Prima donna a vivere della propria pittura, lavorò per papi e aristocratici, sfidando le convenzioni del suo tempo

LAVINIA FONTANA: LA PRIMA DONNA ARTISTA IMPRENDITRICE

Redazione Inchiostronero

In un’epoca dominata dagli uomini, riuscì a farsi strada tra nobili, papi e cardinali, lasciando un segno nella storia dell’arte. Dimenticata dalla storia, ma pioniera dell’arte: la straordinaria vicenda di Lavinia Fontana


La pittrice che sfidò le convenzioni

Lavinia Fontana, Autoritratto, 1577, Accademia Nazionale di San Luca, Roma

Bologna, fine del XVI secolo. Le botteghe d’arte brulicano di apprendisti intenti a macinare pigmenti e a stendere colori su tele destinate alle chiese e ai palazzi dell’aristocrazia. In questo mondo dominato dagli uomini, dove le donne raramente hanno accesso all’istruzione artistica e ancor meno alla possibilità di farsi un nome, una giovane sfida le regole imposte dalla società.

Il suo talento non passa inosservato. Le sue pennellate delicate, la straordinaria capacità di catturare l’anima dei soggetti e la maestria nel dipingere ritratti e scene sacre le aprono le porte di un mondo che, fino ad allora, sembrava loro precluso. Lavinia Fontana non è solo un’artista: è una pioniera. Lavora per papi, cardinali e nobildonne, ricevendo commissioni che fino a quel momento erano state riservate esclusivamente agli uomini.

Ma il successo non basta a garantirle un posto nella storia. A differenza di molti suoi colleghi maschi, il suo nome viene lentamente oscurato, fino quasi a scomparire dalle pagine dei manuali di storia dell’arte. Chi era davvero Lavinia Fontana? Come è riuscita a imporsi in un’epoca in cui alle donne era negata l’indipendenza professionale? E soprattutto, perché oggi così pochi ricordano il suo straordinario contributo all’arte?

La vera storia di Lavinia Fontana

Nata a Bologna nel 1552, Lavinia Fontana cresce in un ambiente in cui l’arte è parte integrante della vita quotidiana. Suo padre, Prospero Fontana, è un affermato pittore della scuola bolognese e lavora per importanti committenze ecclesiastiche e nobiliari. Nonostante le rigide convenzioni dell’epoca, che relegano le donne ai margini del mondo dell’arte, Prospero riconosce presto il talento della figlia e decide di istruirla personalmente.

Mentre la maggior parte delle ragazze nobili o borghesi viene educata solo per il matrimonio, Lavinia impara a padroneggiare il disegno, la prospettiva e la pittura a olio, diventando una delle poche donne del Cinquecento con una formazione accademica nel campo artistico. La sua capacità di ritrarre con estrema precisione i dettagli dei tessuti, dei gioielli e delle espressioni la distingue ben presto dagli altri pittori del tempo.

Un’artista indipendente in un mondo maschile

A soli venticinque anni, Lavinia si afferma come pittrice professionista, una rarità assoluta per una donna dell’epoca. A differenza di altre artiste che lavorano all’ombra di conventi o sotto la protezione di mecenati, Lavinia gestisce la propria bottega, assume assistenti e tratta direttamente con i committenti.

Ma la sua carriera non è priva di ostacoli. Nel XVI secolo, alle donne è severamente vietato studiare il nudo maschile dal vivo, una base fondamentale per la pittura storica e religiosa. Eppure, Lavinia riesce comunque a distinguersi anche in questo genere, realizzando opere di grande complessità iconografica, come la celebre “Minerva nuda”, una delle prime rappresentazioni di nudo femminile dipinta da una donna.

Un matrimonio rivoluzionario

Nel 1577 sposa Gian Paolo Zappi, un nobile bolognese che compie una scelta fuori dal comune: rinuncia alla sua carriera per sostenere quella della moglie. Mentre Lavinia si dedica alla pittura, Zappi gestisce gli affari della bottega e si occupa dei figli—un’eccezione assoluta nella società patriarcale del tempo.

La loro unione le permette di continuare a dipingere senza dover rinunciare alla vita familiare. Lavinia darà alla luce undici figli, dei quali solo pochi sopravvivranno all’infanzia, ma non interromperà mai la sua produzione artistica.

Il riconoscimento a Roma

Con il tempo, la sua fama si espande oltre i confini di Bologna. Riceve commissioni da famiglie aristocratiche di tutta Italia, tra cui i Farnese, i Gonzaga e i Medici. Dipinge straordinari ritratti di nobildonne, spesso raffigurate con vestiti sontuosi e gioielli sfarzosi, che esaltano il loro status sociale.

Nel 1604, la sua carriera raggiunge l’apice quando viene chiamata a Roma da Papa Clemente VIII, un privilegio riservato ai migliori artisti del tempo. Qui lavora alla corte papale e ottiene incarichi di grande prestigio, come la pala d’altare per la Chiesa di Santa Sabina.

Nonostante la sua eccezionale carriera e il riconoscimento da parte dei più importanti circoli artistici, dopo la sua morte nel 1614, il suo nome inizia lentamente a sbiadire. Ma perché una donna così straordinaria è stata dimenticata dalla storia?

Perché è stata dimenticata?

Nonostante il suo straordinario talento e il successo ottenuto in vita, Lavinia Fontana non ha goduto dello stesso riconoscimento postumo riservato ai suoi colleghi maschi. Mentre artisti come Caravaggio, Guido Reni e Annibale Carracci hanno mantenuto un posto di rilievo nella storia dell’arte, il nome di Lavinia è rimasto nell’ombra per secoli. Ma perché?

Essere una donna nell’arte era un’eccezione

Nel Rinascimento e nel Barocco, le artiste erano rare e spesso viste come curiosità piuttosto che come professioniste. Poche donne riuscivano ad accedere a un’istruzione artistica, e ancora meno ottenevano commissioni importanti. Chi, come Lavinia, riusciva a sfondare in un settore dominato dagli uomini, veniva spesso tollerata ma non celebrata.

Le donne erano incoraggiate a specializzarsi in generi considerati “minori”, come la miniatura, la natura morta o il ritratto. Lavinia Fontana sfidò queste limitazioni, cimentandosi anche in soggetti storici e mitologici, solitamente riservati agli uomini. Tuttavia, la sua stessa eccezionalità fece sì che fosse trattata come un caso isolato, anziché come un modello da seguire.

L’ombra degli uomini

Come accadde a molte donne di talento nella storia, i meriti di Lavinia furono spesso attribuiti agli uomini che la circondavano.

Alcuni storici dell’arte hanno minimizzato il suo talento, sostenendo che la sua abilità fosse dovuta alla formazione ricevuta dal padre, Prospero Fontana.

Altri hanno sottolineato il ruolo del marito, Gian Paolo Zappi, che gestiva la bottega e la famiglia, quasi a voler suggerire che Lavinia non sarebbe riuscita a emergere senza il suo supporto.

Perfino la sua capacità di ottenere commissioni importanti è stata talvolta ricondotta più alle sue buone relazioni con l’aristocrazia e il clero che al suo effettivo valore artistico.

Questa tendenza a screditare o ridimensionare il talento delle artiste donne è una costante nella storia dell’arte e ha contribuito a oscurare il suo nome nei secoli successivi.

Il tempo ha oscurato il suo nome

Dopo la sua morte nel 1614, la fortuna critica di Lavinia Fontana iniziò a declinare. Alcuni motivi chiave spiegano questa dimenticanza:

La riscrittura della storia dell’arte → Nei secoli successivi, gli storici hanno costruito un canone artistico prevalentemente maschile, concentrandosi su artisti come Michelangelo, Raffaello e Caravaggio. Le donne, per quanto talentuose, sono state spesso escluse da queste narrazioni.

Il cambiamento del gusto artistico → Nel tempo, lo stile manierista e barocco, in cui Lavinia eccelleva, passò di moda. Di conseguenza, molte delle sue opere finirono dimenticate nei depositi di chiese e musei.

La mancanza di un’eredità artistica diretta → Molti grandi artisti hanno avuto allievi che hanno continuato la loro scuola, mantenendone viva la memoria. Lavinia, invece, non ebbe una “scuola” che perpetuasse il suo stile, il che ha contribuito alla sua graduale scomparsa dalla scena artistica.

Una riscoperta tardiva

Solo negli ultimi decenni, grazie agli studi sulla storia dell’arte di genere e alla riscoperta delle donne artiste, Lavinia Fontana sta finalmente riottenendo il posto che merita. Oggi le sue opere sono rivalutate e inserite nei principali musei e cataloghi, dimostrando che il talento non ha genere, ma che la storia ha spesso scelto di ignorarlo.

Cosa possiamo imparare dalla sua storia?

La vicenda di Lavinia Fontana non è solo un esempio straordinario di talento artistico, ma anche una testimonianza di coraggio e determinazione in un’epoca in cui alle donne era negata l’indipendenza professionale. La sua storia ci offre lezioni importanti, non solo sull’arte, ma anche sulla condizione femminile e sulla capacità di superare i limiti imposti dalla società.

Il talento non ha genere, ma la società crea ostacoli

Lavinia Fontana è stata una pioniera: la prima donna a vivere della propria arte, la prima a gestire autonomamente una bottega e una delle pochissime a ricevere commissioni pubbliche e religiose. In un’epoca in cui la maggior parte delle donne artiste dipingeva solo in convento o all’ombra di un uomo, Lavinia riuscì a costruirsi una carriera autonoma.

Questo ci insegna che le barriere di genere non derivano da una mancanza di capacità, ma da strutture sociali ed economiche che limitano le opportunità. Lavinia ha dimostrato che con il talento e la determinazione si possono infrangere anche le regole più rigide, aprendo la strada alle generazioni future di artiste.

Il successo femminile spesso viene ridimensionato

Nonostante il suo straordinario talento, Lavinia è stata a lungo ignorata dalla storia dell’arte. I suoi meriti sono stati attribuiti al padre o al marito, e il suo nome è stato gradualmente oscurato dai manuali, a favore dei suoi colleghi uomini.

Questa dinamica non è un caso isolato. Molte donne della storia hanno visto i loro successi minimizzati, attribuiti agli uomini intorno a loro o completamente dimenticati. La sua storia ci invita a riflettere su come il contributo femminile sia stato sistematicamente escluso dalla narrazione ufficiale e sull’importanza di recuperare queste figure dimenticate.

Il sostegno è fondamentale per abbattere le barriere

Lavinia riuscì a emergere anche grazie a un contesto familiare favorevole. Suo padre, Prospero Fontana, non la obbligò a dedicarsi esclusivamente al matrimonio e alla famiglia, ma le permise di formarsi artisticamente. Suo marito, Gian Paolo Zappi, accettò di occuparsi della gestione della casa e dei figli, permettendole di continuare a lavorare.

Questo ci mostra quanto il supporto delle persone vicine possa fare la differenza nella realizzazione personale e professionale di una donna. Ancora oggi, il peso delle responsabilità familiari ricade spesso sulle donne, limitando la loro libertà di esprimere il proprio talento. La storia di Lavinia ci ricorda che il cambiamento non è solo individuale, ma collettivo.

Dobbiamo riscrivere la storia dell’arte (e non solo)

Il caso di Lavinia Fontana è emblematico di un fenomeno più ampio: la cancellazione del contributo femminile alla cultura e alla società. Se oggi i suoi dipinti stanno tornando alla luce, è grazie al lavoro di storici dell’arte, curatori e ricercatori che stanno riesaminando la storia con uno sguardo più inclusivo.

Questa è una lezione fondamentale: la storia non è immutabile, ma è il frutto delle scelte di chi la scrive. Se vogliamo una rappresentazione più equa del passato, dobbiamo continuare a cercare, riscoprire e valorizzare le figure dimenticate, non solo nell’arte, ma in tutti i campi.

Un’eredità che continua

Oggi, Lavinia Fontana è riconosciuta come una delle prime donne imprenditrici dell’arte, un esempio di indipendenza e successo in un’epoca che relegava le donne ai margini. Il suo nome, per troppo tempo dimenticato, sta finalmente tornando a occupare il posto che merita.

La sua storia è un monito e un’ispirazione: talento, passione e determinazione possono cambiare il corso della storia, anche quando tutto sembra ostacolarlo.

Conclusione: Riscrivere la storia

Per secoli, la narrazione ufficiale della storia dell’arte ha privilegiato le figure maschili, relegando le donne al ruolo di muse, modelle o semplici apprendiste. Ma le donne non sono mai state solo spettatrici: hanno creato, innovato e contribuito alla cultura, anche quando la società cercava di escluderle.

Oggi, grazie a nuovi studi e a una crescente attenzione verso le artiste dimenticate, nomi come quello di Lavinia Fontana stanno finalmente riemergendo. Non si tratta solo di rendere omaggio al suo talento, ma di ricostruire un panorama artistico più autentico e inclusivo. Come sottolinea la storica dell’arte Vera Fortunati:

“Fu la prima donna a gestire una bottega d’arte come un uomo, trattando direttamente con i committenti e rompendo le convenzioni del suo tempo.”

Lavinia Fontana: una nobildonna pittrice nell’Europa del Cinquecento

Lavinia non fu una semplice pittrice di talento: con il suo lavoro aprì nuove possibilità per le artiste che vennero dopo di lei. In un’epoca in cui le donne raramente potevano intraprendere una carriera autonoma, lei riuscì a ottenere commissioni importanti, gestire una bottega e persino mantenere la sua famiglia con la pittura. Eppure, il suo nome è stato gradualmente cancellato dalla storia dell’arte, come accaduto a molte altre donne del passato.

“Come molte artiste del passato, il suo nome venne lentamente cancellato dai manuali, non perché il suo talento fosse inferiore, ma perché la storia dell’arte è stata scritta dagli uomini per gli uomini.”

Linda Nochlin, Perché non ci sono state grandi artiste?

Ma questa riscoperta non riguarda solo il passato. Ancora oggi, il mondo dell’arte e della cultura fatica a riconoscere pienamente il valore delle donne. Studiare figure come Lavinia Fontana non significa solo risanare un’ingiustizia storica, ma anche ispirare un cambiamento nel presente, offrendo nuovi modelli alle generazioni future.

“Le sue opere rivelano una straordinaria capacità di cogliere l’individualità dei soggetti, superando la semplice ritrattistica per trasformarla in un’indagine psicologica.”

Whitney Chadwick, Donne, arte e società

Riportare alla luce storie come la sua significa finalmente dare voce a chi per troppo tempo è rimasto ai margini della narrazione ufficiale. Lavinia Fontana merita il suo posto nella storia, e il nostro compito è assicurarci che non venga più dimenticata.

Riccardo Alberto Quattrini

 

 

OPERE PRINCIPALI

Lavinia Fontana (1552–1614), Ritratto della famiglia Maselli, 1614. (dettaglio)
Ritratto di Antonietta Gonzalez 1595 Musée du Château, Blois

 

Restauro dell’opera “Apparizione della Madonna col Bambino” di Lavinia Fontana

 

Lavina Fontana Ritratto di nobildonna con cane 1580 1 250 New York Ave NW, Washington, District of Columbia

 

Il restauro de La Giuditta e Oloferne di Lavinia Fontana del Museo Davia Bargellini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Opere principali

  • “Ritratto di una nobildonna con cane” (1580)
  • “Giuditta e Oloferne” (1595)
  • “Madonna col Bambino e santi” (1601)
  • “Ritratto di Antonietta Gonzales” (1595)

Bibliografia e fonti

  • Chadwick, Whitney. Donne, arte e società, 2007.
  • Fortunati, Vera. Lavinia Fontana: una nobildonna pittrice nell’Europa del Cinquecento, 1994.
  • Cataloghi delle mostre della Pinacoteca Nazionale di Bologna.

 

 

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