”Agatha Christie non andò mai a scuola, eppure è diventata la più grande scrittrice di gialli di tutti i tempi.
Nata il 15 settembre 1891 a Torquay (Gran Bretagna), figlia minore del matrimonio di Fred Miller (Miller è il suo vero cognome) e Clara Boehmer. Da bambina aveva un carattere timido e ritirato, e rifiutava le sue bambole per giocare con amici immaginari. Suo padre, che viveva affittando appartamenti, passava la giornata a giocare a carte e morì quando lei aveva 11 anni, lasciando la moglie e i figli in bancarotta Agatha crebbe dunque in una famiglia borghese e non avendo frequentato alcuna scuola, viene istruita dalla madre, Clara Boehmer, donna della buona società e nonché dalla nonna e dalle governanti di casa. Tornata da Parigi dopo aver tentato gli studi per diventare una cantante lirica, conosce Archibald Christie, colonnello della Royal Flying Corps, con cui si fidanza.
Nel 1920 le venne l’idea, lavorando in un ospedale, come assistente nel dispensario, a contatto con i veleni, per il suo primo romanzo giallo che vedeva come protagonista l’investigatore belga Hercule Poirot, “Poirot a Styles Court”. Attraverso le avventure di quest’ultimo e dell’arzilla vecchietta Miss Marple fece la storia del genere “giallo/poliziesco”, influenzando generazioni di scrittori. Si misurò anche con il “romanzo rosa” pubblicando sei opere sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott. Ricordata per capolavori assoluti come Assassinio sull’Orient Express e “Dieci piccoli indiani”, è, dopo Shakespeare, la scrittrice inglese più tradotta di sempre e i suoi romanzi hanno ispirato numerose versioni cinematografiche.
Ecco a voi Hercule Poirot.
Doveva essere un ispettore per avere una buona conoscenza del crimine. Doveva essere anche meticoloso e molto ordinato, decisi, mentre mi affaccendavo a raccogliere una serie di oggetti che avevo seminato nella mia stanza. Un omino preciso, con la mania dell’ordine, della simmetria, e una netta propensione per le forme quadrate piuttosto che per quelle tonde. E poi molto intelligente, con il cervello pieno di piccole cellule di materia grigia… ah, che bella frase, non dovevo dimenticarla. Bisognava anche che avesse un nome importante, un nome che non sarebbe sfigurato nella famiglia Holmes. Già, perché loro quanto a nomi… Come si chiamava il fratello di Sherlock? Mycroft, nientemeno. E se l’avessi chiamato Hercules? Hercules mi parve un ottimo nome per un omino così. Trovargli un cognome era più difficile. Non so assolutamente perché scelsi Poirot, se fu una folgorazione o se lo lessi su qualche giornale. Comunque mi parve buono, anche se non si legava bene con Hercules. E se fosse stato Hercule? Hercule Poirot… perfetto, grazie a Dio, era fatta.
Agatha Christie.
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La tragedia di Marsdon Manor. Titolo originale: The Tragedy at Marsdon Manor. Pubblicato per la prima volta su «The Sketch» il 18 aprile 1923.Traduzione di Lydia Lax.
Trama.
La tragedia di Marsdon Manor Il locandiere di un paesino di provincia, fantasioso giallista dilettante, e incapace di trovare un finale all’ultimo intricatissimo romanzo uscito dalla sua penna: tutti i personaggi hanno un alibi di ferro! Per venirne a capo, pensa di consultare nientemeno che Hercule Poirot, che – vittima di un malinteso – si precipita a offrirgli il suo aiuto. Tempo sprecato? Macché! Entro ventiquattr’ore Poirot è coinvolto casualmente nelle indagini sulla morte improvvisa di Jonathan Maltraves, un possidente di campagna stroncato da un’emorragia interna mentre passeggiava nel parco della sua imponente villa: Marsdon Manor.
Morte naturale o omicidio? È quello che Poirot intende scoprire. Doppio indizio Mai l’ispettore capo Japp si è trovato così in difficoltà. Nel giro di un mese sono già tre i clamorosi casi di furto di gioielli rimasti insoluti. Per forza: ogni volta i presenti erano solo conti, duchi e nobildonne della migliore società._Personaggi ricchi, influenti e illustri. Insomma: sospetti impossibili.
L’intervento di Poirot, più che auspicabile, è indispensabile.
Non appena il genio belga entra in scena, ecco che un nuovo ingente furto viene commesso ai danni del noto collezionista di gioielli Marcus Hardman. Fra i quattro principali sospetti vi è questa volta un’affascinante contessa russa, Vera Rossakoff, le cui ineffabili grazie sembrano distrarre Poirot dalle indagini.
Così il direttore della Compagnia di Assicurazioni Northern Union chiede al suo amico Poirot di investigare sul caso del possidente Maltraves, anche perché, poche settimane prima aveva stipulato un’assicurazione sulla vita per cinquantamila sterline. Inoltre girano delle voci secondo cui l’uomo – il signor Maltravers – aveva delle difficoltà finanziarie e quindi l’assicurazione gli serviva, una volta suicidatosi, in modo da mettere la giovane e bellissima moglie in una buona posizione economica. L’investigatore belga e Hastings si mettono in viaggio per Marsdon Manor in Essex, dove è stato trovato il cadavere dell’uomo, a terra e con accanto un fucile per cornacchie. I due parlano con la vedova ma non riescono a trovare niente di strano, pertanto se ne stanno per andare quando arriva il Capitano Blake. Un giardiniere che dice a Poirot che l’uomo è venuto in visita anche il giorno prima di quello in cui Maltravers è morto. L’investigatore decide allora di parlare anche con il Capitano, e riesce a fargli dire che sapeva di un uomo che si era suicidato con un fucile per cornacchie in Africa, quando lui si trovava là. Poirot capisce che questa storia, che il Capitano aveva raccontato a tavola il giorno prima della morte, aveva dato alla signora Maltravers l’ispirazione per uccidere il marito. L’aveva così indotto a dimostrarle come il contadino africano della storia si era messo la pistola in bocca, poi aveva premuto il grilletto e il dottore locale, senza sospettare nulla, aveva certificato la morte naturale, avendo trovato solo del sangue sulle labbra dell’uomo. Poirot, per far confessare la donna, usa un attore che impersonifica il signor Maltravers, inducendo così la giovane terrorizzata a raccontare tutto.
La tragedia di Marsdon Manor
Ero stato chiamato fuori città per qualche giorno e al mio ritorno trovai Poirot intento a chiudere le cinghie della sua valigetta.
«À la bonne heure, Hastings. Temevo che non sareste tornato in tempo per accompagnarmi.»
«Siete chiamato a risolvere un caso?»
«Sì, anche se devo ammettere che tutto considerato l’affare non mi sembra promettente. La compagnia assicuratrice Northern Union mi ha chiesto di indagare sulla morte di un certo signor Maltravers, che qualche settimana fa si è assicurato sulla vita presso di loro per la grossa somma di cinquantamila sterline.»
«Sì?» commentai molto interessato.
«Naturalmente, nella polizza c’era la solita clausola sul suicidio. Nel caso si fosse tolto la vita entro un anno, il premio sarebbe andato perduto. Il signor Maltravers era stato debitamente visitato dal medico della società e, pur essendo un uomo non più molto giovane, era risultato in ottima salute. E invece mercoledì scorso – l’altro ieri – il cadavere del signor Maltravers è stato trovato nelle vicinanze di casa sua nell’Essex, a Marsdon Manor, e la causa della morte viene descritta come una sorta di emorragia interna. Questo di per se stesso non sarebbe strano, ma ultimamente sono corse sinistre voci sulla situazione finanziaria del signor Maltravers e la Northern Union ha accertato, senza possibilità di dubbi, che il defunto era sull’orlo della bancarotta. Ora, questo cambia le cose in modo piuttosto notevole. Maltravers aveva una moglie giovane e bella e si ipotizza che egli abbia raggranellato tutto il denaro contante possibile per pagare i premi di un’assicurazione sulla vita a beneficio di sua moglie e poi si sia tolto la vita. Cose del genere non sono troppo rare. Il mio amico Alfred Wright, che è uno dei direttori della Northern Union, mi ha chiesto di indagare sul caso ma, come vi ho già detto, non spero di avere molto successo. Se la causa della morte fosse stata un attacco cardiaco sarei più fiducioso. Un attacco cardiaco spesso può essere ascritto all’incapacità del medico generico locale di scoprire di che cosa èmorto realmente il suo paziente, ma un’emorragia sembra una causa piuttosto chiara. Tuttavia non possiamo fare altro che alcune indagini necessarie. Cinque minuti per fare la valigia, Hastings, poi prenderemo un taxi per Liverpool Street.»
All’incirca un’ora dopo scendevamo dal treno alla piccola stazione di Marsdon Leigh. Indagini svolte alla stazione ci informarono che Marsdon Manor era a circa un chilometro e mezzo di distanza. Poirot decise di andare a piedi e ci incamminammo lungo la via principale.
«Qual è il nostro piano?» chiesi.
«Per prima cosa andrò a trovare il dottore. Ho appurato che a Marsdon Leigh c’è un unico dottore, Ralph Bernard.»
La casa in questione era una specie di villino elegante, un po’ arretrato rispetto alla strada. Una targa di ottone sul cancello recava il nome del medico. Percorremmo il vialetto e suonammo il campanello.
Risultò che eravamo arrivati al momento buono. Era orario di visita e non c’erano pazienti in attesa. Il dottor Bernard era un uomo di mezza età dalle spalle larghe e curve, con una gradevole vaghezza nei modi.
Poirot si presentò e spiegò lo scopo della nostra visita, aggiungendo che le compagnie assicurative erano tenute a indagare molto accuratamente in casi come quello.
«Certo, certo» disse il dottor Bernard in tono esitante. «Suppongo che essendo un uomo così ricco si fosse assicurato sulla vita per una grossa cifra, vero?»
«Voi lo consideravate un uomo ricco, dottore?»
L’altro parve piuttosto stupito.
«Non lo era? Aveva due macchine, sapete? E Marsdon Manor è una residenza piuttosto grande e costosa, anche se credo che l’abbia pagata molto poco.»
«Ho saputo che ultimamente aveva perso molto denaro» disse Poirot osservando attentamente la porta.
L’altro si limitò a scuotere il capo con espressione mesta.
«Davvero? E allora meno male che per sua moglie c’è quell’assicurazione sulla vita. È una giovane creatura bella e affascinante ma tremendamente sconvolta da questa disgrazia. Un fascio di nervi, poverina. Ho cercato di risparmiarla il più possibile ma era fatale che lo shock fosse notevole.»
«Ultimamente avete curato il signor Maltravers?»
«Mio caro signore, non l’ho mai curato.»
«Come?»
«Il signor Maltravers, a quanto so, era un membro della Christian Science… o qualcosa del genere.»
«Ma voi avete visto il cadavere?»
«Certo, sono stato chiamato da un aiutante giardiniere.»
«E la causa della morte era chiara?»
«Chiarissima. C’era del sangue sulle labbra ma la maggior parte dell’emorragia era interna.»
«Si trovava ancora dove era stato rinvenuto?»
«Sì, il corpo non era stato toccato. Era steso sul limitare di un piccolo frutteto. Evidentemente era andato a caccia di cornacchie perché al suo fianco c’era un piccolo fucile di quelli che si usano per sparare a quegli uccelli. L’emorragia dev’essere sopraggiuntaall’improvviso, sicuramente provocata da un’ulcera gastrica.»
«Quindi non si può pensare che gli abbiano sparato, vero?»
«Mio caro signore!»
«Chiedo scusa» disse umilmente Poirot. «Ma se la mia memoria non sbaglia, in un recente caso di omicidio il medico ha dichiarato che si era trattato di attacco cardiaco per poi cambiare parere quando la polizia ha fatto notare che il morto aveva una ferita da proiettile in testa.»
«Non troverete nessuna ferita da proiettile sul corpo del signor Maltravers» disse seccamente il dottor Bernard. «E ora, signori, se non c’è altro…»
Capimmo l’antifona.
«Buongiorno dottore, e molte grazie per avere risposto così gentilmente alle nostre domande. Tra l’altro, non avete considerato necessaria un’autopsia?»
«No di certo.» Il dottore divenne paonazzo. «La causa della morte era chiara e nella mia professione non vediamo la necessità di sconvolgere inutilmente i parenti di un paziente morto.»
E, voltatosi, ci sbatté bruscamente la porta in faccia.
«Che cosa ne pensate del dottor Bernard, Hastings?» mi chiese Poirot mentre ci dirigevamo verso Marsdon Manor.
«Mi è sembrato un somaro antiquato.»
«Esatto, il vostro giudizio sul carattere delle persone è sempre profondo, amico mio.»
Lo guardai un po’ a disagio, ma lui sembrava molto serio. Tuttavia negli occhi gli sfrecciò un lampo malizioso quando aggiunse subdolamente:
«O meglio, quando non c’è di mezzo una bella donna!»
Lo guardai freddamente.
Al nostro arrivo ci aprì la porta una cameriera di mezza età. Poirot le porse il proprio biglietto da visita e una lettera della compagnia di assicurazione indirizzata alla signora Maltravers.
Ci fece accomodare in un salottino e andò ad avvertire la padrona. Dopo una decina di minuti la porta si aprì e sulla soglia comparve una figuretta snella in gramaglie.
«Monsieur Poirot?» bisbigliò.
«Madame!» Poirot balzò galantemente in piedi e si diresse subito verso di lei. «Non so dirvi quanto mi dispiace disturbarvi così mache volete, les affaires… non conoscono pietà.»
La signora Maltravers si lasciò accompagnare da lui verso una poltrona. Aveva gli occhi rossi di pianto ma ciò nonostante la sua straordinaria bellezza appariva evidente. Doveva avere ventisette o ventotto anni, era biondissima, con grandi occhi azzurri e una graziosa bocca imbronciata.
«Si tratta dell’assicurazione di mio marito, vero? Ma devo proprio essere importunata adesso, così presto?»
«Coraggio, mia cara signora, coraggio! Vedete, il vostro defunto marito aveva stipulato un’assicurazione sulla vita per una cifra piuttosto importante e in casi simili la compagnia assicuratrice deve sempre fare accurate indagini. Vi assicuro che farò tutto quello che è in mio potere per rendervi queste pratiche il meno sgradevoli possibile. Potreste riassumermi i tristi eventi di mercoledì?»
«Mi stavo cambiando per il tè quando è arrivata la cameriera a dirmi che uno dei giardinieri era venuto di corsa. Aveva trovato…»
La voce le si spense in gola e Poirot le strinse la mano con gesto comprensivo.
«Capisco, basta così! Avevate visto vostro marito prima della disgrazia?»
«L’avevo visto all’ora di pranzo. Ero andata in paese per comprare dei francobolli e credo che lui fosse rimasto nei paraggi di casa a trafficare in giardino.»
«A sparare alle cornacchie?»
«Sì, di solito si portava appresso il fucile e io da lontano ho sentito qualche sparo.»
«Dov’è il fucile adesso?»
«Credo che sia nell’atrio.»
Mi fece strada fuori dalla stanza, andò a prendere l’arma e la porse a Poirot, che la esaminò con curiosità.
«Sono stati sparati due colpi, vedo» osservò restituendoglielo. «E ora, signora, se potessi vedere…»
Si interruppe delicatamente.
«Vi accompagnerà la cameriera» mormorò lei girando il capo.
La cameriera, subito chiamata, condusse Poirot di sopra. Io rimasi con la deliziosa e sfortunata donna. Non sapevo se avrei fatto bene a parlare o a stare zitto. Azzardai una o due considerazioni generiche alle quali lei rispose distrattamente e, di lì a pochi minuti, Poirot ci raggiunse.
«Vi ringrazio per la cortesia, madame, non penso che vi disturberemo più per questa faccenda. A proposito, conoscete lasituazione finanziaria di vostro marito?»
Lei scosse la testa.
«Niente di niente. Sono molto stupida negli affari, io.»
«Capisco, quindi non potete darci nessuna idea della ragione per cui aveva deciso all’improvviso di stipulare un’assicurazione sulla vita? A quanto mi è stato detto, non lo aveva mai fatto in precedenza.»
«Be’, ci eravamo sposati solo da poco più di un anno ma, quanto alla ragione per cui si è assicurato sulla vita, è che era assolutamente sicuro che non sarebbe vissuto a lungo. Era persuaso che sarebbe morto presto. Aveva già avuto un’emorragia e sapeva che un’altra gli sarebbe stata fatale. Ho cercato di scacciare queste cupe paure, ma non ci sono riuscita. Ahimè, aveva fin troppa ragione!»
Con le lacrime agli occhi si accomiatò da noi molto dignitosamente. Poirot, mentre ci incamminavamo per il vialetto, fece un gesto caratteristico.
«Eh bien, ecco tutto! Torniamo a Londra, amico mio, sembra che in questa trappola per topi non ci sia neanche un topo, eppure…»
«Eppure che cosa?»
«Una lieve discrepanza, tutto qui! L’avete notata? No? Comunque la vita è piena di discrepanze e certamente quell’uomo non può essersi tolto la vita: non esiste veleno che possa avergli riempito la bocca di sangue, no, no, devo rassegnarmi al fatto che qui tutto è chiaro e pulito… Ma chi è quello?»
Un giovane alto stava venendo verso di noi a passi affrettati. Ci passò davanti senzanemmeno accennare a un saluto. Osservai che non aveva l’aspetto malato e che il suo volto magro e abbronzatissimo faceva pensare che vivesse in un clima tropicale. Un giardiniere che stava spazzando le foglie aveva smesso un attimo di lavorare e Poirot si affrettò ad avvicinarglisi.
«Ditemi, per favore, chi è quel signore? Lo conoscete?»
«Non ricordo come si chiami, signore, anche se l’ho sentito nominare. La settimana scorsa, il martedì, si è fermato qui una notte.»
«Presto, mon ami, seguiamolo.»
Ci affrettammo a seguire la figura che si allontanava sempre più lungo il vialetto. Intravedemmo una persona vestita di nero sul terrazzo sul lato della casa. La nostra preda svoltò e noi la seguimmo, così fummo testimoni dell’incontro.
La signora Maltravers quasi barcollò e sbiancò notevolmente in volto.
«Voi!» disse con un sussulto. «Pensavo che foste in mare… in viaggio per l’Africa Orientale.»
«Ho ricevuto alcune notizie dai miei avvocati e mi sono dovuto fermare» spiegò il giovanotto. «Inaspettatamente è morto in Scozia un mio vecchio zio, e mi ha lasciato del denaro. Date le circostanze, ho ritenuto opportuno annullare il viaggio. Poi ho letto la brutta notizia sul giornale e sono venuto a vedere se posso fare qualcosa. Vi servirà qualcuno che si occupi di tutto in questo periodo.»
In quel momento si resero conto della nostra presenza. Poirot fece un passo avantie con molte scuse spiegò di aver dimenticato il bastone nell’atrio. Piuttosto riluttante, mi parve, la signora Maltravers fece le dovute presentazioni.
«Monsieur Poirot, il capitano Blake.»
Seguirono alcuni minuti di conversazione durante i quali Poirot riuscì a farsi dire dal capitano Blake che alloggiava all’Anchor Inn. Il bastone non fu trovato (cosa non sorprendente, del resto), Poirot si scusò di nuovo e ce ne andammo.
Tornammo in paese a grande velocità e Poirot si recò direttamente all’Anchor Inn.
«Ci piazziamo qui fino al ritorno del nostro amico capitano» mi spiegò. «Avete notato che ho calcato sulla notizia del nostro ritorno a Londra con il primo treno? Forse voi avete pensato che intendessi davvero farlo, ma non è così. Avete notato la faccia della signora Maltravers quando ha visto il giovane Blake? Era chiaramente sbalordita e lui… eh bienmi è sembrato molto preso da lei, non vi è parso? Ed è stato qui martedì sera, la sera prima che Maltravers morisse. Dobbiamo indagare su quello che ha fatto il capitano Blake, Hastings.»
Trascorsa mezz’ora vedemmo la nostra preda che si avvicinava alla locanda. Poirot uscì, la abbordò e di lì a poco la condusse nella stanza che avevamo preso.
«Stavo spiegando al capitano Blake la ragione della nostra presenza qui» mi disse. «Potete capire, monsieur le capitaine, quanto io sia ansioso di stabilire quale fosse la condizione mentale del signor Maltravers immediatamente prima della sua morte. Al tempo stesso, non desidero turbare indebitamente la signora Maltravers ponendole domandepenose. Ora, visto che voi eravate qui prima del fatto, forse potete darci informazioni altrettanto preziose.»
«Farò tutto quello che posso per aiutarvi, certo» rispose il giovane capitano. «Ma temo di non aver notato nulla fuori dell’ordinario. Vedete, anche se Maltravers era un vecchio amico dei miei genitori, io non lo conoscevo molto bene.»
«Siete arrivato… quando?»
«Martedì pomeriggio. Sono andato in città mercoledì mattina presto, dato che la mia nave partiva da Tilbury verso mezzogiorno, ma ho cambiato programma in seguito ad alcune notizie che ho ricevuto, come credo mi abbiate sentito dire alla signora Maltravers.»
«Intendevate ritornare in Africa Orientale, ho capito bene?»
«Sì, sono lì dall’inizio della guerra… un grande paese.»
«Esatto… Ora, di che cosa avete parlato durante la cena martedì sera?»
«Oh, non lo so, dei soliti argomenti vari. Maltravers ha chiesto notizie dei miei, poi abbiamo discusso del problema dei danni di guerra che i tedeschi dovrebbero pagare, quindi la signora Maltravers mi ha fatto un mucchio di domande sull’Africa Orientale e io ho raccontato loro un po’ di aneddoti. Tutto qui, credo.»
«Grazie.»
Poirot rimase in silenzio per un po’, poi disse con voce gentile: «Con il vostro permesso, vorrei tentare un piccolo esperimento. Ci avete detto tutto quello che sapete consapevolmente, ora voglio interrogare il vostro subconscio».
«Psicanalisi?» chiese Blake, visibilmente allarmato.
«Oh, no, no» lo rassicurò Poirot. «Vedete, si tratta quasi di un gioco: io vi dico una parola, voi rispondete con un’altra parola, eccetera… qualunque parola, la prima che vi viene in mente. Vogliamo cominciare?»
«D’accordo» disse Blake lentamente, ma sembrava a disagio.
«Annotate le parole, per favore, Hastings» mi chiese Poirot, poi prese dalla tasca il suo grosso cipollone e lo posò sul tavolo a fianco a sé. «Cominciamo pure. Giorno.»
Seguì un attimo di silenzio, poi Blake rispose: «Notte».
Poirot continuò e via via le risposte venivano più in fretta.
«Nome» disse Poirot.
«Luogo.»
«Bernard.»
«Shaw.»
«Martedì.»
«Cena.»
«Viaggio.»
«Nave.»
«Paese.»
«Uganda.»
«Racconto.»
«Leoni.»
«Fucile per cornacchie.»
«Fattoria.»
«Sparo.»
«Suicidio.»
«Elefante.»
«Zanne.»
«Denaro.»
«Avvocati.»
«Grazie, capitano Blake, forse potrete dedicarmi altri cinque minuti tra circa mezz’ora?»
«Certamente.» Il giovane lo guardò curiosamente e si asciugò la fronte mentre si alzava.
«E ora, Hastings,» disse Poirot sorridendomi quando la porta si fu chiusa alle spalle del giovanotto «capite tutto, vero?»
«Non so che cosa vogliate dire.»
«Quell’elenco di parole non vi dice niente?»
Esaminai l’elenco ma fui costretto a scuotere la testa.
«Vi aiuterò. Per cominciare, Blake ha risposto entro il limite normale di tempo, senza pause, cosicché possiamo presumere che non abbia segreti colpevoli da nascondere. “Giorno” seguito da “notte” e “luogo” dopo “nome”. Sono associazioni normali. Ho cominciato il lavoro vero con “Bernard”, che avrebbe potuto suggerirgli il dottore se lo avesse per caso conosciuto. Evidentemente no. Dopo la nostra recente conversazione ha risposto “cena” al mio “martedì”, ma a “viaggio” e a “paese” ha risposto con “nave” e “Uganda” dimostrando chiaramente che per lui era importante il suo viaggio all’estero e non quello che lo aveva portato fin qui. “Racconto” gli ricorda una storiella sui leoni che ha raccontato durante la cena. Quando ho detto “fucile per cornacchie” mi ha risposto del tutto inaspettatamente “fattoria”. Quando ho detto “sparo” ha detto subito “suicidio”; l’associazione sembra chiara. Un uomo che lui conosce si è suicidato con un fucile per cornacchie in una fattoria. Non dimenticate che il giovane pensa ancora agli aneddoti che ha raccontato durantela cena. Penso che sarete d’accordo con me, saremo vicini alla verità se richiamerò il capitano Blake e gli chiederò di ripetermi la storia di quel suicidio che ha raccontato durante la cena martedì sera.»
Blake non cercò di tergiversare.
«Sì, ora che ci penso ho raccontato loro quella storia. C’è stato un tale che si è ucciso in una fattoria. L’ha fatto con un fucile per cornacchie sparandosi nel palato e il proiettile è finito nel cervello. I dottori erano assolutamente incapaci di capire: non si vedeva nulla, a parte un po’ di sangue sulle labbra, ma che cosa…»
«Che cosa ha a che vedere con il signor Maltravers? Vedo che non sapete che l’hanno trovato con un fucile per cornacchie al fianco.»
«Volete dire che la mia storia gli ha dato l’idea di… Oh, ma è spaventoso!»
«Non vi angosciate, lo avrebbe fatto comunque in un modo o nell’altro. Bene, devo telefonare a Londra.»
Poirot ebbe una lunga conversazione al telefono e quando ritornò era soprappensiero. Se ne andò in giro da solo per tutto il pomeriggio e soltanto alle sette di sera annunciò che non poteva più rimandare oltre ma doveva dare la notizia alla giovane vedova. Lei aveva tutta la mia comprensione, senza alcuna riserva. Essere rimasta senza un soldo, con la certezza che il marito si era ucciso per assicurarle il futuro, era un peso molto greve da sopportare per qualunque donna. Avevo tuttavia la segreta speranza che il giovane Blake potesse rivelarsi capace di consolarla quando il primo dolore si fosse placato. Era evidente che la ammirava enormemente.
La nostra conversazione con lei fu penosa. Si rifiutò con violenza di credere ai fatti che Poirot le prospettava e quando alla fine fu persuasa proruppe in un pianto amaro. L’autopsia rivelò che i nostri sospetti erano certezze. Poirot era molto dispiaciuto per la povera donna, ma in fondo era stato assunto dalla compagnia di assicurazione e che cosa poteva fare? Mentre si preparava ad andarsene disse con dolcezza alla signora Maltravers:
«Madame, voi soprattutto dovreste sapere che i morti non esistono!»
«Che cosa intendete dire?» chiese lei balbettando e spalancando gli occhi.
«Avete mai preso parte a qualche seduta spiritica? Siete dotata di poteri medianici, lo sapete?»
«Mi è stato detto, ma voi credete nello spiritismo?»
«Madame, ho visto cose strane. Sapete che in paese dicono che in questa casa ci sono gli spiriti?»
Lei annuì e in quel momento la cameriera venne ad annunciare che la cena era servita.
«Non volete fermarvi a mangiare qualcosa?»
Accettammo riconoscenti e io pensai che la nostra presenza avrebbe forse potuto distrarla un po’ dai suoi dispiaceri.
Avevamo appena finito di mangiare quando fuori dalla porta si udì un urlo e poi rumore di porcellana infranta. Sobbalzammo e la cameriera comparve tenendosi una mano sul cuore.
«C’era un uomo… fermo nel corridoio.»
Poirot si precipitò fuori per tornare subito indietro.
«Non c’è nessuno.»
«Davvero, signore?» chiese con voce flebile la cameriera. «Oh, mi avete fatto prendere uno spavento!»
«Ma perché?»
Lei abbassò la voce a un bisbiglio.
«Ho pensato… che fosse il padrone… sembrava proprio lui.»
Vidi la signora Maltravers sussultare e ricordai l’antica superstizione secondo la quale un suicida non può riposare in pace. Sicuramente l’aveva ricordata anche lei, perché un attimo dopo afferrò gridando il braccio di Poirot.
«Non avete sentito? Quei tre colpi alla finestra? È così che lui era solito picchiare sui vetri quando faceva il giro della casa.»
«No, è stata l’edera,» esclamai «l’edera che sbatte contro il vetro.»
Una specie di terrore si stava impadronendo di noi. La cameriera era sconvolta e quando il pasto fu terminato la signora Maltravers supplicò Poirot di non andare via subito. Era terrorizzata al pensiero di restare da sola. Sedevamo nel salottino, il vento si era intensificato e correva gemendo per tutta la casa con un sibilo sinistro. Due volte la porta della stanza si aprì lentamente e ogni volta lei si aggrappò a me con un gemito terrorizzato.
«Ah, ma questa porta è stregata» esclamò irosamente Poirot. Si alzò e andò a chiuderla un’altra volta, poi girò la chiave nella toppa. «La chiudo a chiave, così!»
«Non fatelo» ansimò lei. «Se dovesse aprirsi adesso…»
E stava ancora parlando quando l’impossibile accadde. La porta chiusa a chiave si aprì lentamente. Dal punto in cui stavo seduto non riuscivo a vedere nel corridoio, ma lei e Poirot vi si trovavano proprio di fronte. La signora Maltravers proruppe in un lungo grido voltandosi verso Poirot.
«Lo avete visto… lì, nel corridoio!» gridò. Lui la fissava con un’espressione perplessa, poi scosse il capo.
«L’ho visto… mio marito… dovete averlo visto anche voi, vero?»
«Madame, non ho visto nulla. Voi non state bene… siete sconvolta…»
«Sto benissimo… io… oh, mio Dio…»
D’un tratto, senza alcun preavviso, le luci tremolarono, poi si spensero e dall’oscurità giunsero tre colpi forti. Udii la signora Maltravers gemere.
E poi… lo vidi!
L’uomo che avevo visto sul letto al piano di sopra se ne stava lì di fronte a noi, illuminato da una vaga luce spettrale. C’era del sangue sulle sue labbra e teneva la mano destra protesa a indicare qualcosa. All’improvviso dalla mano parve sprigionarsi una luce brillante che passò sopra di me e sopra Poirot e ricadde sulla signora Maltravers. Vidi il suo volto bianco e terrorizzato, e qualcos’altro!
«Dio mio, Poirot!» esclamai. «Guardatele la mano, la mano destra, è tutta rossa!»
Anche lei si guardò la mano e crollò al suolo.
«Sangue!» urlò istericamente. «Sì, è sangue, l’ho ucciso io. Sono stata io. Lui mi stava insegnando a sparare e io ho messo lamano sul grilletto e ho premuto. Salvatemi da lui… salvatemi… lui è tornato!»
La voce si spense in un gorgoglio.
«Luce» disse Poirot in tono secco.
La luce si accese come per magia.
«Ecco fatto» continuò. «Avete sentito, Hastings? E voi, Everett? Oh, tra l’altro, questo è il signor Everett, un esponente piuttosto valido dell’arte teatrale. Gli ho telefonato questo pomeriggio. Il trucco ha funzionato, vero? Somiglia molto al defunto e, con una torcia tascabile e la necessaria fosforescenza, l’effetto è stato magnifico! Se fossi in voi, Hastings, non le toccherei la mano destra, la vernice rossa è difficile da togliere. Vedete, quando si sono spente le luci, io le ho preso la mano. Tra l’altro, non dobbiamo perdere il treno. Fuori dalla finestra c’è l’ispettore Japp. È una brutta notte… ma è riuscito a far passare il tempo battendo di tanto in tanto sulla finestra.
«Vedete,» continuò Poirot mentre camminavamo con passo deciso nel vento e nella pioggia «c’era una piccola discrepanza. Il dottore sembrava ritenere che il defunto fosse un membro della Christian Science, e chi avrebbe potuto dargli questa impressione se non la signora Maltravers? Ma a noi la stessa signora l’ha descritto come un uomo molto apprensivo circa la propria salute. E poi, perché è rimasta così sconvolta dalla ricomparsa del giovane Blake? E infine, anche se so che le convenzioni prevedono che una donna debba manifestare il proprio dolore per la morte del marito, non mi sono piaciute quelle palpebre così eccessivamente arrossate. Non le avete notate, Hastings? No? Ve lo dico sempre, voi non vedete nulla!
«Be’, c’erano due possibilità. La storia raccontata dal capitano Blake aveva suggerito al signor Maltravers un metodo ingegnoso per suicidarsi, oppure l’altra persona che l’aveva ascoltata, la moglie, vi aveva ravvisato un metodo altrettanto ingegnoso per commettere un omicidio? Ero propenso a optare per il secondo caso. Per spararsi in quel modo Maltravers avrebbe dovuto premere il grilletto con l’alluce, almeno così immagino. Se lo avessero trovato senza uno stivale lo avremmo certamente saputo, un particolare così strano non sarebbe passato inosservato.
«Eppure, come vi ho già detto, io ero più propenso a pensare che si trattasse di omicidio e non di suicidio, ma capivo di non avere nemmeno l’ombra di una prova a sostegno di questa mia teoria. Ecco la ragione dell’elaborata piccola commedia che voi avete visto recitare questa sera.»
«Nemmeno ora capisco molto bene i particolari di questo delitto» dissi io.
«Cominciamo dall’inizio. Una donna, giovane e bella, ma anche astuta e calcolatrice, al corrente della débâclefinanziaria del marito e stanca dell’anziano compagno che ha sposato solo per i soldi, lo convince ad assicurarsi sulla vita per una grossa cifra, poi cerca il modo per portare a termine il suo piano. Per puro caso la strana storia che il giovane ufficiale racconta a cena le fornisce un’idea straordinaria. Il pomeriggio successivo, quando pensa che monsieur le capitainesia in alto mare, la signora passeggia con il marito nel parco attorno alla casa. “Che storia curiosa ci ha raccontato il capitano ieri sera” gli dice. “Come può un uomo uccidersi in quel modo? Fammi vedere come si potrebbe fare!” E quel povero sciocco… glielo fa vedere. Si mette la canna del fucile in bocca. Lei si china, abbassa il dito sul grilletto e ridendo gli chiede: “E adesso, se io premessi il grilletto?”.
«E poi… e poi, Hastings… lo preme davvero!»