Antivedere le cose: quando le idee anticipano i fatti. Uno solo è il Creatore tutte le creature uomo compreso non fanno altro che rimodellare e riorganizzare dei materiali che già esistevano prima di loro dando loro nuove forme

Antivedere le cose: quando le idee anticipano i fatti

Un buco nero mostruoso nell’universo

 

 

Antivedere: vedere avanti nel tempo, prevedere, presagire (Treccani). Come si spiega che alcune persone vedono, per così dire, gli sviluppi futuri di situazioni attuali che sono ancora appena agli

Alessandro Meluzzi

esordi, o addirittura non si sono ancora manifestate, pur essendoci già le condizioni perché si manifestino? Siamo abituati a pensare che il pensare sia una funzione autonoma e originaria delle menti individuali; ma siamo proprio sicuri che sia così? Alessandro Meluzzi(1), a margine di una commemorazione della giornalista Oriana Fallalci, a Firenze, il 15 settembre 2020, ha avanzato la teoria che la mente, più che a un computer, si possa paragonare a una radio ricevente, capace di cogliere degli stimoli, delle sollecitazioni intellettuali che sono presenti, per così dire, nell’aria, in determinate situazioni storiche, e  a farlo sono le menti più ricettive, in anticipo rispetto al comune pensare di quel dato momento [btn btnlink=”https://youtu.be/1FaAczRRaoE?t=3″ btnsize=”small” bgcolor=”#eded00″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]ORIANA FALLACI: UNA TESTIMONE DI LIBERTÀ DI PENSIERO[/btn] In particolare egli ha fatto l’esempio di Oriana Fallaci, che, da donna di sinistra, fortemente critica verso la politica degli Stati Uniti e influenzata dalla cultura marxista e dal femminismo radicale, a un certo punto, non però in maniera imprevedibile e irrazionale, bensì in maniera estremamente lucida e ragionata, ha abbracciato un punto di vista tradizionale e conservatore, anticomunista, antifemminista e anti-islamico. Lei, possiamo anche aggiungere, che era sempre stata una giornalista “contro”, a un certo punto si è schierata “contro”, sì, ma dopo aver capito – lei sola –, o quasi sola, in quel momento storico, attorno agli anni ’80, che i veri poteri forti, responsabili delle ingiustizie sociali e dello sfruttamento di classe, stavano e stanno, in realtà, da tutt’altra parte rispetto a dove la cultura progressista li immaginava e li aveva sempre collocati, e dove il “popolo della sinistra” continua a immaginarseli, o piuttosto a sognarseli, a tutt’oggi. Una spiegazione di quel suo nuovo orientamento può essere che Oriana Fallaci, più ricettiva di altri, abbia saputo cogliere al volo un’idea, o meglio una serie d’idee, legate alle circostanze storiche e teoricamente accessibili a tutti, ma che i più, per conformismo e pigrizia intellettuale, non hanno saputo vedere, o, se le hanno viste, hanno preferito fare finta di nulla e restare nel solco delle vecchie idee consolidate, anche se non più corrispondenti alla realtà dei fatti.

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’67d611′ bgcolor=’67d611′ bgcolorto=’67d611′]Oriana fallaci[/stextbox]

Ora, in natura vi sono dei fenomeni che hanno un’origine simile a questa: nei quali, cioè, la vista si spinge più lontano nello spazio fisico e persino nello spazio-tempo. Nel campo dei fenomeni atmosferici, ad esempio, noi sappiamo che, al verificarsi di particolari circostanze locali, è possibile spingere lo sguardo molto più in là di quanto lo permetterebbero le normali leggi della fisica. Di fatto, esiste una precisa letteratura scientifica la quale attesta come, qualche volta, dei testimoni sono riusciti a vedere oggetti che si trovavano a centinaia di chilometri di distanza, e, in alcuni casi, perfino a vedere il disco del Sole dopo che questo era tramontato – o, almeno, dopo che avrebbe dovuto essere tramontato, e quindi non più osservabile da quella posizione. Si tratta di episodi eccezionali, però assolutamente certi, che si spiegano con le leggi della rifrazione ottica allorquando si verificano forti differenze di temperatura fra l’aria degli strati più bassi dell’atmosfera e quella degli strati superiori.

Citiamo dal saggio del climatologo Louis Auberger, membro della prima spedizione meteorologica navigante al mondo e grande studioso delle rotte aeree atlantiche, Atmosfera e meteore (titolo originale: Athmosphère et météores, Parigi, Éditions Fayard, 1964; traduzione di Gildo Dalla Cort, Modena, Edizioni Paoline, 1968, pp. 118-120):

Come abbiamo visto parlando del miraggio, la rifrazione può essere talvolta molto differente dal normale. Può avvenire che la temperatura dell’aria vicino al suolo sia relativamente elevata e diminuisca rapidamente con l’altezza: allora l’indice di rifrazione aumenta man mano che si sale. In questo caso, la portata visuale è diminuita.

Ma il più delle volte la temperatura dell’aria vicino al suolo è relativamente bassa e l’indice di rifrazione diminuisce rapidamente allontanandosi dal suolo. Allora la portata visuale è aumentata, e stando a una buona altezza, l’orizzonte appare rialzato: in pianura, la Terra sembra incavata “a catino”, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, poiché la Terra è rotonda “come una palla”.

Come esempio di visibilità lontana si può citare il fatto che rende possibile la visibilità particolareggiata della costa francese, da Calais a Dieppe, dalla costa inglese a circa 120 chilometri. Per lo stesso fenomeno fu possibile scoprire le montagne dell’Alaska, dalla nave “Explorer”, a 610 chilometri di distanza, mentre normalmente non sono più visibili a 280 chilometri. È soprattutto notevole il fatto verificatosi a bordo della nave inglese “Balranald” al largo del Capo, il 10 aprile 1927: in questa circostanza apparve un secondo Sole, rosso, 12 minuti dopo il tramonto teorico e 7 minuti dopo un primo tramonto. In quel preciso momento il bordo inferiore del secondo Sole rosso era ad un grado e mezzo sopra l’orizzonte, corrispondente ad una distanza di visibilità sul mare di circa 1.000 chilometri.

 

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’67d611′ bgcolor=’67d611′ bgcolorto=’67d611′]Il libro di Louis Auberger Atmosfere e meteore, titolo originale Athmosphère et météores, Parigi, Éditions Fayard, 1964; traduzione di Gildo Dalla Cort, Modena, Edizioni Paoline, 1968[/stextbox]

Ebbene, ci sembra possibile, anzi ragionevole, ipotizzare una spiegazione del genere anche per ciò che riguarda la dimensione intellettuale. Le singole menti non creano dal nulla le idee, non le “inventano”: le colgono, le afferrano, come una radio ricevente afferra le onde elettromagnetiche provenienti da una fonte esterna, sia essa terrestre o anche, eventualmente, spaziale. Bisognerebbe andarci piano prima di definire “creatori” gli esseri umani, quando si parla di opere del pensiero o di opere artistiche (specialmente queste ultime vengono ad essi attribuite talmente in esclusiva, che sovente si parla appunto di “creazioni artistiche”): perché gli uomini, propriamente parlando, non creano nulla, assolutamente nulla. Uno solo è il Creatore; tutte le creature, uomo compreso, non fanno altro che rimodellare e riorganizzare dei materiali che già esistevano prima di loro, dando loro nuove forme e nuove finalità. E ci spingiamo così in là da affermare che le opere dell’uomo sono tanto più riuscite e tanto più eccellenti, quanto più si ispirano e si uniformano all’intenzione originaria del Creatore, la quale è intimamente buona e sommamente gratuita, cioè del tutto disinteressata; e, viceversa, tanto più imperfette e malriuscite, quanto più se ne allontanano, sia che ciò avvenga intenzionalmente o no. Poiché la cultura moderna ha di fatto scartato l’ipotesi

Mazzarò della novella verghiana

“Dio”, bisogna pensare che le opere degli uomini non hanno il fine esplicito di contraddire la sua santa Volontà, semmai quello di magnificare e glorificare se stessi, oltre ad assicurar loro il massimo della soddisfazione personale e dell’utilità pratica, specie di tipo economico. In altre parole, quasi tutto ciò che l’uomo moderno opera, lo fa in vista di un profitto: non, si badi, in vista di ottenere ciò che gli occorre per vivere, ma per strappare dei vantaggi che vanno molto, ma molto al di là dei quanti gli è necessario, e che spesso sono tali che non potrebbe goderne effettivamente in tutto il corso della sua vita, se pure lo volesse. Tale ad esempio è la ricchezza spropositata, quasi inimmaginabile di certi banchieri, i quali non riuscirebbero a spenderla neppure se si costruissero decine di ville fatte letteralmente d’oro. Evidentemente ciò che li muove, ed è il caso estremo di una tendenza che è comunque tipica dell’uomo moderno in quanto tale, non è una motivazione di carattere razionale, ma una spinta assolutamente irrazionale che proviene dall’ipertrofia dell’ego. Non conta il risultato in se stesso, ma la smania di accumulare sempre di più, di sentirsi sempre più potenti, sempre più liberi da qualsiasi bisogno: e non si accorgono di essere divenuti schiavi del proprio bisogno compulsivo, nevrotico, e in ultima analisi auto-distruttivo, di avere sempre di più per sentirsi sempre di più. Non di essere, ma di sentirsi (e, naturalmente di apparire, cosa più importante di tutte:) perché la categoria dell’essere è positiva e oggettiva, mentre la febbre che li divora è soggettiva e insaziabile, si sottrae a qualunque controllo e ignora qualsiasi limite: è la febbre di sentirsi ricchi, potenti, felici, ecc. Anche se Paperon de’ Paperoni, alla fine, si riduce, come Mazzarò della novella verghiana La roba, a nutrirsi di pochi bocconi di cibo e a tirare avanti con gli abiti e le scarpe usati e più volte rammendati, per non intaccare neanche di pochi spiccioli il suo favoloso patrimonio, che tutti gli invidiano, ma del quale egli si è autoescluso, condannandosi a non goderne effettivamente.

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’67d611′ bgcolor=’67d611′ bgcolorto=’67d611′]Se le idee non nascono nelle menti finite, le quali si limitano a captarle; se non sono un loro prodotto, allora chi ne è l’autore?[/stextbox]

Dunque, la genesi delle idee. Se esse non vengono create dagli uomini, nel senso specifico della parola, ma solamente utilizzate, allora ne deriva la logica conseguenza che esse non appartengono ad alcuno, che non esiste un vero diritto alla proprietà delle idee, con buona pace di quanti si affrettano a pretendere ed imporre legalmente i diritti d’autore su di esse, domandando risarcimenti finanziari a quanti si permettono di utilizzarle senza pagar loro il copyright. Attenzione: non stiamo facendo l’apologia del comunismo intellettuale; per quanto restiamo convinti che il comunismo una base seria ce l’abbia, e cioè il diritto al libero accesso ai beni essenziali per la vita, prima di tutti l’acqua, che non può e non deve essere privatizzata, perché questo metterebbe popoli interi alla mercé dei soliti speculatori finanziari. Nel caso delle idee, non si tratta di comunismo nel senso marxista della parola, perché sarebbe velleitario e demagogico affermare che tutte le idee sono di tutti gli uomini; quel che sosteniamo, piuttosto, è che tutte le idee appartengono a tutti gli uomini di buona volontà, i quali le sanno recepire, le sanno apprezzare, le sanno sviluppare e arricchire, le sanno divulgare. In questo senso, e solo in questo senso, sì, siamo comunisti: non possiamo né potremo mai adattarci all’idea che un George Soros, un Bill Gates o un Mark Zuckerberg possano acquistare il copyright da qualche ricercatore indipendente e poi, in condizioni di monopolio, imporlo a loro volta sull’uso e la trasmissione delle idee. Anche se è evidente che le condizioni a ciò necessarie esistono, eccome: in particolare esiste una classe di nerds, piccoli intellettuali ambiziosi e frustrati – in verità, più tecnici informatici che intellettuali – asociali, narcisisti, apolidi, sostanzialmente autistici, che però coltivano illimitati sogni di gloria e di rivalsa sociale, e che non vedono l’ora di poter vendere a qualche multinazionale il risultato dei loro studi e delle loro ricerche, per ricavarne quattro soldi e un briciolo di notorietà. (Per chi non lo sapesse, secondo il dizionario della Hoepli il nerd è un tipo umano, specialmente giovane, poco portato per la mondanità, la socializzazione e lo sport, che trova soddisfazione e riscatto negli studi, specie nell’informatica)[btn btnlink=”https://www.libero-arbitrio.it/archetipi/creatore-significato-archetipo/” btnsize=”small” bgcolor=”#eded00″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]Creatore archetipo significato – Rendere concreta l’immaginazione (N.d.R.)[/btn]

Archetipo del creatore

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’67d611′ bgcolor=’67d611′ bgcolorto=’67d611′]Archetipo del creatore [/stextbox]

Naturalmente, la domanda che sorge spontanea, di fronte alla teoria su esposta circa l’origine delle idee, è la seguente: se le idee non nascono nelle menti finite, le quali si limitano a captarle; se non sono un loro prodotto, allora chi ne è l’autore? Chi pensa le idee che poi vengono afferrate e pensate dalla mente degli esseri umani? È chiaro che la risposta, non solo per un credente, ma anche per qualsiasi persona razionale, date le premesse, non può essere che una: Dio.(2)

Il 6 Agosto del 1945, alle 8,15 del mattino, fu sganciata la prima bomba atomica della storia su Hiroscima. (N.d.R.)

Chiunque possieda una sia pur minima infarinatura di metafisica sa che ogni fenomeno, ogni movimento, ogni mutazione dello stato di cose esistente, presuppone una causa; e che, se non si vuol risalire all’infinito, bisogna ammettere che ogni causa ha a sua volta un’altra causa, e così via, fino alla Causa Prima, origine e motore di tutto ciò che esiste, di tutto ciò che si muove, di tutto ciò che muta. Inoltre, chi ha qualche nozione di esoterismo teosofico, sa che verso la fine del XIX secolo venne elaborata e divulgata una teoria, in effetti molto più antica, secondo la quale tutto ciò che esiste, tutto ciò che accade, tutto ciò che viene detto, pensato, sognato, agito, non scompare nel nulla, ma viene per così dire “registrato” in una sorta d’immenso archivio cosmico o memoria cosmica, di natura eterica, denominato con la parola sanscrita Akasha; e che pertanto esiste la possibilità, almeno a livello teorico, che qualche mente abbia la possibilità di accedervi e trovarvi qualsiasi cosa sia esistita, in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo. L’Akasha sarebbe il famoso quinto elemento, o quintessenza, oltre i quattro tradizionali (terra, acqua, aria e fuoco), immateriale e paragonabile a una luce astrale. Nonostante le apparenze, questa teoria esoterica si può interpretare, fino a un certo punto, in senso perfettamente cristiano, come aveva visto il filosofo George Berkeley. Se le menti finite ricevono le idee, queste sono presenti, tutte quante, nella mente infinita di Dio, la quale contempla tutto ciò che esiste, è esistito ed esisterà, non solo nella sfera fisica ma anche nelle dimensioni sottili, eteriche appunto. La mente umana non può affatto contemplare la Mente divina – qui il divario con la teosofia è incolmabile – con un atto della sua volontà, perché la differenza fra creature e Creatore è ontologica e pone una distanza incommensurabile fra loro. Però le menti umane possono ricevere da Dio ciò che Egli mette a loro disposizione, sempre per un fine ottimo; e alcune di esse, ad esempio le anime sante, per uno speciale privilegio, potrebbero antivedere ciò che resta celato alle altre. Ma perché Dio dovrebbe concedere un tale privilegio? La risposta è scontata: per il bene degli uomini stessi…

Francesco Lamendola

[btn btnlink=”http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/filosofia/9506-le-idee-anticipano-i-fatti” btnsize=”small” bgcolor=”#eded00″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]Fonte Accademia Nuova Italia del 19 settembre 2020[/btn]

 

Note:

  • (1) Alessandro Meluzzi (Napoli, 9 ottobre 1955) è uno psichiatra, criminologo, saggista, accademico e politico italiano. Eletto deputato per Forza Italia nel 1994 e senatore nel 1996, Meluzzi è stato anche membro della massoneria del Grande Oriente d’Italia. Dopo la sua conversione al cristianesimo è divenuto diacono cattolico di rito greco-melchita e poi presbitero della Chiesa ortodossa italiana autocefala (un ramo non riconosciuto dalle altre Chiese ortodosse). Lo stesso anno è diventato primate, metropolita e arcivescovo di tale Chiesa, con il nome ecclesiastico-patriarcale di Alessandro I. Dopo essersi diplomato presso il Liceo Classico “Vittorio Alfieri” di Torino con votazione 60/60, si è laureato in Medicina e Chirurgia con 110/110 e lode presso l’Università degli Studi di Torino, dove si è poi specializzato in Psichiatria con 70/70 e lode. Ha poi lavorato come ricercatore presso il laboratorio del neurofisiologo Henri Laborit all’Hôpital Boucicaut e all’Istituto Pasteur di Parigi. Ha inoltre conseguito il baccellierato in Filosofia magna cum laude presso il Pontificio ateneo Sant’Anselmo di Roma. È sposato con Maria Ardiles e ha una figlia, Maria Araceli. Risiede da molti anni ad Albugnano.
  • (2) Progetto Manhattan (la cui componente militare fu indicata come Manhattan District, in sostituzione del nome in codice ufficiale Development of Substitute Materials) fu la denominazione data ad un programma di ricerca e sviluppo in ambito militare che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche durante la seconda guerra mondiale. Fu condotto dagli Stati Uniti d’America con il sostegno di Regno Unito e Canada. Dal 1942 al 1946 il programma fu diretto dal generale Leslie Groves del corpo del Genio militare degli Stati Uniti.
  • Nel tempo il progetto assorbì l’analogo britannico Tube Alloys. Il Progetto Manhattan iniziò con poche risorse nel 1939 ma crebbe fino ad occupare più di 130 000 persone e costò quasi 2 miliardi di dollari americani. Oltre il 90% dei costi fu impiegato per costruire edifici e produrre materiale fissile, con solo il 10% impiegato per lo sviluppo e la produzione di armi. L’attività di ricerca e produzione ebbe luogo in più di 30 siti diversi negli Stati Uniti, Regno Unito e Canada.
  • Il Progetto Manhattan includeva attività di intelligence sul Programma nucleare militare tedesco. Il personale del Progetto Manhattan, nell’ambito dell’Operazione Alsos, fu inviato in Europa, talvolta oltre le linee nemiche, dove raccolse materiale e documenti del programma tedesco oltre che arruolare scienziati tedeschi. Malgrado le precauzioni prese per tenere segreto il Progetto Manhattan le spie sovietiche vennero a conoscenza delle operazioni condotte dal governo statunitense per la costruzione della bomba atomica.
Fonte

[btn btnlink=”https://www.sapere.it/sapere/strumenti/domande-risposte/storia-civilta/chi-inventato-bomba-atomica.html” btnsize=”small” bgcolor=”#eded00″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]CHI HA INVENTATO LA BOMBA ATOMICA?(N.d.R.)[/btn]

[btn btnlink=”https://nagasakipeace.jp/content/files/minimini/italian/i_gaiyou.pdf” btnsize=”small” bgcolor=”#eded00″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]ESTENSIONE DEI DANNI A HIROSHIMA E NAGASAKI(N.d.R.)[/btn]

 

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