucraina la vittima, se non fosse che la guerra informativa trasforma e mistifica l’intera realtà, non permettendo alcun atteggiamento razionale. Tuttavia si arriva a un punto nel quale la dissonanza cognitiva raggiunge un punto in cui rischia di schiantarsi su se stessa. Le persone dotate di un minimo di capacità di ragionamento potrebbero cominciare a chiedersi – al di là di torto o ragione – che senso abbia prendere a pretesto 30 o 40 vittime per alimentare una guerra sanguinosa in cui ogni giorno cadono centinaia di persone.

Ho l’impressione che i governanti europei e senza dubbio quelli americani stiano invidiando Israele in cui, rubo le parole ad Alastaire Crooke,la combinazione di una società superficialmente di stampo occidentale con audacia, spietatezza e un totale disprezzo per il diritto internazionale e la vita umana, ha entusiasmato molti ed è diventata un modello da imitare”Questo è appunto il tipo di civilizzazione universalistica ormai svuotata che ha smarrito la civiltà, ovvero ogni senso della tradizione di pensiero e la conseguente la cancellazione dei valori di libertà e moralità. Così ogni vita spezzata non vale più di per sé, ma per il significato che ha per il potere, per gli interessi che sono in gioco e per la narrazione che ne può essere fatta. Questo è il mondo che ci viene proposto. Alla fine, la battaglia della Russia contro questo infernale globalismo nichilista e perciò multiforme, scalabile, opportunista e alla fine autoreferente, appare ancora più chiara, così come appare sempre più chiaro la ragione per la quale l’élite europea non sopporta che la Russia vinca. Tuttavia si trova di fronte a un dilemma drammatico e senza uscita: non vuole, ma non ha i mezzi per impedire che questo accada e i morti, peraltro voluti proprio a questo scopo, vengono arruolati nella commedia.

Redazione

 

 

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