Come i grandi magazzini hanno trasformato il commercio e il nostro modo di vivere

LA RIVOLUZIONE DEI GRANDI MAGAZZINI

Redazione Inchiostronero

Dai piccoli negozi artigianali ai grandi spazi di lusso accessibili a tutti: nel XIX secolo, la nascita dei grandi magazzini non rappresentò solo un’innovazione commerciale, ma una vera e propria rivoluzione culturale. Grazie alla visione di imprenditori come Aristide Boucicaut, lo shopping divenne un’esperienza gratificante e moderna, capace di influenzare la società, l’economia e il modo stesso di vivere le città


Nel 1853 un giovane visionario di nome Aristide Boucicaut aprì a Parigi un negozio che cambiò le regole del commercio.

Nei primi decenni del XIX secolo, fare acquisti nelle città europee era un’esperienza ben diversa da quella odierna. La varietà di scelta e la comodità che oggi diamo per scontate erano allora lontane dalla realtà. Da un lato, le strade erano costellate di piccoli negozi specializzati, ognuno dedicato a un unico prodotto: mercerie, profumerie, gioiellerie. Dall’altro, le bancarelle itineranti popolavano fiere e mercati, offrendo merci più economiche, ma spesso di qualità incerta.

Per la clientela più facoltosa, però, lo shopping avveniva in modo molto diverso. L’alta borghesia preferiva evitare la confusione dei mercati, scegliendo invece di ricevere mercanti e artigiani direttamente nelle proprie case. Sarti, calzolai e altri artigiani venivano convocati per prendere ordini su misura, ma questo approccio, per quanto esclusivo, aveva i suoi limiti. L’offerta era ridotta, i prezzi fluttuavano in modo imprevedibile e ogni acquisto richiedeva lunghe trattative che spesso mettevano alla prova la pazienza degli acquirenti.

Decine di signore visitano i reparti dei grandi magazzini Au Bon Marché nel 1875. Incisione Foto- Rue des Archives : Album

In questo panorama, la comparsa dei grandi magazzini rappresentò una vera e propria rivoluzione. L’idea di Boucicaut di creare “un luogo dove tutto fosse disponibile per tutti” (cit. Aristide Boucicaut, archivio storico del Bon Marché) introdusse un concetto radicalmente nuovo. I clienti potevano passeggiare tra i reparti, osservare liberamente la merce esposta e, soprattutto, beneficiare di un’innovazione fondamentale: i prezzi fissi. Come osservato dallo storico Michael Miller, “i grandi magazzini permisero alle masse di partecipare a una nuova forma di consumo in cui l’accessibilità e la trasparenza erano centrali”. (1) Non era solo una questione di merce: i grandi magazzini rivoluzionarono l’intero concetto di esperienza d’acquisto. Gli ambienti lussuosi, spesso ispirati a palazzi e teatri, elevavano l’atto del comprare da necessità quotidiana a piacere. Come scrive Émile Zola nel romanzo Al paradiso delle signore (1883), “i grandi magazzini non vendono solo oggetti, vendono sogni”.

Le innovazioni dei grandi magazzini
La forza dei grandi magazzini non risiedeva unicamente nell’ampia offerta di prodotti. Essi introdussero una serie di innovazioni che avrebbero influenzato per sempre il mondo del commercio. Tra queste, la pubblicità giocò un ruolo cruciale: manifesti e cataloghi iniziarono a circolare in tutta Europa, creando desideri e anticipando mode. Il Bon Marché fu tra i primi a investire in campagne pubblicitarie su larga scala, anticipando il concetto di marketing moderno.

Altra invenzione geniale fu la politica di “soddisfatti o rimborsati”, una garanzia che contribuì a fidelizzare i clienti. Non meno importante, l’introduzione delle vendite stagionali, come i saldi, trasformò l’idea di consumo: “Il cliente tornava non per necessità, ma per opportunità”, osserva l’economista Rosalind Williams (2)nel suo studio su consumo e modernità.

Il cliente prima di tutto
La situazione iniziò a cambiare radicalmente a metà del XIX secolo. Con la Rivoluzione industriale, le grandi capitali europee videro crescere una fiorente borghesia che, con maggiori disponibilità economiche, non si accontentava più delle vecchie modalità di acquisto. Questa nuova classe sociale non solo desiderava seguire le mode, ma richiedeva anche accesso a una vasta gamma di piccoli e grandi lussi che fino a poco tempo prima erano stati appannaggio esclusivo dell’aristocrazia.

I negozi tradizionali, con la loro offerta limitata e le modalità d’acquisto poco flessibili, non erano più in grado di soddisfare queste esigenze crescenti. Per rispondere a questa nuova domanda, cominciarono a comparire formule commerciali innovative: a Parigi, ad esempio, nacquero i passaggi coperti, eleganti gallerie commerciali ospitate all’interno di immobili, dove i clienti potevano passeggiare al riparo dalle intemperie. Altrettanto popolari furono le boutiques de nouveautés, piccoli bazar specializzati in articoli alla moda e rivolti a una clientela selezionata.

Ma la vera rivoluzione avvenne a metà del XIX secolo, con la nascita di un nuovo tipo di stabilimento commerciale: i grandi magazzini. Qui, per la prima volta, i clienti potevano trovare un’ampia varietà di prodotti sotto lo stesso tetto, senza la necessità di spostarsi da un negozio all’altro. Questi spazi offrivano un’esperienza d’acquisto senza precedenti: un’atmosfera confortevole ed elegante, prezzi esposti chiaramente e personale numeroso e attento, in grado di assistere i clienti senza risultare invadente.

Grazie al contatto diretto con i clienti, Boucicaut apprese in quegli anni a conoscerne bene la psicologia e poté sperimentare in prima persona tutti i fattori che influenzano la vendita di un articolo. Dimostrando quello spirito d’iniziativa che caratterizzerà tutta la sua vita, convinse i proprietari di Au Bon Marché a ristrutturare lo stabilimento e a organizzare al suo interno una serie di reparti in grado di fornire tutto ciò di cui un potenziale cliente potesse aver bisogno.

Nei magazzini si potevano trovare abiti, cappelli, ombrelli, guanti, borse, valigie e altri articoli disponibili in varie misure e che andavano incontro ai gusti degli acquirenti. L’esperienza fu accolta con tale entusiasmo che nel 1853, dopo aver fondato una società insieme ai suoi precedenti datori di lavoro, Boucicaut decise di trasferire la sua attività commerciale in una struttura più grande situata in piena rue de Sèvres. Il nuovo complesso commerciale conservò il nome Au Bon Marché.

Il piacere di consumare
Vero pioniere del marketing moderno, Aristide Boucicaut trasformò l’atto del fare acquisti in un’esperienza piacevole e gratificante, ben oltre la semplice soddisfazione di bisogni concreti. La sua attività commerciale si rivolse principalmente al pubblico femminile, all’epoca il vero motore degli acquisti domestici. Tuttavia, per evitare che gli accompagnatori maschili si spazientissero durante le lunghe ore dedicate allo shopping, Boucicaut ebbe un’idea innovativa: allestì piccoli caffè all’interno del negozio, dove gli uomini potevano leggere, fumare o sorseggiare una bevanda in tranquillità.

Nemmeno i bambini vennero trascurati: per le madri che portavano con sé i propri figli, erano previsti omaggi come palloncini o caramelle. Questi piccoli gesti trasformavano i più piccoli in inconsapevoli “alleati”, pronti a convincere le madri a tornare in negozio. Boucicaut comprese così che creare un ambiente accogliente per tutta la famiglia avrebbe garantito una clientela fedele e regolare.

Nei grandi magazzini Au Bon Marché, inoltre, per la prima volta nella storia i clienti potevano godere di un’esperienza d’acquisto completamente nuova. Non solo era possibile osservare da vicino i prodotti, ma anche leggerne i prezzi chiaramente indicati sulle etichette. Questo semplice cambiamento rivoluzionò le abitudini dell’epoca, eliminando l’usanza – spesso considerata scomoda – di contrattare sul prezzo con i venditori.

Comodamente sedute, alcune signore osservano paia di guanti. Solleciti commessi sono pronti ad assisterle in diverse lingue Foto- Mary Evans : Age Fotostock

A tutto ciò si aggiungevano cartelloni pubblicitari accattivanti, che riportavano ovunque il nome del negozio, e sconti stagionali su articoli selezionati, un’altra novità assoluta per il tempo. I commessi, inoltre, venivano accuratamente formati non solo per assistere i clienti, ma anche per offrire consulenze gratuite e personalizzate, aiutando le acquirenti a individuare i prodotti migliori per le proprie esigenze. In questo modo, il negozio non era solo un luogo di vendita, ma un vero e proprio spazio di servizio e attenzione al cliente.

Boucicaut voleva che la struttura fosse un luogo confortevole e accogliente. Per questo motivo curò con particolare attenzione gli arredi e fece installare degli ascensori che facilitavano gli spostamenti da un piano all’altro. I grandi magazzini erano anche dotati di enormi vetrine che di notte restavano accese allo scopo di pubblicizzare i prodotti. Venne pure introdotta la consegna a domicilio per invogliare la clientela a comprare un maggior numero di articoli senza doversi preoccupare del trasporto.

Lavoratori soddisfatti
Le straordinarie capacità imprenditoriali di Aristide Boucicaut non si limitarono alla ristrutturazione e all’innovazione del grande magazzino. Determinato a stimolare ulteriormente gli acquisti, Boucicaut introdusse una novità assoluta: le vendite per corrispondenza tramite catalogo, che consentivano ai clienti di ordinare comodamente da casa e, in caso di insoddisfazione, restituire gratuitamente i prodotti. Questo approccio visionario ampliò la portata del suo commercio, portando la rete commerciale del Bon Marché dalle principali città francesi fino agli angoli più remoti d’Europa e d’America.

Dei carri trainati da cavalli davanti ai magazzini Au Bon Marché attendono di effettuare le consegne a domicilio. Foto del 1900 Foto- AKG : Album

Ma Boucicaut non si fermò qui. Ispirandosi alla teoria socialista cristiana del politico e sacerdote Félicité Robert de Lamennais, mise in atto una serie di politiche rivoluzionarie per il benessere dei suoi circa 1.790 dipendenti, anticipando di decenni molte conquiste sociali moderne. Tra i benefici offerti figuravano il congedo di maternità retribuito, l’indennità di malattia e l’assegnazione di alloggi per i lavoratori all’interno o nei pressi del magazzino, per favorire un equilibrio tra lavoro e vita privata. Boucicaut si preoccupava persino di sostenere la crescita personale dei suoi dipendenti, incoraggiandoli a studiare le lingue straniere per accogliere al meglio i clienti provenienti da ogni parte del mondo. Non mancavano nemmeno piccoli ma significativi riconoscimenti: ad esempio, regali in occasione delle nozze dei lavoratori, che rafforzavano il legame tra azienda e personale.

L’impatto di queste innovazioni andò ben oltre il Bon Marché. Il modello creato da Boucicaut contribuì a consolidare il prestigio internazionale dell’industria della moda francese, attirando clienti da ogni dove, e facilitò l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro. Molte di loro trovarono impiego come commesse, sarte e ricamatrici, rompendo gradualmente gli schemi tradizionali dell’epoca.

Il successo e l’innovazione del Bon Marché ispirarono anche il mondo della letteratura. Nel 1883, Émile Zola pubblicò il romanzo Al paradiso delle signore, in cui il protagonista, Octave Mouret, rappresenta un chiaro alter ego di Boucicaut. Il grande magazzino descritto nel libro – che dà il titolo all’opera – rispecchia fedelmente l’atmosfera unica del Bon Marché:

«Dalle otto del mattino il Paradiso delle Signore risplendeva ai raggi di quel sole luminoso nel fasto del grande lancio delle novità invernali. Le bandiere che sventolavano sulla porta e le pezze di lana che sbattevano nell’aria fresca del mattino animavano place Gaillon di un festoso tumulto da fiera; lungo le due vie, le merci in esposizione componevano sinfonie di toni squillanti, ravvivate dai lucidi cristalli delle vetrine. Era un’orgia di colori, un’ebbrezza che irrompeva nella strada […] Tutti potevano entrare in quello spazio completamente dedicato al consumo, quanto meno per rallegrarsi gli occhi».

Con questa visione rivoluzionaria, Boucicaut non solo cambiò per sempre il mondo del commercio, ma tracciò un nuovo sentiero nel rapporto tra azienda, lavoratori e società.

Catalogo dei giocattoli dei magazzini Au Bon Marché. 1911 Foto- Mary Evans : Age Fotostock

I grandi magazzini in Europa
L’esempio rivoluzionario di Aristide Boucicaut non tardò a ispirare altri imprenditori in tutto il continente. A Londra, nel 1835, aprì Harrods, inizialmente come un semplice negozio di alimentari nel distretto di Stepney. Nel 1849, con il trasferimento a Knightsbridge, Harrods iniziò una fase di rapida espansione, favorita anche dal boom edilizio che stava trasformando il quartiere in una zona di prestigio. Grazie alla crescente domanda da parte dei clienti, il negozio si evolse rapidamente, diventando uno dei primi grandi magazzini di lusso al mondo, simbolo dello shopping esclusivo londinese.

In Italia, fu Milano la prima città a rispondere alla sfida lanciata da Boucicaut. Nel 1877 i fratelli Bocconi affittarono l’Hôtel Confortable, dove installarono i loro grandi magazzini, inizialmente sotto l’insegna Aux Villes d’Italie, che nel 1880 fu italianizzata in Alle città d’Italia. Questo progetto commerciale, precursore della moderna Rinascente, riuscì a trasformare la moda in un fenomeno non solo culturale, ma anche economico, con un impatto significativo sul panorama produttivo del Paese.

Anche il Mezzogiorno accolse presto l’innovazione. A Napoli, il 5 ottobre 1889, i fratelli Mele, ricchi proprietari terrieri e commercianti, inaugurarono i loro grandi magazzini. Ispirati dai viaggi a Londra e Parigi, i grandi magazzini Mele portarono nel capoluogo partenopeo un modello di grande distribuzione che non solo cambiò il volto del commercio locale, ma contribuì alla modernizzazione economica della città.

Con il tempo, anche in Italia emersero grandi magazzini orientati a un pubblico più ampio. Nel primo dopoguerra, progetti come la UPIM (Unico Prezzo Italiano Milano), che aprì il suo primo negozio a Verona nel 1928, e la Standa, fondata a Milano nel 1931, resero lo shopping accessibile anche alle classi medie, portando il modello dei grandi magazzini a uno stampo più popolare e diffuso.

Alla fine del XIX secolo altri Paesi videro la nascita di grandi stabilimenti molto conosciuti ancor oggi. Negli Stati Uniti un altro visionario capace di trasformare il commercio tradizionale fu Franklin W. Woolworth, che fondò nel 1879 la prima sede di quella che sarebbe diventata una catena di grandi magazzini. La peculiarità di Woolworths era che tutta la merce veniva venduta a due unici prezzi: 5 o 10 centesimi. I grandi magazzini Bloomingdale’s invece nacquero nel 1872, mentre nel 1902 Macy’s inaugurò a New York «il negozio più grande del mondo».

Queste nuove esperienze commerciali non sarebbero state possibili senza l’intuizione imprenditoriale e l’innovativa concezione del mercato di quel giovane provinciale francese di nome Aristide Boucicaut.

 Conclusione
La nascita dei grandi magazzini segnò l’inizio di una nuova era per il commercio. Questi luoghi non furono solo spazi per comprare, ma simboli di una società che si stava trasformando, aprendo le porte al consumismo moderno. Ispirati dall’idea di offrire “tutto per tutti”, visionari come Aristide Boucicaut non solo cambiarono le regole del commercio, ma influenzarono profondamente il nostro rapporto con il consumo e con il concetto stesso di desiderio.

Riccardo Alberto Quattrini

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

(1) Michael Miller, The Bon Marché: Bourgeois Culture and the Department Store, Princeton University Press, 1981.

(2) Rosalind Williams, Dream Worlds: Mass Consumption in Late Nineteenth-Century France, University of California Press, 1982.

  1. Archivio storico del Bon Marché, Parigi.

 

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