In questi tempi segnati dalla cancel culture, l’ultima pubblicazione di Altaforte edizioni ha il sapore di un manifesto

L’ITALIA POPOLARE DEGLI ANNI VENTI E TRENTA

VISTA DA MARCELLO GALLIAN

 

«Racconti fascisti» (Altaforte) svela una nazione operosa, ricca di energie, di volontà, prolifica

In questi tempi segnati dalla cancel culture, l’ultima pubblicazione di Altaforte edizioni ha il sapore di un manifesto. Ma per capirne il senso bisogna andare oltre il titolo proposto: Racconti fascisti di Marcello Gallian, pubblicato nel 1937. Infatti, nella lente deformante della censura che tutto vorrebbe depennare, abbattere, cancellare – appunto – basterebbe quel titolo a far sobbalzare. Ed è in questo senso, forse, che sta la vera operazione culturale di Altaforte: ribellarsi all’idea che vi siano storie che non si possono conoscere, che non si possono leggere, che non si possono comprendere perché non rientrano nei canoni del pensiero dominante. (1)

Marcello Gallian ci accompagna in un’Italia che non c’è più. “Racconti fascisti”, pubblicato nel 1937, è il metronomo che delinea il popolo italiano immortalato nella propria vita quotidiana. Immerso in un’epoca raccontata con passione, con episodi che fanno sorridere, riflettere ma che permettono davvero di fare un viaggio nel tempo senza fine. Attraverso uno spaccato sociale, Gallian ci narra la realtà di un uomo che ha creduto fortemente negli ideali del Ventennio, che per essi ha lottato e scritto. Racconta l’Italia prima della guerra, prima dell’impero, piena di vita e di fermento culturale.

Marcello Gallian

Certi uomini sono nella vita ciò che furono da adolescenti, e continuano a esserlo per sempre. La vita di Marcello Gallian, scrittore, giornalista e pittore, ne è la plastica dimostrazione. Da adolescente viene “chiuso” dalla famiglia in un collegio, il convento di Santa Trinità a Firenze, dove vogliono che intraprenda la carriera ecclesiastica. A diciassette anni, tralasciando la tensione mistica e religiosa, preferisce fuggire per raggiungere Gabriele D’Annunzio a Fiume e divenire legionario per riunire le terre irredente alla patria. Romano, di carattere determinato e amante dell’azione, aderisce al Fascismo, è sansepolcrista e marcia su Roma nel 1922. Lui, con spiccate tendenze anarchiche, spera che il Fascismo combatta la mentalità borghese, moderata e ottocentesca, riuscendo ad ammodernare la nazione e dare giustizia sociale al popolo. Un fascista anticapitalista, mussoliniano, un rivoluzionario insomma. Di quelli per i quali la Marcia su Roma è l’inizio di una rivoluzione che però rimane incompiuta.

Uomo di grande curiosità intellettuale, è molto attratto dal fermento delle correnti artistiche e dalle avanguardie europee. Diviene presto enfant terrible della letteratura italiana per la sua scrittura particolare, ma soprattutto per la sua natura ribelle. Attacca il Fascismo-regime perché, secondo lui, non è abbastanza antiborghese. A ventott’anni vince ex aequo il premio Viareggio con Comando di tappa, cui seguono a ruota vari libri di racconti.

Ora, la casa editrice Altaforte ripropone questa figura non secondaria della letteratura e dell’arte italiane, ripubblicando un libro di successo degli anni Trenta, pubblicato per la prima volta nel 1937: Racconti fascisti, dove Gallian narra la vita quotidiana nell’Italia degli anni Venti e Trenta, anni che il massimo storico del Fascismo, Renzo De Felice, definì “gli anni del consenso”. Racconti in presa diretta legati alla realtà vissuta da Gallian che, con una scrittura coinvolgente e innovativa, fa scorrere le immagini e i pensieri dell’autore nell’adunata di Napoli, la presa di Roma in occasione della Marcia del ’22, la vita piena di fermento e di dibattiti culturali, ma anche l’esistenza normale di famiglie del popolo, singoli episodi che narrano la mentalità dell’epoca, la forte volontà di vivere e affermare la propria vita. Anni nei quali l’Italia si ammoderna sebbene non sempre l’esistenza è facile. Tuttavia, si tratta di una forma di letteratura che precede il neorealismo, non solo in ordine di tempo, ma anche perché è realista, riproduce chiaramente e direttamente la quotidianità. Emerge un’Italia gioiosa, che si sviluppa, che cresce, che non ha ancora l’impero ma vuole tornare grande come una volta. Un’Italia prolifica, unita, dove grandi iniziative sono all’ordine del giorno e la narrazione di Gallian dà colore a queste vicende e anche ai semplici fatti giornalieri. Un libro che rappresenta un tuffo negli anni Venti e Trenta, un libro che mostra gli avvenimenti quotidiani visti con occhi di un giovane che crede in una rivoluzione radicale dello spirito e del costume per gli italiani.

Di fascista c’è solo il titolo

Racconti fascisti è la singolare e straordinaria rassegna (priva di ideologia) di una quotidianità antica, ma lo stile espressionista dell’autore (con qualche debolezza per il surrealismo), richiede più di una rilettura, perché quello tra Gallian e la sua scrittura è un rapporto molto intimo, spesso difficile da toccare. Peccato per l’edizione che presenta diversi errori. Nonostante tutto è un libro che ho apprezzato molto. Ulteriore valore aggiunto: il libro mi è molto caro perché dono da parte di una persona speciale.

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(1) Fonte: https://www.secoloditalia.it/2021/12/cancel-culture-quelli-che-si-ribellano-altaforte-pubblica-i-racconti-fascisti-di-marcello-gallian/

 

Libri Citati

 

 

 

  • Racconti fascisti Condividi
  • di Marcello Gallian (Autore)  Elisa Filomena Croce (Curatore)
  • Altaforte Edizioni, 2021
  • pagg. 289, euro 19 (introduzione di Massimiliano Soldani)

 

 

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Descrizione

Marcello Gallian ci accompagna in un’Italia che non c’è più. “Racconti fascisti”, pubblicato nel 1937, è il metronomo che delinea il popolo italiano immortalato nella propria vita quotidiana. Immerso in un’epoca raccontata con passione, con episodi che fanno sorridere, riflettere ma che permettono davvero di fare un viaggio nel tempo senza fine. Attraverso uno spaccato sociale, Gallian ci narra la realtà di un uomo che ha creduto fortemente negli ideali del Ventennio, che per essi ha lottato e scritto. Racconta l’Italia prima della guerra, prima dell’impero, piena di vita e di fermento culturale.

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