Tre colpi di Stato in trent’anni e nessuna memoria. L’Italia ha barattato la sovranità con l’obbedienza. Questo è il racconto di una resa scambiata per rinascita.

ITALIA, NON DONNA DI PROVINCIE, MA BORDELLO

Marco Rossi

Un viaggio attraverso i colpi di Stato che hanno trasformato l’Italia da potenza autonoma a pedina dell’Impero. Cosa resta di una nazione che, nel volgere di trent’anni, ha subito tre traumi politici profondi, trasformati dalla narrazione dominante in tappe di un presunto progresso? In questo saggio affilato e provocatorio, Marco Rossi smonta la mitologia della Seconda Repubblica, identificando in Tangentopoli il primo vero golpe postmoderno: una ristrutturazione dell’ordine politico italiano imposta dall’esterno, che ha travolto un’intera classe dirigente rea di voler giocare una partita autonoma nello scacchiere globale. Dalle vestigia dell’apparato statale costruito dal fascismo e potenziato nel dopoguerra — tra IRI, ENI, Bankitalia sovrana e il controllo pubblico sulle infrastrutture strategiche — fino al saccheggio neoliberista degli anni ’90, Rossi denuncia con stile appassionato e toni lucidi la dissoluzione della sovranità italiana in nome del nuovo ordine globale. Un’Italia che da potenza industriale e geopolitica è precipitata, con l’avvento dell’euro e delle privatizzazioni, in un ruolo subordinato dentro l’Europa dei mercati. Tra storia, analisi e invettiva, un pezzo che invita a riconsiderare i passaggi chiave del nostro recente passato con occhi liberi da ideologie prefabbricate. (f.d.b.)


Cosa si può dire di una nazione che in trent’anni ha subito tre colpi di Stato e ritiene tali disastri punti fermi del proprio progresso politico e sociale? Ovviamente non ci sono parole. Ma andiamo per ordine.

1992-1994 sono gli anni di Tangentopoli del pool Mani Pulite di Milano, di Di Pietro e compagni: il primo golpe, voluto dagli USA e dai Padroni dell’Occidente, è quello finalizzato ad eliminare completamente la classe dirigente politica della prima repubblica, il famoso Pentapartito (DC, PSI, PSDI, PRI e PLI), perché questa gente (Mattei,(1) Moro, Andreotti, Craxi (2)eccetera) si erano ritagliati un notevole spazio di autonomia rispetto ai padroni americani, sfruttando i conflitti della Guerra Fredda.(3)

Tanto per ricordare: tutte le istituzioni economiche, sociali, finanziarie e industriali costruite dal Fascismo erano state conservate e potenziate nell’interesse italiano: INPS, Sovranità Monetaria persino su Bankitalia, controllo statale delle banche, IRI e dunque un potentissimo apparato industriale di Stato, AGIP e ENI per le risorse energetiche, oltre la nazionalizzazione delle infrastrutture più importanti (Ferrovie, Telefoni, ENEL, eccetera).

Ma la guerra fredda era finita nel 1991, con la scomparsa dell’URSS, e dunque occorreva privatizzare tutto e mandare in galera o al Creatore tutti quelli che non si volevano rassegnare al nuovo corso imperiale del turbo-capitalismo assoluto di Davos.

«DAVOS, LA GRANDE NARRAZIONE»

Sappiamo quanto l’Italia ha guadagnato da questo saccheggio inaudito: è passata dall’essere la quarta potenza economica mondiale ad una tra le tante economie europee che arrancano nell’ambito dell’euro tedesco.

2011, è l’anno in cui viene disarcionato definitivamente Berlusconi, colpevole di aver resistito, per quello che era possibile, alla omologazione finanziaria e sociale europea e aver cercato, dopo la crisi finanziaria del 2008, di salvare il salvabile in Italia: nulla da fare, Monti, mai eletto da nessuno ma promosso dai tedeschi, dai francesi e dal presidente Napolitano, diventa presidente del Consiglio e inizia la definitiva macelleria sociale degli esodati dalle pensioni, delle chiusure delle attività e – ironia delle ironie – anche Berlusconi defenestrato è costretto a dare il proprio appoggio parlamentare al novello dittatore per salvare le proprie multinazionali, ma ciò non gli eviterà di essere comunque condannato a pulire i cessi dei pensionati per qualche tempo, per il giusto pubblico pentimento per la lesa maestà all’UE e alla BCE.

2021, tutto l’Occidente è investito dall’uragano del covid, compreso il debole governo 5stelle-PD, che va in crisi, si dovrebbe votare, ma nulla, Mattarella decide che non si può votare con il covid e impone Draghi.

Così tra il 2020 e il 2022 hanno votato un po’ tutti in Occidente: USA, Germania, Olanda, Israele addirittura quasi una volta l’anno, per le sue debolezze politiche interne, ma in Italia non si può e si deve sottostare ad un altro mai votato da nessuno, appunto Draghi, ma che i Signori di Davos impongono al Bel Paese, il quale risponde subito con una maggioranza bulgara in favore dell’“eletto”, solo Fratelli d’Italia (4%) vota contro, così il sublime Draghi – che tutti sanno chi è – governa con una maggioranza del 96%.

Questo naturalmente spiega come mai solo in Italia certi obblighi covid vengono realizzati, con una violenza superiore agli altri Paesi dell’Occidente: questo nuovo golpe garantisce tra l’altro il completo allineamento italiano nello schieramento contro la Russia, colpevole di voler difendere i propri confini dall’aggressione della NATO.

«IL PRIMO “PUTSCH DEGLI ONESTI”.»

Ora, bisogna considerare che ogni volta che si realizza un golpe, vengono di conseguenza prese le relative decisioni che vincolano sempre di più l’autonomia italiana alle decisioni estere, ovviamente dell’UE, della BCE e insomma dei Signori di Davos: questo spiega perché oramai anche un governo di destra-centro, come quello della Meloni, non è più in grado di decidere quasi su nulla: in Albania non si può portare nemmeno i delinquenti, sulla guerra in Ucraina non possiamo dire nulla di nostro – figuriamoci nel nostro interesse! – sulla Cina e la Via della Seta occorre tornare indietro, mentre sui migranti non si può più realizzare il sistema di frenate che appena nel 2018-19 poteva mettere in campo Salvini, con il governo giallo-verde, al contrario Salvini si è appena salvato dai processi per aver osato contrastare una tale invasione…

A parziale scusa del popolo italiano: l’1% più ricco degli italiani, appunto la sua classe dirigente naturale, è favorevole all’eliminazione completa dell’Italia e del suo scioglimento assoluto nell’Occidente, in particolare nell’Unione Europea, perché gli interessi dell’1% più ricco vanno in questa direzione.

Anche l’1% più ricco degli altri Paesi europei ha gli stessi interessi, e dunque spinge nella medesima direzione, ma in molti casi i vari popoli europei sono più nazionalisti e più consapevoli dei loro interessi collettivi degli italiani: non molto a dire il vero, ma comunque quel tanto che ha impedito ai Padroni dell’Occidente di realizzare colpi di Stato com’è invece successo – e per tre volte – in Italia.  Un inciso –

  • In Italia, poco più di 50.000 contribuenti hanno dichiarato un reddito annuo superiore al milione di euro.
  • Rappresentano circa lo 0,1% del totale dei contribuenti italiani (che sono oltre 40 milioni).

Insomma, in Germania, in Francia, in Ungheria, per non parlare della Gran Bretagna e degli USA, per cambiare bisogna passare comunque dalle elezioni, non si può presentare qualcuno mai eletto da nessuno e imporlo come “salvatore della Patria”, in Italia invece è stato possibile sia nel 2011 che nel 2021.

Se dunque il 99% del popolo italiano è incapace di reagire – ma i 5stelle sino al 2019 e la Lega avevano incarnato comunque l’esigenza di una rivolta – lo si deve innanzi tutto alla sua classe dirigente, quell’1% più ricco, che si sente tanto bene a parlare inglese e che sputa, con tutti i suoi media, ogni giorno su quel che resta dell’Italia e delle sue tradizioni.

Redazione Electo
Marco Rossi

 

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(1)

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2 Commenti

  1. LELLIDA

    24 Maggio 2025 a 20:56

    Scusate però, almeno gli errori ortografici correggeteli. Si scrive PROVINCE non PROVINCIE!

    rispondere

    • Riccardo Alberto Quattrini

      25 Maggio 2025 a 10:16

      Corretto, grazie. Ma, oltre l’ortografia, c’era anche l’interessante articolo. Lo legga e dia un giudizio su di esso.

      rispondere

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