Il Simposio di Platone una lezione immortale che, oggi più che mai, ci invita a guardare oltre l’apparenza e a riscoprire il significato profondo del connettersi e amare.

IL SIMPOSIO: UN RACCONTO SENZA TEMPO SULLA BELLEZZA E L’AMORE

Riccardo Alberto Quattrini

Da più di duemila anni, Il Simposio di Platone continua a parlarci con sorprendente attualità, svelando i misteri della bellezza e dell’amore. Ambientato in una notte ateniese intrisa di filosofia, mito e ironia, il dialogo ci accompagna in un viaggio straordinario: dall’attrazione per la bellezza fisica fino alla ricerca della Bellezza Assoluta, un ideale che trascende il tempo e lo spazio. Ma cosa significa davvero essere belli? E cosa ci spinge a cercare l’amore? Attraverso le voci dei protagonisti, Platone esplora temi universali che risuonano ancora oggi: dall’eterna ricerca della metà perduta alla tensione verso un amore che ci eleva, passando per le sfide di un mondo che spesso si ferma alla superficie delle cose. Oggi più che mai, nell’era dei social media e dell’apparenza, Il Simposio ci invita a riflettere su cosa significhi amare, connettersi e trovare la bellezza oltre ciò che i nostri occhi possono vedere. Una lezione senza tempo, che continua a ispirare il nostro desiderio di capire chi siamo e cosa cerchiamo davvero.


Immagina una notte ad Atene, quasi 2.500 anni fa. Le strade polverose sono silenziose, illuminate solo dalla luce fioca delle torce. Un gruppo di uomini si riunisce nella dimora di Agatone, un giovane poeta che ha appena vinto un prestigioso premio per una delle sue tragedie. È una serata di festeggiamenti, ma non ci saranno danze sfrenate o canti. Questa volta, il vino scorrerà lentamente, perché l’intento della riunione non è solo celebrare, ma discutere.

Adagiati su letti, i convitati si preparano a partecipare a una conversazione destinata a durare nei secoli. Tra di loro c’è Socrate, il filosofo che con la sua ironia e le sue domande sfida le certezze di chiunque. C’è Aristofane, il comico che usa l’umorismo per svelare le verità più amare. E poi ci sono altri personaggi brillanti della cultura ateniese: ognuno ha qualcosa da dire, ognuno vuole offrire la propria definizione di ciò che rende l’amore – e la bellezza – qualcosa di così potente.

Capitolo I:

Una Conversazione sulla Bellezza

La stanza era inondata dalla luce morbida delle lampade a olio, la cui fiamma tremolante sembrava danzare al ritmo delle voci. Attorno a un lungo tavolo di legno, intarsiato con motivi che ricordavano i racconti degli dèi, sedevano uomini e donne di diversa estrazione, uniti dal desiderio di scoprire il volto della bellezza. Il padrone di casa, Callimaco, un uomo noto per la sua passione per il sapere, aveva convocato quel simposio con l’intento di scavare nelle profondità di un tema antico quanto l’umanità: cos’è la bellezza?

Il discorso di Aristofane

Aristofane, il celebre commediografo, era il primo a parlare. Aveva un’espressione divertita, ma nei suoi occhi brillava una scintilla di profonda serietà.

“Amici miei,” cominciò, alzando il calice con teatralità, “non possiamo parlare di bellezza senza parlare dell’amore. E io vi dico che la bellezza non è altro che il segnale dell’amore, la sua scintilla. Sapete cosa penso? Che un tempo noi esseri umani eravamo completi. Eravamo creature perfette, con due teste, quattro braccia e quattro gambe. Eravamo così potenti che gli dèi si sentirono minacciati e, per punirci, ci divisero in due metà. Da allora, la bellezza non è altro che il riconoscimento di quella metà che ci manca. La cerchiamo nei volti, nei corpi, nelle parole dell’altro. E quando la troviamo, la chiamiamo amore.”

Un mormorio di approvazione attraversò la sala, ma Socrate, con il suo solito sorriso enigmatico, scosse la testa.

“Aristofane,” disse, “il tuo racconto è affascinante, come sempre. Ma io credo che tu stia confondendo la bellezza con il desiderio. Cerchiamo forse ciò che ci manca, ma la bellezza è qualcosa di diverso, qualcosa di più alto. È ciò che trascende il bisogno, ciò che ci avvicina all’eterno.”

“Ah, Socrate, vecchio guastafeste!” ribatté Aristofane con una risata. “Tu e il tuo eterno! La bellezza è terrena, è carne, è passione. Come puoi guardare un viso meraviglioso e pensare a qualcosa di etereo? La bellezza è ciò che ci fa ardere, non ciò che ci fa volare.”

“Eppure, Aristofane,” continuò Socrate, con calma imperturbabile, “la bellezza che brucia si consuma. La vera bellezza è quella che rimane, che non dipende dal corpo né dal tempo. È la bellezza dell’anima, della virtù, della saggezza. E su questo, devo chiamare in causa la mia maestra, Diotima.”

Tutti si voltarono verso Diotima, la sacerdotessa che sedeva poco lontano. Il suo sguardo era penetrante, quasi avesse già previsto ogni parola che sarebbe stata detta.

Socrate con un discepolo e Diotima, (prima del 1810), olio, tela, 121,5 x 173,5 cm, Galleria Nazionale della Slovenia, Lubiana

Il discorso di Diotima

“Non posso che essere d’accordo con te, Socrate,” iniziò Diotima, con una voce calma ma autoritaria, “ma permettimi di chiarire. La bellezza non è un fine in sé. È un sentiero. Quando ammiriamo la bellezza di un corpo, non facciamo altro che percepire un’ombra della bellezza universale. Ma se siamo saggi, non ci fermiamo lì. La bellezza del corpo ci conduce a quella dell’anima, che a sua volta ci conduce alla bellezza del sapere, e poi alla bellezza del Bene. E alla fine, scopriamo che ogni bellezza è il riflesso di una sola cosa: il divino.”

“Divino o no,” intervenne Alcibiade, il giovane e affascinante statista, con un sorriso ironico, “non si può negare che la bellezza è potere. Non fingiamo di essere così spirituali. Quanti uomini e donne hanno perso la testa per un bel volto? Quanti regni sono stati distrutti per un bacio? La bellezza è una forza selvaggia, e chi la possiede può piegare il mondo al proprio volere.”

Lo scontro tra Alcibiade e Socrate

“Parli così, Alcibiade,” disse Socrate, fissandolo con occhi fermi, “perché confondi la bellezza con l’apparenza. Tu sei abituato a cercare il fascino nei volti, ma dimmi: quante volte hai guardato negli occhi dell’anima? Quante volte hai cercato la bellezza nella saggezza, nell’onestà, nel coraggio?”

“E tu, Socrate,” ribatté Alcibiade, con un tono più duro, “credi di essere immune alla bellezza? Ma io ti conosco. So che anche tu sei stato ferito da essa, anche tu sei caduto sotto il suo incantesimo. Non raccontarci che sei superiore a noi.”

La tensione nella stanza era palpabile. Callimaco, il padrone di casa, intervenne con un gesto pacificatore.

“Calma, amici, calma. Non siamo qui per combattere, ma per capire. E se c’è una cosa che stiamo dimostrando, è che la bellezza è multiforme. È desiderio e saggezza, carne e spirito, potere e contemplazione. Forse non troveremo una definizione unica, ma già il fatto di cercarla ci avvicina alla verità.”

Il vino continuò a scorrere, e la discussione riprese con toni meno accesi. Ognuno dei presenti aveva portato la propria visione, e come frammenti di uno specchio, riflettevano una verità più grande di quanto ciascuno di loro potesse comprendere da solo.

Mentre la notte avanzava, e le lampade si spegnevano una a una, Socrate pronunciò le ultime parole della serata:

“La bellezza è il ponte tra ciò che siamo e ciò che possiamo diventare. E finché continueremo a cercarla, non saremo mai soli.”

Un silenzio carico di significato riempì la stanza, e con esso il capitolo si chiuse, lasciando la bellezza avvolta nel mistero, ma più vicina ai cuori di tutti i presenti.

Capitolo II:

Il Simposio e il Mondo Contemporaneo  nell’era digitale

Immaginiamo una scena diversa, lontana dai banchetti e dalle coppe di vino dell’Atene classica. Questa volta il Simposio si svolge su una piattaforma globale, una sorta di crocevia culturale e intellettuale del XXI secolo. È un evento in streaming, trasmesso a milioni di spettatori in tutto il mondo, tradotto in più lingue in tempo reale. La cornice è quella di una conferenza internazionale sull’arte, la scienza e l’etica, organizzata in una città simbolica come New York, Tokyo o Città del Capo, ma con ospiti connessi da ogni angolo del pianeta.

Un palco circolare si erge al centro di una sala immersa nella penombra, illuminato da luci che danzano al ritmo delle presentazioni. È uno spazio aperto al confronto, in cui pensatori di discipline diverse si alternano per esplorare il significato della bellezza e dell’amore nel nostro tempo. E lo fanno non solo attraverso discorsi, ma anche con l’aiuto di immagini, musica, video, performance artistiche e persino dati scientifici.

Ma il cuore del Simposio rimane il dialogo. Tra gli ospiti ci sono filosofi, scienziati, artisti, attivisti, poeti e persino figure simboliche della cultura pop contemporanea, in un mix che riflette la complessità del nostro mondo. Ecco come potrebbe svolgersi una serata così speciale.

Il discorso inaugurale: una prospettiva globale

Il moderatore è una figura carismatica, una sorta di Socrate moderno: un intellettuale e comunicatore capace di porre domande che risuonano nelle menti e nei cuori degli spettatori. Con un sorriso accogliente e uno sguardo penetrante, apre il Simposio:

“Benvenuti a questa esplorazione condivisa. In un’epoca in cui la connessione è globale ma la comprensione a volte sembra sfuggirci, ci riuniamo per parlare di due forze fondamentali che attraversano ogni cultura, ogni epoca, ogni vita: la bellezza e l’amore. Come li definiamo oggi, nel caos e nella meraviglia del XXI secolo? Sono cambiati rispetto al passato o sono rimasti eterni? Qual è il loro ruolo in un mondo sempre più digitale, sempre più frammentato, ma anche sempre più interconnesso?”

Un breve silenzio cala nella sala, seguito da applausi. La parola viene ceduta ai relatori.

La bellezza nell’era digitale: Amira, influencer culturale

La prima a salire sul palco è Amira, una celebre influencer e promotrice della bellezza inclusiva. Sullo schermo dietro di lei scorrono immagini: volti di tutte le età, di diverse etnie e forme, scattati senza filtri, senza artifici.

“La bellezza, nell’era digitale, è in continua evoluzione,” dice con voce sicura. “I social media hanno rivoluzionato il modo in cui la percepiamo e la viviamo. Da un lato, abbiamo democratizzato la bellezza: ognuno può raccontare la propria storia, condividere il proprio volto, mostrare ciò che lo rende unico. Ma dall’altro lato, viviamo in una trappola di perfezione: filtri, algoritmi, standard impossibili. È un paradosso: la bellezza è ovunque, ma siamo sempre più insoddisfatti. La vera sfida, oggi, è ricordare che la bellezza non è un’immagine, ma un’esperienza, un’emozione, un atto di autenticità.”

La bellezza come etica: Aditi, attivista sociale

Dopo Amira, prende la parola Aditi, un’attivista di fama internazionale. La sua presenza sul palco è magnetica: parla con una voce calma, ma ogni parola è carica di intensità.

“Per me,” dice, “la bellezza non è una questione estetica, ma etica. Non posso guardare un’opera d’arte o un paesaggio senza pensare al dolore e all’ingiustizia che ci circondano. La vera bellezza si manifesta nei gesti di cura, nei momenti di solidarietà, nella lotta per un mondo più giusto. Quando vedo una comunità che si unisce per costruire un futuro migliore, allora vedo la bellezza. È un atto di resistenza contro l’indifferenza.”

Le sue parole risuonano nel silenzio della sala, prima che scoppi un applauso caloroso.

La scienza della bellezza: Nathaniel Greene, neuroscienziato

Dopo l’intensità di Aditi, arriva Nathaniel Greene, un neuroscienziato noto per la sua capacità di rendere accessibili i misteri del cervello umano. Con un tocco sull’iPad, proietta sullo schermo una scansione cerebrale animata.

“La bellezza non è solo un concetto filosofico,” spiega. “È anche un’esperienza profondamente biologica. Quando vediamo qualcosa che riteniamo bello, i nostri neuroni rilasciano dopamina, un neurotrasmettitore che ci dà piacere. Ma ciò che è interessante è che questa risposta non è limitata all’aspetto visivo. La bellezza può essere udita, pensata, persino vissuta attraverso un’idea o una connessione umana. Il nostro cervello cerca la bellezza perché, in fondo, cerca significato.”

La bellezza dell’imperfezione: Rafael, poeta contemporaneo

A chiudere la serie di interventi è Rafael, un poeta argentino. Il suo approccio è meno analitico, più emozionale. Parla di fronte a un microfono, senza immagini o supporti visivi.

“La bellezza,” dice con una voce che sembra una melodia, “non è perfezione. È quello che ci sfugge, quello che ci colpisce quando meno ce lo aspettiamo. È il viso segnato dal tempo, la parola che non riesce a essere detta, l’amore che nasce dal dolore. La bellezza è nell’imperfezione. In un mondo che ci chiede di essere sempre al massimo, ricordiamoci che la bellezza vera è fragile, fugace, eppure eterna.”

Capitolo III:

Il Dialogo Finale – Un Simposio Globale

Con gli interventi principali conclusi, l’atmosfera diventa più rilassata, ma anche più intima. I relatori si riuniscono sul palco, disposti in cerchio come in un antico simposio, con il moderatore al centro. Sullo schermo dietro di loro scorrono frammenti dei commenti e delle domande inviate dagli spettatori virtuali.

“Siamo qui,” inizia il moderatore con un sorriso, “a confrontarci su due forze che, da sempre, attraversano le nostre vite: la bellezza e l’amore. Forse non arriveremo a una definizione univoca, ma c’è una verità che sembra emergere da questo dialogo: la bellezza non è qualcosa da possedere, ma da condividere. È il filo che ci lega, l’eco che risuona dentro di noi quando incontriamo l’altro.

Aditi, l’attivista, annuisce e prende la parola.

Aditi: “La bellezza come azione”

“La bellezza, secondo me,” dice, “è qualcosa che facciamo, non solo qualcosa che vediamo. Un gesto di gentilezza, un’azione che rompe l’ingiustizia, una comunità che si unisce: queste sono forme di bellezza che trasformano il mondo. Mi piace pensare che la bellezza sia un verbo, non un sostantivo.”

“È interessante,” interviene Nathaniel, il neuroscienziato, “perché la scienza suggerisce che il nostro cervello trova bellezza anche nell’azione altruistica. Quando vediamo qualcuno compiere un atto di gentilezza, i nostri neuroni si attivano nello stesso modo in cui reagiscono a un’opera d’arte. Forse la bellezza non è solo ciò che ci attrae, ma ciò che ci eleva.

Amira: “La bellezza nell’imperfezione”

Amira, l’influencer, si aggiunge al dialogo. Il suo tono è riflessivo, meno formale del solito.

“È vero che il mondo digitale ha complicato il rapporto con la bellezza,” ammette. “Ma c’è una cosa che ho imparato: la bellezza più autentica è quella che non cerca di essere perfetta. Non c’è niente di più bello di una storia vera, di un sorriso spontaneo, di una cicatrice che racconta una lotta. L’imperfezione è ciò che ci rende unici, ed è lì che risiede la vera bellezza.

Rafael, il poeta, le sorride e risponde:

“Non potrei essere più d’accordo. La bellezza è il luogo dove la fragilità diventa forza. È il crepuscolo che segna la fine di un giorno, ma promette un nuovo inizio. È la crepa nella pietra che lascia passare la luce.

Nathaniel: “Bellezza e scienza”

Nathaniel si appoggia allo schienale della sedia, incrociando le mani.

“Eppure,” dice, “c’è un paradosso. La scienza ci insegna che la bellezza è universale, che certe forme e proporzioni attivano il nostro cervello in modo prevedibile. Ma allo stesso tempo, è incredibilmente soggettiva. Quello che io trovo bello, tu potresti trovarlo banale. La bellezza, in fondo, è una danza tra ciò che siamo come esseri umani e ciò che siamo come individui.

“Ed è proprio questa dualità,” aggiunge il moderatore, “a renderla così affascinante. La bellezza è personale, ma allo stesso tempo universale. È ciò che ci distingue, ma anche ciò che ci unisce.

Aditi: “E l’amore?”

Aditi alza la mano, come per segnalare un cambio di direzione nel dialogo.

“E l’amore?” chiede. “Non è forse l’amore l’atto più grande di creazione di bellezza?”

Rafael sorride e risponde con la sua solita calma poetica:

L’amore è bellezza in movimento. È il ponte che ci porta verso l’altro, verso ciò che non conosciamo. Quando amiamo, vediamo la bellezza anche dove non l’avevamo mai cercata. L’amore è il gesto che trasforma l’ordinario in straordinario.”

Amira interviene, con un tono più emotivo: “Ma l’amore non è facile. Non è sempre bello, almeno non nell’aspetto convenzionale della bellezza. L’amore è lotta, è vulnerabilità, è il rischio di farsi vedere per ciò che siamo davvero. Eppure, proprio lì, nel caos, c’è qualcosa di incredibilmente bello.”

Il moderatore: “La bellezza come connessione”

Il moderatore si alza, concludendo il dialogo con parole che sembrano riecheggiare i sentimenti di tutti i partecipanti.

“La bellezza e l’amore, abbiamo scoperto, non sono concetti separati. Sono intrecciati, come due fili di uno stesso tessuto. L’amore ci spinge verso la bellezza, e la bellezza ci invita ad amare. In un mondo che troppo spesso ci divide, forse la vera bellezza è proprio questa: trovare modi per connetterci, per costruire ponti invece di muri.”

La bellezza del “non finito”

Aditi prende la parola un’ultima volta, con un sorriso che sembra racchiudere sia gratitudine che una sfida.

“Mi piace pensare che non stiamo concludendo questo Simposio, ma che stiamo semplicemente aprendo una nuova fase del dialogo. Platone ci ha insegnato che il pensiero più profondo nasce dalla conversazione e dalla tensione tra prospettive diverse. E forse la bellezza è proprio questo: qualcosa di ‘non finito’, qualcosa che continua a evolversi ogni volta che abbiamo il coraggio di confrontarci con l’altro.

Amira annuisce, aggiungendo: “Viviamo in un mondo che ci chiede sempre risposte rapide e definitive. Ma la bellezza e l’amore ci ricordano che non tutto deve essere risolto. Alcune cose esistono solo per essere vissute, celebrate, esplorate. E questa è la loro magia.

Nathaniel, il neuroscienziato, interviene: “In effetti, ciò che rende la bellezza così potente è proprio la sua incompletezza. Quando ammiriamo un’opera d’arte, un paesaggio, o persino una persona amata, non stiamo solo osservando ciò che è, ma anche immaginando ciò che potrebbe essere. La bellezza ci spinge a immaginare, a creare, a sognare. E questo processo non finisce mai.”

Citazioni chiave del dialogo

  • “La bellezza non è qualcosa da possedere, ma da condividere.” – Moderatore
  • “La vera bellezza si manifesta nei gesti di cura, nei momenti di solidarietà, nella lotta per un mondo più giusto.” – Aditi
  • “L’imperfezione è ciò che ci rende unici, ed è lì che risiede la vera bellezza.” – Amira
  • “La bellezza è il luogo dove la fragilità diventa forza.” – Rafael
  • “L’amore è bellezza in movimento. È il ponte che ci porta verso l’altro.” – Rafael
  • “La bellezza è personale, ma allo stesso tempo universale. È ciò che ci distingue, ma anche ciò che ci unisce.” – Moderatore

Conclusione: Un Simposio senza fine

Mentre il dialogo si avvia alla chiusura, la sensazione tra i partecipanti e il pubblico virtuale è chiara: non ci sono risposte definitive, non ci sono confini netti. La bellezza e l’amore rimangono misteri che resistono alla razionalità, alle definizioni, persino al tempo. Ma forse è proprio questa la loro essenza: non si lasciano possedere, ma continuano a sfuggire, costringendoci a cercarle senza sosta, come naviganti che seguono una stella lontana.

Il moderatore, con un sorriso di gratitudine, si rivolge a tutti, sia sul palco che attraverso lo schermo:

“Abbiamo esplorato la bellezza come esperienza, azione, scienza, poesia e connessione. Abbiamo parlato dell’amore come forza creativa, come rischio e vulnerabilità, come gesto che dà senso al caos. Ma la vera bellezza di questa serata non è nelle risposte che abbiamo trovato, bensì nelle domande che ci siamo posti. Il dialogo stesso è la forma più alta di bellezza e amore: perché dialogare significa riconoscere che abbiamo bisogno l’uno dell’altro per avvicinarci a una verità più grande.

Il pubblico risponde con applausi virtuali, cuori e messaggi che scorrono incessanti nella chat: “Grazie”, “Ispirante”, “Questo dialogo mi ha toccato il cuore”. Ma il momento non si esaurisce lì: le idee appena condivise continuano a vivere nelle menti e nelle parole di chi ha partecipato, pronte a essere portate in altre discussioni, in altri spazi, in altre vite.

Un dialogo che continua ovunque

Il moderatore conclude con un’ultima riflessione, guardando direttamente verso la telecamera, come se stesse parlando a ogni spettatore personalmente:

“Questo Simposio non è solo un evento. È un invito. Un invito a portare queste idee nella vostra vita quotidiana, nei vostri pensieri, nei vostri rapporti. Ogni volta che trovate la bellezza in un gesto, in una parola, in un incontro, state continuando questo dialogo. Ogni volta che amate, state costruendo un nuovo capitolo di questo Simposio globale.

E con queste parole, il Simposio si chiude ufficialmente, ma il suo spirito rimane vivo. I relatori lasciano il palco virtuale uno dopo l’altro, salutando e ringraziando, mentre il pubblico invia i suoi ultimi messaggi. Tuttavia, le riflessioni sulla bellezza e sull’amore non si fermano lì. Nei giorni seguenti, gli estratti del Simposio vengono condivisi sui social media, trasformati in post, video, poesie, articoli e persino meme. La discussione si sposta su altre piattaforme, si espande, coinvolge nuovi interlocutori.

Un Simposio eterno

La vera forza del Simposio è che non appartiene a un luogo o a un tempo specifico. Come accadeva nell’Atene di Platone, le idee hanno il potere di attraversare i confini e vivere oltre i limiti di un evento singolo. Ogni conversazione che ispira, ogni incontro che lascia un segno, ogni domanda che ci spinge a guardare il mondo in modo diverso è, in un certo senso, un Simposio che continua.

Forse non troveremo mai risposte definitive alla bellezza e all’amore, ma come dice Rafael, il poeta:

“Non abbiamo bisogno di risposte. Abbiamo bisogno di continuare a cercare, a parlare, a sognare. Perché la bellezza non è una meta, ma il cammino stesso.”

E così, come un filo che passa da una mano all’altra, il Simposio si conclude, ma non finisce mai davvero.

Nascita di Venere, Sandro Botticelli, 1482-1485. Galleria degli Uffizi di Firenze

La Bellezza Senza Tempo: Un Viaggio tra le Opere

La Nascita di Venere – Sandro Botticelli (1484-1486)

Opera: Un’icona del Rinascimento italiano, La Nascita di Venere rappresenta Venere, dea della bellezza, emergere dalle acque su una conchiglia, mentre i venti e le ninfe la circondano con una grazia che sembra ultraterrena.

Riflessione sulla bellezza:
Botticelli celebra la bellezza ideale, quella che trascende il mondo materiale per raggiungere un livello spirituale. La figura di Venere è armoniosa, elegante e pura, incarnazione della bellezza come perfezione divina.

Citazione correlata:
“Bellezza è verità, verità bellezza; questa è tutto ciò che sapete sulla Terra, e tutto ciò che vi occorre sapere.”
– John Keats, Ode on a Grecian Urn

La citazione di Keats si collega all’opera, poiché la Venere di Botticelli rappresenta un ideale di bellezza eterna e verità universale.

Dove sta il confine tra arte e pornografia. David (Michelangelo Buonarroti, 1501-1504)

Michelangelo Buonarroti (1501-1504)

Opera: Il David, simbolo del Rinascimento, incarna non solo la bellezza fisica ideale del corpo umano, ma anche il coraggio, la determinazione e l’intelligenza.

Riflessione sulla bellezza:
Michelangelo ritrae un corpo umano che non è solo esteticamente perfetto, ma che simboleggia l’intera potenza dello spirito umano. Per l’artista, la bellezza non è mera apparenza, ma un riflesso dell’anima.

Citazione correlata:
“Ho visto l’angelo nel marmo e ho scolpito fino a liberarlo.”
– Michelangelo

Questa frase di Michelangelo suggerisce che la bellezza è già presente nella materia, nascosta sotto la superficie. L’artista ha il compito di rivelarla.

Ode su un’urna greca – John Keats (1820)

Opera letteraria: In questa poesia, Keats celebra la bellezza eterna rappresentata dalle scene incise su un’antica urna greca.

Riflessione sulla bellezza:
Keats esplora il contrasto tra la bellezza effimera della vita reale e la bellezza eterna dell’arte. Mentre la vita passa, l’arte conserva per sempre un momento di perfezione.

Citazione famosa:
“Bellezza è verità, verità bellezza; questa è tutto ciò che sapete sulla Terra, e tutto ciò che vi occorre sapere.”

Keats suggerisce che la bellezza, quando catturata dall’arte, diventa una forma di verità eterna, qualcosa che supera il tempo e la morte.

Impressione, levar del sole – Claude Monet (1872)

Impressione, levar del sole, Claude Monet 1972. Musée Marmottan Monet

Opera: Questo dipinto, che dà il nome al movimento impressionista, cattura la bellezza fugace di un’alba sul porto di Le Havre. Monet utilizza colori e pennellate per trasmettere l’emozione del momento, più che la sua esatta rappresentazione.

Riflessione sulla bellezza:
Monet ridefinisce la bellezza come qualcosa di transitorio e soggettivo, legato all’istante e alle sensazioni dell’osservatore. La bellezza non è più ideale o eterna, ma qualcosa di vivo e in costante mutamento.

Citazione correlata:
“Non voglio dipingere la luce che cade su un oggetto, voglio dipingere la luce stessa.”
– Claude Monet

La luce e il colore diventano protagonisti assoluti dell’opera, veicoli della bellezza che muta con il tempo.

La Gioconda – Leonardo da Vinci (1503-1506)

Opera: La Monna Lisa di Leonardo è uno dei ritratti più celebri della storia dell’arte, ammirata per il suo enigmatico sorriso e la sua composizione perfetta.

Riflessione sulla bellezza:
La Gioconda rappresenta la bellezza misteriosa e insondabile. Il suo sorriso ambiguo sembra catturare l’essenza stessa della complessità umana, qualcosa che sfugge alla piena comprensione.

Citazione correlata:
“La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca.”
– Leonardo da Vinci

Per Leonardo, la bellezza nell’arte è il risultato di un’armonia tra scienza e emozione, una sintesi perfetta di razionalità e sentimento.

Notte stellata – Vincent van Gogh (1889)

Opera: In Notte stellata, Van Gogh raffigura un cielo vorticoso, un’esplosione di colori e forme che sembrano danzare sopra un paesaggio quieto.

Riflessione sulla bellezza:
Van Gogh cattura la bellezza del sublime, una bellezza che non è solo visiva, ma che evoca emozioni profonde e un senso di connessione con l’infinito.

Citazione famosa:
“Spesso penso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno.”
– Vincent van Gogh

Van Gogh trova la bellezza nel silenzio della notte, nella sua capacità di farci riflettere su ciò che è più grande di noi.

Queste opere, ognuna a modo suo, rappresentano la bellezza come qualcosa di universale e senza tempo, ma anche intima e personale. La bellezza, come l’amore, sfugge a definizioni rigide e si manifesta in modi infiniti, sempre pronti a sorprenderci.

Conclusione

Il Simposio contemporaneo si chiude tra applausi virtuali e commenti entusiasti. Ma, come nel dialogo di Platone, le domande rimangono aperte. La bellezza e l’amore non hanno risposte definitive: sono forze che ci spingono a cercare, a dialogare, a costruire.

Un Messaggio Senza Tempo

Nonostante i cambiamenti radicali della società, molti dei temi discussi nel Simposio di Platone restano profondamente attuali. La bellezza e l’amore sono ancora, come allora, questioni centrali della nostra esperienza umana. Tuttavia, un simposio moderno avrebbe il compito di affrontare una sfida inedita: ricordarci che, anche in un mondo dominato dalla tecnologia e dall’apparenza, la bellezza e l’amore possono ancora essere strumenti di crescita personale e spirituale.

Forse, come suggeriva Socrate, dobbiamo riscoprire la bellezza non come qualcosa di esterno, ma come un percorso interiore, una forza che ci spinge a diventare migliori, a cercare il bene, la verità e il senso ultimo della nostra esistenza. E forse, come Aristofane, dovremmo accettare che l’amore è una ricerca continua: non di una perfezione artificiale, ma di una connessione autentica, capace di farci sentire davvero vivi.

Un simposio contemporaneo non sarebbe solo un evento culturale, ma un momento di riflessione collettiva. Un invito a fermarci, a guardare oltre le immagini digitali, e a chiederci cosa significhi davvero amare ed essere belli nel nostro tempo. Una conversazione senza tempo, che continua a ricordarci che la bellezza e l’amore sono molto più di ciò che appare: sono la chiave per ciò che siamo e per ciò che possiamo diventare.

La Bellezza nell’Era dei Social Media

Oggi, però, il percorso verso la “Bellezza Assoluta” descritto da Socrate appare più complicato. Viviamo in un mondo dominato dai social media, dove la bellezza è spesso ridotta a un’estetica superficiale, filtrata e modificata per ottenere like e follower. La “bellezza fisica” che Diotima descrive come il primo gradino verso qualcosa di più elevato rischia di diventare una prigione. La pressione per aderire ai canoni estetici contemporanei – modellati da algoritmi e pubblicità – può distrarci dal valore più profondo della bellezza, quello che Platone descrive come un viaggio verso l’anima e la verità.

Eppure, i principi filosofici esposti in Il Simposio restano rilevanti. La storia del mito di Aristofane, con la sua ricerca della metà perduta, si riflette nel desiderio umano di connessione autentica, che oggi si manifesta nelle app di incontri, nelle relazioni a distanza e nella nostalgia per un amore ideale. Anche la visione di Diotima è attuale: in un mondo che ci invita a consumare bellezza a ritmo frenetico, ci ricorda che c’è qualcosa di più profondo da cercare, qualcosa che va oltre l’apparenza.

Un Ponte tra Passato e Presente

Il Simposio non è solo un dialogo filosofico, ma una mappa per comprendere la natura umana. Oggi, possiamo chiederci: stiamo vivendo una versione contemporanea del percorso verso la bellezza descritto da Socrate, oppure ci siamo fermati al primo gradino, sedotti da immagini perfette e piaceri effimeri?

Forse, proprio come quei filosofi nell’Atene del IV secolo a.C., dovremmo fermarci un attimo, sederci in cerchio (anche se virtuale), e riflettere insieme. Forse la bellezza non è solo ciò che vediamo, ma ciò che scopriamo attraverso la connessione, la comprensione e l’apertura al mondo che ci circonda. Perché, come diceva Diotima, amare la bellezza significa amare la verità.

Riccardo Alberto Quattrini

 

Bibliografia e Approfondimenti

  • Platone, Il Simposio
  • Naomi Wolf, Il mito della bellezza
  • Bauman, Zygmunt, Amore liquido
  • Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare
  • Articoli accademici su filosofia e social media: Journal of Aesthetics and Culture

 

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