“Trump, un insaziabile appetito tra potere, polemiche e protagonismo.”
L’APPETITO DI TRUMP
di Andrea Marcigliano
Donald Trump non smette mai di sorprendere: che si parli di politica, affari o vita privata, il suo appetito – metaforico e non – sembra essere insaziabile. Tra polemiche, strategie e desiderio di protagonismo, l’ex presidente continua a dominare la scena americana e internazionale con una fame di successo che non conosce tregua.
Trump sembra avere un notevole…appetito. Tant’è che, poco prima del suo insediamento nello Studio Ovale, sta seminando una grande dose di paura. Ma non ai russi o ai cinesi, che pure lo vedono con notevole sospetto. È agli europei, ovvero ai suoi alleati/ subalterni che sta incutendo timore.
E verso i quali sembra dirigere i suoi, sempre più scoperti e notevoli, appetiti.
Dunque, secondo il Tychoon, la Groenlandia, la grande isola subartica, deve diventare, a breve, americana. Questa storia che, formalmente, continui a fare parte della Danimarca, non lo interessa. Come non prova alcun interesse per il fatto che il piccolo Regno sia un alleato degli States. La Groenlandia rappresenta una necessità strategica per Washington. Punto e a capo.
Poi…il Canada. Trudeau ha fatto la sua parte. E, però, ha dovuto anche lasciare, travolto da scandali di ogni tipo.
Bene, dice Trump. È giunto il momento di farla finita con questa finzione del Commewelth. Con questo Canada che appartiene, formalmente, alla Corona Britannica. Ad un re lontano, e che non conta nulla.
Il Canada è americano. E, quindi, deve entrare a fare parte, a pieno titolo, degli Stati Uniti.
I grandi Media italiani, i soloni che pontificano da vari pulpiti, dipingono queste uscite improvvise di Trump come segni di una sorta di follia. Conferma della, secondo loro, inadeguatezza dell’uomo, della sua incapacità a ricoprire un così alto incarico.
Mi permetto di non essere d’accordo. Perché, certo, Trump non rispetta per nulla i canoni usuali di espressione politica e diplomatica. E una, forte, vena di personalismo ed eccentricità è sicuramente presente. Tuttavia non è un folle. Ed, anzi, ha ben chiara in mente una sua visione dell’America. E del suo ruolo internazionale.
Che, poi, non è, propriamente, solo sua.
Perché Trump rappresenta davvero l’America. Quella profonda, lontanissima dai canoni convenzionali, dagli stereotipi cui ci hanno, per troppo tempo, abituati. E che corrispondono, piuttosto, a delle élite, se vogliamo delle conventicole, internazionali. Americane solo di nome, in realtà autoreferenziali e, di fatto, lontanissime dal popolo. Da qualsiasi popolo, soprattutto da quello americano.
Che, invece, si ritrova in Trump. E nelle sue dichiarazioni anche più estreme. Ed è l’America profonda, che lavora e produce. Che nulla ha a che fare con l’alta finanza di Wall Street.
Un’America che ci è ignota. Che non conosciamo e non comprendiamo. Così come per lei noi europei siamo degli estranei. Anzi, dei veri e propri alieni.
Quest’America sembra, ora, giunta al governo degli States. E decisa a fare saltare i vecchi schemi della politica internazionale. Gli schemi che risalgono alla Seconda guerra mondiale. E forse anche ad epoche precedenti.
Sarà un male o un bene? Difficile prevederlo. Così come, ora, è difficile prevedere se Trump avrà la forza, e la determinazione, di portare sino in fondo questo cambiamento.
Tuttavia, una cosa possiamo dirla. Rappresenta l’unica novità, forte, in un campo stantio, e sclerotico, come è da tempo quello del, cosiddetto, Occidente.
