Capisco che la frase susciterà revulsione.  Provo a spiegare quando e come Atene divenne una democrazia, e Sparta no

Carl von Steuben (1818), mostra l’arrivo di Napoleone e delle sue truppe a Golfe-Juan, nei pressi di Antibes, il primo marzo del 1815. Foto: Akg / Album

LIBERATICI DALLA LEVA MILITARE,

CI HANNO TOLTO LA DEMOCRAZIA


Capisco che la frase susciterà revulsione.  Provo a spiegare quando e come Atene divenne una democrazia, e Sparta no.

L’agorà, il cuore della vita sociale

Il motivo è che per combattere l’impero persiano – la superpotenza dell’epoca – Temistocle ebbe la geniale idea di allestire dal nulla una grande flotta di navi da guerra: le triremi.  Ogni trireme aveva bisogno di 180 rematori, e le triremi erano 127.  I nobili (eupatrides «ben nati» o «di buon padre») dovettero  dunque arruolare circa 30 mila  nullatenenti, i Teti, della classe censitaria più bassa; e non solo metterli ai remi, ma armarli; e non solo armarli, ma  renderli interessati alla vittoria,  non estranei sopportati,  indotti magari a passare al nemico, ma parte viva  e unita della nazione: quindi capaci di votare nell’agorà, e di essere votati a cariche pubbliche, che prima erano  vietate ai Teti:   fu il primo caso in cui  la necessità del servizio militare di massa  produsse la democrazia; anzi, siccome gli antichi greci hanno anticipato tutto prima, la nuova e inaudita potenza che la flotta da guerra  e il popolo unito nella democrazia  ai remi diede ad Atene, ne fece il primo stato imperialista: perché l’imperialismo è uno dei frutti della democrazia, come dimostrò più tardi Napoleone con le sue armate di giacobini – ideologicamente motivate dalla Rivoluzione – e oggi anche gli Stati Uniti.

Sparta non voleva e non poteva essere imperialista, perché volle restare una aristocrazia: 12 mila spartiati cresciuti dall’infanzia all’eroismo guerriero e all’onore militare come scopo della vita, fra 200 mila iloti, servi della gleba, praticamente schiavi e 50 mila perieci (“abitanti dei dintorni”), liberi ma non propriamente cittadini. Gli spartiati si guardarono bene dall’armare gli iloti.

Gli iloti: gli schiavi al servizio di Sparta

Aristotele è chiarissimo “In ogni stato, il Sovrano è il combattente, e quelli che hanno le armi partecipano al potere”.  

È appena il caso di ricordare che a Roma si votava per centurie, e la centuria era il più piccolo corpo armato: 60 uomini. Due centurie formavano il manipolo,  il  geniale corpo tattico, quasi quadrato, uguale di fronte e di fianco,  con cui trasformarono la falange  greca, in origine spartana, nella legione,  – invenzione invincibile in battaglia grazie all’esercizio continuo (exercitum) e la disciplina che oggi i nostri giovani zombificati e imbelli chiamerebbero “nazista”: il generale aveva un reale potere di vita e di morte sui soldati-cittadini, e lo dimostrarono: nel 425  il console Aulo Pastrunio fece decapitare suo figlio, di fronte ai legionari,  perché era uscito dalla formazione combattendo individualmente (e vincendo ).

Una legione romana

 La formula Senatus Populusque Romanus  ha un significato militare: indica i civili di buona famiglia e il populus, che significa “quelli che trafiggono” (l’addetto a trafiggere l’animale da sacrificio era chiamato popa) o  anche “i devastatori” ( da populari, devastare): Questo  populus, che i  patrizi cercarono di impiegare solo in guerra, conquistò i diritti politici a forza di scioperi militari: quando il nemico si avvicina il populus  rifiuta il comando e si ritira, tipicamente, sull’Aventino: i nobili senatori devono concedergli diritti politici che non avevano alcuna intenzione di dare.

In questa tensione per nulla pacifica, militare e democratica, fra Senatus e Populus si fonda la grandezza di Roma. Come poi questo populus, in campagna, si sottoponesse alla disciplina “da nazisti” dei consoli patrizi che abbiamo visto, è uno dei misteri che hanno fatto Roma grande.

Oggi non possiamo più capire che la disciplina bellica di uomini liberi

   «“è stata una delle massime potenze formatrici della storia: ogni altra disciplina, a cominciare da quella della fabbrica tecnica e dal lavoro industriale, deriva da questo ordine spirituale adottato dall’uomo per combattere (Ortega y Gasset).

Tutte le invenzioni tecniche degli ultimi due secoli, dall’automezzo all’aereo, dalla chimica degli esplosivi e dei coloranti, fino all’energia nucleare, e alle suture chirurgiche, sono prodotte originariamente per vincere le guerre, non per l’uso civile. L’ultima manifestazione della potenza di questo spirito furono, credo, i chimici tedeschi, che profusero il loro genio nel creare ciò di cui il Reich non disponeva, dalla benzina sintetica alla gomma sintetica, con infinte scoperte sui catalizzatori che i vincitori americani si premurarono di cancellare persino nella memoria. E non dimentichiamo gli aerei a reazione degli ultimi Messerschmitt  e le V2 da cui nasce la missilistica moderna e il volo interplanetario: creazioni tedesche nate dalla volontà bellica, massima potenza formatrice della storia.

“In ogni stato, il Sovrano è il combattente, e quelli che hanno le armi partecipano al potere”: da quando Aristotele definì questa radicale verità politica (appunto nell’opera Politica) le cose non sono mai cambiate.

Il servizio di leva obbligatorio come dovere del cittadino – che comincia con le armate giacobine di Napoleone e continua nelle due guerre mondiali con le loro immense perdite cittadini-soldati: ce ne siamo fatti liberare con piacere, quelle furono tragedie. Noi, ora vogliamo “la pace”: E siamo governati da Ursula e da Pfizer, dalla Kommissione, da entità sovrannazionali che non abbiamo votato e si sono sottratte alla volontà popolare, persino sconosciute. Anche le nostre industrie decadono, è spento l’impulso a inventare “per vincere”. Abbiamo rigettato la natura bellica della democrazia, e i suoi sanguinosi doveri per avere diritti.

la leva obbligatoria di napoleone permise gli stermini di massa

Ed oggi, siamo in guerra “per aiutare l’Ucraina”, ma come passivi strumenti: ci hanno tolto gas e luce con le “sanzioni a Putin”. Siamo gli iloti di Zelenski e di Biden, di Bill Gates, Soros e i neocon.

Maurizio Blondet

 

13 dicembre 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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