”Il problema è sempre lui

IL TRIONFO DI NARCISO
Il problema è sempre lui. Narciso. La sindrome, patologica, dello specchio. Del guardarsi, rimirarsi, compiacersi di sé.
Storia vecchia, visto che si tratta di un mito greco. Ma anche, anzi soprattutto, narrazione… profetica.
Però non ho alcuna intenzione di dilungarmi sul mito. Nulla da aggiungere a quanto scritto, mirabilmente, da Ovidio, sul tentativo di razionalizzazione di Pausania, o sull’antichità archetipica dei Papiri di Ossirinco…
E neppure sull’interpretazione di Freud di una specifica turba, cui diede questo nome. O su quanto, prima di lui, scrisse sul tema Otto Rank.
La, diciamo così, profezia di Narciso che mi interessa, è la previsione che questo “male” sarebbe, in qualche modo, divenuto fenomeno di massa. Una tabe, un morbo che corrode la nostra società. E che, anzi, se ne è, ormai, completamente impadronito.
Il nostro mondo è il mondo di Narciso. E i social sono lo specchio d’acqua in cui si riflette. Assurdamente innamorato di se stesso.
Basta scorrerne alcuni di questi social. È tutta una esibizione di corpi, sguardi ammiccanti, bocche atteggiate in, esplicite, pose sessuali. Danze che vorrebbero essere erotiche, ma, spesso, riescono solo ad apparire sguaiate. O, peggio, ridicole.
Guardi e, se riesci a restare distaccato – non in forza di un qualche moralismo, ma del gusto estetico, e del senso del ridicolo – ti chiedi perché lo facciano. Perché una casalinga di Voghera buzzicona si agiti goffamente in intimo trasparente… chissà che ne direbbe e scriverebbe, Alberto Arbasino…
Perché una poco più che adolescente – obbligo i 18 anni compiuti, per fortuna – si fotografi in pose esplicite, per suscitare negli spettatori velleità da Humbert Humbert di quart’ordine…
E perché il giovanotto palestrato e tatuato, si atteggi languido a sirenetto su una qualche spiaggia di periferia…
A queste immagini di, preteso, erotismo – che fanno rimpiangere i calendarietti profumati dei barbieri, e sembrare la buonanima di Leone Frollo (disegnatore di fumetti tipo Zora la Vampira) una sorta di novello Kalidasa (autore dell’antico Kamasutra) – si alternano immagini, ossessive, di cibo.
Ciò che ho mangiato oggi. Cosa sto mangiando… come se a qualcuno potesse interessare qualcosa delle tue abbuffate, o delle tue stranezze alimentari…
Non mi sono slanciato in una divagazione strampalata. Il rapporto fra eros e cibo è stretto. La gola e la lussuria sono, non a caso, i due primi “peccati” che Dante incontra scendendo nell’Inferno. I primi, in qualche modo i meno gravi. E, sicuramente, i più diffusi.
Ma qui il problema non è la lussuria in sé. O la gola. È l’autoreferenzialità di tutto questo. Ovvero… Narciso.
Già Ellis, ben prima di Freud, mise in relazione il mito di Narciso con la “masturbazione ossessiva e patologica”.
E possiamo affermare che la nostra è una società, un mondo… onanistico.
Anche qui nessun moralismo, per carità. Solo l’osservazione, il più possibile lucida, della realtà.
Tutto sta venendo trasformato in onanismo. In sesso solitario. E non conta se questo venga praticato da soli nel chiuso della cameretta, in coppia in un letto (più o meno) coniugale, o in gruppo durante un rave party.
Lo si sta facendo, comunque, da soli.
Immagini desolanti di un mondo dove non solo l’eros è divenuto merce, ma, ancora di più, è stato soffocato. Intristito e ucciso.
Perché in tutto questo non vi è nulla della sboccata allegria delle incisioni di Giulio Romano per i Sonetti Lussuriosi di Pietro Aretino. Nulla della vitalità sfrenata della Vita di Casanova. Nulla neppure dei tormenti erotici, e malati, della Justine di De Sade…
In realtà non vi è alcun eros. Nessun piacere autentico. Solo solitudine e disperazione. L’abisso del nulla in cui la nostra società sta sempre più affondando. Lentamente.
Perché il fiore del Narciso può apparire attraente. Ma cresce nei pantani. Negli stagni. Spesso dove vi sono sabbie mobili. Che danno solo l’illusione della bellezza, del piacere.
Non parlo, ovviamente, dell’amore. Che anche al più basso livello, istintivo, brutale, non ha più spazio in questo mondo.
Anche quando lo si incontra, o meglio lo si sfiora per determinazione del destino, viene subito perduto. I narcisi non possono amare. E anche nella coppia, ognuno resta chiuso nel suo sogno malato. Chiuso e solo.
