“Ridevamo tanto. Con Gaber, con Jannacci. Ora si ride troppo poco”
LA LIBERTÀ DI RIDERE? UN CRIMINE CONTRO IL POLITICAMENTE CORRETTO
“Ridevamo tanto. Con Gaber, con Jannacci. Ora si ride troppo poco”. O forse non si ride proprio più. Ornella Vanoni, una delle signore della canzone italiana, guarda al tempo che fu e lo confronta con l’attualità. Non è il solito, banale, rimpianto di una gioventù ormai lontana, del consueto “si stava meglio quando si stava peggio”. No, Ornella fa i nomi ed obbliga a pensare. Beh, quasi. Perché di sicuro non proveranno a pensare i chierici del pensiero unico obbligatorio, del politicamente corretto. Ridevano, Gaber e Jannacci. Ora non potrebbero più farlo.

Se Gaber proponesse ora il brano sull’uomo che perde i pezzi, insorgerebbero subito le associazioni degli amputati ed affini. Come se, ai tempi di Gaber, non ci fossero mutilati civili e militari. Che, però, non si offendevano. E riuscivano a sopravvivere i telegrafisti celebrati da Jannacci, come pure i barboni che non pretendevano di essere definiti homeless o “invisibili” o sciocchezze simili. Ormai le canzoni degli autori intelligenti, e pure “impegnati” secondo le definizioni politicamente corrette, possono essere ascoltate solo in privato, in attesa di passare in clandestinità per potersele godere in tranquillità.

Come gli sketch e le barzellette di Walter Chiari. Ma lui era da censurare a prescindere. Uno che, dal palco dei teatri, salutava in modo imbarazzante quelli della Decima. fila. E quel Gaber lì, che riprendeva brani di Céline? Che osava non prostrarsi davanti al politico ucciso dalle Brigate Rosse? E che attaccava pure le Brigate Rosse? Che ironizzava sul Pci e sui neofascisti, sui tecnocrati e sul Vaticano, su Andreotti e sulle “comuni”? Al rogo!
Può sembrare paradossale che, nel pieno degli Anni di piombo, ci fosse comunque la capacità di ridere, di ironizzare, di prendere e prendersi in giro. C’era la liberticida “legge Reale”, c’era la liberticida “legge Mancino”. Eppure, gli spazi di libertà erano infinitamente superiori a quelli attuali. Perché, adesso, non deve neppure intervenire lo stato con i suoi apparati. Ora c’è la polizia del pensiero. Vietato scherzare su qualsiasi cosa perché c’è sempre qualcuno che potrebbe offendersi. Fai ironia sulla Duna? E non pensi alla sofferenza che provochi in chi ha acquistato quell’auto? Prendi in giro la Spagna per la sconfitta ai mondiali? Carogna, ci sono anziani e bambini spagnoli che piangono.
Le minacce su internet di un povero idiota rivolte ad un politico si trasformano in un tentativo di colpo di stato e la casta, unita, invoca interventi. Vietato criticare chi costruisce abusivamente in zone a rischio, vietato criticare i rari politici che fanno abbattere le costruzioni abusive in zone a rischio. Vietato dire a un grasso che è grasso, a uno scemo che è scemo, ad un cattivo che è cattivo perché potrebbe soffrirne.

Ma il criminale numero 1 è sempre lui: Gaber. Perché non solo faceva ridere Ornella Vanoni. Ma, addirittura, osava cantare un inno alla Libertà di ridere. Una bestemmia per i tristi difensori dell’ortodossia attuale.
