”Se gli Houthi ci staccano la connessione
LA FINE DEL MONDO
È stato Moammar al-Eryani, il ministro dell’Informazione dello Yemen, che ha portato l’attenzione sui cavi internet sottomarini che passano dal Mar Rosso definendoli “una delle infrastrutture digitali più importanti del mondo”
Gli Houthi, i guerrieri zaiditi dello Yemen, minacciano di tagliare i cavi di comunicazione in fibra ottica che passano per il Mar Rosso, se continueranno i raid aerei anglo-americani sulle loro basi.
Notizia scarna. Cui, tanto per cambiare, i nostri grandi Media stanno dando poco o nessun rilievo. Eppure…
Eppure, se accadesse – e ci sono molte probabilità che accada – sarebbe la… fine del Mondo. O, più esattamente, del nostro mondo, così come siamo abituati a concepirlo. Una svolta epocale.
Dobbiamo pensare che quei cavi supportano le connessioni internet e telefoniche fra tre continenti. Asia, Africa, Europa. E oltre l’80 % delle informazioni e delle comunicazioni mondiali dipende da quelle reti.
Insomma, potremmo dire che l’Isola del Mondo – come la definì il padre della geopolitica moderna, Halford McKinder – è, oggi, tenuta strettamente insieme da quelle reti. Che rivestono un’importanza fondamentale per commerci, finanza e, non ultima, stabilità geopolitica.
Se venissero “tagliate”, gli effetti sarebbero quasi inimmaginabili. Il contraccolpo devasterebbe un sistema economico che proprio su reti e interconnessione è venuto sempre più strutturandosi.
Sarebbe la fine, o quasi, della rapida circolazione dei capitali. Il sistema dei commerci arretrerebbe di quaranta, cinquant’anni… fors’anche più.
Gli effetti geopolitici sarebbero, inevitabilmente, devastanti. Soprattutto per il mondo Occidentale. Il nostro, se così si vuole dire, che di queste reti ha sempre avuto in maggioranza il controllo.
Un po’ alla volta, naturalmente, verrebbero sostituite. Ma intanto l’instabilità andrebbe aumentando. E, poi, emergerebbero nuovi, diciamo così, azionisti di maggioranza. Nuovi padroni delle reti.
E il Mondo come oggi lo conosciamo, non esisterebbe più.
Il paradosso è che gli Houthi, che sono in grado di combinare un tale sconquasso, sono un, tutto sommato, piccolo movimento armato periferico. Che certo non ambiva a un ruolo di tale importanza. Si limitavano a marcare la loro presenza con attacchi, abbastanza sporadici, a navi israeliane e statunitensi dirette a Suez.
La motivazione ufficiale era la solidarietà con i palestinesi di Gaza. Quella reale, probabilmente, approfittare del conflitto per acquisire un maggior peso regionale. E tutelarsi da nuovi attacchi volti ad annientarli, come quelli condotti, per sette anni, dai sauditi con il placet di Washington.
In sostanza, vi era ampio margine per cercare una soluzione politica e diplomatica.
La reazione degli anglo-americani, con il corollario degli europei di cui facciamo parte, ha inasprito, invece che risolvere, il problema.
Per questo Donald Trump, all’indomani dell’intervento alleato in Yemen, ha dichiarato che l’iniziativa dell’Amministrazione Biden era una pura follia.
Da uomo d’affari, prima ancora che da politico, si è subito reso conto delle implicazioni che l’inasprirsi del conflitto poteva avere.
Tuttavia ben pochi, in questo Occidente drogato da un’informazione sempre più preda del complesso dei lemming, sembrano accorgersi di quanto sta succedendo.
Ricordiamo certe scene del Titanic. L’orchestra che suona, i ricchi che ballano, lo champagne…
Mentre l’iceberg si avvicina.