”Il Limes è, per chi ricordi un po’ di latino, il confine
LIMES
Il Limes è, per chi ricordi un po’ di latino, il confine. Un confine fisico geografico, certo… ma non solo quello. È un confine culturale e, oserei dire, etico.
Un popolo, una nazione, un impero è caratterizzato in primo luogo dallo spazio geografico che occupa, in cui si insedia ed esercita la sua sovranità. Ed un popolo senza determinati e precisi confini è una diaspora. Subalterno, se non succubo, ad altri.
È una nozione basilare, e direi elementare della geopolitica. Come quella che uno Stato, quale che sia il suo sistema politico, ha il diritto/dovere di tutelare i suoi confini. E di insediare in ogni luogo al loro interno le sue forze armate. Può non farlo, certo. Ma è un abdicare al diritto di autodeterminazione. E, notoriamente, in politica internazionale, se uno si fa pecora, il lupo se lo mangia.
Per questo realtà statuali con lunga storia di neutralità, come la Confederazione Elvetica, tutelano gelosamente i loro confini. E vi tengono forze in armi.
Ora, però, leggo un articolo… curioso. Su un giornale, per inciso, di centrodestra. Che spiega come la Russia, avendo armamenti nucleari, stia minacciando con questi i confini della NATO.
Avete capito bene… della NATO, non della Ucraina o della Polonia… e questo, a parer mio, fa la differenza. Una differenza sostanziale.
Perché uno può pensarla come gli pare sulle cause, ragioni e torti, dell’odierno conflitto fra Mosca e Kiev. Ma non può, in tutta onestà intellettuale, affermare che le armi russe, che si trovano in territorio russo, minacciano i sacri confini della NATO. Perché, scusatemi, è una cretinata palese.
La NATO non è uno stato. Ma un’alleanza. Sorta dicono i benpensanti, nel secondo dopoguerra, per proteggere l’Occidente dalla minaccia Sovietica. Da Stalin.
Affermazione per lo meno impropria. Perché, vedete, la NATO è stata istituita con il Patto Atlantico, nel 1949.
Il Patto di Varsavia, guidato dall’URSS, nel 1955.
Basta la cronologia. Il Patto di Varsavia è sorto per reazione alla NATO. Perché Mosca, per dire le cose in soldoni, si sentiva minacciata, e accerchiata, da Washington.
Chiariamo subito. Io non sono un nostalgico dei Soviet e di addavenì Baffone. Quando la maggioranza si atteggiava a comunista, ed era cool essere di sinistra e filosovietico, io ero schierato dalla parte opposta. E garantisco che non era vita facile, specie in scuole e, soprattutto, in Università infeudate dai radical chic, marxisti di comodo o immaginari. Gli stessi che, oggi, sono diventati tutti atlantisti. E liberal. Perché si va dove tira il vento, loro dicono della Storia, io direi, piuttosto dell’interesse personale. Insomma, la banderuola del canto terzo dell’Inferno dantesco. Gli ignavi.
Concediamo, senza dare per scontato, che la NATO, fino agli anni ’80, avesse una funzione difensiva. Ma dopo?
Crollata l’URSS, dissolto il Patto di Varsavia, avrebbe dovuto perdere ogni senso. Diventare uno strumento obsoleto. E, come scrive Sergio Romano, essere sciolta.
E, invece, è accaduto l’esatto opposto. La NATO ha continuato ad espandersi. Assorbendo praticamente tutti i paesi che erano stati nell’orbita di Mosca. E anche alcune ex repubbliche sovietiche come i Paesi Baltici. In totale spregio delle assicurazioni date, a suo tempo, all’ultimo leader sovietico Gorbacev. Da Reagan prima, da Bush senjor poi.
Nessuna partigianeria. Nessuna intenzione di segnare buoni e cattivi sulla lavagna. Ma se la Russia schiera, oggi, il suo arsenale militare, anche nucleare, lo fa nel suo territorio. È la NATO ad essersi espansa in modo abnorme. E immotivato per quella che si dichiara una “alleanza difensiva”. A meno di non accettare la logica che l’unico avversario buono è quello morto.
E in effetti la Russia la si vorrebbe, se non proprio morta, ridotta al peso geopolitico della Mongolia. O di un paese caraibico.
Opzione, prospettiva su cui uno ha perfettamente il diritto di convergere. Di sognare lo Stato Mondiale come egemonia di Washington. Ma scrivere di Russia che minaccia i confini della NATO è, come dicevo, aver abdicato al cervello. E anche di mancare del minimo senso del ridicolo.