“… da quella pregustata estasi sarebbero scaturiti soltanto dolore e orrore. Oh, alati signori della giuria!”
Uno dei romanzi che ha scandalizzato l’opinione pubblica è Lolita dello scrittore russo Vladimir Vladimirovic Nabokov, (1899 – 1977), scrittore, saggista, critico letterario, entomologo, drammaturgo e poeta russo naturalizzato statunitense. Pubblicato a Parigi nel 1955, il romanzo ottenne numerose critiche a causa delle tematiche scabrose affrontate dall’autore, che mettono in evidenza un rapporto definito pedofilo e addirittura incestuoso. Il romanzo, scritto inizialmente in inglese, venne tradotto in russo ben dieci anni dopo. È insieme amore perversione gioco lotta pulsione, un’altalena di emozioni dove, in un alternarsi di ruoli vittima-carnefice, i protagonisti, una ragazzina dodicenne e un uomo di mezza età “consumeranno” i loro giorni. Non è esclusivamente un romanzo sulla perversione umana, non un romanzo sull’amore, né su colpa e il perdono, non è espiazione o forse è tutto questo e altro ancora… Lolita…
Il lettore si identifica con le vicende del personaggio principale: un professore di letteratura francese di mezza età che si invaghisce di una ragazza dodicenne e dopo esserne diventato il suo patrigno ne rimane coinvolto passionatamente. Il linguaggio è ricco di pathos; il protagonista principale della storia, Humbert Humbert, cerca di catturare la simpatia di chi legge, ma in realtà, verso la fine del romanzo, fa un mea culpa di se stesso, confidando di sentirsi come una sorta di “maniaco” che ha privato la piccola Lolita della sua età più bella, quella relativa all’infanzia.
Il protagonista giustifica il suo comportamento morboso nei confronti della ragazzina e della sua ossessione verso le cosiddette ragazzine ninfette alla scomparsa prematura, a causa di una malattia, il tifo, del suo primo amore adolescenziale Annabel Leigh. La narrazione risulta sempre molto soggettiva e lo stile utilizzato dall’autore è piuttosto sofisticato.
Lolita, nel 1962, riscuote un grande successo, grazie alla trasposizione cinematografica diretta da Stanley Kubrick, autore della sceneggiatura della pellicola. Oggi il termine lolita è entrato nel linguaggio comune e sta a indicare una giovanissima sessualmente precoce, o comunque molto provocante ed attraente. Lolita è paragonata all’apparizione moderna della Ninfa, creatura quasi immortale che fu tra le prime ad attirare il desiderio degli Olimpi verso la terra e a impadronirsi della loro mente con la possessione erotica. Secondo gli antichi Greci, infatti, chiunque sia “catturato dalle Ninfe” sarebbe comunque stato travolto da una sottile forma di delirio.
“Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia”: è il famoso incipit con cui parte la straziante confessione scritta in carcere dal protagonista principale Humbert Humbert, un amore morboso e dissacrante raccontato con raffinatezza e affilato sguardo. Humbert, accusato di omicidio, racconta al lettore l’intera storia. Il lettore non può che rimanere travolto dal romanzo ed incollato fino all’ultima pagina ad uno dei migliori testi passionali che fanno parte della nostra storia letteraria. Il testo viene annoverato insieme con altre storie passionali che sono immortalate sulla carta come quella di Tristano e Isotta e Anna Karenina. un amore morboso e dissacrante raccontato con raffinatezza e affilato sguardo.
Ed ecco l’incipit:
”Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.
Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.
Una sua simile l’aveva preceduta? Ah sì, certo che sì! E in verità non ci sarebbe stata forse nessuna Lolita se un’estate, in un principato sul mare, io non avessi amato una certa iniziale fanciulla. Oh, quando? Tanti anni prima della nascita di Lolita quanti erano quelli che avevo io quell’estate.
Potete sempre contare su un assassino per una prosa ornata. Signori della giuria, il reperto numero uno è ciò che invidiarono i serafini, i male informati, ingenui serafini dalle nobili ali. Guardate questo intrico di spine.