“I lavoratori della conoscenza”
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE RIDUCE LA PRODUTTIVITÀ?
Assenteismo, malattie vere od inventate, permessi ed escamotage vari per non lavorare? Influiscono pochissimo sulla produttività aziendale in confronto alle distrazioni digitali. Lo ha spiegato Mario Verna, direttore generale di QueenCar, intervenendo ad AI Revolution: L’Intelligenza Artificiale al Centro della Trasformazione, una serie di incontri organizzati da Leading Law Notai e Avvocati all’interno dei Torino Digital Days 2024.
“I lavoratori della conoscenza” – che più di tutti gli altri è probabile passino le giornate lavorative connessi digitalmente, e che un tempo erano i principali beneficiari delle tecnologie digitali – si stima sprechino il 25 percento del loro tempo ad affrontare distrazioni digitali. L’Economist – ha aggiunto Verna – ha calcolato che le distrazioni digitali costino all’economia degli Stati Uniti (dove i lavoratori della conoscenza contribuiscono almeno al 60 percento del Pil) fino a 650 miliardi di dollari ogni anno. E si valuta che le perdite di produttività causate dalle distrazioni possano essere addirittura quindici volte superiori a quelle dovute ad assenteismo, malattie e problemi di salute. Quasi il 70% delle persone che lavorano dichiarano deficit di produttività significativi a causa delle distrazioni dovute all’uso dello smartphone.
In pratica le stesse tecnologie che hanno consentito di rendere il lavoro più efficiente grazie a strumenti di gestione delle informazioni (come l’e-mail, Internet e gli smartphone), hanno introdotto una serie di nuove distrazioni che hanno annullato i potenziali guadagni di produttività. Secondo alcune stime, chi lavora prende in mano lo smartphone per attività non legate al lavoro anche due volte al minuto e il tempo di recupero (per rientrare a pieno nell’esecuzione di un compito) dopo una tipica interruzione digitale (per controllare, per esempio, l’email, i risultati sportivi, Facebook o Twitter mentre si lavora) può essere di 23 minuti. Perché non tutti hanno la capacità di concentrarsi immediatamente sul lavoro che stavano facendo.
D’altronde il problema della concentrazione va oltre i luoghi di lavoro. Basti pensare alla scuola, o ai momenti extrascolastici di ragazzini perennemente intenti a confrontarsi con lo smartphone, ignorando il mondo reale circostante.
È però inutile rimpiangere il buon tempo antico. Perché il luddismo si è sempre rivelato perdente ed anche le varie normative sono sempre, costantemente, in ritardo rispetto alla velocità delle rivoluzioni tecnologiche. Dunque, è inevitabile affrontare il cambiamento, cercando di massimizzare i vantaggi e di ridurre al minimo gli svantaggi che ci saranno. E non saranno di poco conto.