La banalità del quotidiano non è un limite, ma una finestra sull’essenza della vita. Basta imparare a guardare

LA BANALITÀ DEL QUOTIDIANO

 La Meraviglia Nascosta nei Gesti Ripetuti

Riccardo Alberto Quattrini

Nel ritmo monotono delle giornate, si cela un universo di dettagli invisibili. È proprio nella routine, in ciò che consideriamo banale, che possiamo trovare storie, poesia e un significato profondo.


La Cornice della Routine: Dove il Tempo si fa Invisibile

Ogni mattina il suono della sveglia spezza il silenzio della notte, e senza pensarci troppo, entriamo nel solco ben tracciato della nostra routine quotidiana. Ci alziamo, camminiamo fino alla cucina, accendiamo la macchina del caffè. Le mani seguono gesti che ormai conoscono a memoria: la tazza sempre nello stesso posto, lo stesso rumore della cialda che cade. Non c’è bisogno di pensarci, perché quei movimenti sono ormai radicati in noi. E poi fuori di casa, attraversiamo le stesse strade, salutiamo distrattamente i vicini, ci fermiamo al semaforo. Ogni passo, ogni dettaglio, si ripete come se fosse parte di un copione già scritto.

Eppure, questa monotonia che a volte ci soffoca, che ci fa sentire intrappolati in un ciclo senza fine, non è affatto vuota come sembra. La routine è, in realtà, una cornice: un contenitore dentro cui si svolgono le nostre vite, un teatro silenzioso che permette alle emozioni, alle relazioni e ai piccoli gesti di emergere. È la base solida che ci sostiene, il terreno familiare su cui camminiamo per affrontare il caos dell’inaspettato. È nel ritmo prevedibile dei nostri giorni che troviamo rifugio, che ci sentiamo radicati e, senza saperlo, definiamo chi siamo.

Se ci fermiamo a osservare, ci accorgiamo che ogni gesto racchiude un significato. La tazza del caffè che stringiamo al mattino può ricordarci un’abitudine condivisa con qualcuno caro. Il percorso per andare al lavoro non è solo un tragitto, ma un mosaico di dettagli: la luce che filtra tra gli alberi, il profumo di pane che si diffonde dal forno all’angolo, il sorriso di una persona sconosciuta. Anche il messaggio di lavoro a cui rispondiamo di fretta porta con sé tracce di connessione, di interazioni umane che, se guardate da vicino, sono tutt’altro che banali.

La routine è un linguaggio universale. In qualsiasi parte del mondo, c’è qualcuno che vive giornate scandite da gesti simili, apparentemente insignificanti. Ma ciò che rende unici questi momenti non è il gesto in sé, quanto il nostro modo di viverlo e percepirlo. Ciò che è banale per uno, può essere straordinario per un altro. È in questa cornice che si scrive la nostra storia, fatta di dettagli che non sempre notiamo, ma che lasciano una traccia indelebile.

Forse, ciò che ci spaventa della routine è la sua capacità di farci sentire invisibili, intrappolati in una vita priva di sorprese. Ma, paradossalmente, è proprio dentro questa cornice che si nasconde il vero senso dell’esistenza. Imparare a fermarsi e a guardare significa riconoscere che ogni giornata, per quanto simile a tutte le altre, porta con sé qualcosa di irripetibile. Sta a noi decidere se lasciar scivolare via quei momenti, o se trasformarli in ricordi, in storie, in poesia.

La routine non è mai solo una cornice vuota: è il telaio su cui tessiamo la nostra vita, intrecciando fili che spesso neanche vediamo, ma che danno forma al nostro essere. È lì che, senza accorgercene, costruiamo la nostra identità, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Non serve cambiarla o combatterla: basta imparare a guardarla con occhi nuovi.

“La banalità è la madre del sublime: ogni grande storia inizia con un piccolo gesto ripetuto.

La Routine Come Rassicurazione: Un Porto Sicuro nel Mare del Caos

La routine è spesso vista come una gabbia, un insieme di azioni meccaniche che ci vincolano alla prevedibilità. Eppure, se osservata da un’altra prospettiva, può essere interpretata come una delle più grandi forme di conforto che la vita ci offre. La ripetitività, infatti, ci offre stabilità, una sensazione di controllo in un mondo che spesso ci appare caotico e imprevedibile. È come un metronomo che scandisce il ritmo delle nostre giornate, permettendoci di rimanere in equilibrio anche quando tutto intorno a noi sembra vacillare.

Pensaci: al mattino, il semplice gesto di accendere la macchina del caffè non è solo un’abitudine. È un rituale, un modo per dire a noi stessi che la giornata sta iniziando e che possiamo affrontarla. Il caffè del mattino non è solo caffè: è una promessa di continuità, un’ancora che ci tiene saldi mentre il tempo scorre in avanti. Quel primo sorso caldo ci ricorda che siamo ancora qui, che abbiamo il potere di iniziare qualcosa di nuovo, anche nel più piccolo dei modi.

Ma perché la ripetizione ci rassicura così tanto? La psicologia offre una risposta interessante. Gli esseri umani sono creature abitudinarie per natura. Il nostro cervello ama ciò che è prevedibile, perché gli consente di risparmiare energia e di sentirsi al sicuro. Quando qualcosa si ripete, diventa familiare e la familiarità genera un senso di conforto. È come tornare a casa dopo una lunga giornata: sappiamo cosa aspettarci, e questo ci fa sentire protetti.

La routine, inoltre, ci dà l’illusione – o forse la realtà – del controllo. In un mondo dove accadono eventi imprevedibili e dove l’incertezza è sempre dietro l’angolo, sapere che possiamo contare su certi gesti quotidiani è una forma di stabilità emotiva. Anche nelle situazioni più difficili, ripetere un’azione abituale può darci un senso di normalità. È per questo che, nei momenti di crisi, le persone tendono a rifugiarsi nei loro rituali: preparare il tè, rifare il letto, cucinare. Non sono solo azioni pratiche, ma strumenti per ritrovare un equilibrio interiore.

Dal punto di vista filosofico, la routine può essere vista come una forma di resistenza al caos dell’esistenza. Albert Camus, nel suo celebre “Il mito di Sisifo”, riflette sulla ripetitività della vita come su una condizione umana inevitabile, ma anche capace di darci uno scopo. Sisifo spinge la sua roccia su per la montagna ogni giorno, sapendo che rotolerà giù ogni volta, ma trova senso nel gesto stesso. Allo stesso modo, le nostre piccole azioni quotidiane ci ancorano alla realtà e ci permettono di trovare un significato nella loro stessa ripetizione.

La routine, quindi, non è solo una sequenza di gesti ripetuti, ma un linguaggio silenzioso che usiamo per comunicare con noi stessi. È il modo in cui ci diciamo: “Va tutto bene. Il mondo è vasto e imprevedibile, ma qui, in questo piccolo angolo della mia giornata, ho tutto sotto controllo”. È il motivo per cui ci sentiamo persi quando la routine viene interrotta. Quella tazza di caffè che non abbiamo potuto bere, quel tragitto che è stato modificato, ci fanno sentire sradicati, come se ci mancasse un pezzo di noi.

C’è anche un’altra dimensione: la routine ci permette di dedicare energia mentale ad altro. Pensiamo a quando impariamo a guidare una macchina: all’inizio, ogni gesto richiede attenzione e concentrazione. Con il tempo, però, i movimenti diventano automatici, e la mente può vagare, pensare, creare. La routine, in questo senso, non è un limite, ma una base solida che libera il nostro pensiero.

E allora, forse non dobbiamo combattere la routine, ma imparare a vederla sotto una luce diversa. Non è un vincolo che ci imprigiona, ma un rifugio che ci protegge. Non è un ostacolo alla creatività, ma un supporto che ci consente di esplorare il mondo senza sentirci sopraffatti. La routine è il nostro filo di Arianna, che ci guida nel labirinto della vita quotidiana e ci permette di ritrovare sempre la strada di casa.

La Banalità Come Spunto Narrativo: La Magia Nascosta nei Dettagli

Ogni grande storia, per quanto epica o straordinaria, ha quasi sempre radici che affondano nel quotidiano. È nei piccoli dettagli, nei gesti abituali, nei momenti apparentemente insignificanti che si trovano gli spunti più autentici per raccontare qualcosa di universale. Quanti romanzi, film o poesie nascono da un semplice incontro per strada, da un gesto ripetuto, da un’osservazione distratta? La banalità del quotidiano non è un limite per la narrazione: è una miniera inesauribile di significati, emozioni e possibilità.

Gli Autori che Celebrano il Quotidiano
Prendiamo ad esempio Italo Calvino, che con il suo occhio attento e la sua sensibilità poetica ha saputo trasformare gesti comuni in riflessioni universali. Ne Le città invisibili, i dettagli di una città – una piazza, una fontana, una strada che si snoda tra le case – diventano metafore di stati d’animo, sogni e desideri umani. La sua scrittura ci insegna che non è il gesto in sé a essere straordinario, ma il modo in cui lo guardiamo, il significato che gli attribuiamo.

Raymond Carver, maestro del minimalismo letterario, costruisce le sue storie su episodi della vita ordinaria: una cena tra amici, una conversazione in cucina, una passeggiata. Eppure, attraverso la sua prosa asciutta e precisa, questi frammenti di vita rivelano tensioni profonde, desideri inconfessati e conflitti latenti. In racconti come Cattedrale, un semplice momento di condivisione – il disegno di una cattedrale con gli occhi chiusi – si trasforma in una potente esperienza di connessione e trasformazione.

“Mi chiedevo se potessi ancora amare qualcuno, se potessi ancora dire quelle parole. E poi mi sono accorto che era amore, tutto quanto, e non c’era modo di evitarlo.”
— Raymond Carver, “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”

Anche il cinema giapponese, con maestri come Yasujiro Ozu, è un esempio di come la banalità possa essere narrativamente ricca. I suoi film, come Tokyo Story, sono costruiti su eventi semplicissimi: la visita di due genitori anziani ai figli, i piccoli contrasti familiari, le pause silenziose di una giornata qualunque. Eppure, in questi momenti di apparente insignificanza, Ozu riesce a catturare la profondità dei legami umani, la malinconia del tempo che passa e la bellezza del presente.

Il Potere del Dettaglio: La Grandezza nell’Invisibile
Che cosa rende un dettaglio banale degno di essere raccontato? La risposta è semplice: il nostro sguardo. Un mazzo di fiori lasciato su un tavolo può sembrare un oggetto qualunque, ma se lo osserviamo da vicino, può diventare il simbolo di un amore perduto o il silenzioso addio di un personaggio. Una chiave dimenticata in una porta può essere solo un errore, o il segnale di un cambiamento imminente nella vita di qualcuno. Un tramonto visto dalla finestra della cucina può essere il momento in cui un personaggio decide di cambiare la propria vita.

Ogni dettaglio quotidiano, anche il più piccolo, contiene una storia in potenza. La scrittura – così come il cinema, la fotografia o la poesia – ha il potere di mettere quei dettagli sotto una lente di ingrandimento, rivelandone la bellezza nascosta e trasformandoli in qualcosa di memorabile. È come se, attraverso le parole o le immagini, fossimo capaci di dare voce a ciò che altrimenti passerebbe inosservato.

La Grande Storia nella Banalità
Alla fine, la banalità è ciò che accomuna tutti noi. Tutti ci alziamo, ci vestiamo, beviamo il caffè, camminiamo per strada, ci fermiamo a guardare il cielo o scambiamo due parole con uno sconosciuto. Questi piccoli momenti, così normali, sono il collante dell’esistenza umana. Raccontarli significa raccontare noi stessi. E forse, proprio in questa semplicità, possiamo trovare la chiave per scrivere storie che parlano a tutti, perché parlano di ciò che ci rende umani.

Scrivere della banalità non è mai un esercizio banale. È un’arte. Sta a te trasformare la routine, i gesti ripetuti e i piccoli dettagli in qualcosa di straordinario. Sta a te dimostrare che, come diceva Virginia Woolf, “la vita non è una serie di lampi di luce, ma un bagliore tenue e incessante.

La Meraviglia del Vivere Ordinario

In un mondo che ci spinge costantemente a cercare l’eccezionale, a rincorrere il prossimo traguardo, a pubblicare le versioni migliori e più brillanti di noi stessi, la banalità è spesso vista come un nemico. Vivere una vita “normale” sembra quasi una sconfitta, una mancanza di ambizione o di immaginazione. Ma se ci fermiamo a riflettere, scopriremo che è proprio nella banalità, nell’ordinarietà del nostro quotidiano, che si nasconde la vera ricchezza della vita. Perché in fondo, cos’è l’esistenza se non un intreccio di momenti semplici che, messi insieme, definiscono chi siamo?

La verità è che non dobbiamo scappare dalla banalità. Dobbiamo, piuttosto, imparare a guardarla con occhi diversi. La routine, i gesti ripetuti, le azioni ordinarie non sono il contrario della vita: sono la vita. È lì, nei dettagli più insignificanti, che possiamo trovare la nostra straordinarietà. L’arte del vivere non sta nel riempire i giorni di esperienze straordinarie, ma nel trovare straordinario ogni giorno, in ciò che ci sembra più semplice e consueto.

La Felicità Nascosta nei Gesti Ordinari
La felicità, spesso, non si presenta sotto forma di grandi momenti di gloria o di realizzazioni eclatanti. Si manifesta nel calore di una tazza di tè tra le mani in una mattina fredda, nel rumore delle chiavi che girano nella porta quando torniamo a casa, nel profumo di qualcosa che cuoce sul fornello. È nell’atto di rifare il letto, di accarezzare un gatto, di sorridere a uno sconosciuto per strada. Momenti che passano inosservati, e che tuttavia compongono la trama del nostro benessere. Perché la vera magia non sta nell’eccezionalità, ma nella capacità di cogliere il valore di ciò che abbiamo davanti.

Un Atto di Resistenza e di Accettazione
Riconciliarsi con la banalità è, in un certo senso, un atto di resistenza. In un’epoca che idolatra la velocità, l’innovazione e il cambiamento continuo, accettare la routine è una forma di ribellione. È come dire: “Non ho bisogno di scalare una montagna o di raggiungere un nuovo obiettivo ogni giorno per sentirmi vivo. Mi basta essere qui, ora, in questo momento. Mi basta vivere.” È un invito a rallentare, a osservare, a lasciare che il tempo si srotoli davanti a noi senza la pressione di doverlo sempre riempire.

Accettare la banalità significa anche accettare noi stessi. Non siamo macchine sempre pronte a performare, né supereroi impegnati a salvare il mondo. Siamo esseri umani, imperfetti, con giornate piene di impegni normali, di piccole preoccupazioni e di semplici gioie. E va bene così. Non c’è nulla di sbagliato nell’essere “normali”. Anzi, è nella normalità che troviamo la vera essenza della nostra umanità.

L’Ordine Invisibile della Vita
C’è un ordine invisibile nella routine, una bellezza intrinseca nel modo in cui la vita si organizza attorno a gesti ripetuti. Pensiamo alla natura: gli uccelli migrano ogni anno lungo le stesse rotte, le piante seguono cicli stagionali, il sole sorge e tramonta con regolarità. La routine non è sinonimo di immobilità: è il ritmo su cui si basa il mondo. Abbracciarla significa entrare in sintonia con quel ritmo, smettere di opporsi al flusso naturale delle cose e trovare armonia nel semplice fatto di esistere.

La Straordinarietà Dentro di Noi
E poi, forse, il segreto più grande è questo: la straordinarietà non va cercata fuori, ma dentro di noi. Ogni gesto, ogni pensiero, ogni emozione che attraversiamo durante il giorno è un universo a sé, unico e irripetibile. Quella passeggiata sotto la pioggia, quel pranzo mangiato in silenzio, quel momento di stanchezza sul divano non sono momenti vuoti. Sono la vita che accade. Sono la testimonianza di ciò che siamo, del nostro modo di vivere, di sentire, di essere presenti.

Riconciliarsi con la banalità significa, in ultima analisi, smettere di lottare contro l’idea che la vita debba sempre essere spettacolare. Significa accogliere con gratitudine ciò che ci sembra semplice, perché è proprio in quella semplicità che si trovano le radici della nostra felicità. Ogni giornata, per quanto simile a tutte le altre, porta con sé qualcosa di unico. Ogni piccola azione, anche la più banale, è un atto di vita.

Un Invito a Guardare Diversamente
Allora, perché non iniziare oggi? Fermati un attimo. Guarda il mondo intorno a te. Osserva il modo in cui la luce attraversa la finestra, ascolta il rumore dei tuoi passi sul pavimento, senti il ritmo del tuo respiro. C’è bellezza ovunque, se solo scegliamo di vederla. Non serve scappare dalla banalità: basta imparare ad amarla.

In fondo, è nella banalità che troviamo il nostro equilibrio, ed è lì che possiamo costruire una vita che, senza bisogno di grandi gesti, diventa straordinaria nella sua semplicità. È lì che scopriamo che, a volte, la felicità è nascosta nelle cose più piccole. E la vera avventura non è cercare qualcosa di nuovo, ma imparare a meravigliarsi di ciò che è sempre stato davanti ai nostri occhi.

“Essere felici significa, forse, imparare ad amare ciò che non fa rumore: il calore della tazza di tè, il sorriso di chi incrocia il nostro sguardo per strada, la sensazione del vento sul viso.”

Invito alla Scrittura: Trova la Tua Storia Nella Tua Vita
E tu? Quanto osservi della tua quotidianità? Quanti episodi, oggetti o piccoli gesti nella tua vita di ogni giorno potrebbero trasformarsi in racconti o poesie? Forse quella tazza scheggiata che usi tutte le mattine potrebbe raccontare la storia di un ricordo d’infanzia, di un viaggio o di una persona cara. Forse quel vicino di casa che incontri sempre sull’ascensore, che ti saluta con un sorriso e poi sparisce, potrebbe essere il protagonista di un racconto. Forse una conversazione banale sentita per strada – due persone che discutono di un ombrello dimenticato – potrebbe essere l’incipit di qualcosa di più grande.

Esercitati a notare. Porta con te un taccuino e annota i dettagli che ti colpiscono: una frase, un oggetto, una scena che si svolge davanti ai tuoi occhi. Non c’è bisogno che sia qualcosa di straordinario. Anzi, più è semplice, più ha il potenziale di parlare al lettore, perché la verità si trova spesso nell’ordinario. È lì che riconosciamo noi stessi e le nostre vite.

Conclusione: Un Invito a Limitarsi

Fermati. Proprio adesso. Fai un respiro profondo e guardati intorno. Quanto di quello che ti circonda passa inosservato ogni giorno? Quanto perdi, distratto dal rumore di una vita sempre di corsa? Forse non ti sei accorto del profumo del pane che si diffonde dal panificio sotto casa. Forse non hai ascoltato il canto di un uccello che si mischia al traffico del mattino. Forse non hai notato come il sole si rifletta in modo diverso sul pavimento della tua stanza ogni giorno, dipingendo trame di luce che cambiano con le ore.

Viviamo in un’epoca che ci chiede di correre, di produrre, di essere sempre un passo avanti. Ma in questa frenesia, rischiamo di perdere il contatto con ciò che rende la vita davvero piena: il momento presente. Non ci accorgiamo che il mondo ci parla continuamente, attraverso dettagli sottili e preziosi, ma che per coglierli bisogna rallentare.

Oggi stesso, prova a fermarti, anche solo per cinque minuti. Esci di casa senza fretta, fai una passeggiata senza uno scopo preciso. Nota il ritmo dei passi dei passanti, il suono delle foglie che si muovono al vento, il modo in cui il cielo cambia colore mentre il giorno si trasforma in sera. Osserva le persone che incontri: il sorriso distratto di uno sconosciuto, la risata di un bambino, l’anziana signora che si ferma a sistemare il suo cappotto. Dietro ogni dettaglio, c’è una storia. E dietro ogni storia, c’è una connessione con te stesso e con il mondo.

Non si tratta di fare qualcosa di straordinario o di aggiungere un’altra attività alla tua giornata già piena. Si tratta, semplicemente, di essere. Di essere qui, ora. Di riscoprire che la bellezza della vita non è nascosta nei grandi eventi, ma nei momenti che diamo per scontati. È un invito a vivere con più attenzione, a rallentare per tornare a vedere davvero ciò che ti circonda.

Immagina di vivere ogni giornata con occhi nuovi, come se fossi un viaggiatore che osserva un luogo sconosciuto per la prima volta. Perché, in un certo senso, ogni giornata è nuova. Ogni attimo è irripetibile. Il profumo del caffè di oggi non è esattamente lo stesso di ieri. La luce del tramonto che vedrai stasera è unica, non tornerà mai uguale.

Rallentare non significa perdere tempo, ma guadagnarlo. Significa allungare ogni momento per viverlo davvero. Proprio come il fotografo che sceglie di mettere a fuoco un particolare per catturarlo nella sua bellezza, anche tu puoi mettere a fuoco un dettaglio della tua giornata. Quel dettaglio che, in un altro momento, sarebbe sfuggito alla tua attenzione e che, invece, oggi potrebbe regalarti una nuova prospettiva.

Perciò, ti lascio con questo invito: prendi una pausa, anche breve. Fermati a osservare il mondo che si sveglia, o che si addormenta. Lascia che il rumore si attenui per qualche istante, e ascolta. Annusa l’aria, guarda il cielo, senti il calore del sole sulla pelle. Non aspettare un’occasione speciale per meravigliarti: ogni giorno, anche il più semplice, è già speciale di per sé. Sta a te decidere se lasciarlo passare inosservato o se farlo diventare un piccolo tesoro da portare con te.

La vita non si trova nei grandi eventi, ma nei dettagli. E quei dettagli sono qui, ora, che ti aspettano. Rallenta. Guarda. Ascolta. Vivi.

“Forse non possiamo sfuggire alla banalità del quotidiano. Ma possiamo trasformarla, con gli occhi giusti, in qualcosa di straordinario.”

Riccardo Alberto Quattrini

 

 

 

 

Bibliografia per Approfondire il Tema della Banalità del Quotidiano

  • Calvino, Italo. Le città invisibili. Mondadori, 1972.
    • Una raccolta di città immaginarie che riflettono sulla vita quotidiana, sull’abitudine e sulla bellezza nascosta nei luoghi che abitiamo.
  • Carver, Raymond. Cattedrale. Minimum Fax, 1983 (trad. it. 2001).
    • Una raccolta di racconti che si concentra sui momenti ordinari della vita, trasformandoli in occasioni di rivelazione e connessione umana.
  • Camus, Albert. Il mito di Sisifo. Bompiani, 1942 (trad. it. 1947).
    • Un saggio filosofico che esplora il significato della ripetizione e la ricerca del senso nella routine dell’esistenza.
  • Ozu, Yasujiro. Tokyo Story. Shochiku, 1953 (film).
    • Un capolavoro del cinema giapponese che celebra la semplicità della vita familiare, mostrando come la routine sia il cuore delle relazioni umane.
  • Woolf, Virginia. Gita al faro. Mondadori, 1927.
    • Un romanzo che trasforma i momenti quotidiani e le esperienze ordinarie in introspezioni poetiche e riflessioni sull’essere.
  • Perec, Georges. La vita, istruzioni per l’uso. Voland, 1978 (trad. it. 1989).
    • Una straordinaria esplorazione narrativa del quotidiano, attraverso la descrizione di vite e oggetti in un condominio parigino.
  • De Botton, Alain. L’importanza di essere amati. Guanda, 1993.
    • Un saggio che riflette sull’abitudine, sul desiderio di riconoscimento e su come la vita quotidiana influenzi il nostro senso di identità.
  • Baricco, Alessandro. Oceano Mare. Feltrinelli, 1993.
    • Un romanzo che mescola poesia e narrazione, esplorando la straordinarietà che si cela nelle piccole cose e nelle vite dei personaggi.
  • Fry, Roger. Vision and Design. Chatto & Windus, 1920.
    • Saggi sull’arte e sull’importanza di osservare con attenzione, anche nel quotidiano, per coglierne il significato estetico e emotivo.
  • Benjamin, Walter. L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Einaudi, 1936 (trad. it. 1966).
    • Una riflessione sull’arte e sul modo in cui il quotidiano si trasforma attraverso la lente del processo artistico.

Altri Spunti e Risorse

  • Blog e saggi contemporanei:
    Oltre ai classici, puoi trovare ispirazione in blog di scrittura o riflessione creativa che si concentrano sul quotidiano. Spesso, i piccoli dettagli raccontati da altri scrittori possono innescare nuove idee.
  • Podcast:
    Alcuni podcast filosofici e di storytelling (es. The Slowdown di Ada Limón o On Being di Krista Tippett) approfondiscono il tema del trovare significato nel quotidiano.

 

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