Un’Olimpiade vomitevole, un incubo apocalittico

LA FINE DI OLIMPIA


La scena che resterà negli annali sarà, probabilmente, questa. Atleti che vomitano dopo la gara di nuoto nella Senna. Tra fango, melma e ratti. Cui li ha costretti un CIO dominato da un’ideologia demenziale, e la volontà di uno psicopatico che ha voluto, con questi giochi, celebrare le proprie manie e deviazioni.

Sarà probabilmente l’ultima Olimpiade. O meglio, l’ultima è stata quella precedente, quella di Tokyo 2020. Che mantenne un minimo di spirito olimpico, nonostante imperasse la paranoia, indotta, per il COVID. Ed anche una certa estetica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa, di Parigi è… altra cosa.

Intanto perché nata già con un vizio di fondo. Il veto alla partecipazione, ufficiale, della Russia. Non era mai accaduto prima. Quando, nel 1980, Stati Uniti ed alleati boicottarono i Giochi di Mosca per protestare per l’invasione dell’Afghanistan, fu una loro decisione. Non il veto di un CIO oggi, palesemente, strumento di una ben precisa politica. E lo stesso dicasi per la ritorsione sovietica a Los Angeles 1984…

La Russia non è potuta intervenire ufficialmente perché considerata “paese aggressore” dell’Ucraina. Che, però, è presente. Così come è presente Israele. Come se la Guerra di Gaza non esistesse. Fosse solo una leggenda metropolitana.

Lo Spirito Olimpico, quello teorizzato da quel sognatore di De Coubertin, era altra cosa dal segnare sulla lavagna i buoni e i cattivi. Era sospensione del giudizio e, ove possibile, tregua nei conflitti, in nome di un ideale più alto. Lo sport come sublimazione delle guerre. Che non le portava a termine, ma le trasferiva ad un altro livello. Quello dei giochi sportivi, che erano agoni sacri. Per questo Pindaro celebra come Eroi i vincitori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Proprio questa sacralità delle Olimpiadi è stata, volutamente, profanata a Parigi. Con la volontà di invertirne il senso. Orride parodie nella Cerimonia di apertura. Atleti costretti a nuotare in acque putride. Contaminate e maleodoranti. Uomini che si esibiscono in giochi femminili con mises ridicole e al limite dell’osceno. Altri uomini che si dichiarano donne (sic!) per concorrere in prove di forza con vere donne. E, ovviamente, vincere facile.

Possibile che non ci si accorga che tutto, proprio tutto è stato volutamente falsificato? E invertito di senso.

Qualche atleta si è chiamato fuori, come Sinner. O ha ostentatamente risposto, come Djokovic, baciando platealmente lo scapolare di Cristo Re. Come se fosse alla Guerra Santa.

Ma, per lo più, tutto passa nel silenzio, complice, e nell’acquiescenza, supina, di media e pubblico.

Macron ha voluto trasformare queste Olimpiadi nell’occasione di celebrare i valori della Civiltà Occidentale. Proprio lui che, più di altri, sta spingendo per la guerra aperta con la Russia.

Ha così segnato la fine dello Spirito Olimpico.

E, soprattutto, ha mostrato a tutto il resto del mondo in cosa consistano questi valori occidentali di cui sentiamo, continuamente, celebrare la superiorità universale.

Macron il Napoleone de noi altri

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli atleti che vomitano, dopo aver nuotato nella Senna, ne sono la perfetta raffigurazione.

Redazione Electo
Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Controllate anche

«LE FACCE DI BRONZO»

"Le facce di bronzo sono utili: non si arrugginiscono mai, anche sotto le peggiori piogge …