”le strane “scuse” dopo la morte della ragazza
LA VIOLENZA ALLE DONNE MASCHI
FEMMINILIZZATI DALLA CIVILTÀ OCCIDENTALE
Giulia Cecchettin le strane “scuse” dopo la morte della ragazza
Chiara Ferragni, Simona Ventura, Piero Pelù, Alba Parietti e il manipolo di vip hanno detto: «Scusa se non siamo riusciti a proteggerti»
Di questo passo diranno che è vietato essere uomini. E lo diranno gli stessi uomini – i vip a caccia di “like” sui social odi un’ospitata in tivù – e non le ultra-femministe di “Non una di meno”, che magari già lo dicono. La povera Giulia Cecchettin è stata uccisa dalla mano criminale e lurida dell’ex fidanzato, da un uomo se così si può chiamare, un singolo uomo, ma ecco che per cantanti, attori e maître à penser vari è l’intera categoria maschile a essere responsabile, a dover chiedere scusa alle donne, a dover recitare pubblicamente il mea culpa. «Mi vergogno di essere uomo», twitta il rocker Piero Pelù. E fino a qui parla per sé, anche se non si capisce il nesso. Poi però il cantante aggiunge: «Siamo tutti da rifare». Per quale motivo, scusi, signor Pelù? E infatti sotto al messaggio del co-fondatore dei Litfiba è una cascata di proteste.
RIVOLTA WEB – Parte Alessandro: «Io non mi vergogno neanche un po’, sono orgoglioso di essere uomo, figlio, marito e padre. Se ti senti colpevole per l’assassinio da parte di un pezzo di m…, costituisciti». Segue Matteo: «Pelù, parla per te!»; interviene Axe, una donna: «Quelli che uccidono le donne non sono uomini. Sono mostri con la testa rotta. È molto diverso». E ancora: «Ma guarda questo. Non ho mai alzato un dito o la voce in quindici anni di relazione, e adesso sarei da rifare? Ma roba da matti»; «No caro Piero. È quel ragazzo che ha dei problemi e ora deve pagare. Io non ho fatto nulla di male e rispetto le donne e tutti gli esseri umani». Andiamo avanti.
Ermal Meta, collega cantante di Pelù, sui social ha pubblicato una foto di Giulia e ha scritto: «Abbiamo fallito come società». Italiana o mondiale?
Nel primo caso avrebbero fallito 29milioni di uomini. Nell’altra ipotesi poco più di 3 miliardi. Meta, al Corriere della Sera, spiega: «Bisogna educarli in modo inequivocabile e fin da bambini»; «Tutto questo è un problema degli uomini, non accettano che le donne siano di loro proprietà». Domanda: “Viviamo in un mondo maschilista. Condivide?”. «Assolutamente. Il nostro è un sistema patriarcale e da sempre. Il cambiamento deve riguardare gli uomini e in tutto: dalle battutine che fanno alla collega al lavoro a quella stupidità, ritenuta goliardica ma non lo è, che scatta quando c’è un branchetto di 4-5 uomini e partono gli sguardi, il commento indesiderato». Ma i colpevoli non sono quei 4-5 uomini, no. Per Ermal Meta sono responsabili tutti gli uomini.
Tocca a Claudio Marchisio, ex campione della Juve, il quale da quando ha smesso di giocare ha iniziato a sentenziare: «Il problema sono gli uomini. Non tutti, certo». E meno male. Poi però Marchisio continua: «Non tutti gli uomini, certo, ma molti, troppi. Educhiamo i nostri ragazzi, non nascondiamoci da questa grande, enorme responsabilità». Ci sono milioni di genitori perbene che educano figli perbene, ma evidentemente non basta. Ormai è scattata la caccia all’uomo. A tutti gli uomini. La categoria si penta e indossi il cilicio.
PENTIMENTO – Il conduttore televisivo Tommaso Zorzi, che ha debuttato qualche anno fa grazie al docu-reality “Riccanza”, invece ha attaccato il vicepremier Matteo Salvini: «Quando però a compiere un reato è un immigrato, magari africano, Salvini non usa il periodo ipotetico (…). Sempre peggio Salvini, lei non conosce vergogna». (Mai manifestazioni oceaniche se il violento è un extracomunitari) Salvini, per Zorzi, è colpevole di aver scritto (messaggio poi integrato, peraltro), dopo l’arresto di Filippo Turetta: «Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita». Zorzi è partito per la tangente. Per l’attore Massimiliano Loizzi bisogna «smettere di insegnare ai bimbi che ci sono giochi da maschi, che i maschi sono forti per natura». Insomma, è il patriarcato.
Alessandro Gassmann (buono questo, un delatore che si compiace nel segnalare i vicini festaioli al tempo del Covid, ma il web lo massacra e lui blocca tutti. Però ringrazia per i bei messaggi) prima twitta che «la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci», citando Asimov. Poi continua: «La colpa delle violenze sulle donne non è delle donne che non si oppongono (e ci mancherebbe, ndr), ma dei maschi che le compiono». Se la colpa sia del singolo o di tutti non è chiaro, e infatti c’è chi come Alfonso, un utente di Twitter (che ora si chiama “X”), si chiede: «Perché io devo sentirmi in colpa se uno str…, scusa il francesismo, ammazza una donna?».
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Ora, considerando tutte queste esternazioni contro il maschio maschilista, violento, stupratore radicato, puttaniere, possessivo, mi sono domandato perché tutti questi maschietti, che si indignano se vengono intervistati da stampa e Tv, non seguono l’esempio di Attis. Perché questo rammollirsi del maschio compare periodicamente nella storia, in varie epoche e luoghi.
«Il mondo invero sta degenerando: gli uomini perdono la loro virilità e sempre più diventan simili alle donne.» Così scrive un medico giapponese nel XVII secolo, lamentandosi che l’ascolto del polso, utile per le diagnosi, non riveli più differenze tra uomo e donna. Molti uomini, vien detto, non hanno più nemmeno il coraggio di decapitare i condannati. Sempre meno impetuosi e bollenti, per dirimere le questioni si affidano alla lingua invece che alla spada. La causa sarebbe uno squilibrio tra yin e yang. Il polo femminile prevale, inducendo nella sua polarità complementare una regressione.
[…] Ma da tempo è sicuramente in atto una nuova femminilizzazione della civiltà occidentale. Non saprei se polso maschile e femminile siano oggi omologati. Pare però che i maschi attualmente abbiano meno spermatozoi che in passato. Di sicuro dilagano omosessualità e forme di eros incerto, incompiuto. Questo fenomeno di svirilizzazione, chiaramente sovraindividuale, presenta alcuni effetti emblematici. Qui possiamo solo accennarne, darne alcuni ragguagli, senza poter certo esaurire un argomento tanto vasto. […]
Ecco, consiglio pertanto a tutti i maschietti che si sentono colpevoli di ogni stupro commesso alle donne di seguire l’esempio di Attis.
Per approfondire: «LA SINDROME DI ATTIS»