Alla repressione pura e dura si aggiungevano varie vessazioni

Luigi Mussini L’Education à Sparte Musée des Augustins

ILOTI, UNA VITA DI TORMENTI E UMILIAZIONI

di Javier Murcia Ortuño


I cittadini di Sparta potevano dedicarsi interamente alla guerra poiché i loro schiavi, gli iloti, ai quali riservavano un trattamento crudele, li liberavano da qualsiasi preoccupazione materiale

Nel 1900 l’artista francese Fernand Sabatté dipingeva questa tela, intitolata Uno spartiata addita ai figli un ilota ubriaco. Il dipinto evoca una delle pratiche degradanti alle quali i cittadini di Sparta sottomettevano i loro schiavi, gli iloti, secondo quanto riferisce Plutarco nella sua biografia del legislatore spartano Licurgo.

Dipinto di Fernand Sabatté, 1900. École national supérieure des beaux-arts, Parigi Foto: Bridgeman / Aci

Alla repressione pura e dura si aggiungevano varie vessazioni che gli iloti dovevano subire. Plutarco racconta che erano costretti a bere smodatamente e condotti nei banchetti pubblici affinché i giovani spartani vedessero con i loro occhi che cosa fosse l’ubriachezza e si moderassero nel bere. Gli spartiati infliggevano altre umiliazioni ai loro schiavi, per annullarne l’autostima. Per esempio, li obbligavano a intonare canzoni e a danzare balli indecenti e ridicoli (a loro, però, erano tassativamente proibite le canzoni e i poemi che cantavano i cittadini spartani). Secondo quanto raccolto nella sua opera Sofisti a banchetto dall’erudito greco Ateneo (che visse tra il II e il III secolo d.C.), ogni anno gli spartiati infliggevano un certo numero di frustate agli iloti, anche se non avevano fatto nulla di male, solo perché non dimenticassero la loro condizione di schiavi.

Illustrazione del XX secolo che ritrae uno spartano intento a frustare i suoi schiavi mentre spingono un aratro Foto: Bridgeman 

Secondo quanto racconta lo storico Tucidide, nel 424 a.C. gli spartani annunciarono che avrebbero selezionato gli iloti che più si fossero distinti nella difesa di Sparta perché desideravano concedere loro la libertà. In realtà, gli spartani pensavano che quelli più abili con le armi erano anche i più inclini a ribellarsi, poiché si consideravano i migliori. Ne scelsero circa duemila, che furono incoronati e condotti nei vari santuari come era consuetudine quando si liberavano degli schiavi. Poco dopo, tuttavia, li fecero sparire e nessuno seppe mai come vennero eliminati. Si trattò di un atto di una crudeltà estrema, anche se va detto che tali massacri su vasta scala non erano frequenti, poiché privavano Sparta della forza-lavoro e incrinavano il fragile rapporto di fiducia tra schiavo e padrone. Considerando la segretezza che a Sparta dominava in qualsiasi campo, se questo atto venne reso pubblico fu soltanto per dimostrare ai nemici il totale dominio spartano sugli iloti.

Javier Murcia Ortuño

 

 

 

 

 

 

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