Gesti grandi per nascondere un potere che non c’è
L’ARROGANZA DEL NON POTERE
Il Simplicissimus
l’arroganza del non potere: quando chi non ha i mezzi si veste da gigante. un’analisi delle scelte politiche che mascherano la debolezza con gesti plateali, nel tentativo di mantenere un’illusione di controllo sullo scacchiere internazionale.
Trump aveva detto di poter mettere fine alla guerra in Ucraina, in 24 ore, poi trasformatesi in 100 giorni e adesso al di la da venire. Il discorso che il neo presidente ha tenuto in videoconferenza con il forum di Davos, non solo allontana la meta di un tavolo della pace, ma suona persino offensivo e comunque assolutamente disinformato. Ecco un condensato delle sue parole che iniziano amichevoli, si trasformano in minaccia e si sciolgono in un inconsistente finale retorico:
Oddio la Russia non ha aiutato a vincere la guerra, ma l’ha vinta, mentre semmai sono gli Alleati ad aver dato un aiuto e non ha avuto 60 milioni di morti, ma la metà, di cui tra il 60 e il 70 per cento civili. Non è una percentuale trascurabile perché dal punto di vista meramente militare i sovietici persero 10 milioni e 600 mila soldati tra morti, feriti e dispersi, mentre la Germania ne perse 10 milioni e 700 mila. Una sorta di pareggio che dimostra come l’Amata rossa fosse altrettanto efficiente della Wehrmacht. Questo senza tenere conto delle perdite subite dai Paesi alleati della Germania che tra ungheresi, rumeni, finlandesi e italiani sfiorano il milione.
Mi sono dilungato perché se si conosce la storia attraverso la lettura di Topolino o le informazioni dei servizi che non sono peraltro molto lontane dal magico mondo di Disney, difficilmente si potrà affrontare la realtà. Di certo la Cia e le altre agenzie che hanno dato il via definitivo alla guerra ucraina, dipingendo una situazione disastrosa per la Russia, difficilmente ammetteranno di essersi clamorosamente sbagliate e così stanno intrappolando Trump dentro una bolla di narrazioni assurde come gli 800 mila morti che i russi avrebbero avuto e spingendo il neopresidente – che di certo non si tira indietro – a continuare la politica di Biden, il cuoi sbocco è solo un nuovo Vietnam o la guerra nucleare. Infatti il Cremlino ha emesso una nota in cui si dice che non c’è nulla di nuovo nelle parole di Trump e il portavoce del governo russo Dimitri Peskov ha aggiunto che durante il suo primo mandato presidenziale, Trump aveva spesso fatto ricorso alle sanzioni, e che al presidente degli Stati Uniti “piacciono tali metodi”. Mosca è ancora pronta per un dialogo equo e rispettoso, ha detto Peskov, sottolineando che Trump si era impegnato in quel tipo di scambio con Putin durante il suo primo mandato. “Ora, la Russia sta aspettando segnali analoghi, ma finora non ne ha visti”. Quanto poi alle vite stroncate dal conflitto cui Trump si è aggrappato gestendo una retorica simil umanitaria, Maria Zakharova ha detto senza peli sulla lingua: “Mosca ritiene che le azioni dell’amministrazione Joe Biden in molti ambiti, compresa la politica in Ucraina, siano crimini, non errori”.
Nel sito di Larry Johnson si fanno un po’ di conti e si citano le cifre di Mediazona un’agenzia di stampa russa, ma ferocemente anti putiniana e filo occidentale fino al midollo, fan del defunto Navalny, la quale fa ascendere le vittime russe dall’inizio della guerra a 88.726 uomini, una cifra lontanissima dai numeri dichiarati dall’intelligence ucraina, che costituisce la base delle stime della Cia. Questo senza parlare dell’economia russa in crescita. Insomma Putin non è affatto sotto pressione per terminare la guerra secondo i dettami che Washington si aspetta di poter porre. Al contrario è sotto pressione Trump, solo che non se ne è ancora accorto e parla da padrone del mondo.
