L’Italia è una repubblica oligarchica fondata sulla censura

LA CASTA CONTRO TRAVAGLIO

REO DI RACCONTARE UN’ALTRA VERITÀ


L’Italia è una repubblica oligarchica fondata sulla censura. È ora di cambiare la “costituzione più bella del mondo”, anche perché sono le istituzioni le prime a non applicarla o a rinnegarla platealmente nei fatti.

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Sarebbe l’articolo 11, ma ai padroni statunitensi non piace, ai mercanti di armi nemmeno ed allora Matterella va in tour non “a propugnar la pace ed a bandir la guerra”, bensì a propugnar la guerra ed a bandir la pace. Tanto tra i suoi followers sono pochi quelli che conoscono il significato di propugnar e bandir…

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Articolo 21. Ma è partita la campagna per la censura di chiunque, sulla guerra in Ucraina, non si allinei alle veline del ministero della Verità. Con in testa sempre Mattarella che accusa Mosca di disinformazione mentre ignora, o finge di ignorare, le continue menzogne dei chierici della disinformazione italiana.

Ed allora sotto attacco finisce Marco Travaglio. Reo di non accettare la narrazione ufficiale dei maggiordomi di Biden e Zelensky. Si arriva alla richiesta di impedire a Travaglio di parlare di guerra senza un cordone sanitario che lo contraddica. Il grave è che la richiesta viene formulata durante un corso di aggiornamento per giornalisti, alla presenza del presidente locale dell’ordine professionale che si guarda bene dal prendere le difese di un collega e della libertà di opinione. Le opinioni sono libere solo se approvate dalla censura politicamente corretta.

Ma nella perfetta logica di regime, Travaglio finisce sotto accusa anche per aver pubblicato, sul suo giornale, una vignetta che fa riferimento alla sorella di Giorgia Meloni nonché moglie del ministro Lollobrigida. Vignetta volgare? Inopportuna? Forse, ma non è questo il punto. Erano più tenere le vignette e la satira TV sulla moglie di Renzi? Sulla presunta relazione tra il bugiardissimo e Maria Elena Boschi? Quelle sull’avvenenza della Bindi?

La sorella della presidente del consiglio, però, non è una politica, sottolineano gli avversari di Travaglio. Vero, ma neppure la moglie di Renzi. Dunque, il problema non è la satira in sé, ma l’autoreferenzialità di una casta che non tollera di essere messa alla berlina. Che si offende se qualcuno osa ridere per l’aspetto fisico, e va bene: può essere di cattivo gusto. Ma si offende, la casta, se si fa notare la crassa ignoranza di alcuni parlamentari, di alcuni ministri e sottosegretari. Vietato ridere per il tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso, per il progetto del canale navigabile tra Torino e Genova, per i blocchi navali, per l’ignoranza geografica e per quella storica, per la proposta di creare il liceo del Made in Italy mentre si minacciano sanzioni contro chi usa l’inglese nel settore pubblico.

Loro sono intoccabili e lo sono anche i parenti. Ed allora si scatena l’offensiva, senza differenze di partito, contro chi usa i giornali per raccontare un’altra verità…

Augusto Grandi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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