Il capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa tra mito, seduzione e nostalgia

Sono Lighea, sono figlia di Calliope. Non credere alle favole inventate su di noi: non uccidiamo nessuno, amiamo soltanto.

LA SIRENA, UN RACCONTO MAGICO ED EROTICO

Giuseppe Tommasi di Lampedusa

Federica Funaro

Magia, seduzione e nostalgia: “La Sirena”, il racconto più visionario ed erotico del Novecento italiano


È uno dei racconti più straordinari, visionari ed erotici della letteratura italiana del Novecento, ma è anche uno dei meno conosciuti nonostante la recente rilettura scenica realizzata dal noto attore Luca Zingaretti. Parliamo di La sirena, il racconto lungo dello scrittore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, celebre autore del long-seller Il Gattopardo. Il racconto, noto anche con il titolo di Lighea, dal nome della sirena, fu scritto negli ultimi mesi di vita, quando Tomasi di Lampedusa era già a conoscenza della grave malattia che lo condusse alla morte, per cui l’opera assume il carattere di testamento spirituale. Venne poi pubblicato postumo da Feltrinelli, nella raccolta I raccontinel 1961.

Tomasi di Lampedusa

L’ars poetica di Tomasi di Lampedusa

La narrazione di La sirena si sviluppa su due livelli: uno realistico, che ha per protagonista il giovane giornalista siciliano Paolo Corbera, impiegato a La Stampa di Torino e uno di carattere fantastico, nel quale si racconta l’amore fra un giovane uomo e una sirena. La seconda parte del racconto è quella che apre le porte ad una dimensione soprannaturale, popolata di allusioni simboliche ed erotiche e di implicazioni psicologiche, che ne fanno una struggente meditazione sull’amore e sulla morte.

Si tratta di una vicenda nella quale il piano reale e quello fantastico si intrecciano grazie a quella affascinante figura mitologica la cui origine si perde nella notte dei tempi, archetipo femminile primordiale, simbolo sublime e contraddittorio di passione bestiale e divina, di attrazione e terrore. Il racconto si pregia di un linguaggio assai evocativo che permette al lettore di ascoltare la risacca del mare, di assaporare i ricci dalle forme voluttuosamente erotiche, di riempirsi gli occhi dei colori di Sicilia, di sentire lo scirocco bruciare la pelle.

Il carattere doppio si riversa anche nello stile narrativo in bilico tra realismo e fantasia. Proprio la contaminazione della fantasia farà sì che verità e mito si compenetrino a pieno.

Scrittura raffinata ed elegante, ogni riga trasuda sensualità e si riveste di riferimenti alla Grecia classica. Questo tratto conferisce al racconto un particolare afflato emotivo di affetti e passioni, lontani nel tempo, fluttuanti in uno spazio della memoria senza ascisse e ordinate. Il suo carisma è intenso e suadente, favoloso come una ninnananna. L’ars oratoria di Lampedusa è quanto mai lontana dalla retorica fossile: narra del tempo mitico in cui gli dèi parlavano agli uomini e di un erotismo cosmico, in cui la mitologia antica ripercorre quell’unità fra eros e natura divina che il Cristianesimo ha cercato di estromettere dalla nostra storia.

Edvard Munch, La signora dell’acqua (1896)

«La sirena»: per una sinossi

Torino, 1938: Paolo Corbera è un giovane giornalista, impegnato a dissipare le proprie energie tra il lavoro a La Stampa e svariati flirt. Il giorno in cui due delle tante amanti scoprono il suo comportamento e lo lasciano, l’uomo comincia a passare il tempo libero in un caffè di via Po:

La Ciura, infatti, a più riprese e in più occasioni, narra al giovane giornalista episodi della sua vita, fino a fargli la più intima confidenza. Era ancora giovane quando, durante una vacanza solitaria in Sicilia, ad Augusta, attirata dalla sua voce che declamava versi in greco antico, una sirena si arrampicò sulla sua barca. Lighea, creatura ibrida e immortale, gli promise un amore sovrumano.

 

Giulio Aristide Sartorio, La sirena (1893)

Lighea

Ecco con quali parole misteriose ed erotiche il narratore evoca il ricordo dell’incontro con la creatura immortale:

Lighea, suadente, priva di inibizione, forte della sua immortalità, creatura del mare, principio e fine, nascita e morte, voce e silenzio, è il simbolo dell’erotismo supremo. La sua ferinità è la sua forza e il fulcro della sua sensualità.

Il vecchio professore manifesta una sapienza quasi negromantica: ci parla di rivelazioni, fa allusioni misteriose, mentre rivela una cultura classica non limitata a pura erudizione, ma ricca di una vera passione carnale. Passione che durerà per quasi un mese, finché…

«La sirena», l’arcano di una fiaba moderna

Legata alla figura di Lighea è l’idea di un amore sovrumano, ma anche quella della morte, in un intreccio fra Eros e Thanatos che sembra riportarci alla morte del protagonista del Gattopardo, anch’egli mosso dal medesimo anelito. La Sirena, però, è il simbolo della vita, della bellezza, dell’amore immortale. E, infatti, quella di Tomasi di Lampedusa appare come una ricerca di amore, vita e bellezza che dura oltre la morte, attraverso una figura, quella della sirena, pontefice dei regni del “prima” e del “poi”, con la morte a fare da spartiacque. Emblematico, in tal senso, è il misterioso destino del vecchio professore, che non vi sveliamo per lasciare che siate voi a scoprirlo con la lettura di questa fiaba moderna, in cui si adombra un arcano che attende solo d’essere rivelato.

Federica Funaro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Descrizione

Nei due estremi e intensissimi anni della sua vita (1955-57) Giuseppe Tomasi di Lampedusa mise insieme non solo gli otto capitoli del “Gattopardo”, ma anche tre racconti e uno scritto di carattere autobiografico. Solo recentemente, però, in seguito al ritrovamento di alcuni manoscritti originali, è stato possibile sottoporre i testi brevi a una rigorosa verifica filologica e, in particolare, ricostruire nella loro interezza i “Ricordi d’infanzia”, che ora acquistano una maggiore corposità. Il presente volume si apre appunto con i “Ricordi d’infanzia”, scritti nell’estate del ’55, che, come spiega Gioacchino Lanza Tomasi nella prefazione, “ci dischiudono il laboratorio dello scrittore al tempo del ‘Gattopardo'”. Segue “La gioia e la legge”, un breve apologo, perfetto di tono e di misura. Ma il racconto più celebre della raccolta è senza dubbio “La Sirena” (precedentemente con il titolo imposto dalla vedova dell’autore, “Lighea”), scritto dopo una gita lungo la costa meridionale della Sicilia. Al centro della favola, al limite tra il reale e il surreale, si accampa un personaggio formidabile: il vecchio professor La Cura, il quale, da giovane, conobbe l’amore della Sirena, e non poté più gustarne altro. Chiude il libro “I gattini ciechi”, che, dei tre racconti, è il più vicino come materia al “Gattopardo”, sebbene sia nato come capitolo iniziale di un nuovo romanzo, del quale ha mantenuto il titolo. Introduzione di Gioacchino Lanza Tomasi.

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