“Quando la memoria si fa rito vuoto, tradisce la libertà che voleva celebrare.”

LA MEMORIA CHE TRADISCE SE STESSA
Il Simplicissimus
La memoria del 25 aprile, nata per resistere, oggi si piega e tradisce: da grido di libertà a rituale stanco, da ricordo vivo a maschera del conformismo. Un j’accuse contro chi celebra senza capire, e contro un Paese che si racconta antifascista mentre obbedisce ai nuovi padroni. (f.d.b.)
Per molti anni, anzi fin da quando questo blog esiste non ho mancato di scrivere qualcosa per il 25 aprile, prima nella speranza che facesse da antidoto al berlusconismo imperante, poi che facesse rinsavire la sinistra di governo e infine come memoria che in qualche modo ricordi che questo Paese non è passato da un padrone all’altro senza battere ciglio. Oggi è diventato solo un pretesto – di cui i più ignorano il significato e persino le circostanze – che serve come paravento all’adesione al potere reale di tutta l’affollata e variegata corte dei miracoli di cui questo Paese è ricco: dagli indignati professorini sbarcati sui media e sempre sull’orlo di una crisi di nervi se qualcuno li contraddice, a un milieu politico che recita a soggetto sia la parte che inneggia, sia quella che finge imbarazzo; dai sindacati che sono passati dalla difesa del lavoro al più comodo patronato, ai libertadores da divano o ai nostalgici di qualcosa che non hanno vissuto; da quelli che colgono l’occasione per inneggiare alla guerra infinita del globalismo, ai professionisti del sionismo carsico. Insomma, è una commedia che viene recitata ogni anno, ma di cui si è del tutto perso il senso e oggi serve solo a dare l’impressione che dopotutto l’encefalogramma politico non sia piatto.
Ecco perché non c’è proprio nulla da festeggiare in una memoria che tradisce se stessa. La Liberazione non è dietro le spalle è ancora un obiettivo per il futuro. Per quanto mi riguarda, la nostra situazione non è poi molto lontana dalla foto di apertura scattata proprio in quei giorni di 80 anni fa anche se lo sciuscià che pulisce le scarpe del soldato americano, non rassomiglia al nostro presidente del consiglio.
