I telegiornalisti neomeloniani hanno dovuto cambiare un po’ il registro

L’ESTATE DELLE CICALE


I telegiornalisti neomeloniani hanno dovuto cambiare un po’ il registro. E dopo aver raccontato, per settimane, che miliardi di italiani erano pronti a partire per 25 settimane di ferie in hotel a 16 stelle, hanno ridotto alquanto l’entusiasmo. Insomma, un bel po’ di italiani in vacanza non ci andranno. E quelli partiti, o in procinto di farlo, ridurranno il periodo di soggiorno.

Però le spiagge sono piene, nei ristoranti non si entra senza prenotazione, le code in autostrada sono garantite. Gli albergatori, tuttavia, avvertono che sono al completo nei fine settimana ma, negli altri giorni, un posto si trova. Non negli hotel di lusso delle località più famose. Perché il turismo che può spendere non conosce crisi.

“Anche se ho dovuto concedere un aumento di 1 euro al mese a quegli straccioni dei miei dipendenti che non capiscono le difficoltà di noi imprenditori. Roba che, se continua così, a settembre non posso neppure cambiare il Ferrari. Ma dove andremo a finire? Meno male che i nostri ministri vanno in tv a spiegare che 400/500 euro al mese di stipendio sono più che sufficienti, per i nostri insostituibili collaboratori”.

Ma gli altri, gli italiani del ceto medio e medio basso, stanno dando fondo agli ultimi risparmi per godersi un minimo di vacanza estiva. Ombrellone e due lettini? 45 euro in Liguria. 10 giorni di vacanza e ti sei giocato un terzo dello stipendio solo per prendere il sole. Se poi hai anche la cattiva abitudine di dormire in albergo e persino di mangiare a pranzo e cena, allora ipotechi la casa per andare in vacanza. Una pizza? 18 euro. E non da Cracco o da Briatore, ma da un ristoratore che ti intorta raccontandoti che gli ingredienti sono tutti del territorio. Dunque, non ci sono neppure i costi per il trasporto, ma paghi comunque lo sforzo del titolare per attraversare la strada e fare la spesa.

Naturalmente per andare in vacanza si spende di più per la benzina, per gli aerei. Ma il ministro tranquillizza: non c’è emergenza. Il Pil cala? Pazienza. Idee per rilanciare l’economia? Aumentare lo sfruttamento e ridurre i salari reali.

 

 

 

 

 

Tanto ora il comparto turistico porta a casa i risultati degli aumenti dei prezzi. Tanti, benedetti e subito. Se poi, in autunno, la crisi diventerà evidente, si aumenterà la repressione ed aumenteranno le menzogne. Si inventerà qualche altra mancia per la sopravvivenza dei più poveri e si colpiranno i ceti medi sino alla loro distruzione definitiva.

D’altronde è indispensabile la disperazione per obbligare gli italiani a lavorare per stipendi al di sotto della soglia della povertà. E se le cicale italiane bruciano, in questi mesi estivi, tutti i risparmi rimasti, dopo le vacanze saranno obbligati ad accettare qualsiasi portata venga proposta.

Adele Piazza
Augusto Grandi

 

 

 

 

 

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