Se si guarda attentamente la stampa fuori dall’Europa…
LO CHOC ESTERNO
Se si guarda attentamente la stampa fuori dall’Europa, le uniche notizie sulle elezioni in Ue riguardano lo choc provocato dalla sconfitta di Macron e la crescita impetuosa dell’Afd in Germania, si focalizzano cioè sui due maggiori Paesi della Ue, dando per scontato che nel parlamento farsa di Strasburgo non è accaduto nulla di importante: chi va a votare per le europee in assenza di altre e contemporanee competizioni elettorali ( le quali ovviamente aumentano l’affluenza alle urne in maniera spuria) tende mediamente ad esprimere un voto conservatore rispetto allo status quo, salvo che non voglia dire qualcosa sul piano nazionale. In questo senso ha di nuovo vinto il partito della guerra, delle censure, delle vaccinazioni obbligatorie, della distruzione del welfare, delle privatizzazioni e la precarizzazione del lavoro. Insomma, il fascismo del terzo millennio.
Naturalmente queste elezioni sono soprattutto un segnale a livello nazionale e così Macron di fronte al crollo verticale del suo partito Rothschild, ha chiuso baracca e burattini, nel vero senso della parola e ha indetto nuove elezioni: lo ha fatto per creare un’atmosfera drammatica e sfruttare ancora una volta l’effetto Le Pen, cosa che gli è riuscita già due volte. Inutile dire che rivincerà, in parte perché il suo crollo è dovuto anche alla bassa affluenza da parte dei suoi elettori, in parte perché si scatenerà una campagna a tappeto contro il supposto fascismo del fronte nazionale, che è tale anche solo per il fatto di citare la nazione e non la dipendenza da Bruxelles e Washington. Macron è un tassello fondamentale e non sarà risparmiata alcuna azione necessaria a mantenerlo sul trono. Più o meno la stessa cosa è successa in Belgio dove il premier attuale, si dichiara dimissionario: sfruttare il momento prima che sia troppo tardi. E così mentre il famigerato Open cita i partiti fiamminghi in inglese, dimostrando ampiamente il disprezzo dei globalisti per qualsiasi cosa che non dipenda dalla finanza totalizzante del Nord America. Per la Germania la cosa è più complessa, ma anche qui si escogiterà qualcosa per mantenere in piedi la coalizione rosso giallo verde che ha dimostrato la sua fedeltà assoluta a Washington accettando di farsi distruggere i gasdotti.
Questo senza dire che spesso i partiti nei vari Paesi si distinguono solo per il reticolo retorico che adottano, ma non per la sostanza che si riferisce sempre all’ideologia neoliberista facendosi scudo all’occorrenza dell’Europa e del suo sinedrio di non eletti che contano davvero. Ma insomma anche se un cambiamento si avverte esso avviene troppo tardi, in misura insufficiente a cambiare i destini del continente e senza un senso preciso, quasi che fosse un mormorio. Da tutto questo si evince che senza un forte choc esterno le cose non potranno cambiare nella maniera radicale che occorre per cambiare il destino di marginalità e distruzione materiale e sociale che ci attende. Solo questo potrà scuotere la maggioranza delle persone dalla passività oppiacea che dimostrano.
Tale choc esterno potrà derivare dalla definitiva sconfitta in Ucraina, (nonostante la sollecitazione di una strategia terroristica della disperazione, peraltro, insieme pericolosa e inutile) e dalla sempre maggiore ignominia morale che deriva dall’appoggio incondizionato alle stragi nella striscia di Gaza. Ho quasi la sensazione che la dissociazione di alcuni Paesi europei dal massacro, giunta dopo molti mesi di carnaio e a ridosso delle elezioni europee sia stato piuttosto un espediente interno per placare il ribollire di quel poco di coscienza etica rimasta. Ad ogni modo se questo conflitto si dovesse estendere, durare ancora a lungo e richiedere interventi diretti, saccheggiare ancora una volta i bilanci dei vari Paesi occidentali in cambio di un’abiezione espressa da tutto il resto del pianeta, le cose si farebbero difficili per i burattini al potere. Ne metterebbe in crisi la vacuità. altalenante, occasionale e fondata sulla retorica della neolingua. Ma soprattutto metterebbe in luce la debolezza dei guerrafondai e dei loro disegni che a quel punto darebbe coraggio anche agli ignavi.