Il nuovo programma di Luca Barbareschi, In barba a tutto, in onda il lunedì alle 23.15 su Rai 3…

“IN BARBA A TUTTO”, CON

LUCA BARBARESCHI SU RAI3


Il nuovo programma di Luca Barbareschi, In barba a tutto, in onda il lunedì alle 23.15 su Rai 3 tutto in diretta, stretto tra Report e il Tg3 Linea notte tanto decantato in cui la Rai parlava di talk show «spiazzante, ironico, controcorrente, curioso, alto ma al tempo stesso pop, in cui l’attore e regista, con interviste in diretta, si propone di raccontare un mondo diverso in modo politicamente scorretto, con temi avvincenti e ospiti appassionati, rubriche, musica e divertimento. Parola d’ordine: sense of humor». A volte gli annunci tanto ridondanti creano troppa attesa, con il rischio che vada poi delusa.

Il concept del programma è la battaglia al politicamente corretto: il conduttore lo fa capire sin dalle prime battute, quando immagina di spiegare al figlio il bioparco come “uno zoo con le biozebre”, commenta le dichiarazioni della ministra francese delle Pari Opportunità Schiappa su Beethoven “violentatore”, ma alla lunga risulta piuttosto prevedibile.

Ho visto in streaming due puntate quella con l’intervista a Vittorio Sgarbi dal tema: “Cattivi o buoni?”. E quella al pornoattore Rocco Siffredi il cui tema era: “Genitori e regole”.

“Cattivi o buoni?”

Vittorio Sgarbi si è messo a nudo e ha parlato della sua malattia che lo ha colpito: un cancro alla prostata. Ora dice di stare bene. I valori del Psa sono scesi moltissimo. Sono stati mostrarti dei vecchi filmati dove Vittorio litiga con tutti e ripete a ripetizione il suo mantra: “Capra! Capra! Capra!”. Oppure: “Stai zitto! Stai zitto! Stai zitto”. Poi Barbareschi  è scivolato sulla fede, e gli ha chiesto se crede in Dio. Sgarbi ha affermato che crede più nella Chiesa che, a ragione o a torto ha fatto credere a milioni e milioni di persone l’esistenza di un dio che nessuno ha mai visto o incontrato.

Credere in Dio è un atto di fede, si dice.

Dire che nelle chiese si parli di Dio è sbagliato. Nelle chiese si parla di Gesù e della Madonna, infatti sono detti cristiani da Cristo. Ma per quei pochi che hanno letto l’Antico testamento (ci annovero qualche teologo) con la mente disincantata e si sono avvicinati con l’atteggiamento sereno, che avrebbero verso qualsiasi libro scritto dall’umanità, non hanno alcuna difficoltà a cogliere l’evidenza dei fatti. Si scopre così che gli autori biblici abbiano voluto tramandare semplicemente fatti storici realmente accaduti, se si tolgono dalla Bibbia le interpretazioni metaforiche e teologiche che dogmi e abitudini culturali le hanno attribuito, e si applica una lettura laica e letterale, il quadro cambia in modo radicale. Ci si rende conto che la Bibbia non parla di Dio, né di alcunché di divino, ma di una storia tutta “fisica” che svela un’ipotesi dirompente sull’origine dell’essere umano sulla Terra. Il Dio spirituale, trascendente, onnisciente e onnipotente non trova riscontro in nessuna parola presente nella lingua ebraica.

“Genitori e regole”.

Luca Barbareschi nell’introdurre il divo Rocco Siffredi ha di fatto sottolineato la fortuna di quest’uomo nell’avere un dono particolare che gli ha permesso di avere nella vita oltre 6000 donne. Siffredi gli ha detto che ne ha avute di più, ma essendo un uomo modesto non vuole che si esageri. Barbareschi usando una metafora, ha detto che grazie alla catana che è una spada giapponese ricurva, ha conquistato il mondo con qualcosa di soprannaturale. E poi si è sviscerato in un’infinità di complimenti verso quest’uomo che secondo lui ha saputo fare il padre meglio di tanti professori, magistrati i cosiddetti soloni della morale non hanno saputo fare. Sì, perché secondo Barbareschi lui che si tromba un infinità di donne non deve mentire se ha un amante o se va a prostitute, capite?, lui non è uno che deve fare sotterfugi con la moglie e i figli.

Capite? Rocco Siffredi incensato come padre perché ha saputo essere lui stesso, senza remore o compromessi dicendo quello che faceva per poter mantenere la famiglia in maniera agiata.

Ma quale tipo di morale relativa ai costumi, al vivere pratico, la quale comporta una scelta consapevole tra azioni opposte come il bene e il male il giusto e l’ingiusto, avrà insegnato ai suoi figli. Uno che di mestiere tromba tutto il giorno davanti a una macchina da presa davvero sfugge quale etica potrà mai insegnare. I film hard non sono cartoni animati di Walt Disney li si guarda per eccitarsi e da essi, a parte certe posizioni da Kama Sutra, non si impara altro.  

Dunque l’intervista al pornodivo Rocco Siffredi sul tema “Genitori e regole” è iniziata parlando di un finto moralismo. La morale di cui siamo circondati, di proibizionismo sessuale comunicativo, mentre lui, pur essendo una star mondiale ha saputo tirare su una famiglia normale. Ma che significa? Intanto Barbareschi doveva spiegarci cosa intende per famiglia “normale” così avremmo capito di quale miracolo Rocco è stato capace. Siffredi ci ha spiegato che per fare una famiglia normale ci vuole l’altra metà ed ha così presentato sua moglie Rosetta che lui chiama santa Rosa perché lo sopporta.

«Devo ringraziare mia moglie che non mi ha mai ostacolato nel mio percorso da pornostar, i miei figli mi vedevano sempre circondato da tante donne, sapevano che lavoravano con me e quando sono cresciuti hanno capito cosa facevo»

Miracolo. Papà si tromba un mucchio di donne e la mamma non dice niente? Ah, ma si tratta solo di lavoro.

Non ha chiarito cosa “sopporta” di lui. Non certo le scappatelle. A questo punto è apparsa un’immagine dove si vedeva la bella moglie Rozsa (Rosa) Tassi nel 1990 proclamata miss Ungheria i suoi due figli e Rocco tutti sorridenti.

Conosciamo la signora.

L’intervista alla moglie di Siffredi: “Ho insegnato io a Rocco l’amore”

In un’intervista del 1 maggio 2021 al “QUOTIDIANONAZIONALE

La bella Rozsa spiegava come è arrivata all’incontro fatale con Rocco.

“Lavoravo come modella. Un giorno una ragazza che sarebbe dovuta andare a Cannes come hostess agli Hot d’Or, gli Oscar del porno, mi ha chiesto di sostituirla. In 19 ore di pullman sono arrivata in Francia. E lì mi presentano Rocco, che io non conoscevo. Non avevo la minima idea di chi fosse. Dopo esserci salutati, mi sono girata, ignorandolo. Lui c’è rimasto male”. Le hanno chiesto come è accaduto che ha preso parte al suo film.

“Doveva girare con un’attrice che non si è presentata. Uno del suo staff gli ha detto, indicando me: prova a chiedere a lei. Lui non voleva, ‘figurati se accetta’. Ma alla fine me l’ha chiesto”.

E lei ha acconsentito? Le ha chiesto l’intervistatore. Cosa l’ha fatta decidere di partecipare così, di colpo, a un film porno?

“Pensavo che si trattasse di qualcosa di soft, invece mi sono accorta che era tutt’altro. Ho pensato ‘ma sì, dai, è un’esperienza’. Ho però chiesto di girare le scene di sesso solo con lui. E non ci eravamo neanche mai baciati! Anche se c’era già una bella intesa”.

Poi le è stato chiesto quante pellicole ha girato con lui.

“Quattro o cinque, poi ho capito che non era la mia strada. Ma lavoro ancora con lui. Mi occupo del trucco, delle pettinature”.

Da una ricerca su Wikipedia il numero è decisamente più numeroso.

Rosa ha sposato Rocco nel 1993 e dalla coppia sono nati due figli: Lorenzo (1996) e Leonardo (1999). Dal 1993 al 1997 ha lavorato sempre accanto al marito.

Rocco ha spiegato che in famiglia da sempre si è parlato in modo chiaro, senza mezze parole quando si trattava di sesso. Be’, mi pare ovvio considerando che tutto tutto si svolge in famiglia. Sì, perché Siffredi ha detto che nella villa dove abitano, ha istituito un set dove gira i suoi film hard, e tutta la famiglia vi assiste. Me li vedo tutti ingrifati o, considerando la normalità con cui considerano i film porno belli e tranquilli come se vedessero un film sui pastorelli di Lourdes. Rocco ha detto che la bella Rozsa fa la costumista, e qui ce ne sarebbero di battute esilaranti considerando che le donne in quei film più che il proprio pelo, quando ce l’hanno, non indossano altro. Lorenzo, il maggiore, dopo essersi laureato in Economia e Commercio in Ungheria dove ha sempre abitato, ora svolge un ruolo di consulente-regista al padre il quale ha detto in un’intervista a Barbara d’Urso:

  “Non seguiranno le mie orme davanti alla telecamera, ma magari potrebbero anche muoversi dietro questa. Lorenzo, infatti, ha già fatto il regista, ma non di miei film perché lui ama seguire solo le scene dove ci sono esclusivamente donne. (dunque solo film lesbo-porno). Mi diceva sempre che i miei film erano girati male”. Girati male? Mah!.

Dunque una famiglia normale come quella di un geometra che, tornato a casa, la moglie gli chiede come è andato in cantiere e lui risponde:

   «Abbiamo gettato le fondamenta, ora aspettiamo che si induriscano».

Lo stesso potrebbe capitare nella famiglia Siffredi:

   «Rocco, come è andata oggi?», gli chiede la moglie.

   «Male. A quel cretino di Omar oggi non gli si induriva»

   «Papi, te l’ho detto che è scoppiato», interviene prontamente Lorenzo.

Ecco, a me non è andato giù che Rai3 abbia passato un messaggio falso e ipocrita. Ve li vedete tutti e tre davanti al set mentre girano il milionesimo film porno. Non nego di averli visti, ma proprio per questo, diversamente da un qualcosa che è un sentito dire, in un film hard l’unico pertugio a non essere violato è quello delle tube di Eustacchio. Il resto è zona di caccia. Penetrazioni singole e doppie da parte di una sequenza di uomini, bianchi e di colore, quest’ultimi molto ricercati per le dimensioni del pene che a volte sembrano perfino posticci tanto sono enormi. Le “attrici” sono felici, sorridono e si fanno penetrare per tempi lunghissimi. Il sesso orale è uniformato. C’è sempre e le “attrici” lo portano a termine ingoiando lo sperma con grande piacere, neanche se fosse la crema chantilly. Poi c’è la Pioggia dorata Il nome che hanno dato a questa pratica suona come qualcosa di sofisticato, se non come una metafora della bellezza, ma non è niente del genere. La doccia qui non ha a che fare con oro o champagne, né la cosa implica una scena idilliaca di corpi nudi bagnati da raggi di luce. Nota anche come urofilia, la pioggia dorata è una delle fantasie sessuali più eccitanti ed è classificata come una delle pratiche feticistiche. La golden shower altro non è che la ricerca del piacere sessuale nell’atto di urinare sul partner o di esserne da lui/lei bagnato, anche vicendevolmente.

E ce ne sarebbe ancora da descrivere su ciò che accade di ripetitivo nei film hard.

Mi sono chiesto ma mentre assistono a tutto questo come è il loro animo, sereno, eccitato? E una volta a tavola di cosa parleranno. Di quell’“attrice” che non è stata tanto brava e non ha saputo far eccitare il maschio? O quell’“attore” che era un poco svogliato? Invece In Barba a tutto ciò, è il caso di dirlo, Barbareschi ha continuato facendo intendere che vivere in una famiglia dove i genitori sono o sono stati degli attori del porno è del tutto normale, l’importante è essere coerenti conformi e autentici. Sono un divo del porno e lo dico a tutti senza vergognarmene. 

Ma prima, quando i ragazzi erano giovani e andavano a scuola che dicevano i compagni sapendo il mestiere del padre.

«Oggi per tema dovrete descrivere cosa fanno i vostri genitori. Mi raccomando esprimetevi tranquillamente».

Tutto normale alla lettura del tema?

E gli altri genitori quando li invitavano a casa loro.

«E tuo padre che lavoro fa?» Erano sinceri o allora si vergognavano?

D’altronde oramai tutto si è uniformato, è vietato avere giudizi difformi sulle coppie omosessuali, sulle maternità surrogate, le adozioni gay e in generale sui rapporti omo-trans-lesbiche; chi ha idee diverse, o semplicemente continua a difendere le differenze naturali, la famiglia, la nascita secondo natura e la vita secondo tradizione, entra in una sfera d’interdizione che passa dalla riprovazione al veto.

Riccardo Alberto Quattrini

 

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