”Una lingua “morta” che però continua a godere di ottima salute. Quante volte, nel parlare e nello scrivere, adoperiamo termini latini o di provenienza latina?
AB OVO
Nella satira terza del libro primi Orazio deride quei cantanti che, pregati dagli amici di esibirsi, se ne stanno ostinatamente zitti; se invece nessuno desidera sentirli, si scatenano e non c’è modo di farli tacere. Uno di questi era il sardo Tigellio, che avrebbe detto no anche all’imperatore, ma quando gli veniva la voglia si metteva a gorgheggiare
Ab ovo usque ad mala.
Dall’uovo fino alla mela , cioè dall’antipasto alla frutta.
Sempre in Orazio (Arte poetica) troviamo il consiglio, per chi intende fare lo scrittore, di non prendere il discorso troppo alla lontana, ma di entrare subito in argomento. E porta l’esempio della guerra di Troia: il poeta che si accinga a raccontarla non deve incominciare ab ovo, dall’uovo che Leda, fecondata da Giove-cigno, depose e dal quale nacque la bella Elena, fatale causa dello scontro fra greci e troiani. È già impegnativa una guerra durata dieci anni; se poi ci si dilunga sull’antefatto…