È giunta mezzanotte si spengono le luci…

LA FESTA È FINITA?


Si spengono le luci. Finisce il frastuono… i bidoni delle immondizie rigurgitano di bottiglie di spumante, ovviamente vuote, avanzi di cenoni, incarti di regali, nastri…

Passato Capodanno, le feste di Natale sembrano finite. E tutto tornare, rapidamente, al grigiore della normalità.

Sembrano… perché è solo apparenza. Superficie. In realtà il ciclo Festivo si concluderà solo il 6 gennaio. Come si dice: l’Epifania tutte le feste spazza via.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Certo, la povera Befana è ormai diventata un personaggio (fantastico) secondario. Di risulta. Sempre meno attesa da bambini, ormai sazi dei ben più lussuosi doni di Santa Claus.

E basta coi cenoni. Per l’Epifania solo qualche piatto tipico regionale che ancora resiste alla omologazione generale. La pinza nel Veneto… almeno fino a che resisterà la tradizione, antica e precristiana, dei Pan e Vin. Grandi falò accesi nella notte. Ai piedi dei quali si beve vin brulè e si mangia la pinza. Pane, morbido, di farina di polenta, latte, uova, zucchero, con pinoli e uvetta. E irrorato con la grappa.

Usanza solstiziale. Perché la festa dell’Epifania è la Festa delle Luci. Antico Capodanno egizio, per altro. Quando già si accendevano fuochi. E si addobbava una palma.

Oggi l’usanza resiste nelle campagne e tra i monti. Nelle città è stata dimenticata. Persino l’antica, e famosa, Befana romana, almeno da quando il genio innovativo della Sindaca a 5Stelle ha trasformato il mercato dell’Epifania di Piazza Navona in un, assurdo e squallido, mercatino equo e solidale.

Quindi… ormai le Feste sono finite…

Beh, certo… se, per voi, queste feste sono solo fare frastuono, abbuffarsi, spendere soldi… e luci artificiali.

Perché, in realtà, questi primi giorni di gennaio non segnano la fine del periodo festivo, bensì il suo climax ascendente. Con l’apice nella Notte dell’Epifania.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che è notte magica per eccellenza. Quando gli animali parlano.

E quando giunge ad accendersi la Tredicesima Luce. Che rappresenta la Luce dell’Empireo.

Le stesse figure simboliche lo rappresentano.

La Stella che viene da Oriente. E i tre Re Magi. Ovvero, Maghi, capaci di divinare il destino negli astri.

Uno di loro, Gasparre, ha probabile sostanza storica. Ma il suo nome ha radice persiana. E significa, probabilmente, “portatore di luce”.

Tre i doni. L’oro che è Sole divenuto minerale. L’Incenso, che profuma nella sua ascesa verso il cielo. E la Mirra, che risana e, soprattutto, rende incorruttibile il corpo. Balsamo od elisir dell’immortalità.

E poi quella strana vecchia. Befana, altrove Marantega. Brutta… una vera strega. Che, però, poeta dolciumi e frutta. E compie incantesimi benigni. Una strega… buona. Che, non a caso, vola con la scopa dritta. Nel cono di luce della luna.

Un tempo, durante i Pan e Vin la si bruciava la Vecchia. Chiaramente un pupazzo. Un simulacro. Doveva ardere nella notte, divenire fumo e luce, liberandosi della cenere. E rinascere. Giovane e bellissima. Il rigenerarsi della Natura nel tempo ciclico.

E della vita interiore.

Buona festa delle Luci, dunque. A tutti quelli che, ancora, non hanno la mente e il cuore intorpiditi dal frastuono di Capodanno.

Andrea Marcigliano
Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

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