”L’attentato a Mosca contro Alexander Dugin
LA RABBIA E IL DISGUSTO
Mi sveglio verso le 3,30 di notte. Probabilmente i gatti hanno combinato qualche guaio rompendo il mio sonno.
A questo punto, però, tornare a letto è difficile. Mi faccio il primo caffè. Vado in terrazza a fumare una sigaretta. L’aria è fresca. Profuma già di settembre…
Poi, pigramente, più che altro per abitudine, do un’occhiata allo smartphone. E vedo la notizia. A questo punto anche l’ultima ombra di sonno è svanita.
L’attentato a Mosca. Contro Alexander Dugin. Fallito, per puro caso. Ma è morta sua figlia, Darya. Una giovane donna di trent’anni.
I post cominciano a succedersi in modo vorticoso. Escono le grandi agenzie. I grandi quotidiani.
Notizia già sterilizzata. Nessun riferimento, neppure un’ipotesi su autori e mandanti dell’attentato. Sembra, quasi, che più di una bomba si sia trattato di un fulmine inevitabile, giunto dal cielo. Casuale. O ira di Zeus…
Nessun accenno di sdegno. Men che meno di dolore. Anzi. Invece di parlare della viltà dell’attentato – che ricorda, come metodo ed esecuzione, quello di Capaci – si tende a sottolineare che Dugin è l’ideologo di Putin. Un ultranazionalista. Responsabile di avere ispirato l’invasione dell’Ucraina…
Un coacervo di menzogne. Che dimostra soltanto l’ignoranza di coloro che le scrivono, spesso penne importanti del giornalismo italiano. E non solo.
Dugin non è un nazionalista. Anzi… è il teorico del nuovo Eurasismo, che sogna una grande unità di popoli e culture diverse tra Asia ed Europa. Ed è un tradizionalista. Che detesta il nazionalismo come espressione di una modernità deteriore. E combatte contro un ordine mondiale governato dalla alta finanza speculativa. Che distrugge le culture e le differenze, in nome del profitto.
Quanto all’essere consigliere dello Zar e responsabile della guerra… beh, è cosa addirittura risibile. Dugin è un filosofo. Un intellettuale. Senza cariche o potere politico alcuno. Putin un politico e un pragmatico. Non è certo stata la lettura di un trattato filosofico a spingerlo, o meglio costringerlo, a scendere in campo….
Ma a parte questo, vi sembra legittimo ciò che è avvenuto? Un attentato in stile mafioso – e credo di dover chiedere scusa alla Mafia – nel centro di una città? L’uccisione di una ragazza che aveva l’unica colpa di essere figlia di suo padre? E di tutti gli altri coinvolti nell’attentato?
Se fosse avvenuto a Parigi, Londra, Roma staremmo urlando al terrorismo. Stracciandoci vesti e capelli, e sproloquiando della barbarie degli attentatori. Della loro efferata crudeltà…
E, invece, qui, silenzio. È esplosa una bomba, è morta Darya Dugin. Punto.
Naturalmente vi sarà presto chi sosterrà che il colpevole è, comunque, Putin. I russi sono soliti uccidersi fra loro. Altri, diranno che sono stati gli ucraini, per giusta ritorsione.
L’unica verità è, invece, che il Mondo Occidentale utilizza sistematicamente verso i suoi nemici sistemi che, se utilizzati da altri, vengono bollati come terrorismo. E non da oggi. Ricordate il tentativo di eliminare Gheddafi con un raid aereo statunitense? Il Colonnello si salvò per caso. Morirono in molti. Tra cui sua figlia, di 6 anni. Erano gli anni di Reagan.
E, la ben più recente eliminazione con un drone del generale iraniano Süleymani?
E…potrei continuare a lungo. Ma servirebbe a poco.
L’arroganza occidentale è quella di credersi in diritto di fare ciò che considera criminale se fatto da altri.
E questo perché lo si fa in nome della democrazia e della libertà. La democrazia che pretende di decidere chi debba governare in casa d’altri.
La libertà che è stata negata ai cittadini europei, e soprattutto italiani, per oltre due anni. E non una libertà astratta. Libertà concrete, elementari. Di lavorare, di uscire di casa. Di vivere. Neppure Stalin si era mai spinto a tanto.
Però noi occidentali andiamo orgogliosi della nostra superiorità morale. Che è solo ipocrisia. Ed è proprio questo che mi provoca rabbia. E, ancor di più, conati di disgusto.
Sono certo che non vi sarà politico, intellettuale di spicco, importante giornalista italiano che si permetterà anche solo una parola di riprovazione per l’attentato di Mosca.
Bene così. Continuiamo così, compiaciuti di noi stessi. Senza vergogna.
Poi, prima o dopo, ce ne accorgeremo.
Dio non paga il sabato. Ma prima o poi paga…
Le mie più sentite condoglianze ad Alexander Dugin e alla sua famiglia.
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