”Che fortuna avere la memoria corta
LA MEMORIA CORTA ITALIANA. IL “DITTATORE”
ERDOGAN ORA È UN “CARO AMICO”
Che fortuna avere la memoria corta. Che fortuna avere a che fare con giornalisti pronti a dimenticare tutto pur di festeggiare l’approdo di lady Garbatella su posizioni ora politicamente corrette e, solo un mese fa, assolutamente inaccettabili. Tutto merito di Erdogan. Il leader turco accusato da Draghi di essere un dittatore. Il leader turco accusato dai giornalisti italiani di essere, a seconda delle valutazioni delle rispettive testate, un killer spietato, un antisemita, un corrotto e corruttore, uno che ha truccato le elezioni, un traditore della Nato, un compare di Putin, un indecente maschilista che non ha fatto sedere Ursula von der Leyen. Ma si potrebbe continuare.
Ed ora? Erdogan, uno di noi. Un sincero democratico amico dell’Italia. Il leader di un grande Paese che merita di entrare nell’Unione europea. Un eroico combattente anti Putin e che ha truffato il presidente russo nella vicenda dei prigionieri di Azov.
E lei, lady Garbatella che si batteva contro l’ingresso di Ankara nell’Unione europea, ora fa finta di niente e ribadisce (in realtà non ribadisce perché non lo aveva mai detto) il ruolo fondamentale nel Mediterraneo di questa indissolubile amicizia tra Italia e Turchia.
Se non ci fosse questa ipocrisia di fondo, questa cattiva abitudine della menzogna come prassi politica e giornalistica, non ci sarebbe nulla di male nel voltafaccia di Meloni. Anzi, sarebbe la dimostrazione che, finalmente, inizia a comprendere qualcosa di politica internazionale, perlomeno a livello di Mediterraneo.
Il rapporto con Ankara è indispensabile. Purché non sia condizionato da approcci ideologici fuori luogo. Erdogan non ha “amici”. Si muove su ogni fronte sulla base delle necessità e degli interessi della Turchia (lady Garbatella dovrebbe imparare, invece di muoversi per gli interessi statunitensi). Così ha utilizzato Putin per essere più forte nelle trattative con la NATO. Ed ha ottenuto gli aerei che Washington si rifiutava di consegnargli. Ha tolto il veto alla Svezia ed ha ottenuto mano dura contro i dissidenti – i diritti umani tanto sbandierati dagli europei non valgono nulla se interferiscono con gli aiuti a Zelensky – ed anche un sostegno all’ipotetico ingresso nell’Unione europea.
E dopo il vertice Nato riprenderà come se niente fosse anche il rapporto con Mosca. Perché il mondo non finisce a Vilnius e la Turchia gioca partite internazionali molto più complesse. Gioca su più tavoli ed incassa su ogni tavolo. Mosca ha già chiarito che lo sgarbo sui prigionieri non avrà conseguenze sugli accordi energetici.
Quanto ai chierici della disinformazione italiana, vedranno se conviene o meno riproporre le immagini della povera Ursula in piedi davanti al Sultano di Ankara.