«Com’è bello il genere umano! Oh mirabile e ignoto mondo che possiedi abitanti così piacevoli!»
(William Shakespeare, La tempesta)
Ciò che rende il Mondo Nuovo un libro profetico, più di ogni altro romanzo distopico (1), è l’aver colto esattamente l’ideologia fondante che oggi impera e vorrebbe colonizzare la mentalità di tutti.
Quando ci si confronta con dei visionari come Huxley o Orwell si deve tenere conto che le loro opere risalgono a 60 o 75 anni fa. Sono previsioni non ancora superate dai tempi, ma rimangono pur sempre previsioni.
Il Mondo Nuovo di Huxley mostra chiaramente le storture del nostro tempo e gli orrori peggiori della nostra epoca. Aldous Huxley non fu un grande scrittore, fu stroncato con parole inequivocabili da Hemingway e da Eliot, sfruttava la letteratura per diffondere la sua eccentrica filosofia, i suoi personaggi non sono vitali e i suoi dialoghi sovente sono troppo idealistici. Ma nonostante non fosse un grandissimo artista, fu però il vero grande profeta della nostra epoca, colui che vide con maggiore preveggenza dove andava il mondo e quale sarebbe stato il vero orizzonte distopico del futuro.
Il libro anticipa temi quali lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione, l’eugenetica e il controllo mentale, usati per forgiare un nuovo modello di società. Il mondo che vi è descritto potrebbe essere un’auspicabile utopia ovvero un drammatico limbo esistenziale. Ma il romanzo di Huxley non è casuale. Suo zio era stato uno dei più accesi sostenitori inglesi della dottrina darwinista, e suo fratello, Adrian, fu un biologo sostenitore dell’eugenetica che Aldous descrisse con tanta accuratezza nel suo romanzo.
Nel Ritorno al Mondo Nuovo scrisse a chiare lettere che tutte le innovazioni del suo romanzo – dal controllo demografico all’ipnopedia (sonno tattico), dalla sessualità sterilizzata fino alla droga per controllare gli umori – non erano cose negative in sé, ma se fossero state gestite con assennatezza potevano essere auspicabili per il futuro, quando non proprio necessarie. Nei fatti il ritratto che ne fa l’autore è distaccato, sebbene a volte traspaia velatamente una cinica esaltazione degli aspetti grotteschi delle varie vicende; più spesso il narratore appare tuttavia interiormente rattristato dalla scena da lui descritta, ed è forse proprio questo il motivo per cui a volte indugia forzatamente negli improvvisi aspetti grotteschi del dramma.
Riguardo all’attualità del libro rispetto a quella di Orwell 1984, Aldus Huxley ha idee ben precise. Se qualcuno potrebbe dire che la visione di Orwell sia già arrivata e che la guerra fredda sia stata molto vicina alla sua visione di un mondo dominato dal “grande fratello”. Anche se il grande fratello lo si possa paragonare più a internet.
Il libro di Huxley può apparire a prima vista una storia come altre, con momenti felici , altri tristi, persone che litigano, che si odiano e che poi si amano. Ma dietro a queste vicende si nascondono modi di pensare e problematiche legate al mondo moderno e sicuramente a quello futuro. Proprio in questo sta il merito dell’autore. Egli ha quindi usato le storie di Bernardo, di Lenina e del Selvaggio, per mascherare le sue idee.
Ambientato in una Londra futura dell’anno 2540 della nostra era, dove esistono cinque caste: Alfa, Beta, Gamma, Delta ed Epsilon. La casta Alfa consiste degli individui destinati al comando, i Beta coprono incarichi amministrativi che richiedono un’istruzione superiore, ma senza le responsabilità del comando. Le tre caste inferiori gamma, delta e epsilon in grado decrescente di intelligenza. Gli epsilon sono creati e addestrati per occuparsi dei lavori più umili e nelle condizioni più dure senza lamentarsene. In genere, tutti gli individui sono sottoposti a condizionamento mentale per conformarsi al ruolo che ricopriranno nella società. Tutti gli abiti che ogni individuo indossa, anche quando non è al lavoro, sono del colore distintivo della propria casta: per gli alfa è il grigio, per i beta è viola, per i gamma è verde, per i delta kaki e per gli epsilon nero.
Tuttavia nessuno si lamenta, i bisogni materiali di tutti sono pienamente soddisfatti, non esiste un odio interclassista perché tutti sono indispensabili alla società.
Il romanzo descrive una società il cui motto è “Comunità, Identità, Stabilità”. A seguito di una devastante guerra di nove anni (iniziata negli anni quaranta), l’intero pianeta viene riunito in un unico Stato, governato da dieci “Coordinatori Mondiali”. La popolazione ignora il motivo della propria situazione attuale: sa solo che il passato era caratterizzato dalla barbarie. Solo i coordinatori sanno come la presente società sia nata e come fosse in precedenza.
La nuova società è basata sui principi della produzione in serie, applicati inizialmente nelle industrie automobilistiche di Ford alla produzione del “Modello T”. Per questo Ford è il Dio di questa nuova società ed il segno della “T” ha rimpiazzato il segno della croce cristiana. Dal disprezzo di Henry Ford per la storia discende anche il rifiuto di studiarla e comprenderla: tutto ciò che appartiene al passato è considerato “vecchio” dalla popolazione. Il 1908, primo anno di produzione del Modello T, è diventato l'”anno uno” di questa nuova era.
Il romanzo inizia con la visita di una scolaresca al Centro d’Incubazione e di Condizionamenti di Londra, dove gli embrioni vengono creati e indottrinati. Gli individui sono sterilizzati ed i rapporti e i giochi sessuali si consumano fin dalla tenera età, senza restrizioni né resistenze, perché tutti appartengono a tutti; le leggi morali vengono imposte a ciascuno nel sonno, inculcate con frasi formulari e martellanti; ogni forma di dolore è elusa con il soma, una droga che assolve la stessa funzione delle emozioni consentendo però di non doverle vivere e affrontare; i vecchi hanno l’aspetto di giovani fino a sessant’anni, quando poi, nell’indifferenza generale, vanno a morire in appositi centri; vige dovunque l’ossessione della pulizia, della sterilizzazione e dell’igiene; le immagini che provocano più orrore e disgusto sono quelle delle poche madri superstiti, che hanno gravidanze ed allattano i loro bambini; la parola padre ingenera solo ironie e sarcasmi, la parola madre invece è oscena e scandalosa, ed entrambe sono eliminate dal linguaggio comune come parole contrarie alla società, eversive ed antiquate. Il consumismo regna sovrano, il sistema di caste è molto rigido e non è possibile passare dall’una all’altra, la religione, la cultura, la storia, tutto ciò che rende umani gli esseri, è stato abolito. Dio è stato bandito dalle mentalità delle persone, o sostituito con Ford.
I due personaggi più significativi della storia sono Lenina Crowne donna alfa affascinante e spregiudicata impiegata al Centro nella sezione Vaccini, pur perfettamente inserita nel sistema del “mondo nuovo”, ha in sé alcuni tratti di originalità: sebbene il regime predichi la poligamia, Lenina preferisce avere un partner fisso per molti mesi. E Bernard Marx un alfa che per un errore durante lo sviluppo del suo embrione prova ancora emozioni e desideri personali, che lo rendono inadatto al suo ruolo e sospetto all’autorità. È più basso della media della sua casta, ha tendenze individualistiche e solitarie: rifiuta di drogarsi con il “soma” e, lavorando ai metodi di condizionamento mentale nel sonno, è consapevole che la felicità della popolazione è del tutto illusoria, ma nonostante tutto accetta la situazione, perché sa che è alla base della pace e dell’ordine del mondo.
Lenina dapprima è attratta dalla sua “diversità”, ma poi si rende conto che non può condividere il suo sentimento. Con lei Barnard si reca a visitare la Riserva dei Selvaggi nel Nuovo Messico, dove gli uomini “preistorici” vivono e si riproducono secondo le vecchie abitudini, qui scopre John, il figlio che una donna, Linda, del Nuovo Mondo sperdutasi nella Riserva ha avuto da un “selvaggio”. Qui John è stato allevato e ha imparato a leggere grazie a un libro sul condizionamento chimico degli embrioni e una raccolta delle opere di Shakespeare, sopravvissuta per caso alla distruzione dei libri da parte del Governo. La vita nella Riserva dei Selvaggi per John e Linda non è facile: essi sono considerati dei “diversi”, entrambi desiderano vivere nel “Mondo Nuovo ”.
Bernard, per il loro valore di testimonianza scientifica e di curiosità porta entrambi con sé. La scoperta riabilita Bernard, ma nel Nuovo Mondo si compie la tragedia di John, inadatto a quella civiltà. Amante della natura e inebriato di poesia per aver letto Shakespeare, John si innamora di Lenina che respinge le sue “avances” e soffre per quel sentimento che ella non può capire o richiamare. John da un lato è attratto dalla vita del mondo civilizzato, ma dall’altro – sulla base della sua formazione “letteraria” sui testi di Shakespeare – non può che rendersi conto della superficialità affettiva e morale dell’uomo “nuovo”. Quando vede dei bambini che risultano impassibili davanti alla salma di sua madre, ormai abituati e insensibili alla morte, John ne ha abbastanza. Rifiuta il nuovo mondo, rivendicando Dio, la poesia, il pericolo, la libertà, il peccato, malattia, la vecchiaia; insomma, il diritto a essere infelice. Arriva a chiedere di essere esiliato, ma il governatore rifiuta, perché è interessato all’esperimento di un selvaggio che vive nel nuovo mondo. John si ritira quindi in campagna, in un faro disabitato, dove tenta di purificarsi con riti di autoflagellazione. Ma nemmeno qui è al sicuro: una folla di curiosi lo segue, affascinati morbosamente dal suo autolesionismo. La situazione precipita quando John vede Linda fra la folla. Pieno di attrazione e disgusto verso di lei, la attacca con la frusta, scatenando nella folla una rissa che ben presto si tramuta in orgia.
Il giorno dopo, pieno di disgusto e orrore per ciò che ha fatto, John si impicca.
Nel libro, il gioco dei contrasti è sviluppato con rigorosa logicità e una sottile ironia. Lo scrittore inglese è fermamente convinto che scienze e ragione anziché produrre benessere tanto auspicato dagli utopici, in realtà stiano trasformando in modo radicale la società, portando ad un regresso culturale e producendo profondi effetti collaterali sulla cultura.
La visione negativa di Huxley nasce dalle tensioni del periodo storico in cui egli vive: la diffusione di massa l’americanizzazione dei costumi, lo sconvolgimento politico-sociale successivi alla Prima Guerra Mondiale e l’affermarsi del Totalitarismo.
(1) Rappresentazione di un futuro indesiderabile, caratterizzato da una società totalitaria, scientista e tecnocratica – contrapposta all’utopia.
L’autore
Aldous Huxley nacque il 26 luglio 1894 a Godalming, in una famiglia di grandi tradizioni culturali: il nonno era il biologo T. H. Huxley e suo zio lo scrittore M. Arnold. Studiò a Eton ma poco dopo contrasse una malattia che danneggiò gravemente la sua vista. La sua semicecità lo rese inabile all’arruolamento per la prima guerra mondiale. Quando la sua vista si fu parzialmente ristabilita, frequentò letteratura inglese a Oxford, laureandosi nel 1915.In quel periodo scrisse una serie di romanzi brillanti: “Giallo cromo” (1921), “Passo di danza” (1923). Nel suo romanzo più noto, “Il mondo nuovo” (1932) svolge l’allarmata profezia di una società interamente dominata dagli apparati tecnologici. Sposò Maria Nys. Lavorando come critico letterario per la rivista Westminster Gazette fece la conoscenza di D.H. Lawrence, con cui condivise una forte passione per l’Italia, dove dimorò dal 1923 al 1930 (esclusi il 1925 e il 1926, trascorsi viaggiando per l’India). Al periodo italiano risalgono i suoi racconti ambientati a Firenze “Il giovane Archimede” e a Roma “Dopo i fuochi di artificio”. Di Siena e del Palio scrisse:
«No, il Palio è proprio uno spettacolo, senza nessun significato in particolare, ma per il semplice fatto di esser tradizionale e ancora vitale, significa infinitamente di più degli eventi inglesi nati morti con tutti i loro versi sciolti alla Parker e le loro drammatiche rievocazioni. Perché questi paggi, questi armati, questi alfieri provengono direttamente dall’età del Pinturicchio.»
Tra le opere successive: “La catena del passato” (1936), “Dopo molte estati” (1939), “Filosofia perenne” (1945), “Le porte della percezione” (1954), “Paradiso e inferno” (1956) e “Ritorno dal mondo nuovo” (1956).
Il 12 maggio del 1961 un incendio divampato nella sua casa distrusse tutti i suoi libri e le sue carte. La perdita fu una prova durissima. Sul suo letto di morte, incapace di parlare, chiese alla moglie per iscritto di ricevere un’iniezione intramuscolare di 100 microgrammi di LSD, accompagnando il suo trapasso con la lettura di passi del Libro tibetano dei morti. Fu accontentato e spirò la mattina seguente, il 22 novembre 1963, lo stesso giorno in cui morirono anche John F. Kennedy e C.S. Lewis.
Aveva 69 anni.
Alcuni passaggi.
«Gli estremi» disse il Governatore «si toccano. Per la buona ragione che
sono stati fatti per toccarsi.»
«Il dottor Wells afferma che tre mesi di Succedaneo di Gravidanza
vorranno dire una differenza enorme per la mia salute nei prossimi tre o
quattro anni.»
«Spero che abbia ragione lui» disse Lenina. «Ma, Fanny, intendi
veramente dire che per tre mesi non dovresti?…»
«Oh no, cara. Solo per una settimana o due, non di più! Passerò la serata al
Club, a giocare al Bridge Musicale. Tu esci, suppongo?»
Lenina annuì.
«Con chi?»
«Enrico Foster.»
«Ancora?» Il viso di Fanny, gentile e piuttosto rotondo, assunse
un’espressione incongrua di sorpresa addolorata e di disapprovazione.
«Hai il coraggio di dirmi che esci ancora con Enrico Foster?»
(pg.34)
«C’era una cosa, come ho detto prima, chiamata il Cristianesimo.»
“… E’ meglio buttare via che aggiustare…”
«L’etica e la filosofia di un insufficiente consumo.»
“Mi piacciono i vestiti nuovi, mi piacciono i vestiti nuovi, mi piacciono…”
«Assolutamente essenziali quando c’era una insufficiente produzione; ma
nell’età delle macchine e della fissazione dell’azoto, un vero delitto contro
la società.»
«Me l’ha regalata Enrico Foster.»
«Si tagliò la cima a tutte le croci, e divennero dei T. C’era anche una cosa
chiamata Dio.»
«E’ vero surrogato di marocchino.»
«Ora abbiamo lo Stato Mondiale. E le Celebrazioni del Giorno di Ford, e i
Canti in comune, e gli Offici di Solidarietà.»
“Ford, come li odio!” pensava Bernardo Marx.
«C’era una cosa chiamata Cielo; ma ciò nondimeno bevevano enormi
quantità di alcool.»
“Come carne. Nient’altro che come carne.”
«C’era una cosa chiamata anima e una cosa chiamata immortalità.»
«Ricordati di chiedere a Enrico dove l’ha acquistata.»
«Ma facevano uso di morfina e di cocaina.»
(pg.43)
Lenina guardò attraverso il vetro nel pavimento ai suoi piedi. Volavano
sopra la zona di sei chilometri di parco che separava Londra Centrale dalla
sua prima cintura di sobborghi satelliti. Il verde pullulava di umanità vista
di scorcio. Foreste di torri per il gioco della Palla Centrifuga splendevano
tra gli alberi. Presso la Shepherd’s Bush duemila coppie di Beta-Minus
giocavano a tennis, in doppi misti, su delle superfici di Riemann. Una
doppia fila di campi per assalti di palla a muro accompagnava la grande
strada da Notting Hill a Willesden. Nello Stadio di Ealing stava
svolgendosi una festa ginnica e un programma di Canti Corali per Delta.
«Che orribile colore è il kaki!» osservò Lenina, esprimendo i pregiudizi
ipnopedici della sua casta.
Gli edifici dello Studio del Film odoroso di Hounslow ricoprivano sette
ettari e mezzo. Vicino ad essi un esercito di lavoratori in nero e kaki erano
occupati a rivetrificare la superficie della Grande Strada Occidentale.
Stavano aprendo uno degli enormi crogiuoli mobili proprio al loro
passaggio. La pietra fusa si riversò in un fiume di abbagliante
incandescenza sulla strada; i rulli in amianto andavano e venivano; dietro
una innaffiatrice isolata, il vapore saliva in nuvole bianche.
A Brentford l’officina della Compagnia di Televisione era simile a un
piccolo paese.
«Staranno cambiando i turni di lavoro» disse Lenina.
Come afidi e formiche, le ragazze Gamma color verdefoglia, gli EpsilonMinus
semiaborti si accalcavano intorno alle entrate e si fermavano in
lunghe code per prender posto nelle carrozze del tram a una rotaia. Dei
Beta-Minus color delle more andavano e venivano fra la folla. Il tetto
dell’edificio principale formicolava per gli arrivi e le partenze degli
elicotteri.
«In fede mia» disse Lenina «sono contenta di non essere una Gamma.»
Dieci minuti più tardi essi erano a Stoke Poges e avevano cominciato la
loro prima partita di golf con ostacoli.
(pg.49)
Quella sera lo sciame degli elicotteri che arrivavano ronzando da Hog’s
Back formava una nuvola oscura lunga dieci chilometri. La descrizione
dell’orgia collettiva della notte precedente era apparsa in tutti i giornali.
«Selvaggio!» chiamarono i primi arrivati, mentre discendevano dagli
apparecchi. «Signor Selvaggio!»
Non ricevettero risposta.
La porta del faro era socchiusa. Essi l’aprirono ed entrarono, in un
crepuscolo di imposte accostate. Attraverso un arco, all’altra estremità della
stanza, videro il principio della scala che saliva ai piani superiori. Proprio
sotto la chiave della volta penzolavano un paio di piedi.
«Signor Selvaggio!»
Lentamente, molto lentamente, come due aghi di bussola che non abbiano
premura, i piedi si voltarono verso destra, nord, nord-est, est, sud-est, sud,
sud-est; poi si fermarono, e dopo qualche secondo, ritornarono, sempre
senza fretta, verso sinistra. Sud, sud-ovest, sud, sud-est, est..
(pg.170)
Come inizia…
Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l’entrata
principale le parole: “Centro di incubazione e di condizionamento di
Londra Centrale” e in uno stemma il motto dello Stato Mondiale:
“Comunità, Identità, Stabilità”.
L’enorme stanza al pianterreno era volta verso il nord. Fredda, nonostante
l’estate che sfolgorava al di là dei vetri, nonostante il caldo tropicale della
stanza stessa; una luce fredda e sottile entrava dalle finestre, cercando
avidamente qualche manichino drappeggiato, qualche pallida forma di
mummia accademica, ma trovando solamente il vetro, le nichelature e lo
squallido splendore di porcellana di un laboratorio. Gelo rispondeva a gelo.
I camici dei lavoratori erano bianchi, le loro mani erano protette da guanti
di gomma di un pallore cadaverico. La luce era gelida, morta, fantomatica.
Solo dai gialli cilindri dei microscopi essa prendeva a prestito un po’ di
sostanza calda e vivente, spalmandola come del burro sui lucidi tubi,
striando con una lunga successione di strisce luminose i tavoli di lavoro.
«E questa» disse il Direttore aprendo la porta «è la Sala di fecondazione.»
Nel momento in cui il Direttore del Centro di Incubazione e di
Condizionatura entrò nella stanza, trecento fecondatori stavano chini sui
loro strumenti, silenziosi e quasi trattenendo il respiro, qualcuno
canterellando e fischiettando, modo incosciente di manifestare talvolta la
più profonda concentrazione. Un gruppo di studenti arrivati da poco, molto
giovani, rosei e imberbi, seguivano i passi del Direttore con una certa
apprensione, quasi con umiltà.
Ciascuno di essi teneva un taccuino in cui scarabocchiava disperatamente
ogniqualvolta il grand’uomo apriva bocca: attingevano direttamente alla
fonte, privilegio raro. Il Direttore di Londra Centrale aveva sempre cura di
condurre in giro personalmente per i vari reparti gli studenti nuovi.
«Semplicemente per darvi un’idea generale» egli era solito dir loro. Perché
un’idea generale dovevano pure averla, per compiere il loro lavoro
intelligentemente; e tuttavia era meglio che ne avessero il meno possibile,
se dovevano riuscire più tardi buoni e felici membri della società. Perché,
come tutti sanno, i particolari portano alla virtù e alla felicità; mentre le
generalità sono, dal punto di vista intellettuale, dei mali inevitabili. Non i
filosofi, ma i taglialegna e i collezionisti di francobolli compongono
l’ossatura della società.
«Domani» egli aggiungeva con una bonomia sorridente ma lievemente
minacciosa «vi metterete a lavorare sul serio. Non avrete da gingillarvi con
le generalità. Nel frattempo…»
Nel frattempo, altro detto memorabile. Via, dalla bocca al libretto di note. I
ragazzi scarabocchiavano come pazzi.
Alto e piuttosto magro, ma dritto, il Direttore s’avanzò nella stanza. Egli
aveva il mento lungo, i denti forti e alquanto sporgenti, coperti a malapena,
quando non parlava, dalle labbra piene e floridamente curve. Vecchio,
giovane? Trent’anni? Cinquanta? Cinquantacinque? Era difficile dire. In
ogni modo era una domanda che non si poneva; in quest’anno di stabilità,
- F. 632, non veniva in mente a nessuno di formularla.
«Comincerò dal principio» disse il Direttore: e gli studenti più zelanti
annotarono la sua intenzione nei taccuini: “Cominciare dal principio”.
«Questi» e agitò la mano «sono gli incubatori.» E aprendo una porta
isolante mostrò loro file su file di provette numerate. «La provvista
settimanale d’ovuli. Mantenuti» spiegò «alla temperatura del
sangue; mentre i gameti maschi» e qui aprì un’altra porta «devono essere
mantenuti a trentacinque gradi invece di trentasette.
[…]
“Il mondo nuovo-Ritorno al mondo nuovo” Aldous Huxley Traduttore: L. Gigli, L. Bianciardi. Editore: Mondadori Collana: Oscar moderni. (2016). Formato: Tascabile
Pagine: XV-344 p., Brossura
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