Bugiardi o ignoranti?
LE MENZOGNE DI CONFINDUSTRIA PER NASCONDERE
LA CRISI ITALIANA
Bugiardi o ignoranti? Ormai è una gara, assurda, a chi mistifica maggiormente la realtà. A partire da quella economica. Il Tg5 Tel Aviv, riprendendo un documento dell’ufficio studi di Confindustria, gongola annunciando il meraviglioso andamento dell’economia italiana che crescerà, quest’anno, dello 0,9% per arrivare ad un clamoroso balzo in avanti dell’1,1% nel 2025. Un incremento di questo livello significa stagnazione. Significa incapacità di sviluppo e di riduzione del debito. Ma il TG5 non lo sa, o finge di non saperlo. Perché le elezioni si avvicinano.
Più grave l’atteggiamento di Confindustria che non si limita ad esultare per un dato che dovrebbe far preoccupare. Ma va oltre e assicura che l’Italia va “molto meglio” rispetto ai ritmi pre pandemia. Proprio sicuri? Perché il Pil italiano, nel 2018, era cresciuto dello 0,9% e l’anno precedente dell’1,6%. Dati ufficiali, che Confindustria dovrebbe conoscere.
Quanto poi all’andamento attuale e futuro, l’ottimismo padronale e governativo si scontra con le previsioni del Fondo monetario internazionale. Che, per il 2024 ipotizza per l’Italia una crescita dello 0,7%. Non che cambi molto, in pratica. Stagnazione era e stagnazione resta. E, per quest’anno, ci si può consolare con l’andamento della Germania (+0,2%) e della Gran Bretagna (+0,5%). Mentre la Francia sarà in linea con l’Italia. E la Spagna crescerà dell’1,9%. En passant il Fondo monetario prevede per la Russia una crescita del 3,2%. Non proprio i dati ipotizzati da Bruxelles e Roma che avevano garantito crolli spaventosi, anche dell’11%, per Mosca.
Le cattive notizie del Fmi riguardano però il 2025. Quando la crescita italiana dovrebbe nuovamente attestarsi intorno allo 0,7%. Ma con la Germania a +1,3%, la Francia a +1,4%, la Gran Bretagna a +1,5% e la Spagna a +2,1%. Ultimi, insomma. All’interno di un contesto europeo penalizzato esattamente come l’Italia per tutto ciò che riguarda i costi internazionali. Ma questo, a Confindustria, non piace ammetterlo. Ed al governo ancora meno.