La sconfitta in Ucraina che l’occidente prolunga e aggrava nel tentativo di nasconderla.
LA VIOLENTA AGONIA DEL VECCHIO ORDINE
La sconfitta in Ucraina che l’occidente prolunga e aggrava nel tentativo di nasconderla, sta finalmente denudando tutti i cortigiani dell’imperatore che a sua volta appare senza mutande, ma anche senza vergogna dopo le stragi di Gaza per le quali ha fornito armi e protezione politica e la determinazione con cui ha mandato a morte mezzo milione di sudditi del governo fantoccio di Kiev. Sono nudi perché si scopre che tutte le chiacchiere sulla libertà, la democrazia, l’inclusività, l’accoglienza e chi ne ha più ne metta, erano uno scenario per lo stesso spettacolo che va in scena da 75 anni, ovvero l’ordine globale del dopoguerra. E detto in soldoni l’imperialismo statunitense e la cultura ultra capitalista.
A cominciare da Harari,(1)tipico rappresentante dell’amplesso che unisce il sionismo al potente sciocchezzaio americano il quale. lamenta la possibile fine dell’ordine costituito dal dopoguerra in poi, ovvero la fine di quella “democrazia dei signori”(2)come l’hanno chiamata Domenico Losurdo e Luciano Canfora che è diventata la caratteristica dell’occidente a partire proprio dalla caduta del Muro di Berlino(3): mentre si inneggiava alla libertà il grande capitale si apprestava a gettare alle ortiche la prudenza o meglio la moderazione imposta dall’avere un antagonista ideologico rispetto alla visione della società. Da noi, modesta, ma non trascurabile appendice dell’impero persino un personaggio come la Bonino riconosce che il sistema di relazioni del dopoguerra è ormai moribondo e che “non funziona più nulla”. Insomma scopriamo che una generazione di intellettuali e politici, non faceva altro che confezionare in carta regalo l’assenso all’imperialismo di oltre atlantico.
A fronte di queste ammissioni si evita però di dire che la crisi del vecchio mondo è al tempo stesso la crisi dell’Europa e della Nato che ne è stati i prodotti rappresentando, sia pure in modi diversi, il progetto di sottrarre potere alla gente per trasferirlo sempre di più alle oligarchie grazie a un parlamento che non conta nulla e un “governo” che non deve rispondere a nessuno se non a se stesso, costruito come quelli dell’ancien regime. Questo meccanismo doveva sottrarre potere ai vecchi stati nazionali trasferendolo con “cessioni di sovranità” al sinedrio di Bruxelles che pare l’ensemble dei ministri del Re Sole, il quale però abita fuori dal continente che governa. In realtà la sovranità che veniva ceduta (ma appartenente in modo inalienabile al popolo secondo la nostra Costituzione) era quella che ancora rifletteva un po’ di democrazia all’interno degli Stati, attraverso il sistema del consenso e dunque la sua assenza non ha prodotto altro che la crescita della sudditanza sociale, con buona pace degli idioti che demonizzano il sovranismo, parola che tuttavia non saprebbero definire: i pappagalli parlano solo, mica devono capire ciò che il loro apparato fonatorio produce. Non è che cedendo la sovranità essa sparisce, semplicemente finisce altrove. Di certo l’Ue non potrà resistere al cambiamento di paradigma che si annuncia e bisognerebbe fin da ora cominciare a pensare in termini nuovi il futuro del Paese. La novità è che dovremo trovare una via nostra al nuovo mondo: dopo quasi un secolo di ubbidienza, non sarà facile.
È per questo che i leader continentali cercano un modo – anche questa volta suicida per i Paesi che fanno parte dell’Unione – di prolungare il conflitto ucraino e dunque anche l’agonia del vecchio sistema di relazioni. Forse sperano che accada qualcosa che spezzi l’incubo che stanno vivendo. Ma il fatto stesso di nominare il cambiamento e di chiamare a raccolta le vittime del sistema per respingerlo, significa che le cose sono ormai irrecuperabili e che non basta fingere che la Russia sia un bastione dell’autoritarismo, mentre gli Usa e la sua appendice europea sarebbero quello della libertà: è semmai il contrario e basterebbe prendere ad esempio la collaborazione dei governi con i social media per attaccare e censurare i contenuti non in linea con quelli delle oligarchie per non parlare dell’attacco, anche giudiziario contro scienziati e medici che hanno contestato le pretestuose affermazioni su pandemia e vaccini. Il vecchio mondo ha gettato la maschera, non regge più la commedia e mentre comincia a morire mostra le sue vere fattezze.
Approfondimenti del Blog
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Descrizione
Come è potuto accadere che il potere legislativo passasse di fatto nelle mani dell’esecutivo riducendo le funzioni delle assemblee elettive a meri compiti di ratifica? E soprattutto: un assetto politico resta “democratico” anche quando il “demo” se n’è andato? O si trasforma in una democrazia dei signori?
«Al di là del trovarsi o no d’accordo con le sue tesi, non c’è dubbio che Canfora svolga fino in fondo quel ruolo di intellettuale politico oggi piuttosto raro.» – Robinson, la Repubblica
«Voglio sottolineare il fatto che solo i ceti medio-alti continuano in qualche misura a riconoscersi nell’attuale sistema politico. A sentirsene rappresentati. Lo dico con una battuta: si vota di più nel quartiere borghese romano dei Parioli che in quello popolare della Garbatella. Votano `i signori’.» – Luciano Canfora, intervista a La Stampa
Da oltre trent’anni l’Italia vede attuarsi periodicamente soluzioni “irregolari” delle crisi politiche. Ciampi, Monti, Draghi. Da tempo i presidenti della Repubblica si regolano come se fosse in vigore da noi la Costituzione della Quinta Repubblica francese, o forse pensano che sia ritornato lo Statuto Albertino: convocano “qualcuno” che metta le cose a posto. Non possiamo non chiederci se, tra le cause immediate di questa deriva, non ci sia il disinvolto e reiterato ricorso alla cosiddetta “unità nazionale” e al conseguente assembramento di formazioni politiche ritenute antitetiche ma destinate a perdere, nel corso di tali esperienze, larga parte dei loro connotati. È probabile che tutto questo si sia verificato sotto la pressione incalzante di costringenti strutture extranazionali in grado di imprimere una accelerazione. Ma il problema ineludibile che abbiamo di fronte è: a quale prezzo e con quale riassetto del nostro ruolo internazionale si sia prodotta una tale mutazione, e se essa sia irreversibile.
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