Un viaggio settimanale tra le parole e le melodie di Fabrizio De André, alla scoperta delle radici culturali della Liguria e del Mediterraneo.
“LE VOCI DEL MARE”: UN VIAGGIO TRA LE ONDE DI.. CRÊUZA DE MÄ
di Riccardo Alberto Quattrini
Alla scoperta delle storie, dei sapori e delle emozioni che Fabrizio De André ha intrecciato con la cultura mediterranea.
Creûza de mä non è solo un album, ma un viaggio poetico che esplora il legame tra l’uomo, il mare e la cultura mediterranea
Crêuza de mä
Umbre de muri, muri de mainé
Dunde ne vegnì, duve l’è ch’ané
Da ‘n scitu duve a l’ûn-a se mustra nûa
E a nuette a n’à puntou u cutellu ä gua
E a muntä l’àse gh’è restou Diu
U Diàu l’è in çë e u s’è gh’è faetu u nìu
Ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da u Dria
A funtan-a d’i cumbi ‘nta cä de pria
E ‘nt’a cä de pria chi ghe saià
Int’à cä du Dria che u nu l’è mainà
Gente de Lûgan facce da mandillä
Qui che du luassu preferiscian l’ä
Figge de famiggia udù de bun
Che ti peu ammiàle senza u gundun
E a ‘ste panse veue cose ghe daià
Cose da beive, cose da mangiä
Frittûa de pigneu giancu de Purtufin
Çervelle de bae ‘nt’u meximu vin
Lasagne da fiddià ai quattru tucchi
Paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi
E ‘nt’a barca du vin ghe naveghiemu ‘nsc’i scheuggi
Emigranti du rìe cu’i cioi ‘nt’i euggi
Finch’ou matin crescià da puéilu rechéugge
Frè di ganeuffeni e d’è figge
Bacan d’a corda marsa d’aegua e de sä
Che a ne liga e a ne porta ‘nte ‘na crêuza de mä
Crêuza de mä (Sentiero di mare)
Ombre di muri, muri di marinai,
da dove veniamo, dove stiamo andando,
da un posto dove la luna si mostra nuda
e di notte ci hanno puntato il coltello alla gola.
E alzando gli occhi all’asino è rimasto Dio,
il Diavolo è in cielo e si è fatto il nido.
Siamo usciti dal mare per asciugare le ossa dal vento di scirocco,
E alla fontana dei colli, nella casa di pietra.
E nella casa di pietra, chi ci sarà?
Nella casa di Andrea, che non è marinaio,
gente di Lugano con facce da contrabbandieri,
quelli che preferiscono il grasso di luccio all’olio,
ragazze di buona famiglia, odore di buono,
che puoi ammirare senza preservativo.
E a queste pance vuote, cosa daranno?
Cose da bere, cose da mangiare:
frittura di triglie, bianco di Portofino,
cervello di agnello nel vino rosso,
lasagne da affettare con i quattro tagli,
stufato agro-dolce di lepre di frodo.
E sulla barca del vino navighiamo tra gli scogli,
emigranti dei rii con i calli negli occhi,
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere,
tra i fratelli di coltelli e di figlie,
impigliati nella corda marcia di acqua e sale.
Analisi
Il testo di “Crêuza de mä” è denso di simboli e immagini evocative che catturano la durezza e il mistero della vita marinara.
Ombre di muri e muri di marinai: rappresentano i contrasti tra la stabilità della terraferma e l’instabilità del mare.
La luna nuda: evoca un paesaggio naturale crudo e primordiale, dove il mare e la notte dominano.
Il coltello alla gola: simboleggia i pericoli affrontati dai marinai, non solo fisici ma anche metaforici, come la lotta per la sopravvivenza.
Dio e il Diavolo: questo dualismo rappresenta le forze opposte che governano la vita dei marinai, sospesi tra cielo e terra, tra il sacro e il profano.
La seconda parte del testo approfondisce il dualismo già presente nella prima parte, mescolando temi come:
Contrasti sociali: La descrizione delle “ragazze di buona famiglia” si contrappone ai contrabbandieri e agli emigranti, rivelando la stratificazione sociale della Liguria. Tuttavia, entrambi i mondi convivono in questa canzone.
Linguaggio sensoriale: Il cibo e il vino non sono solo elementi della quotidianità, ma simboli della cultura e dell’identità ligure. De André utilizza immagini sensoriali per evocare un mondo vivido e reale.
Metafora del mare: La “barca del vino” diventa una metafora del viaggio umano, pieno di pericoli e sacrifici, ma anche di piaceri e conquiste.
Il linguaggio poetico di De André, combinato con le sonorità mediterranee create da Mauro Pagani, dona alla canzone un’aura mitologica e universale.
Contesto storico
“Crêuza de mä”, scritta da Fabrizio De André e Mauro Pagani nel 1984, è una canzone in dialetto genovese che celebra la cultura e le tradizioni marinare della Liguria. Questo brano emerge in un contesto in cui la musica italiana stava sperimentando contaminazioni con sonorità internazionali e tradizionali. De André, artista poliedrico e impegnato, volle omaggiare il suo legame con Genova, la città portuale per eccellenza, e la vita dei marinai.
Il termine “crêuza de mä” si riferisce ai caratteristici sentieri che collegano le colline liguri al mare, un simbolo poetico del legame indissolubile tra terra e acqua. La canzone riflette un’epoca in cui il dialetto era percepito come una risorsa culturale da preservare, opponendosi alla tendenza all’omologazione linguistica e culturale.
La seconda parte di “Crêuza de mä” continua a esplorare l’immaginario della Liguria, unendo dettagli della vita quotidiana dei marinai, dei contrabbandieri e della gente comune, con una visione poetica e simbolica.
Contrabbandieri e emigranti: Il riferimento ai “gente de Lûgan” (gente di Lugano) e ai “contrabbandieri” richiama il contrabbando diffuso nell’area del Mediterraneo e delle Alpi durante i secoli passati. La Liguria, con le sue coste frastagliate e le colline difficili da sorvegliare, era un crocevia di commerci legali e illegali.
Cucina e tradizioni: I dettagli gastronomici sono un tributo alla cucina ligure, ma anche alla cultura della sopravvivenza. In tempi di povertà, i liguri trasformavano ingredienti umili in piatti raffinati. Piatti come la “frittura di triglie” o le “lasagne ai quattro tagli” evocano una cucina legata alla terra e al mare.
Emigrazione: La menzione agli “emigranti dei rii” allude alla storia degli emigranti liguri, che lasciavano le loro terre per cercare fortuna altrove, spesso affrontando un destino incerto e pericoloso.
Similitudini
“Crêuza de mä” può essere messa a confronto con altre opere che esplorano il rapporto tra uomo e mare, tra terra e natura:
- “Moby Dick” di Herman Melville: Entrambi esplorano il mare come metafora della vita e del destino umano.
- “La Mer” di Charles Trenet: Anche questa canzone celebra il mare, ma con un tono più dolce e romantico rispetto alla crudezza di De André.
- “Colapesce” (leggenda siciliana): Entrambe le narrazioni esplorano il legame profondo tra il Mediterraneo e le persone che vivono sulle sue sponde.
- “Odissea” di Omero: Come i marinai di De André, anche Ulisse naviga tra scogli e pericoli, sospeso tra il desiderio di casa e l’attrazione per l’ignoto.
- “Canti del mare salato” di Hugo Pratt: Entrambi gli autori esplorano il mare come luogo di avventure, leggende e incontri di culture diverse.
- Canti popolari marinari: La descrizione di cibi, bevande e vite difficili richiama i canti popolari tradizionali, che narrano le storie dei marinai e delle loro famiglie.
- Poesia di Pablo Neruda: De André condivide con Neruda la capacità di trasfigurare elementi concreti (come cibo e paesaggi) in simboli universali di lotta, amore e sopravvivenza.
Conclusione
“Crêuza de mä” non è solo una canzone, ma un manifesto culturale che trasforma la lingua e le tradizioni liguri in poesia universale. È un ponte tra passato e presente, capace di evocare il respiro eterno del Mediterraneo e di custodire, in ogni nota, un frammento d’immortalità.

