A scuola nessuno è più “normale”: il trionfo delle diagnosi

LA GAUCHE INTELLO SI INTERROGA: GLI STUPIDI POSSONO ESSERE DEFINITI STUPIDI?

Augusto Grandi

Quando il politicamente corretto riscrive il vocabolario: ha ancora senso parlare di stupidità?


Oggigiorno a scuola tutti i bambini hanno qualche diagnosi: dislessia, iperattività, disturbo dell’attenzione. Ai miei tempi eri solo stupido”.

Razzista? Trumpiana? Putiniana? Chi è la vergognosa dispensatrice di sì violente affermazioni? E chi ha osato pubblicarle? Qualche gazzetta della destra più ignobile? Macché. Questa volta si accende una disputa tutta interna alla gauche intello. Da un lato Linkiesta, con l’intervento di Guia Soncini (anche la testata terribilmente noiosa, faziosa e politicamente corretta ha uno spazio per l’Intelligenza controcorrente), sul fronte opposto uno dei professionisti del pensiero unico obbligatorio, Massimo Gramellini che, con il suo Caffè quotidiano sul Corriere, attacca proprio chi osa definire come “stupido” chi è stupido davvero.

Guia Soncini

Non si fa, lo stupido potrebbe rimanerci male, potrebbe soffrire. Il mondo woke protesta, si indigna, censura.

E lei, Soncini, se ne frega e procede nella distruzione sistematica del politicamente corretto. Scrive che, sui social, si è imbattuta in “una tizia che si lamentava d’un articolo su qualcuno che si era laureato in anticipo: lei era iscritta all’università da tre anni e aveva dato un solo esame e aveva diritto a non sentirsi inferiore (hanno un sacco di diritti, questi ciucci moderni)”. Già, e la sensibilità dei ciucci dove la mettiamo? Roba da far rizzare i capelli sulla testa di Gramellini.

Asini intellettuali

 

E di quelli come lui. Perché gli editori politicamente corretti sono impegnati a censurare i classici della letteratura, partendo da quella per bambini. E dopo aver cancellato personaggi scomodi e scorretti, dopo aver sbianchettato le parole non ammesse, hanno iniziato a cambiare frasi e parole per renderle comprensibili a un pubblico di semianalfabeti di ritorno e pure di andata. Basta con le frasi troppo lunghe, basta con le parole non di utilizzo quotidiano. Vale per i bambini, vale per i laureati.

Sarà un testo di facile lettura?

“In quest’epoca di dottorandi che hanno le competenze lessicali che nel Novecento avevamo intorno agli otto anni – commenta Soncini – è giusto che le aziende sminuzzino la letteratura in bocconcini predigeriti, in modo che mai nessuno debba subire il trauma di rendersi conto che è troppo scemo per leggere Kafka”.

E meno male che anche nella gauche intello esiste qualcuno in grado di rendersi conto del crimine contro la cultura. Per rendere tutti ugualmente ignoranti. Tranne i figli degli oligarchi, destinati a studiare per poter comandare.

Redazione Electo
Augusto Grandi

 

 

 

 

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