La leggenda delle paure dell’anno mille

L’apocalisse di San Giovanni in un quadro del fiammingo Jan Massijs del sedicesimo secolo.

LE PAURE DELL’ANNO MILLE


Ancora in preda ai timori sulla fine del mondo, la società europea dell’anno Mille, che si addentrava nel feudalesimo, si preparava a vivere un periodo d’intensa crescita economica e sociale.

Come è stata costruita un’immagine del Medioevo che si rivela completamente leggendaria, completamente inventata e a cui invece per molto tempo gli eruditi e gli studiosi ci hanno creduto eccome.

Le paure dell’anno Mille non si riferiscono genericamente al fatto che nel Medioevo ci fossero dei movimenti che ogni tanto annunciavano la fine del mondo non si riferiscono solo al fatto che per i cristiani del medioevo il problema di quando arriverà la fine del mondo fosse un problema sentito quello non è in discussione. Quando si parla dei terrori dell’anno mille ci si riferisce proprio a un’immagine ben precisa all’idea cioè che nel medioevo pensavano che il mondo sarebbe finito nell’anno mille. Quindi quando l’anno mille ha cominciato ad avvicinarsi, perché se queste cose le dici nell’anno 750 hanno poca presa, ma quando l’anno mille ha cominciato ad avvicinarsi secondo questo racconto, la gente ha cominciato ad avere paura sul serio, e negli ultimi anni prima dell’anno mille, il mondo si è quasi fermato, non aveva più senso mettersi e darsi da fare, fondare una famiglia e lavorare, tanto quando il mondo finisce fra tre anni, fra due, l’anno prossimo finisce. E negli ultimi mesi dell’anno 999 il mondo si è davvero fermato secondo questa storia che troviamo, ed è stata raccontata da tanti studiosi da tanti dotti della nostra epoca dell’Ottocento nel Novecento ancora. Negli ultimi mesi dell’anno 999 la gente si affollava nelle chiese a pregare e a piangere sperando di salvarsi perché appena fosse finito l’anno 999 finiva il mondo.

Nel X secolo le immagini di questa visione profetica si diffusero in Europa, anche grazie alla forza visionaria dei Commentari dell’Apocalisse, l’opera del monaco spagnolo Beato di Liébana (VIII secolo). Il libro, e le sue vibranti miniature, offrivano immagini spaventose sul destino dei dannati nel giudizio universale. La sensazione che l’apocalisse fosse sempre più vicina si estese a macchia d’olio, raggiungendo tutti gli strati della popolazione, dai principi con scarsa preparazione religiosa ai colti chierici, dagli impavidi guerrieri fino agli umili contadini.

La bestia che sorge dall’abisso”, miniatura dal Beato di Girona, terminato nel 975 nel monastero di Tabara. Cattedrale di S. Maria di Girona Foto- Oronoz : Album

Immaginiamo quanto fosse sentito questo tema in particolare nella cultura dell’Ottocento e che impatto romantico aveva questa immagine di un intero mondo piegato dal terrore perché aspetta la fine del mondo. C’è un brano del Carducci che scrive questo nel primo dei suoi discorsi sullo svolgimento della letteratura nazionale. È una storia della letteratura italiana, perché Carducci si preoccupa del terrore dell’anno Mille? Ne parleremo più avanti. Intanto sentiamo Carducci, che era uno che sapeva scrivere.

V’imaginate il levar del sole nel primo giorno dell’anno mille? Questo fatto di tutte le mattine ricordate che fu quasi miracolo, fu promessa di vita nuova, per le generazioni uscenti dal secolo decimo? […] Mille, e non più mille aveva, secondo la tradizione, detto Gesù: dopo mille anni, leggevasi nell’Apocalipsi, Satana sarà disciolto”.

Quindi questa idea era ben salda negli ambienti accademici del XIX secolo.

I quattro cavalieri dell’apocalisse, più o meno come se li aspettava San Giovanni.

Poi Carducci ricorda i terrori che si erano accumulati per anni e anni e naturalmente anche le ragioni di aver paura, le epidemie le carestie i prodigi, tutto questo all’avvicinarsi dell’anno mille si coagula in un’immensa paura collettiva. «Mille e non più mille aveva secondo la tradizione detto Gesù dopo mille anni, leggevasi nell’Apocalissi Satana sarà disciolto». Dopodiché segue la descrizione delle folle gementi nelle chiese negli ultimi giorni dell’anno 999 e poi c’è lo straordinario colpo di scena. Il primo giorno dell’anno Mille il sole sorge e non è accaduto niente. «E che stupore di gioia e che grido salì al cielo dalle turbe raccolte in gruppi silenziosi intorno a manieri feudali, accosciate e singhiozzanti nelle chiese tenebrose e nei chiostri quando il sole eterno fonte di luce e di vita si levò trionfale la mattina dell’anno Mille». Formidabile naturalmente, Carducci è un grande scrittore ma queste cose le scrivevano anche gli storici nell’Ottocento, uno di questi storici, il La Vallé allievo di Michellé “Storia dei francesi 1844”. La credenza nella fine del mondo, credenza che sembrava giustificata dalle pesti, la fame, le calamità di ogni genere che desolavano l’Europa provocava un’atonia universale tutto era ghiacciato di paura nell’attesa del giorno fatale, ogni impresa si era fermata, ogni movimento si era arrestato non c’era più né speranza né avvenire si raddoppiava di fervore religioso, ci si affollava nei conventi si donavano i propri beni alla Chiesa e da ogni parte si sentiva questo grido lugubre: la fine del mondo si avvicina. Ora abbiamo il convincimento che nell’Ottocento ci fosse stato questo fervore collettivo che ha bloccato la società europea. Poiché c’è la possibilità di controllare se tutto ciò corrisponda al vero, vediamo cosa succedeva davvero nell’anno 999.

Ora, con dei documenti scritti in quell’anno possiamo sapere cosa faceva il Papa alla fine del 999, Papa che doveva essere abbastanza interessato all’argomento evidentemente. Abbiamo una bolla papale del 31 dicembre 999. Il 31 dicembre 999 Papa Silvestro II conferma i grandi privilegi di un monastero tedesco il monastero di Fulda. Sono vari privilegi che la sede romana conferma su richiesta dell’abate e il Papa consegna questa bolla datata 31 dicembre 999 all’abate di Fulda dicendogli: “Ti confermo tutti i privilegi del tuo monastero a te e ai tuoi successori a patto che in futuro ogni abate che verrà eletto venga chiedere a Toma la conferma della sua elezione. Inoltre, voi monaci di Fulva, in cambio di questi privilegi, dovete pagare un’offerta ogni anno di 12 denari alla sede romana da pagare in futuro ogni anno”. Possiamo dire che, almeno questi due, non si stavano aspettando la fine del mondo evidentemente. È vero che Papa Silvestro II era un personaggio speciale, era un grande erudito, un grande dotto, tanto dotto che qualcuno lo sospettava di un po’ di intrallazzi con la magia. Si chiamava Gerberto di Aurillac 139° papa della chiesa cattolica. Magari lui era un po’ speciale, magari la gente qualunque invece se l’aspettavano questa fine del mondo.

Vediamo ora cosa faceva la gente qualunque nel 999. Tra i documenti che ho trovato, ne cito uno a caso. Siamo a Tortona in un mese imprecisato del 999, due fratelli, uno è un prete Adalberto l’altro è un laico Erenzone. Sono due piccoli imprenditori che prendono in affitto delle case delle terre dei campi dal monastero di San Marziano di Tortona. Prendono in affitto queste terre con un contratto scritto, cosa che nel 999 in certe parti d’Europa non si usava più tanto perché in molte parti d’Europa andava più alla buona, un contratto con uno sputo sul palmo e una stretta di mano e il contratto era siglato. In Italia, paese più vicino alle sue radici classiche si usava di più andare dal notaio anche per fare un contratto d’affitto. Facevano questo contratto d’affitto che chiamavano “libretto” libellus. Questo contratto diceva che l’abate dava in affitto queste ai due fratelli per la durata di 29 anni.

Nelle nostre campagne poco tempo fa era in vigore la mezzadria un sistema che in apparenza era paritario ma in realtà molto squilibrato a favore del padrone e normalmente il contratto durava un anno, alla fine del raccolto, a San Martino il mezzadro consegnava tutto e se il padrone voleva cacciarlo lo poteva fare. Ricordiamo L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. Nel Medioevo non era così. Nel Medioevo c’erano poche braccia e uno dei problemi per un proprietario terriero, tanto più per i monaci che avevano altro a cui pensare che non stare sempre dietro ai campi. Un grande problema per i proprietari terrieri era di trovare lavoratori che stessero lì, anzi semmai di costringerli a stare lì anziché cacciarli. Quindi nel Medioevo usavano contratti a lunga scadenza. Nell’anno 999 l’abate di San Marziano di Tortona dà in affitto queste terre del monastero a questi due fratelli per la durata di 29 anni, a condizione che dovranno abitarci, coltivarci, non permettere che queste terre vadano in malora e ogni anno pagheranno al monastero un terzo del grano raccolto e metà del vino, non solo fa comodo al padrone averli lì per 29 anni ma anche a loro fa comodo è una bella garanzia per il contadino. Dunque la garanzia sta nel contratto vi diamo queste terre per 29 anni, se nell’arco di questi 29 anni qualche mio successore abate dovesse cercare di riprendersele pagherà la penale di 20 soldi d’argento prevista dal contratto. Dunque anche questi nell’anno 999 non si aspettavano che il mondo finisse l’anno dopo evidentemente non c’è proprio nessuno che parla della fine del mondo nell’anno 999?

Sì, un documento esiste che parla della fine del mondo ma bisogna vedere in che termini. È un diploma dell’imperatore Ottone III che quell’anno è andato a Roma per varie brighe sue. Arriva a Roma e naturalmente si affolla della gente postulante che gli chiede donazioni, conferme, diplomi, benefici, in quel mentre arrivano i monaci di Farfa, un grande monastero laziale, anche loro hanno dei privilegi naturalmente. Farfa è un grande monastero che appartiene all’imperatore. Però loro hanno un privilegio che l’imperatore non lo può regalare a qualcun altro quel monastero come invece gli imperatori facevano volentieri. Hai un vecchio consiglieri che deve andare in pensione, un tipo importante, cosa ne fai?, lo nomini abate di un monastero che vada lì e si goda le ricchezze di quel monastero. Queste cose ai monaci piacciono poco, i monaci di Farfa hanno il privilegio che non possono essere dati in questo modo a nessuno, il loro abate se lo eleggono loro. L’imperatore Ottone III dice benissimo, siamo d’accordo, ve lo concediamo, confermiamo questo privilegio il 3 ottobre 999. Per cui d’ora in poi in eterno mai più nessuno dei nostri successori potrà dare in beneficio a qualcuno il monastero di Farfa ma rimanga sempre di proprietà dello Stato res publica se qualche papa in futuro o qualche imperatore nostro successore dovesse soggiogare quel monastero a qualcuno si ricordi che quando poi verrà Cristo e tutti quanti dovremo rendergli i nostri conti dovrà rispondere d’aver infranto la mia promessa. Perché Cristo verrà, la fine del mondo ci sarà, e tutti dovremo rendere i nostri conti prima o poi. Ma chiaramente anche l’imperatore non si aspettava che il mondo finisse l’anno dopo.

I dannati nel Giudizio universale di Luca Signorelli (1499-1502)

All’epoca c’erano dei cronisti che ci vengono in aiuto. Persone di solito studiosi e quindi all’epoca uomini di chiesa, monaci che un bel momento decidevano di mettersi a tavolino e scrivere i grandi avvenimenti a cui assistevano, magari anche solo poche righe, magari anche di più anno per anno. Ci sono parecchi cronisti che hanno vissuto l’anno mille e che scrivono. Nel 998 è successo questo e quell’altro, nel 999 è successo questo, nel 1000 l’imperatore è andato a Roma, nel 1001 è tornato in Germania e così via. Non c’è nessuno che dica c’era il terrore dell’anno mille, c’erano le folle terrorizzate, c’erano dei movimenti, Sacramentum Poenitentiae  niente. Dobbiamo pensare che nel medioevo la gente era così laica e disinvolta che della fine del mondo non gli importava niente? No, evidentemente l’abbiamo appena visto, della fine del mondo gli importava, il problema è quando verrà la fine del mondo. C’è modo di saperlo? Facciamo un passo indietro.

Noi l’abbiamo detto, Carducci dice mille non più mille ha citato l’Apocalisse, ecco andiamo un po’ a vedere cosa ne sapevano loro della fine del mondo. Sapevano tutto, tranne la data, sapevano tutto perché c’è il libro dell’Apocalisse che descrive esattamente come avverrà la fine del mondo. Il libro dell’Apocalisse che è l’ultimo libro canonico del Nuovo Testamento attribuito a San Giovanni Evangelista ma probabilmente non è vero, comunque testo antico fine Primo Secolo un testo totalmente delirante, va detto, visionario che racconta le cose più straordinarie e che complessivamente si presenta come la descrizione della fine del mondo. Questa cosa per l’ecclesiastici del medioevo era molto importante e molto utile. Immaginiamo un cronista che vuole scrivere la Storia Universale va in biblioteca comincia a trovare gli storici antichi i greci i romani i cartaginesi Annibale, Costantino il grande imperatore cristiano, i barbari, Carlo Magno. Poi si giunge al presente, lascio un po’ di pagine bianche, e poi volendo la parte finale la posso già mettere perché si sa già come sarà la fine del mondo, basta andare a prendere l’Apocalisse che la descrive, verrà l’Anticristo commetterà ogni sorta di nefandezze poi verrà sconfitto tornerà Cristo. l’Apocalisse come ho detto è un testo visionario e farraginoso dove si trova di tutto, a un certo punto l’autore dell’Apocalisse comincia a giocare col numero 1000 non si capisce niente, poi lo scriviamo, ma che centri l’anno mille o meglio il numero 1000 questo è evidente.

Apocalisse 20/17. “Poi vidi un angelo che scendeva dal cielo e che aveva la chiave dell’abisso e una grande catena in mano, egli prese il dragone il serpente antico che è il diavolo è Satana e lo legò per mille anni poi lo gettò nell’abisso che chiuse e sigillò sopra di lui perché non seducesse più le Nazioni affinché fossero compiuti i mille anni”. Uno legge questo e si chiede: cosa vorrà dire? Sembrerebbe dire che a un certo punto per mille anni Satana è reso impotente perché è venuto Cristo. Dunque, saranno mille anni da quando è venuto Cristo, ma poi qui dicono che dopo mille anni lo liberano Satana e subito dopo verrà la fine del mondo. Questa è una linea di ragionamento che è possibile. È talmente possibile, apro una piccola parentesi, che anche oggi, perché anche oggi non è che ne sappiamo di più che nel medioevo, anche oggi salta fuori la setta – è vero che succede più spesso nel Texas protestante che non qui da noi – ma anche oggi salta fuori la setta che dice: guardate che verrà la fine del mondo e tutti gli adepti donano tutti i loro beni al capo della setta, e poi a volte si suicidano anche tutti quanti insieme. Dunque, questi movimenti, queste sette, noi come li chiamiamo, li chiamiamo movimenti millenaristi. Parliamo di sette millenariste di millenarismo, quando ci riferiamo a qualcuno che predica l’avvicinarsi della fine del mondo. Parliamo di millenarismo perché continuiamo a essere impregnati di queste cose che si leggono nell’Apocalisse che accosta i mille anni alla fine del mondo.

Spoiler medioevale di ciò che sarebbe successo il giorno della fine del mondo.
Sant’ Abbone di Fleury

Ma all’avvicinarsi dell’anno mille, abbiamo appena visto che nel 999 non ci pensava più nessuno, si erano già messi il cuore in pace. Ma in quei decenni c’è stato qualcuno che ha fatto dei ragionamenti sul libro dell’Apocalisse che ha cominciato ad andare in giro a dire preparatevi perché nell’anno mille il mondo finisce. Qualcuno c’è stato e noi abbiamo un racconto preciso che ce lo racconta, tanto per cambiare, è un monaco sì perché in quest’epoca, quasi tutti che hanno voglia di raccontare sono monaci, si chiama Sant’Abbone di Fleury, conosciuto anche come Sant’Abbo (945-1004), è stato un abate francese, filosofo, scrittore e poligrafo ed è ricordato inoltre per i suoi studi di matematica, diritto canonico ed astronomia; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Grande studioso, grande intellettuale uno che ha letto molto e capisce molto, scrive un libretto nell’anno 998 dedicato al re di Francia Roberto. 

Abbone di Fleury, dice al re di Francia guarda che nel tuo regno ci sono parecchie cose che non vanno, ci sono parecchie cose che andrebbero corrette, non sta parlando del fatto che i conti anziché rendere giustizia intascano bustarelle non è di quello che parla, parla delle credenze, della cultura, di come funziona la Chiesa. Per esempio, ci sono dei chierici che non sanno bene il credo e quando lo recitano sbagliano, dovrebbero dire lo Spirito Santo procede dal Padre del Figlio invece dicono procede dal Padre e dimenticano il Figlio. Questo non va mica bene, va corretto. Ci sono dei chierici che fanno degli sbagli nel calcolare il calendario liturgico fanno incominciare l’avvento un giorno prima e anche questo non va bene dice Abbone e il re deve provvedere, poi dice Abbone nel tuo regno nel passato, adesso è un po’ che non succede, siamo nel 998, ma in passato ogni tanto venivano fuori queste storie della fine del mondo e bisognava darsi un gran daffare per tranquillizzare la gente. Abbone dice io mi ricordo quando ero un ragazzino, e si calcola che siamo intorno al 970, io stesso, dice, quando ero a Parigi in una chiesa, un predicatore che avvertiva che nell’anno mille sarebbe venuta la fine del mondo e io, dice Abbone che già da ragazzino era uno che aveva studiato, io allora mi ricordo che mi sono sforzato di farlo stare zitto e di spiegare a tutti che si sbagliava citando l’Apocalisse e il libro di Daniele il Vangelo e così via. Poi, dice Abbone, è venuto fuori quell’altro sbaglio sulla fine del mondo, mi ricordo che ai tempi del buon abate Riccardo, e siamo sempre intorno al 970 più o meno, sono arrivate al nostro monastero delle lettere che dicevano che in Lorena c’era qualcuno che aveva fatto questo calcolo assurdo. Aveva detto l’anno in cui il Venerdì Santo coinciderà con l’Annunciazione cioè il 25 marzo ci sarà la fine del mondo. Se ci ragioniamo un attimo perché questo è chiaro, in quell’anno si chiude un circolo l’Annunciazione è l’arrivo di Gesù che è l’evento più grande della storia del mondo la venuta di Gesù ai loro occhi, il Venerdì Santo è la morte di Gesù se un anno le due date coincidono, siccome noi umani siamo in grado di metterci in testa le cose più folli e di crederci, intorno al 970 c’era qualcuno che andava in giro dicendo queste cose. Ovviamente io sono andato a vedere sul calendario perpetuo, quand’è che c’era stata l’ultima coincidenza nel 908, era passato un bel po’ di tempo e quando c’è stata di nuovo questa coincidenza del Venerdì Santo con l’Annunciazione nel 970. Guarda caso. Si vede che l’anno prima qualcuno ha fatto quel calcolo. Ma la cosa interessante che Abbone ci sta raccontando dice quando è arrivata questa notizia il buon abate Riccardo mi ha detto: Abbone, occupatene tu. Scrivi tu in Lorena per spiegare che queste sono tutte fregnacce. Non si espresse così tecnicamente ma è chiaro che questo è il senso del discorso e io, dice Abbone ho scritto spiegando quanto fosse folle questo ragionamento. Facciamo ora il punto. È assodato che l’idea della fine del mondo che arriva ogni tanto girava, e che anche associarla con l’anno mille non era affatto impossibile a qualcuno è venuto in mente quello che è assodato che queste cose ogni tanto venivano fuori e che venivano immediatamente messe a tacere non avevano nessuna possibilità di espandersi di circolare perché i pastori provvedevano immediatamente a fermare questi ragionamenti e nell’anno 998 quando scrive Abbone sono ricordi di giovinezza. Ma perché l’abate Riccardo dice ad Abbone queste sono tutte frottole, perché tutti gli uomini di chiesa sono convinti che queste cose non siano vere, non funzionano questi calcoli, che è sbagliato cercare di prevedere quando verrà la fine del mondo. Ecco il punto è proprio questo, non è che i calcoli non funzionino, è che gli uomini di chiesa del medioevo sanno che è sbagliato cercar di prevedere la fine del mondo ed è sbagliato perché sta scritto nella Bibbia che non si può sapere. (n.d.a. Il testo che ho trovato su Abbone è scritto in un francese provenzale il traslato mi è risultato un po’ complicato dal nostro parlato corrente)

Cerimonia di purificazione di un cavaliere. Rilievo del XIII secolo. Museo civico d’arte, Modena Foto- Degli Orti : Art Archive
Sant’Agostino dipinto da Sandro Botticelli.

Matteo (24-36). «Quanto a quel giorno e a quell’ora però nessuno lo sa». San Paolo prima lettera ai Tessalonicesi. «Il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte», cioè non si annuncia prima, arriva quando non lo sai. «Quando diranno» prosegue san Paolo «pace e sicurezza allora all’improvviso li colpirà la rovina». Dunque, il Signore lo ha detto chiaramente: io verrò ma voi non potete sapere quando, anzi verrò quando meno ve lo aspettate quel giorno e quell’ora nessuno lo sa». E quindi è perfettamente inutile mettersi a ragionare su queste cose. Il primo che lo dice chiaramente è un pensatore cristiano dei primi tempi che avrà un’influenza enorme sul pensiero cristiano medievale e cioè sant’Agostino. Sant’Agostino ci ragiona su e lo scrive molto chiaramente. «Calcolare i tempi per sapere quando sarà la fine di questo mondo o l’avvento del Signore mi sembra di volere sapere qualcosa che Lui stesso, il Signore, che nessuno può sapere». Poi c’è un piccolo ragionamento che sant’Agostino, che conosce i suoi testi, tira fuori subito. «Sta scritto anche» dice «non sappiamo quando viene ma magari viene l’anno prossimo». Ma ragionando dice: «sta scritto che prima che venga l’Anticristo e poi la fine del mondo, il vangelo dovrà essere predicato a tutti i popoli della terra. È stato già predicato? No, perciò non sarà per l’anno prossimo. Faccio dunque anche qui il punto. Siamo arrivati a dire che tensioni millenaristiche preoccupazioni per la fine del mondo nell’arco del medioevo, di tanto in tanto vengono fuori, ma non hanno spazio per allargarsi perché dall’altro non sono accettate.

Facciamo un esempio. In realtà queste cose capitavano spesso ma poi era come fossero circoscritte. Facciamo un passo indietro parecchio prima dell’anno mille. Siamo nell’anno 847 in Germania un analista racconta che a Magonza è saltata fuori una donna che sostiene di prevedere il futuro. Una pseudo profetizza si chiama Fiotta essa sostiene di conoscere la data della fine del mondo e guarda caso sarà l’anno prossimo, lei conosce questa cosa dice il monaco che nessuno può sapere come se fosse Dio che gliel’ha rivelata. I plebei, usa questo termine il monaco, perché queste cose sono soltanto i poveracci che ci possono credere però di poveracci ce n’è tanti questa donna va dicendo che lei lo sa che la fine del mondo sarà l’anno prossimo e molti plebei le credono e vanno da lei e le portano dei regali chiedendole di pregare per loro, il vescovo di Magonza si secca un po’. La convoca, la interroga e viene fuori che questa cosa gliel’ha suggerita un prete suo amico dicendole “tu vai in giro a predicare che l’anno prossimo viene la fine del mondo, vedrai la gente quanti regali ci porta”, e infatti è proprio successo così. Il vescovo si consulta con altri vescovi e decidono di punirla. Così la fanno bastonare e frustare sulla pubblica piazza e poi la fanno allontanare dalla città. In questo modo viene spento il movimento millenaristico di Magonza dell’anno 847.

Giunti a questo punto dobbiamo ricordare da dove siamo partiti, dalla gente ma gente non da poco un Carducci storici accreditati del loro tempo che ci hanno detto che negli ultimi mesi e giorni prima dell’anno mille c’era il terrore collettivo, le chiese piene di gente in preghiera. Sembrerebbe, dunque da quello che abbiamo visto, che quell’immagine è interamente immaginaria, inventata, non è vero che è successo questo. Allora a questo punto allo storico si pone un problema diverso ma anch’esso interessante. Se non è mai successo chi l’ha inventata questa storia?, chi, quando, perché com’è possibile che al di là dell’angoscia di scoprire, che gli storici possano convincersi e credere e raccontare cose che poi cent’anni dopo si scopre che sono totalmente inventate e non è certo piacevole per uno storico rendersene conto a dir la verità. Il rimedio è andare a cercare di capire come è successo, perché almeno se uno capisce come succedono queste cose forse si può stare un po’ più attenti.

Sigebert nella piazza principale di Gembloux

Come è dunque potuta accadere questa storia. Molti studiosi si sono messi a cercare di ricostruire la genealogia di questa leggenda dei terrori dell’anno mille ed è saltata fuori proprio una genealogia, nel senso di una serie di autori che si sono, uno dopo l’altro, copiati aggiungendo ognuno qualcosina, questo è il procedimento, e a volte ci vogliono secoli perché questo capiti. Il primo colpevole è un cronista del medioevo, un monaco, che scrive intorno al 1100 cent’anni dopo i fatti. È un bravo cronista si chiama Sigebert di Gembloux, scrive una cronaca perché aveva letto tanti libri, ha letto gli analisti dell’anno mille i quali delle paure non parlavano per niente. È vero però che nell’anno mille qualche cronista ha menzionato un terremoto e i terremoti è un affare serio perché il terremoto è un segnale, vuol dire qualcosa. Poi Sigebert legge le sue fonti e scopre qualcosa che nel 1200 c’è stata una cometa. E anche la cometa è una cosa serie perché Dio non si prende il disturbo di modificare l’armonia delle stelle se non c’è un motivo molto preciso di mandare un avvertimento agli uomini. Sigebert fa due più due e già che c’è semplifica un po’. Nell’anno 1000 ci sono stati un terremoto una cometa ed è apparso un serpente nel cielo. Non dice, va detto a onore di Sigebert di Gembloux, che tutti hanno avuto paura della fine del mondo lui si limita ad accumulare questi prodigi, è lui stesso un millenarista. L’anno mille è passato però l’impressione di quella cifra tonda continua a funzionare. Passano altri 70 anni. 1170 circa un altro cronista cistercense di Ghion Godel che ha letto anche lui i cronisti dell’anno mille e degli anni successivi, ha scoperto che nell’anno 1010 c’erano state delle visioni, carestie eclissi, ce n’è abbastanza per scrivere che nell’anno 1010 ci sono stati tutti questi prodigi e molta gente ha avuto paura che il mondo finisse. Nelle sue fonti non c’era questo, quelli che hanno vissuto nel 1010 gli hanno detto c’è stata l’eclisse ma Ghion Godel non è mica uno sciocco, lo sa bene cosa pensa la gente quando vede l’eclisse e allora ecco il primo che parla di un terrore collettivo, peccato per noi che lo mette nel 1010 esasperante ma è così. Dopodiché il medioevo continua lungo tutta questa epoca che gli amici di Carducci immaginavano come epoca di credulità e ignoranza non c’è più nessun altro che si sogni di prendere questa frasetta sui terrori.

Lapide tombale di Giovanni Tritemio, opera di Tilman Riemenschneider

Poi finalmente arriva il Rinascimento in quell’epoca s’illumina cominciano a saltar fuori storici che ci credono che la gente avesse avuto paura della fine del mondo. Salta fuori per esempio il Tritemio Giovanni Tritemio un importante umanista tedesco dell’inizio del Cinquecento che nella sua cronaca anche lui ha letto Sigebert di Gembloux e anche lui dice che nell’anno mille ci fu il terremoto e ci fu la cometa e ci furono le visioni e molti si spaventarono temendo che arrivasse l’ultimo giorno. Questo non lo ha letto in Sigebert di Gembloux ma voi capite come funziona?, è un umanista, siamo oramai nel Rinascimento, quei poveracci la stavano nelle tenebre del medioevo quando hanno visto tutti quei prodigi, figurati se non si sono spaventati, si sono spaventati eccome, e Tritemio lo scrive e continua così, autori su autori riprendono questa chiacchiera e ognuno ci ricama sopra perché è bello immaginarsela questa scena di tutto un mondo che si ferma per il terrore e ci si rende conto che a dirlo così ci sembra incredibile perché noi abbiamo questa ostinata convinzione che quando leggiamo qualcosa è perché l’autore la sa quella cosa che scrive e quindi è vera e non è assolutamente così si possono scrivere le cose più stupefacenti, magari l’autore se ne convince anche, ma se gli vai a chiedere dove ha preso la notizia… vabbè lasciamo stare perché si prenderebbe una via tortuosa. A questo punto diventa un luogo comune tutti sanno che nel Seicento nel Settecento nell’Ottocento tutti hanno avuto il terrore dell’anno Mille. Va detto che c’è un motivo che li incoraggia in questa credenza e che noi possiamo anche capirli, poveretti, perché in realtà specialmente nel Settecento comincia una storiografia scientifica moderna, si comincia a rifare la storia del passato non solo copiando i vecchi cronisti ma confrontando i documenti. Nel Settecento comincia anche la storia delle nazioni moderne, delle letterature moderne, ora, le nazioni moderne sono nate nel medioevo, le nostre letterature sono nate nel medioevo, ma prima o dopo l’anno mille? Dopo l’anno mille evidentemente, tutti abbiamo studiato a scuola la storia della letteratura italiana. Tutto comincia dopo l’anno mille prima non c’era niente e allora i primi studiosi, i primi eruditi che si mettono a fare queste grandi storie di insieme, scoprono che il medioevo fin grosso modo all’anno mille è un’epoca che ha lascito poche testimonianze, succedono poche cose, dopo invece esplode tutto. La letteratura francese in lingua d’oil quella provenzale in lingua d’oc soprattutto lirica. Quella italiana, i trovatori tutte le grandi cattedrali, una grande civiltà che nasce dopo l’anno mille. Ora, tutti questi eruditi e questi studiosi sanno che nell’anno mille il mondo si era fermato per il terrore e allora è facilissimo dare quel colpetto che aggiusta tutto, l’anno mille diventa il punto di partenza è chiaro che fino all’anno mille la gente era troppo terrorizzata per fare qualcosa e dopo invece si sono messi in movimento. Sembra una stupidaggine dirlo in questi termini ma è stato sostenuto molto seriamente.

Cito un libro importantissimo nella storia della cultura italiana. L’abate Saverio Bettinelli che alla fine del Settecento pubblica una prima grande storia della letteratura e della cultura italiana. Bettinelli non è uno qualunque il suo libro importantissimo, come dire preveggente addirittura, basti dire che il libro del Bettinelli uscito nel 1773 si intitola: “Risorgimento d’Italia negli studi nelle arti e nei costumi dopo il Mille” e di conseguenza con cosa comincia il libro del Bettinelli, comincia raccontando che per fortuna il mondo si è rimesso in movimento e in particolare l’Italia che aveva tante cose da fare ma fino all’anno mille nessuno si muoveva. Dopo il Mille tornassi alquanto alle arti che erano prima state neglette per una credenza universale che la fine del decimo secolo dovesse essere ancor quella del mondo. Il Bettinelli sgrida gli storici perché ne parlano poco di questa faccenda e che invece è importantissima dice il Bettinelli perché è chiaro che quelle paure impedivano che nascesse la letteratura italiana che è quello che interessa a lui e tutto il resto. Quell’opinione che stesse per finire il mondo non è credibile quanto pregiudicasse in sino all’ultimo giorno del secolo decimo, e non è credibile quanto danno togliesse, cioè quanto bene abbia fatto, il non aspettato principio del mille. L’orror sempre presente ad una prossima desolazione universale tolse ad ognuno speranze, questa orrenda disperazione non dovette lasciare altri pensieri, e via romanticheggiando poi sorge il sole dell’anno mille, ma l’abbiamo già sentita questa storia è Carducci è con lui che abbiamo cominciato, ma le parole che avete appena letto sono del Bettinelli un secolo prima, ma anche il Carducci, ricordate, scrive queste cose nel suo primo discorso sullo svolgimento della letteratura nazionale in altre parole c’è un filo diretto preciso, chi nel Settecento e nell’Ottocento vuole fare la storia e la grandezza della civiltà italiana prima del mille non trova niente e di conseguenza parte dai terrori e quello che succede in Italia succede in Francia e succede negli altri paesi ognuno per conto suo.

C’è ancora un aspetto da sottolineare e che rende tutta questa storia più attuale rispetto a come abbiamo potuto seguire fino ad ora farcita di tutti questi discorsi di monaci del XII secolo. Nell’Ottocento sono tutti così convinti dei terrori dell’anno mille anche perché nell’Ottocento si stanno combattendo delle battaglie ideologiche molto precise. Carducci, che, come abbiamo visto, è uno dei principali autori di questa leggenda che l’hanno espressa nel modo più romantico più evocativo, Carducci è anche quello dell’inno a Satana naturalmente, è il Carducci delle invettive contro il Vaticano contro la Chiesa del suo tempo reazionaria, nemica del progresso e il Carducci delle poesie che attaccano il Gran Prete che in Vaticano continua a fare il re e a tagliare le teste degli oppositori. Nell’Ottocento si combatte, fra le tante battaglie, si combatte anche una battaglia della cultura laica, progressista scientifica positivista, contro la superstizione e la Chiesa dell’Ottocento è vista da molti di questi che si battono per una cultura laica e progressista come un nemico.

Non a caso va detto che se c’è un anticlericalismo nell’Ottocento è anche perché la Chiesa di allora fa di tutto per farsi considerare come un nemico perché la Chiesa di allora è spaventata dal progresso sono cose che si possono dire tranquillamente perché la Chiesa di oggi lo ha riconosciuto ampiamente. La Chiesa dell’Ottocento è terrorizzata dal progresso è terrorizzata dal liberalismo è terrorizzata dalla scienza, combatte il modernismo in tutte le sue forme, scomunica chiude porte ed è chiaro che dall’altra parte la chiesa è vista come il nemico oscurantista. Allora se la chiesa e la religione cristiana sono fonte di superstizioni e di ignoranza ancor più sarà successo così in quella brutta lontana epoca da cui per fortuna siamo usciti in cui la chiesa dominava il mondo il medioevo. Nel medioevo certamente la chiesa così ragionano Carducci e tanti altri, regnavano davvero le tenebre e allora non c’è da stupirsi se la gente era così ignorante se la gente era in preda a tutte le paure se all’arrivo dell’anno Mille il mondo si è fermato per il terrore. Ma se da una parte c’è chi combatte questa battaglia anche dall’altra c’è chi combatte anche dal campo ecclesiastico c’è chi studia scrive e pubblica per dire che non è vero niente che la chiesa non era affatto fautrice di ignoranza e superstizione, anzi la chiesa faceva tutt’altro.

Ma allora i primi che dicono di questi terrori dell’anno mille di cui siete tutti così sicuri ma è poi vero che ci sono stati? Vogliamo andare a vedere a controllare vedere i cronisti che ci sono stati in quegli anni cosa scrivevano. I primi che fanno queste cose non sono studiosi né spinti dall’amore della verità ma sono anche combattenti di una guerra. Il primo articolo che esce nel 1873 in Francia e che parla dei pretesi terrori dell’anno mille è di un prete, uno studioso ecclesiastico don Plain per cui dimostrare che il terrore dell’anno mille non ci sono mai stati non è soltanto un punto di precisazione storica ma vuol dire dimostrare che hanno torto i laici gli scienziati positivisti a parlare della chiesa come fautore delle tenebre e dell’ignoranza, non è vero niente.

A questo punto va detto che tutto sommato sui due piatti della bilancia allora in quelle condizioni avevano ragione i mangiapreti e aveva torto la Chiesa. La Chiesa stava davvero combattendo delle battaglie sbagliate contro tutto ciò che c’era di moderno, il liberalismo la democrazia l’Unità d’Italia ogni sorta di cose avevano ragione quegli altri, però, c’è da dire che quegli altri che avevano ragione per dimostrarla avevano costruito una cattiva storiografia, hanno costruito una leggenda e ci hanno creduto. I preti di Pio IX che difendevano il Vaticano forse più oscurantista e reazionario che ci sia stato negli ultimi secoli però avevano ragione hanno fatto una storiografia giusta e sono andati a scoprire la verità.

Riccardo Alberto Quattrini

 

 

Fonti

L’anno Mille. Storia religiosa e psicologia collettiva. Georges Duby, Jouvence, Milano, 2022.
L’anno Mille. Henry Focillon, SE, Milano, 2010.

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