“La Deterrenza Quantistica: quando la NATO esiste solo finché nessuno l’attacca”

LA NATO È COME IL GATTO DI SCHRÖDINGER

Il Simplicissimus

La NATO come il gatto di Schrödinger. La deterrenza nucleare è un equilibrio instabile, una realtà parallela che esiste e non esiste finché nessuno apre la scatola. In questa short story — tra fiction geopolitica e esercizio di immaginazione strategica — assistiamo alla materializzazione di uno scenario finora confinato nella teoria: un lancio improvviso del missile Sarmat dalla taiga russa. In pochi minuti, l’ordine globale implode. La Gran Bretagna è annientata in un lampo, i Paesi europei si ritrovano nudi, spiazzati, paralizzati. E la NATO? È lì e non c’è. È troppo tardi per rispondere, e troppo inutile per contare. Questo racconto mette a nudo la natura quantistica della sicurezza collettiva occidentale: basata su un equilibrio illusorio, su armi che non possono mai essere usate senza annullare chi le usa. Come il gatto di Schrödinger, anche la NATO è viva e morta al tempo stesso — finché qualcuno, in una notte d’inverno, decide di aprire la scatola. (Nota Redazionale)


Sono le due del mattino nell’ampio spazio circondato da conifere nell’immensa taiga russa. Quattro soldati dormono in una sorta di baracca di legno, un altro fuma nei pressi dei due container che fungono da centro di comunicazione e controllo, gli ultimi due sono nella postazione radar mobile assorti sugli schermi di controllo. Davanti a loro si staglia a 200 metri di distanza l’enorme veicolo che trasporta il Sarmat e funge da rampa di lancio: appare un po’ meno nero rispetto alla foresta che freme ogni tanto per un leggero vento intermittente che fa vibrare gli aghi degli abeti. Sembra una nenia antica e ipnotica, ma a quel punto cominciano ad accendersi luci negli schermi, suona un insistente cicalino, la sigaretta viene buttata e diventa una lucciola tra l’erba stentata, quelli che dormono saltano dalle brande e tutti gridano. I motori si accendono e la notte viene sfigurata da luci e rumori metallici. Lentamente l’enorme missile lungo 35 metri comincia ad alzarsi assieme alla sua rampa di lancio come un gigante addormentato mentre i dati affluiscono al computer centrale per determinare il tiro. Poi alla fine il buio viene squarciato da un’enorme fiammata.

Un MZKT-79221, TEL russo sviluppato per il lancio del missile intercontinentale

Il missile parte molto veloce ed è già nella stratosfera quando viene avvistato dai sistemi avversari ma è troppo tardi: il Sarmat ha già cominciato ad assumere traiettorie arbitrarie a una velocità di Mach 20 ed è impossibile intercettarlo. Con sé porta 15 testate nucleari da due megatoni, ognuna delle quali ha sistemi di propulsione autonomi che la fa calare a velocità ipersonica sugli obiettivi designati. Il tempo di una sigaretta e la Gran Bretagna viene totalmente neutralizzata, praticamente cessa di esistere politicamente, economicamente e militarmente. A quel punto non ci sarebbe più nulla da difendere e quindi i Paesi europei della Nato si domanderebbero che senso abbia rischiare la stessa fine, per vendicarsi. E con cosa poi? Con mezzi obsoleti che in alcuni casi non partirebbero nemmeno, considerata la loro vetustà e in molti altri verrebbero intercettati essendo lenti, prevedibili e di certo assai meno veloci delle difese contraeree russe. Gli stessi Usa, si troverebbero ad affrontare distruzioni bibliche.

Ho immaginato questa scena, non perché la Russia abbia alcun interesse ad azioni del genere e anzi è fin troppo paziente e comunque ha mezzi per ottenere gli stessi effetti senza ricorrere al nucleare (vedi Oreshnik), ma perché è una delle chiavi per comprendere a pieno il dramma che si sta svolgendo in questi mesi. Mentre Londra, i Paesi baltici, la Francia e ultimamente la Germania cercano di mettere in atto ogni genere di provocazione per impedire a tutti i costi la fine del conflitto ucraino, secondo i desiderata dei poteri globalisti che ormai hanno la loro testa in Europa, c’è anche il terrore che la Nato possa non seguirli. L’articolo 5 del patto atlantico stabilisce che, in caso di attacco contro un membro della Nato, gli altri Paesi si consultino per andare in soccorso di quello in difficoltà, ma ogni nazione può scegliere in proprio che tipo di aiuto offrire, il che potrebbe tradursi in un appoggio minimo o simbolico. Insomma non c’è alcun obbligo di entrare a propria volta in guerra. La clausola fu ovviamente voluta dagli Usa, che dettarono l’intero schema del trattato, perché volevano gestire l’Alleanza a proprio piacimento e senza rischiare di essere trascinati in problemi creati da qualche alleato. Poiché l’unica vera forza militare era quella americana, e Washington non era costretta ad usarla, aveva il pieno controllo della situazione.

Ma nel nuovo contesto e con gli Stati Uniti che di certo non vogliono un conflitto con la Russia per compiacere qualche repubblichetta baltica, la Nato è ormai come il gatto di Schrödinger, esiste e non esiste mentreundefined solo l’apertura della scatola, ovvero uno stato di guerra diretto e non per procura, può dimostrarlo. Non è certo un caso che alla fine, di fronte alla sconfitta in Ucraina e a quella parallela di un inquilino della Casa Bianca a cui si poteva far firmare e far dire qualsiasi cosa, si tenta una sorta di patetica sub alleanza tra “volenterosi”. E del resto mentre Macron si veste da Napoleone, anche se ha evidenti problemi di abusi familiari, se ne è stato zitto quando i russi gli hanno affondato una nave carica di armi a Odessa. In realtà ciò che si può constatare è che mentre la Nato agonizza dopo che le sue unghie sono state tagliate, si vanno delineando le future alleanze e sfere di influenza all’interno dell’Europa, il che è anche una campana a morto per l’Ue. Ci sono vari poli in sofferta formazione che vanno dalla ventilata alleanza scandinava che già litiga prima ancora che si faccia, una sorta di patto tra Ungheria e Serbia, una grande Polonia con attaccati gli stati baltici con Francia, Germania e Gran Bretagna che cerano di egemonizzare tali processi, ma che alla fine non ci riusciranno.

Se la politica non può ammettere gli errori, se i governi non riescono a proporre alternative, poiché non hanno una visione strategica, se troppi temono di essere fuori del coro, le tensioni si fanno strada lo stesso attraverso la frammentazione. La Nato non ha mai dovuto affrontare problemi di tale portata non risolvibili a livello multilaterale quale quello che sta emergendo dopo decenni di assolutismo americano. Di certo il mero desiderio di non perdere o di non apparire perdenti, non può sostituire una catena di pensiero e di azione che non esiste più da almeno quarant’ anni. avvelenata dal globalismo.

Redazione

 

 

 

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