Tra promesse tradite e realtà scomode: il continente in bilico

L’EUROPA PRIGIONIERA DELLE SUE MENZOGNE

L’Unione Europea si è spesso presentata come un faro di democrazia, prosperità e diritti. Tuttavia, dietro la retorica ufficiale si nasconde una realtà ben diversa, fatta di contraddizioni, scelte discutibili e una crescente sfiducia dei cittadini. Dalle politiche economiche alle crisi migratorie, passando per la gestione dell’energia e la guerra ai confini orientali, l’Europa sembra prigioniera delle proprie promesse non mantenute. Ma quali sono le menzogne più evidenti? E quali le conseguenze per il futuro del continente?


Il terrore serpeggia a Bruxelles. Non è certo quello, del tutto campato in aria, che la Russia voglia invadere l’Europa e nemmeno il rischio di dover ammettere la sconfitta dopo aver messo in pericolo mortale l’industria europea, ma qualcosa di assolutamente devastante per l’immagine di un’Unione ormai nefasta, cioè quella che il conflitto venga risolto fra Trump e Putin, senza nemmeno far finta di chiamare al tavolo della pace qualcuno degli zerbinotti europei. Questo svelerebbe a tutti l’inesistenza della Ue come soggetto internazionale, consistente in un intrico di trattati fra Paesi, molto pesanti per i cittadini, ma che valgono solo tra i contraenti: al di fuori del suo piccolo mondo l’Ue non è un soggetto politico reale.

In qualche modo la guerra in Ucraina, dove l’Unione ha recitato una parte passiva – aggressiva, ha messo in moto la macchina del tempo, portandola ad essere ciò che era all’inizio ovvero uno strumento degli Stati Uniti, in funzione anticomunista e antirussa. Solo una breve parentesi negli anni ’80 ha fatto credere che l’Unione europea potesse interpretare una parte diversa e più autonoma, ma ben presto, una volta caduto il muro di Berlino, è diventata nient’altro che una tavola imbandita per il capitale finanziario nordamericano che nella santa alleanza con i poteri locali e le vecchie cricche trasformiste, ha cancellato decenni di lotte popolari e si avvia a mettere in scena un nuovo medioevo. D’altronde lo stato di sudditanza dagli Usa è apparso evidente e non più eludibile. Certo Biden aveva detto a Scholz che avrebbe distrutto il Nord Stream 2 senza che questi reagisse in qualche modo. Ma quella imposizione imperiale poteva essere nascosta dietro un impenetrabile velo di chiacchiere e bugie, però ora con Trump le cose si sono fatte evidenti:

  • c’è stata la rivendicazione della Groenlandia che pur non essendo formalmente territorio della Ue è legata alla Danimarca e all’Europa: tuttavia questo decreto imperiale non ha trovato alcuna opposizione, salvo qualche protesta danese e qualche mugugno francese, ben presto azzittito.
  • militarmente la guerra in Ucraina ha esaurito le capacità militari del continente, peraltro di fatto occupato da truppe americane. Quindi Bruxelles, le cui armi sono state fatte a pezzi dai russi, è comunque fuori dai giochi, mentre la Casa Bianca chiede ai singoli Paesi della falsa Unione di spendere il cinque per cento del Pil per riarmarsi, ovviamente con sistemi americani.
  • dal punto di vista economico: gli Usa sono di gran lunga il principale mercato di esportazione per l’Ue che vende in Usa quasi il doppio del volume di merci che importa. Con l’interruzione delle relazioni commerciali con la Russia, l’Europa ha perso le fonti della sua capacità economica e i contatti economici con i Brics ed è diventata dipendente dagli Stati Uniti per l’energia. Ma ora Donald Trump annuncia l’imposizione di dazi sui prodotti dell’Unione destinati agli Stati Uniti. Tac, la trappola è scattata.

Insomma, un disastro completo a cui non si potrà porre rimedio se non spazzando via il personale finanziario travestito da milieu politico che governa fin da quando è stato concepito l’euro. A questo proposito vorrei ricordare che un economista, nobelato nel 1998, come Robert Mundell, aveva detto che “la creazione dell’area euro viola le regole di base economiche dell’area monetaria ottimale”, ma che comunque si trattava di un fatto positivo perché “la moneta unica è in qualche modo il Reagan europeo: pone la politica monetaria fuori dalla portata della politica”Che senso poi abbia la politica senza gli strumenti specifici della politica è un mistero che forse un giorno la sinistra europeista avrà il buon gusto di illustrare, mentre prende coscienza dell’abisso nel quale è caduta. Ad ogni modo è chiaro che Bruxelles e tutta la canea del cosiddetto parlamento europeo, quasi tutto guerrafondaio, dovrà spiegare al cittadino impoverito l’arcana contraddizione di aver fatto la guerra perché la Russia era debole e si sarebbe vinto, ma contemporaneamente di avervi partecipato perché la Russia era troppo forte per permetterle di vincere. L’Ue dovrà farlo in qualche modo anche se è prigioniera delle sue stesse menzogne: la sua esclusione di fatto dal tavolo della pace che si sta profilando, metterà a nudo la struttura stessa dell’Unione, il suo status coloniale e la sua totale incoerenza nel mondo multipolare che si va formando. Cominciamo a intonare il De Profundis.

Redazione

 

 

 

 

 

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