l’altra notte, mentre attendevo l’alba…

Quentin Massys, Il banchiere e sua moglie (1514) – Museo del Louvre

L’AVARO


L’altra notte, mentre attendevo l’alba, una delle mie usuali insonnie, mi è accaduto un fatto abbastanza insolito. Una visita… inusuale.

Il solito fantasma? già mi pare di sentirlo, il Direttore… non è che riattacchi con Marx, Bakunin e altri bei tomi consimili? Sinceramente stai un po’ stufando…

No… è una cosa più strana. Sì… diciamo pure che di un fantasma, o meglio di una visita fantasmatica si è trattato… ma diversa dalle solite.
Dunque, per farla breve, attendevo l’alba. E forse mi ero leggermente appisolato sul divano…
Apro gli occhi, e, nella poca luce, lo vedo là. Seduto di fronte a me. Però non lo conosco. Né vi è alcun segno che mi possa permettere di riconoscerlo.
È un vecchio. Con una papalina in testa. E una vecchia palandrana, credo una veste da camera, tutta lisa. Mi sembra che abbia anche un paio di pantofole. O ciabatte.
Mi guarda in silenzio. Torvo.

Chi sei?
Devo ripetere la domanda. Perché il silenzio dura a lungo. Non vorrei fosse un incubo… colpa delle trippe mangiate ieri sera da Enzo… eccellenti, ma non proprio… leggere.
Poi….

“Beh… ho molti nomi”. La voce è roca.
“Euclione… Arpagone…Scrooge…. magari anche Pantalone e Todaro – una risatina chioccia – o Paperon de’ Paperoni…”
Annuisco.
Ho capito. Sei… l’Avaro. Un personaggio da commedia.
Ma che ci fai qui? Perché mi vieni a trovare? Carnevale è finito da un bel po’. E Natale è lontano…

Annuisce.
“Beh, però io non sono una maschera. E non sono legato ad una stagione… io sono quello che sono sempre. Tutto l’anno. Per me non contano feste e ricorrenze. Conta solo una cosa…” una pausa, mi sembra si umetti le labbra… “Avere. Possedere”.

Sono io ad annuire, ora.
Già, tu sei la figura emblematica dell’Avarizia. Alcuni dicono la Lupa di Dante. Che è la madre di tutti i vizi….

Altra risatina…
“Se è per questo sono molto di più. Sono il dare un prezzo a tutte le cose. Materiali e immateriali. E ridurle, quindi, a mero interesse economico. Sentimenti, amori, odii, ideali, sogni… per me sono solo merce. Cone le patate o i diamanti. E l’unico piacere è trarne profitto. Niente altro mi può dare diletto. Solo il possedere. Il più possibile. Rinunciando a tutto ciò che quelli come te considerano importante. E chiamano vivere”.

Bello schifo di esistenza, la tua…
“Non credere… non è così male, sai? Io ne sono soddisfatto. Anche se mai appagato – schiocca la lingua – perché voglio sempre di più…”

E che te ne fai? Di tutto quello che giungi a possedere? non ti godi nulla…

“Ma è il possedere in sé il mio piacere. È l’idea astratta del possesso che mi dà l’unico godimento della vita. Tutto il resto … non conta niente. Le vite umane non contano niente…” Fa una pausa.
“Vedi, quel Dante che tanto ami, e che poi altro non era che un morto di fame come tutti i poeti, su una cosa aveva ragione. Con il procedere dei tempi io sono diventato sempre più potente. Mi sono accoppiato, per usare il suo linguaggio allegorico, con bestie e mostri diversi…nun tempo ero solo un vecchio usuraio. E tutti mi disprezzavano, anche se cominciavano ad avere sempre più bisogno me. Vedi Shakespeare, o Marlow… ma oggi…. oggi comandi io. Oggi sono invidiato, onorato, ammirato. E sono dappertutto. Decido delle guerre, della distruzione dei popoli, della vostra salute…. sono io Dio!”
E ride, questa volta, come un folle.

Alberto Sordi nel 1989 in una scena del film “L’Avaro” diretto da Tonino Cervi – .

Resto senza parole. Questo non è un fantasma. Questo è un… incubo. Ma lui continua…

“E la cosa più divertente è che, ormai, tutti, o quasi, mi adorano. E fanno esattamente ciò che impongo loro con ogni mezzo. Dalla persuasione occulta, alla violenza.
Ho vinto. Anzi, ho trionfato. Aveva ragione il tuo vecchio amico Marx. Tutto, ormai, è solo una variante dell’interesse economico. Non esiste altro.”
Resto di ghiaccio. Poi, con voce afona…

Marx non è mio amico…. anche se ha visto giusto sull’alienazione che produce nella società, e nei singoli uomini, la bramosia di ricchezza. Però non so se hai vinto… certo ora domini le menti, decidi i destini. Sei l’unica morale riconosciuta. E ti credi Dio. Ma in fondo… sei solo il più squallido tra i demoni. E ti ricordo Dante… un giorno verrà un veltro… e allora….

Ridacchia.
“Staremo a vedere…”
E, improvvisamente, se ne va. Ho come la sensazione che prenda il volo. Con ali da pipistrello. Mi viene in mente un nome.
Gerione.

Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

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