Ci sono gesti che vanno al di là del momento particolare e che si trasformano in simboli

LO ZIO TOM AFROAMERICANO CONTRO LA FINE DEL MASSACRO A GAZA


Ci sono gesti che vanno al di là del momento particolare e che si trasformano in simboli. Era stato così quando Colin Powell, primo afroamericano nominato segretario di stato Usa, scatenò la guerra contro l’Irak agitando la provetta per accusare Saddam di avere le armi chimiche. La provetta era piena di talco, le armi chimiche non esistevano, gli angloamericani assassinarono centinaia di migliaia di civili iracheni e la Corte penale internazionale si voltò dall’altra parte.

Il 5 febbraio 2003 Collin Powell intervenne al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sostenendo che l’Iraq avrebbe potuto produrre circa 25 mila litri di antrace. Il discorso divenne famoso per la presenza di quella filetta contenente polvere bianca, agitata come prova per giustificare l’invasione in Iraq. Un conflitto che ha “prodotto” 500.000 morti civili ed un milione di dispersi. Una prova che poi si scoprì essere falsa.

Ora è un altro afroamericano che, all’ONU, blocca la risoluzione per fermare il massacro dei palestinesi a Gaza. Non la richiesta di far la guerra ad Israele, non una condanna per i crimini di Netanyahu. No, solo la richiesta di un cessate il fuoco. Solo la richiesta di metter fine allo sterminio di donne e bambini. Per gli statunitensi, i “buoni”, è una richiesta eccessiva.

Ed il primo simbolo è proprio questo. L’arroganza yankee, il doppiopesismo degli atlantisti, la totale inutilità degli organismi internazionali, la vergognosa faziosità delle corti di giustizia.

Ma il secondo simbolo, che travalica la situazione contingente, è il ruolo delle minoranze negli Usa. Che hanno mandato un afroamericano, Powell, per dichiarare guerra al mondo arabo di Saddam. E che hanno mandato un altro afroamericano ad impedire di salvare donne e bambini palestinesi. Le oligarchie statunitensi utilizzano lo “zio Tom” per fare il lavoro sporco contro un’altra minoranza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La prossima volta, magari, un afroamericano sarà mandato in tv a dichiarare guerra a qualche Paese latinoamericano. O, più semplicemente, si adopereranno le gang afroamericane per combattere le bande dei latinos. Perché, in realtà, il vero problema per gli oligarchi Usa, per i portatori sani dell’incultura woke, per gli intellettuali semi analfabeti della Costa Orientale, è rappresentato dai latinos, dagli ispanici. Che, di fatto, hanno già imposto lo spagnolo come seconda lingua nazionale statunitense. Ma che, soprattutto, non hanno più intenzione di farsi dettare le regole da quella ex maggioranza wasp che è ormai diventata minoranza.

Per questo i bianchi anglosassoni e protestanti hanno assoluto bisogno degli afroamericani. Per un fronte comune, coinvolgendo anche gli israeliti, contro latinos, arabi ed asiatici. E la mano alzata, all’ONU, del nuovo zio Tom è perfetta per diventare il simbolo della nuova divisione interna ed internazionale.

Andrea Marcigliano
Augusto Grandi

 

 

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