”Lo scorso 28 giugno è uscito nelle sale cinematografiche l’atteso quinto e ultimo capitolo della saga del celebre archeologo Indiana Jones
INDIANA JONES E IL QUADRANTE DI UN DESTINO INFAME
Lo scorso 28 giugno è uscito nelle sale cinematografiche l’atteso quinto e ultimo capitolo della saga del celebre archeologo Indiana Jones, intitolato per il mercato italiano Indiana Jones e il Quadrante del Destino. La leggendaria saga, opera della mente visionaria di George Lucas che ha ceduto le sue proprietà intellettuali alla Disney nel lontano 2012, arriva quindi al suo atto finale dopo ben quarantadue anni dal suo esordio con I Predatori dell’Arca Perduta, diretto all’epoca da un giovane Steven Spielberg.
Tuttavia, la produzione travagliata di questo film e la Disney al timone dell’intera operazione hanno però preoccupato i fan di lunga data che, dopo il controverso trattamento riservato dalla Casa del Topo ad un’altra saga storica di Lucas, quella di Star Wars, hanno espresso numerose perplessità sulle decisioni prese dalla produzione e, in particolare, quelle prese dalla attuale presidentessa di Lucasfilm: Kathleen Kennedy. Perplessità che, col passare del tempo e delle notizie che riguardavano la sempre più caotica gestione della pellicola sembrano essersi trasformate in tristi certezze per poi essere confermate dall’uscita del film nelle sale. I fan ci hanno visto, ancora una volta, più lungo di tutti gli altri.
Il film, che vede un dottor Jones (Harrison Ford) arrivato al tramonto della sua stella, divorziato da Marion e senza più uno scopo nella vita, viene trascinato contro la sua volontà in un’ultima avventura in giro per il mondo dalla sua figlioccia, nonché trafficante di reperti archeologici ed ex-galeotta Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge). I due si ritroveranno a fronteggiare criminali, gli immancabili nazisti e minacce naturali e soprannaturali di ogni genere nel tentativo di recuperare il Meccanismo di Anticitera, leggendario artefatto la cui invenzione è storicamente attribuita alla figura di Archimede e che permetterebbe al suo possessore di viaggiare nel tempo.

Sulla carta sembrerebbe una classica storia del vecchio Indy, all’insegna dell’avventura e della fantasia più sfrenata. Purtroppo, dopo 15 minuti iniziali promettenti in cui sembra di essere tornati alla vecchia e più solida formula della trilogia originale dopo il passo falso de Il Regno del Teschio di Cristallo, le speranze di chi si aspettava una conclusione dignitosa delle avventure del dottor Jones finiranno per arenarsi nelle restanti due, lunghe ore di film.
La pellicola ha risentito in maniera forte dei costanti tagli e cambi di sceneggiatura e si vede. Il pacing della storia è erratico e molto spesso lasciato in mano a soluzioni narrative discutibili che richiederanno allo spettatore una dose più forte del solito di sospensione dell’incredulità per essere digerite. E non si parla in questo caso degli elementi soprannaturali della storia, ma dei suoi basilari passaggi narrativi, che oscillano tra il fin troppo conveniente e il confusionario senza soluzione di continuità.
I vecchi personaggi risentono del trattamento Star Wars e diventano l’ombra di ciò che erano nella loro età dell’oro. Indiana finisce così per fare la fine di un altro personaggio interpretato da Ford: Han Solo e riproponendone per filo e per segno gli sviluppi patetici e amareggiati che tanto delusero i fan già all’epoca dell’uscita del settimo capitolo delle Guerre Stellari.
Che dire invece dei nuovi personaggi? Dimenticabili nei momenti migliori quando non esplicitamente fastidiosi, con particolare riferimento al personaggio interpretato da Phoebe Waller-Bridge, solita eroina contemporanea priva di difetti così come di una qualsivoglia caratterizzazione di spicco o anche solo di un arco narrativo interessante, inserita a colpi di martello per fare appeal al solito pubblico woke, in un altro patetico tentativo di sostituire il cast principale consolidato di una storia con un altro pupazzetto connotato politicamente.

Una nota di merito per l’antagonista interpretato da Mads Mikkelsen che, nonostante la sceneggiatura obbrobriosa, riesce comunque a risultare un cattivo carismatico, pur tuttavia perdendosi in un mare di mediocrità e confusione che non ne valorizza la presenza e anzi, quando può, la soffoca a vista.

In conclusione, si può dire solamente che la Disney ci è riuscita di nuovo: un’altra icona leggendaria della cultura pop è stata debitamente sacrificata sull’altare del profitto, della mediocrità e di agende politiche che dovrebbero stare il più possibile lontano dal mondo della cultura e dell’intrattenimento. Un destino che non è esagerato descrivere come “infame” per un personaggio entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo del pubblico con la sua presenza virile e carismatica e che nei suoi anni d’oro ha rivoluzionato il cinema d’avventura con la sua miscela di storia, azione e fantasia.
