I bambini hanno bisogno di stimoli per rendere il proprio terreno fertile e recettivo

I bambini hanno bisogno di stimoli per rendere il proprio terreno fertile e recettivo affinché tutte le funzioni cerebrali e le connessioni neuronali possano dar vita ad una mente e un corpo recettivi

L’APPRENDIMENTO E IL RUOLO DELL’AMBIENTE CIRCOSTANTE

Bimbi felici e adulti equilibrati?

di

Serena Merega


I bambini hanno bisogno di stimoli per rendere il proprio terreno fertile e recettivo affinché tutte le funzioni cerebrali e le connessioni neuronali possano dar vita ad una mente e un corpo recettivi

Condivido uno spezzone della mia tesi legata all’apprendimento, nata per dimostrare, a livello neuroscientifico, come la creatività nella riprogrammazione del pensiero e delle azioni dell’essere umano, sia connessa con uno degli elementi basilari per la vita. Questo elemento è la capacità di apprendere e come vedremo è influenzato inizialmente dall’ambiente in cui il bambino è immerso già prima della nascita.

Le influenze e le nostre interconnessioni con l’ambiente sono determinanti per tutti i sistemi che compongono l’essere umano e iniziano già a manifestarsi nella vita intrauterina.

La qualità della vita nell’utero, la nostra dimora temporanea fino al momento della nascita, programma la nostra predisposizione alle malattie coronariche, all’ictus cerebrale, al diabete, all’obesità e a una quantità di altri fattori che potranno verificarsi nel corso della vita. (Dott. Peter W. Nathanielsz, “Life in the Womb: the origin of Health and Disease”, 1999)

Altri studi relativi a disturbi cronici dell’età adulta, come l’osteoporosi, i disordini mentali e le psicosi sono strettamente collegate allo sviluppo prenatale e perinatale (Gluckman e Hanson 2004). Di conseguenze il ruolo dei geni non è totale e determinante nella salute dell’individuo: questa posizione ci porta verso ai programmi epigenetici grazie ai quali gli stimoli ambientali controllano il benessere dell’uomo.

Il Dottor Nathanielsz sottolinea l’importanza del ruolo dei genitori per migliorare l’ambiente prenatale per agire come ingegneri genetici nei confronti dei figli: le influenze ambientali continuano anche dopo la nascita perché l’ambiente familiare può essere un elemento determinante nello sviluppo del cervello.

Per il cervello in via di sviluppo del bambino, la società fornisce le esperienze più significative influenzando l’espressione genetica, che determina il modo in cui i neuroni si collegano tra loro nella costruzione delle reti neurali che danno origine all’attività mentale. (Dott. Daniel J.Siegel, “The Developing Mind”, 1999)

Quindi possiamo affermare che il bambino ha la capacità di ricordare e quindi imparare. Sappiamo quanto la vita intrauterina sia sensibile ai cambiamenti della madre, al ruolo che lo stress possa influire anche sul feto: i segnali di uno stress protratto nel tempo entrano nella circolazione sanguigna fetale influenzandone gli organi e i tessuti.

Lo sviluppo del feto è proporzionale alla quantità di sangue che ricevono e alla funzione che svolgono: passando attraverso la placenta gli ormoni della madre alterano profondamente il flusso sanguigno fetale cambiando i caratteri della fisiologia del bambino (Lesage et al. 2004; Christensen 2000; Arnsten 1998; Leutwyler 1998; Sapolsky 1997; Sandman et al. 1994). Una ricerca condotta da E. Marilyn Wintour ha dimostrato come la percentuale di cortisolo, l’ormone più attivo dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene) in situazioni di stress in eccesso, finisca per provocare l’innalzamento della pressione sanguigna fetale (Dodic et al. 2002).

Un eccesso di cortisolo assorbito dalla madre stressata modifica la formazione dei nefroni nel feto, unità di filtraggio dei reni, cellule deputate a regolare l’equilibrio dei sali minerali e di quindi della pressione sanguigna. La condizione che vive la madre in primis a livello fisico ed emotivo farà da specchio alla vita che porta: due corpi e due anime che interagiscono e si influenzano. La crescita del nascituro quindi, nel caso di uno stato di distress1, sarà influenzata dalla condizione inibitoria dell’eccesso di cortisolo.

Bambini sottopeso sono collegati ad una svariata serie di problematiche già citate da Nathanielsz. Non si parla solo di ambiente intrauterino e la correlazione con lo stato stressogeno o meno della madre: il ruolo dell’ambiente è riferito anche all’ambiente fisico che circonda un individuo. Si dice spesso di avere un buon dell’imprinting per sviluppare in equilibrio tutti i sistemi del corpo: esiste un periodo critico, o periodo sensibile, in cui le influenze ambientali sono più efficaci per l’apprendimento di conoscenze e abilità. In questo periodo l’apprendimento è facilitato.

Il secondo semestre di vita è un periodo sensibile per lo sviluppo del legame di attaccamento da parte del bambino nei confronti della madre (Bowlby, 1969). L’età compresa fra i 2 e i 6 anni è un periodo sensibile per l’apprendimento della lingua madre e di altre lingue straniere. Anche in condizioni patologiche esiste un periodo critico: per esempio dopo ictus, la riabilitazione motoria nelle prime fasi dalla lesione porta ad un migliore recupero motorio.

I bambini hanno quindi bisogno di stimoli per rendere il proprio terreno fertile e recettivo affinché tutte le funzioni cerebrali e le connessioni neuronali possano dar vita ad una mente e un corpo recettivi. Un aspetto centrante per l’apprendimento è la curiosità: in condizioni di salute, è l’elemento naturale fin dai primi mesi e la creatività una chiave che accende la connessione per espandere le proprie potenzialità.

Non c’è dubbio che un altro elemento sia fonte di crescita e sviluppo è il nutrimento e l’amore. I bambini orfani cresciuti in culla senza l’amore dei caregiver presentano gravi e duraturi problemi di sviluppo, come rivela uno studio condotto da Mary Carlson, una neurobiologa della Harvard Medical School. I dati rivelano che la mancanza del contatto fisico e attenzioni negli orfanotrofi e la scarsa qualità delle scuole materne, impediva una crescita sana e influenzava negativamente il loro comportamento.

Altri studi allargarono la ricerca sull’influenza ambientale relativa alla cultura di appartenenza (Prescott 1996 e 1999): le culture pacifiche producono genitori che mantengono un contatto fisico con i figli, portandogli al petto o sulla schiena tutto il giorno. Al contrario altre società che privano i neonati, i bambini e gli adolescenti di un buon contatto fisico soffrono di disturbi somato-sensoriali, disturbi che hanno una limitata reazione agli ormoni dello stress in presenza di pericolo e la difficoltà a reprimere stati di agitazioni predisponendoli a manifestazioni di violenza.

Una vita senza amore non merita di essere vissuta. L’amore è la sorgente della vita, bevilo con tutto il tuo cuore e tutta l’anima. (Gialal al-Din Rumi)

Non è mia intenzione in questo articolo tediare il lettore con aree neurologiche e sinapsi, ma mi preme sottolineare come sia importante sostenere un ambiente idoneo per il bambino nonché la salute della madre e del padre durante tutto il periodo sensibile. Con questo non significa non avere una buona capacità di apprendere in fase adulta, tanto meno avere problematiche connesse, ma sottolineo quanto sia importante la regolazione dello stress, che a mio avviso è “la malattia del secolo”.

Se l’essere umano sviluppa fin dai primi mesi di vita un buon terreno fertile, avrà una miglior predisposizione ad apprendere e arricchirsi: amore, contatto, stimoli, creatività, alimentazione. E questo è solo un pezzettino. Alcuni studi citati sono “datati” e altri sono molto più recenti, ergo, com’è possibile che la società non informi? Com’è possibile che le istituzioni non creino programmi correlati a pratiche meditative per bambini e adulti? Com’è possibile che le mense scolastiche (e non solo) offrano cibo relativamente di qualità?

L’apprendimento non fa parte solo dell’esperienza didattica: apprendere è imparare a conoscersi, creare altre realtà, seguire la propria libertà espressiva uscendo da categorie preimpostate, dai pregiudizi, apprendere a regolare la propria vita secondo le proprie necessità, apprendere a stare nel mondo in modo consapevole, vivere la propria esistenza attivamente seguendo il proprio flow, riabilitare una parte del proprio sistema dopo interventi o un incidente o in presenza di malattie debilitanti.

Apprendere diventa un riapprendere se consapevoli, soprattutto se ci si trova in uno stato di mindfulness che implica un processo creativo di pensiero, una “riprogrammazione consapevole”. Il fare per fare, l’imparare per imparare senza quindi uno scopo più “alto”, senza motivazione e obiettivo riduce l’individuo in una sorta di abitudine remissiva senza portare a risultati stabili nel tempo.

Apprendere è quindi una sorta di viaggio che si dirama a ventaglio per toccare diversi contesti dell’esperienza umana.

Serena Merega

 

 

Note

1 Distress: il termine “distress” rappresenta l’aspetto negativo dello stress, e viene contrapposto ad “eustress” che rappresenta l’aspetto positivo dello stress, quello di stimolazione fisiologica e mentale tesa ad adattarsi a un cambiamento nell’ambiente.

 

 

Serena Marega Naturopata, kinesiologo e floriterapeuta, vivo e lavoro con lo scopo di aiutare me stessa e gli altri nella ricerca del ben-essere seguendo i ritmi della Natura traendo da essa la cura, il cibo e il viaggio verso il proprio Sè.

 

 

 

 

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