”Influenza Australiana? Macché. Dovrebbero chiamarla Influenza Zelenskyana, o Crosettiana
INFLUENZA AUSTRALIANA? CON LE CASE AL FREDDO I FRAGILI
SI AMMALANO DI PIÙ. MA I SOLDI SERVONO PER LE ARMI»
Influenza Australiana? Macché. Dovrebbero chiamarla Influenza Zelenskyana, o Crosettiana. Di fronte alle lamentele televisive di medici e affini, alle prese con l’assalto di famiglie che portano i bambini al pronto soccorso, un dubbio si diffonde: ma non è che ai bambini, ed agli anziani, faccia male stare a casa al freddo per far contenti gli atlantisti sanzionatori? Perché, al caldo dell’estate, l’influenza svanisce mentre obbligando le famiglie a non riscaldare le abitazioni qualche danno si provoca.
In questi giorni nelle città del Nord il termometro scende anche sotto zero. Ma il riscaldamento deve essere tenuto basso e deve essere acceso per meno ore. Perché i soldi devono servire per le armi da inviare a Zelensky che se le vende ai terroristi del Sahel, come denunciato dal presidente della Nigeria. Dunque, si deve stare al freddo a casa, si deve lavorare in ambienti freddi, ci si ammala ma non bisogna rompere le scatole al pronto soccorso. L’ultimo passaggio è anche giusto. Peccato che sia la conseguenza del terrorismo mediatico di stato che ha imperversato per tre anni. Perché è inevitabile che, adesso, alla prima linea di febbre del pupo, le mamme italiane mascherinate abbiano il terrore del Covid. E, dunque, affollino il pronto soccorso non per combattere una banalissima influenza bensì per capire se il bimbo ha il virus che ha sterminato il mondo intero.
Non si può diffondere terrore e poi, quando fa comodo, pretendere comportamenti razionali. Non si può pretendere di tenere le case al freddo e poi stupirsi se i più fragili si ammalano. Non si può trasformare il medico di base in un semplice compilatore di ricette e moduli burocratici e poi credere che le famiglie si rivolgano a lui quando temono di avere un’emergenza.
Però sarebbe interessante scoprire quanto costa, al sistema Italia, l’influenza Crosettiana. In termini sanitari ma anche economici: giornate di lavoro perse, produttività diminuita, posti letto occupati, medicine, spostamenti. Tutti costi da aggiungere alle armi da spedire a Zelensky, al rincaro dei prezzi energetici, all’inflazione da record, al calo dei consumi, all’impoverimento delle famiglie italiane. Famiglie costrette a risparmiare anche sulla qualità del cibo, con conseguenze ulteriori sulla salute. Ma ai mercanti di armi va bene così.