È appena trascorsa la notte di San Nicola

LE NOTTI DEI DONI


È appena trascorsa la notte di San Nicola. Che, in alcune valli qui intorno, come a Trieste, mantiene il suo ruolo di festa grande. E, soprattutto, di festa per i bambini, che, tradizionalmente, ricevono dal Santo doni. Un tempo prevalentemente dolciumi, agrumi, alcuni balocchi… oggi… beh, tutto è cambiato. E Portatori di Doni “poveri”, come il vecchio Nicola o, tra qualche giorno, Santa Lucia, stanno rapidamente finendo tra il ciarpame delle memorie. Ultime vestigia di un folklore che sembra, ormai, fuori tempo. E fuori moda.

San Nicola che porta i doni ai bambini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La pubblicità, le grandi catene di distribuzione, le vendite online, ormai puntano sul Natale. O, meglio ancora, sul Black Friday, occasione per anticipare gli affari natalizi. Tanto i bambini vengono svezzati sempre più presto, e in molti casi neppure mai hanno sentito raccontare le fiabe sui Santi che portano i Doni. E lo stesso Babbo Natale viene loro presentato come una decorazione festiva… per di più inventata dai creativi pubblicitari della Coca Cola…

I genitori si fanno un vanto di educare i rampolli alla razionalità, senza tante fole e fantasie. E infatti abbiamo visto insegnare ai più piccoli a credere al Covid, al Divino Vaccino, al potere terapeutico e salvifico di mascherine di carta…

Per non parlare della, diffusa, fede nel cambiamento climatico. Per cui stiamo friggendo in dicembre, anche se fuori fa un freddo becco…

E altre razionalissime istruzioni di questo tipo…

Ma non è di questo che volevo oggi parlare. Anche perché non ha senso addentrarsi ancora in tali polemiche. Roba da don Chisciotte con i mulini a vento…

È del Dono che mi interessa. O meglio della perdita del senso, e significato, del Dono. Che è, o meglio era ben diverso dai regali che ci stiamo affannando ad acquistare in questi giorni.

Perché i Doni di San Nicola, di Santa Lucia, di Babbo Natale… non venivano comprati. Venivano portati magicamente e meravigliosamente in notti incantate. Erano gratuiti, in sostanza. Ma non era questo il loro valore più importante.

Una famiglia riunita per il Natale

Questi Doni venivano – e se ci credete ancora vengono – da un altrove che non appartiene al nostro mondo.

Esemplare la tradizione dell’Epifania. I Magi – in numero imprecisato nei Vangeli – vengono da “Oriente”. E portano Doni.

Indentificare storicamente queste figure – sembrerebbe che almeno uno, Gaspare, abbia un fondamento storico – può essere interessante da un punto di vista erudito. Ma ciò che veramente conta è che l’Oriente rappresenta una dimensione, spirituale, un altrove dal quale giungono dei Doni. Che, simbolicamente, vengono indicati come Oro, Incenso e Mirra.

Ed è questo il significato profondo delle Notti dei Doni. Non conta il prezzo, il valore economico… anzi, San Nicola, Santa Lucia portavano regali poveri. Qualche dolciume, bambole di pezza, frutta secca e candita… ciò che contava era l’attesa. E il premio che veniva col sorgere del sole.

Era educativo, paideutico. Il bambino scopriva non solo che esiste una dimensione altra, superiore, da cui giungevano doni se… si era stati “buoni”. Ma cresceva con l’idea della gratuità del Dono. Che forgiava una visione della vita non fondata sulla mera economia. Gettava le basi di un senso di appartenenza. Di comunità. Che, appunto, deriva da “cum munus”. Ovvero da Dono. Perché i legami di affetto non andavano misurati secondo il prezzo della merce. Erano “doni”. E doni spirituali.

Pellegrino Tyss un gigante buono compra i giocattoli di Natale che regalerà ai figli di un vicino di casa molto povero. La mattina, in casa sua, sotto l’albero che lui stesso ha avuto cura di addobbare, aveva già gioito di sorpresa meraviglia per i giocattoli che aveva fatto trovare a se stesso, come ogni anno.

I legami comunitari di forgiavano (anche) così. Con l’attesa, sognante ed incantata, di San Nicola e Santa Lucia.

Andrea Marcigliano
Andrea Marcigliano

 

 

 

 

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