Il Draghistan – fu Repubblica Democratica Italiana fondata sul lavoro (R.I.P.)…

LA VERA GENESI DEL “GREEN PASS”

DEL DRAGHISTAN

Il Draghistan – fu Repubblica Democratica Italiana fondata sul lavoro (R.I.P.) – è l’unico Paese al mondo ad avere denominato il lasciapassare Covid “green pass” e ad averlo applicato a tutti i lavoratori. Vedremo a breve come, già nella denominazione, quest’azione di Governo tradisca – con tutta evidenza – l’intento di addolcire la polpetta avvelenata ribattezzandola attraverso una classica operazione di green-washing.

Cosa è il green pass in Draghistan?

Il Covid Certificate nasce con lo scopo dichiarato di facilitare gli spostamenti dei cittadini dell’Unione Europea tra i vari stati. In Draghistan, però, esso è utilizzato a scopo dichiaratamente discriminatorio al fine di ottenere l’obbedienza dei sudditi ai precetti politico-sanitari del governo.

Poco importa che ciò sia in palese violazione del considerando 36 del Regolamento UE 953/2021, la cui traduzione in italiano dell’ultima frase (e solamente in italiano!) era stata inizialmente “omessa” (per una svista! Sic!). Infatti, per tale accidentale (per il governo) coincidenza, in quella traduzione veniva omessa proprio quella frase con cui la Norma Europea (quindi di rango superiore alla Norma italiana) vieta l’utilizzo del Covid Pass per discriminare chi non vuole vaccinarsi.


Il considerando 36 del Regolamento UE 953, nella sua versione italiana definitiva pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 211 del 15 giugno 2021, enuncia che: “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate. Pertanto …».

In totale spregio di tutto ciò (anche senza voler pensar male in merito al movente della “accidentale svista” nella traduzione) [svista che non è possibile in quanto sono disponibili le varie traduzioni in PDF in tutte le lingue della UE f.d.b.]

il Draghistan utilizza tale lasciapassare (impropriamente e sordidamente definito) “green” a scopo ricattatorio. Peraltro, la caratterizzazione ricattatoria del Green Pass è stata candidamente – più che ammessa – dichiarata sia da ministri del Governo, che dallo stesso Amato e Indiscusso Leader Maximo SuperMario Draghi.

Inoltre, il Draghistan non prevede la gratuità dei test per chi non vuole iniettarsi il vaccino, e ha bocciato i molto meno invasivi test salivari (anche se considerati più efficaci dalla recente letteratura scientifica).  Come ci spiega il Renato Brunetta, dall’alto della sua posizione di ministro per la (sempre solerte) Pubblica Amministrazione, il green pass” è un “geniale strumento che rappresenta un costo fisico, economico e organizzativo per chi rifiuta di vaccinarsi[1]; in altre parole una vera e propria tortura inflitta ai sudditi disobbedienti. 

Il Great Reset come prodromo del green-pass

Il Great Reset è argomento di discussione negli ambienti delle élite globale non da ora, ma già da diversi anni.

Troviamo numerosi e interessanti riferimenti incrociati tra l’iniziativa del Great Reset, la Piattaforma di Azione Covid-19  del WEF (World Economic Forum) ed altri format, in cui sempre il WEF mobilita diversi stakeholder delle élite globali come Bill Gates, il cui TED talk del 2015 promuoveva raccomandazioni di vaccinazioni continue e ravvicinate mediante l’accoppiamento di istituzioni sanitarie e militari che ricordano la gestione militarizzata della campagna vaccinale dell’attuale Draghistan.

Coronavirus, Bill Gates a una conferenza nel 2015: “Un virus altamente contagioso ucciderà milioni di persone”

Non si tratta dunque di bizzarre “teorie della cospirazione” di blogger in cerca di like sui social, come alcuni vorrebbero sostenere in maniera strumentale, bensì di documenti ufficiali redatti da personaggi con reale potere politico a livello globale. Questi “potenti” costituiscono la punta dell’iceberg di quella élite globale descritta, già decenni or sono, da Zygmunt Bauman e da altri sociologi come una vera e propria SuperClass[2]. Si tratta di una super élite, globale ed apolide, non soggetta ai meccanismi nazionali di controllo democratico, ed in grado di influenzare – anche in modo sostanziale – con finanza, lobby e potere mediatico le politiche delle singole nazioni.

In tale scenario il ruolo degli Stati Nazionali si riduce, dunque, a semplice esecutore dell’ordine deciso da queste “aristocrazie” planetarie. Vien da sé che SuperMario Draghi provenga da questa medesima SuperClass, e da essa sia stato nominato (giammai eletto) quale indiscusso leader del Draghistan (come in passato era successo solo nel caso dell’altro SuperMario, quella volta Monti).

Valutare i rischi di “infodemia” in risposta alle epidemie di COVID-19

La più nota pubblicazione di tali progetti elitari è quella di Klaus Schwab e Thierry Malleret dal titolo “COVID-19: The Great Reset” pubblicato lo scorso luglio 2020. In questo libro si trova una sintesi di progetti già discussi o in discussione in vari summit e che vedono la pandemia (anche infodemica) del Covid-19 come una grande opportunità per un grande reset dei sistemi democratici.

Il termine Great Reset è stato introdotto per la prima volta nel 2010, cioè nel periodo post crisi del 2007-2008, da Richard Florida nel suo libro “The Great Reset: How the Post-Crash Economy Will Change the Way We Live and Work”. Tale termine è stato poi riesumato in diversi summit e pubblicazioni come ad esempio: The Great Reset: Policing in 2030 – RAND corporation – 30 aprile 2020 [3] e The Great Reset: A Framework for Investing After COVID-19 – Goldman Sachs Research- 28 maggio 2020[4].

Il grande reset: la polizia nel 2030

Nell’Event 2001 “A Global Pandemic excersise”[5] co-organizzato il 18 Ottobre 2019 dalla Johns Hopkins University, dalla Bill & Melinda Gates Foundation, e dal World Economic Forum si ponevano le basi teoriche del controllo governativo dei media, i cui effetti sono stati esaminati nel precedente scritto “La Genesi del Draghistan” . Lo scopo di questa “esercitazione” era di identificare i punti critici per prepararsi ad una pandemia globale. Una delle principali raccomandazioni sviluppate in quel contesto era che i governi avrebbero dovuto creare partnership con i mass media e con le società proprietarie delle piattaforme social per acquisire la capacità di controllare l’informazione e dare la priorità a messaggi autoritari e perentori decisi dai governi (e da chi li controlla), censurando nel contempo altre fonti di informazione (cosa che ha trovato, poi, concreta applicazione nella povera Italia).

Da dove nasce l’idea del green-pass?

Per quanto indubbiamente dotato di indiscussa e perversa fantasia, il Draghistan non ha inventato nulla di nuovo. Da anni in ambienti politici ed accademici internazionali si disquisisce di soluzioni distopiche per il controllo dei sistemi sociali con il pretesto del “green”. Talune di queste proposte non sono altro che semplici esercitazioni alla moda di studiosi beoti che amano seguire la corrente dei potenti. Altre, le più pericolose, sono invece seri e intenzionali “green-washing” per mascherare il “nero” di progetti che di “verde” hanno solo una blanda e superficiale mano di vernice.

Con grande candore (o sfrontata arroganza) lo scorso 22 Maggio 2020 il giornale inglese Telegraph comunica che il Principe di Galles “lancia un progetto di Great Reset per ricostruire il pianeta dopo il coronavirus”. L’iniziativa è stata poi ufficialmente lanciata il 3 Giugno 2020 al meeting annuale del World Economic Forum[6] durante il quale il fondatore e direttore esecutivo del WEF, Klaus Schwab, lanciava l’appello per un futuro più smart e green. Durante questo summit, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres  dichiarava: “… dobbiamo costruire società ed economie che siano sostenibili e resilienti nel fronteggiare pandemie e cambiamenti climatici”; a seguire, sempre il Principe di Galles, asseriva che: “… la pandemia di Covid-19 è una opportunità d’oro, per cambiare il sistema economico mettendo la natura al centro… non possiamo perdere tempo per sfruttare questa stretta finestra di opportunità…”[7].

Cos’è la tecnologia blockchain?

Un’altra brillante e certamente liberale idea catalizzata dal World Economic Forum include il “Digital New Deal” che si riferisce alla crescente automazione dei servizi come nuovo standard nella sanità, nel turismo e nel commercio che vengono considerati come una delle principali armi nella lotta al Covid-19, e per promuovere la ripresa economica. In questo quadro, il World Economic Forum promuove l’uso di accessori personali “smart” [8] (come braccialetti o portachiavi) che aiutino a creare archivi dei contatti delle persone e che possano anche essere resi obbligatori. Tale tecnologia può anche essere interfacciata con passaporti Covid (o vaccinali o Covid pass) ed essere ulteriormente interfacciata con tecnologia blockchain ed utilizzata come sistema di controllo sociale per le emissioni di CO2[9].

Il pretesto del Covid-19 e la conseguente “sanitarizzazione” della società sarebbe dunque l’occasione perfetta per introdurre tecnologie digitali al fine di controllare e indirizzare il comportamento dei cittadini (sudditi) verso le raccomandazioni (o precetti) dei governi al fine di ottenerne l’obbedienza in cambio della “concessione” di libertà.

BILL GATES, VACCINAZIONI, MICROCHIP E IL BREVETTO 060606

Sempre per un fortuito caso, una tecnologia che richiama quanto sopra esposto è quella del brevetto n. WO-2020-060606-A1 (proprio) della Microsoft. Tale Brevetto riguarda un chip che genera cripto-valuta a seconda della corrispondenza dei parametri biometrici del soggetto a determinate obiettivi prefissati. In altri termini mette a disposizione del soggetto della moneta a seconda di comportamenti rilevabili da sensori biometrici. Da notare la forte coincidenza di tale tecnologia smart il cui numero di protocollo casuale è 060606 (la prima parte è la data e il tipo di brevetto) con quanto profetizzato nell’Apocalisse di Giovanni (si ricorda che ai tempi in cui fu scritta l’Apocalisse lo zero non esisteva essendo stato introdotto in Europa soltanto nel medioevo da Fibonacci).

Seppur tale apocalittica coincidenza sia (ad oggi) soltanto un singolare caso, non vi è dubbio che esista una volontà di controllo sociale da parte di talune frange delle élite globali.

E lascia pensare non poco quanto dichiarato dall’amato leader del Draghistan SuperMario Draghi, durante la conferenza stampa del 20 Ottobre 2021[10] in cui dichiara la sua piena adesione all’Agenda 2030 per la digitalizzazione e la sua ambizione di guidare tale processo di cui il green-pass è solo un primo passo verso un futuro green-digitalizzato di controllo sociale.

Sicuramente farà di tutto per ottenere il suo scopo e portare a compimento l’Agenda, seguendo il motto “whatever it takes” che ricorda vagamente il “boia chi molla” di un secolo fa.

Alla luce di ciò, non ci resta che sperare che il green del Draghistan non sia un green-washing di un futuro nero.

Gandolfo Dominici

 

 

 

Fonte: The Unconditional Blog del 31 ottobre 2021

 Gandolfo Dominici Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese – Università di Palermo – esperto di Cibernetica Sociale – Editor in Chief della rivista scientifica Kybernetes

Note:

L’Antidiplomatico / Illustrazione di copertina: Beppe Giacobbe

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