Una favola di guerra, propaganda e fantasmi d’acciaio nei fondali del potere russo. 

LA FAVOLA UCRAINA

Andrea Marcigliano

Nel ventre metallico del sommergibile “Arkhangelsk”, lo Zar tiene udienza. Parlano tutti di visita ufficiale, ma si sa: quando Putin parla ai marinai, in realtà vuole che ascolti la Terra. O meglio: Kiev. La guerra in Ucraina? Forse finisce. Forse no. Dipende da chi scrive il finale. E chi meglio di lui, narratore in uniforme, può trasformare un discorso di prammatica in una parabola dal sapore imperiale? In questa favola nera, firmata da Marcigliano, la propaganda veste i panni dell’oracolo, il silenzio degli ufficiali suona più forte di mille bombe, e le parole dello Zar, tra fierezza e minaccia, navigano sotto la superficie. Dove la verità non galleggia. E la morale… è tutta da scrivere. (f.d.b.)


Putin va in visita sul sommergibile “Archhangelsk” e, come da prassi, tiene un discorso all’equipaggio.

Si tratta, però, di un parlare a nuora perché suocera intenda. Perché lo Zar parla della guerra in Ucraina, e di come questa potrebbe avere, finalmente, termine. Secondo Mosca, ovviamente, ma è poi questo che davvero conta.

 

Perché la Russia sta vincendo. Anzi, avrebbe di fatto già vinto, se la dittatura – perché solo così è possibile definirla – di Zelensky non venisse stimolata ad una guerra senza speranza dai suoi sponsor.

Ovvero da quella alta finanza che manovra i governi della UE. E che spinge, attraverso Londra, perché non si trovi un accordo di pace.

Putin concede, certo, un’apertura, davvero notevole, di credito a Washington. Dove la nuova Amministrazione, in sostanza Donald Trump, vuole farla finita con questa guerra. Che favorisce gli interessi di pochi, danneggiando, gravemente, i popoli. E che, per altro, realisticamente appare ormai come una causa persa.

Trump, per altro, rappresenta ceti sociali e interessi produttivi, industriali. Che dal perdurare della tensione/conflitto con Mosca ricevono solo gravi danni. Quelle conventicole, internazionali ma con base a Wall Street, che invece traggono profitto, gli sono da sempre avverse. E la sua decisione è perfettamente in linea con il suo elettorato di riferimento.

Però di mezzo c’è l’Unione Europea. Quella sorta di armata Brancaleone con la Von Der Leyen ed i burocrati mai eletti da nessuno. Con Macron che finge di essere Napoleone alla campagna di Russia, dimenticando, però, come andò a finire per il Grande Corso. Che, con tutti i suoi difetti, era pur sempre grande. Mentre lui, Macron, è, semplicemente, un nano. Una figura tragicomica.

E, poi, una Germania che si appresta ad essere amministrata da un funzionario di Black Rock, con una sorta di “maggioranza” arlecchino. Incapace di reggersi un piedi.

Poi, naturalmente, ci sarebbe Londra. Un governo che finge di essere Laburista, e gli speculatori a dettare legge.

E che vogliono, oggi come ieri, la guerra ad oltranza con Mosca. Sino all’ultimo ucraino, che il clown di Kiev appare disposto a sacrificare in nome delle, ricche, prebende che sta ammassando all’estero.

Adolf Macron

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa situazione, la volontà di Trump di trovare un accordo con Putin rischia di non essere sufficiente. E lo Zar lo sa perfettamente.

Quindi, detta di fatto le sue condizioni.

Donbass e Crimea, da sempre russi, riuniti alla Madrepatria. E a Kiev elezioni. Vere elezioni, che, con ogni probabilità, riporterebbero al potere un governo amico, o per lo meno non ostile a Mosca.

Elezioni e neutralità, pubblicamente sancita, dell’Ucraina. O di ciò che ne resta. Con interventi di forze di paesi neutrali. Scelti, preferibilmente, fra i BRICS. E la NATO…fuori dai piedi.

Un’ipotesi di accordi, precisa lo Zar Vlad, parlando ai suoi sommergibilisti. E, si badi bene, solo un’ipotesi. Perché, naturalmente, se non venisse accettata, vi sono altre soluzioni.

Non precisa quali. Ma non è difficile immaginarle, visto l’andamento del conflitto.

E, allora, l’Ucraina, come Stato, tornerebbe a sparire dalle carte geografiche politiche.

Tornerebbe ad essere solo un, vago, confine tra mondo russo e mondo tedesco.

Al massimo, in un paio di generazioni, una favola per bambini.

Redazione Electo
Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

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