Con la bomba atomica non nacque la pace, abortì la guerra

L’APOCALISSE DIMENTICATA

Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki
Perdite civili: 90 000 – 166 000 vittime a Hiroshima. 60 000 – 80 000 vittime a Nagasaki. Sono seguite altre vittime ammalatesi negli anni per varie patologie tumorali.

Neanche i fari accesi sulle Olimpiadi di Tokio hanno minimamente lacerato il silenzio globale sulla più grande tragedia del nostro tempo, accaduta nell’agosto del 1945 in Giappone, a Hiroshima e Nagasaki. La bomba atomica è il peccato originale del mondo contemporaneo. Se la Shoa chiude tragicamente gli orrori dell’epoca passata, finita con la caduta del Terzo Reich e la morte di Hitler, la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki apre tragicamente il dopoguerra e l’età in cui viviamo ormai da 76 anni. Due tragedie incomparabili, ognuna nella sua unicità. Ma di una se ne parla ogni giorno, dell’altra ci vuole l’anniversario per raccontarla e non succede neanche. Dell’una non finiscono mai gli atti di dolore e di pentimento, le scuse e i risarcimenti. Dell’altra c’è solo lo spettacolo di un evento in sordina senza mai chiedersi nulla circa le responsabilità e le colpe. Hiroshima fu la sigla di inizio del nuovo mondo, mentre scorrevano i titoli del drammatico film precedente. Fu sganciata a guerra finita, praticamente, quando il Terzo Reich era già crollato, i dittatori erano morti, l’Asse si era spezzato, il Giappone stesso era in ginocchio e andava verso una onorevole resa.

Con la bomba atomica non nacque la pace, abortì la guerra. La bomba atomica non generò la volontà di pace, come ripetono i Mattarella di turno ma tramortì la vitalità di un popolo. La bomba atomica è la ferita originaria tra l’Oriente e l’Occidente, il vulnus che sanguina, il buco nero della democrazia occidentale e liberale dentro cui nessuno vuol guardare. Quel fungo ha generato numerose metastasi che ancora si spandono nel corpo ulcerato del pianeta.

La bomba atomica uccise il lato eroico della guerra, l’aspetto umano e militare del conflitto. Sostituì gli uomini coi materiali, gli eserciti con gli arsenali ed ha inventato il conflitto asimmetrico: apparecchi contro umanità, tecnologie contro popolazioni civili, piloti che non scendono tra gli umani ma combattono a distanza contro inermi vite nelle loro case e nei loro paesi.

Anche il terrorismo è la continuazione artigianale della bomba atomica con altri mezzi. Infierire su popolazioni inermi, distruggere il più possibile, è la comune filosofia. Non a caso i cosiddetti kamikaze (mai espressione fu più infamante per gli eroici combattenti giapponesi che colpivano solo obbiettivi militari), riducono la loro vita umana al ruolo di portatori di bomba, di automi della distruzione.(1)

Enola Gay con l’equipaggio che sganciò la bomba atomica su Hiroshima.

I piloti che sganciarono le bombe furono trattati da eroi; gli aerei che evacuarono le loro uova micidiali sono finiti in museo, come riveriti cimeli storici. Non esistono responsabilità umane per la bomba, non c’è dovere di obiezione di coscienza di fronte a eccidi così feroci e crimini così indiscriminati? Perché allora chi obbedì ai comandi dello sterminio viene considerato un criminale di guerra e non un esecutore di ordini atroci impartiti dall’alto? Il libero arbitrio riguardava solo i tedeschi?

Sconcertano i nomi gai degli aerei e delle operazioni che portarono la morte e la distruzione atomica in Giappone; non c’è nemmeno l’aura della tragedia nell’atto compiuto, neanche la considerazione di compiere un atto destinato a far piangere a lungo i cieli e la terra.

Non c’è mai stato un atto vero di dolore e rimorso, una pubblica ammissione di gratuita crudeltà, insomma un pentimento profondo e reale dopo quella bomba. Finché sussisterà questa incuria del male arrecato, questa giustificazione fittizia della sua necessità, questo fatalismo tecnologico aberrante, l’Occidente, l’America, la Democrazia liberale non potranno mai vantare alcuna superiorità e alcuna innocenza.

 

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(1) L’Enola Gay la missione del 6 agosto che partì dall’isola di Tinian. L’aereo era uno dei quindici B-29 con l’ultima modifica “Silverplate”, necessaria a sganciare ordigni atomici. L’Enola Gay venne costruito dalla Glenn L. Martin Company nello stabilimento di Omaha, Nebraska.

Dopo aver compiuto otto missioni di addestramento e due di combattimento in luglio, l’aereo venne usato il 31 luglio in una prova della missione vera e propria, con una bomba tipo “Little Boy” da addestramento che venne sganciata al largo di Tinian.

Il 5 agosto 1945, durante i preparativi per la prima missione atomica, Tibbets diede all’aereo il nome di sua madre, Enola Gay Tibbets (1893-1983, che portava quel nome da una eroina di un romanzo). Secondo Gordon Thomas e Max Morgan-Witts, il comandante regolarmente assegnato dell’aereo, Robert Lewis, era scontento di venire scavalcato da Tibbets per questa importante missione, e si infuriò quando arrivò davanti all’aereo la mattina del 6 agosto e lo vide dipinto con il nuovo nome. Lo stesso Tibbets, intervistato a Tinian alla fine di quel giorno da un corrispondente di guerra, confessò di sentirsi un po’ imbarazzato per aver associato il nome di sua madre a una missione così fatidica.

Nel 1975, in un’intervista, dichiara di essere orgoglioso per aver cominciato con nulla, pianificato e reso funzionale il piano, asserendo di dormire “sonni tranquilli ogni notte”. Successivamente, nel 2005, riferisce a un reporter: Sapevo quando ricevetti l’incarico che sarebbe stato qualcosa di emozionale. Abbiamo i sentimenti, ma dobbiamo metterli da parte. Sapevamo che avremmo ucciso persone a destra e a manca, ma il mio unico interesse era di fare il migliore lavoro possibile così da finirla al più presto possibile con quelle uccisioni. [Perdite civili: 90 000 – 166 000 vittime]

La missione su Hiroshima venne descritta come impeccabile dal punto di vista tattico, e l’Enola Gay ritornò senza inconvenienti alla sua base di Tinian. Il primo bombardamento atomico venne seguito tre giorni dopo da quello di un altro B-29 (BOCKSCAR), pilotato dal maggiore Charles W. Sweeney, che sganciò un secondo ordigno nucleare, denominato “Fat Man“, su Nagasaki. [perdite 60 000 – 80 000 vittime]

La missione su Nagasaki, per contro, è stata descritta come tatticamente errata; (non per le vittime) anche se raggiunse i suoi obiettivi, andò incontro a diversi errori di esecuzione e Bockscar ebbe a malapena il carburante necessario per un atterraggio di emergenza a Okinawa. (Accidenti!)

Fonte

Questa era ed è l’America di oggi. (n.d.b.)

 

 

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