Benché Trump mi sia sempre stato antipatico…
L’ORRIBILE GIORNATA DEI SERVI SCIOCCHI
di Il Simplicissimus
Benché Trump mi sia sempre stato antipatico, fin dal momento della sua trasformazione da magnate di secondo piano a politico piuttosto rozzo, la sua straordinaria vittoria mi ha regalato una giornata divertente. Vedere la confusione e l’imbarazzo nella quale sono caduti i servi sciocchi dell’informazione e della politica europea è stato impagabile, soprattutto perché i personaggi e le comparse della macchina globalista sono apparsi, proprio loro che da un decennio attuano una sorta di menzogna sistematica, preda di un senso di irrealtà. Non ci volevano credere, fino all’ultimo hanno tentato di rimanere dentro la loro fiaba e ci sono stati giornaloni che hanno riproposto i loro falsi sondaggi persino a giochi elettorali conclusi. Erano certi che il miliardo di dollari speso da Kamala per ostentare la sua testa vuota, la manipolazione delle macchine per il voto elettronico e quella delle schede elettorali, l’incessante e martellante campagna di falsità su Trump, l’esercito di migranti pronto ad andare alle urne, avrebbero riproposto lo scenario del 2020.
Ma nulla è servito se non forse ad evitare che la Harris perdesse con 30 milioni di voti di differenza: la distanza tra i due candidati era troppo grande per essere colmata. E tuttavia ci sono stati persino capi di Stato che hanno ritardato l’invio delle congratulazioni in attesa di un “miracolo” e/o che hanno augurato a Trump non un buon lavoro, come di rito, ma buona salute, come se fossimo nel Gattopardo. Per non parlare degli idioti che governano la perfida Albione in nome e per conto dei Rothschild, i quali hanno tentato ufficialmente di dare una mano a Kamala, senza nemmeno pensare che avrebbe potuto vincere Trump. A fianco potete vedere la previsione pubblicata da diversi giornali di area tedesca pochi giorni fa e che davano per certo la Harris come vincitrice assoluta. Non a caso sono gli stessi fogli che ogni giorno strillano sul cambiamento climatico, sulle virtù miracolose dei vaccini a mRna, sulla vittoria dell’Ucraina e si interrogano quotidianamente sull’uso dei pronomi, cercando contemporaneamente di minimizzare le stragi in Medio Oriente. È davvero gente affidabile e onesta.
L’effetto è stato massimo in Europa e in Italia che nella loro condizione di provincia dell’impero sono più disponibili ad essere più realiste del re. Alla fine di una giornata di incredulità la tesi più gettonata è stata la più assurda possibile, testimonianza inequivocabile di un QI etico ed intellettuale che sfiora il livello della temperatura ambiente: Kamala (che lo ricordiamo è vicepresidente) sarebbe stata sconfitta perché non ha preso abbastanza le distanze da Biden. Si badi bene da un presidente osannato in ogni sua mossa e le cui precarie condizioni mentali sono state sempre negate come se si trattasse di una bestemmia e non di una realtà visibile ad ogni intervento del vecchio Joe. Naturalmente non hanno capito che nelle elezioni precedenti il mondo globalista era molto più unito e ha giocato il tutto per tutto, mentre questa volta, dopo i disastri bideniani e la consapevolezza di aver così clamorosamente sbagliato da aver facilitato la nascita di aggregazioni politico – economiche alternative come i Brics, non c’era più un accordo. È per questo che non ci sono stati brogli massicci e che il risultato è stato accettato senza tentare di ribaltarlo con i ricorsi o in piazza come avviene per le rivoluzioni colorate. Qualcuno forse tenterà qualche colpo di coda giudiziario, ma a rischio davvero di una rivoluzione e/o di una secessione.
Vedremo quanto ci vorrà perché le opinioni espresse dall’informazione comincino a cambiare, come già sta succedendo in America dove si iniziano ad elencare gli errori commessi. A partire dal fatto che questioni sociali come, per esempio, quella degli ispanici siano state trattate come problemi identitari, per finire all’ambiente repressivo che ha reso impossibile l’espressione di qualsiasi opinione che non fosse “quella giusta”. Sta di fatto che la vittoria di Trump ci dice due cose principali. La prima rivela che le elezioni del 2020 sono state rubate come dimostra chiaramente lo specchietto del voto democratico negli anni:
Kerry 2004 – 59 milioni
Obama 2008 – 69,5 milioni
Obama nel 2012 – 65,9 milioni
Clinton 2016 – 65,9 milioni
2020 Biden – 81,3 milioni
2024 Harris – 66,4 milioni
L’anomalia è evidente e non c’è nemmeno bisogno di spiegarla, anche se forse un corso differenziale per i redattori dei giornaloni sarebbe auspicabile.
La seconda è che lo stato profondo o “Blob” può essere sconfitto quando le persone ne hanno abbastanza e quando le contraddizioni in seno ai potentati di potere esplodono. Soprattutto la vittoria di Trump, molto al di là dello stesso Trump, ci dice che il globalismo e i suoi ideologismi hanno ormai perso quella specie di appeal messianico grazie al quale sono state nascoste sotto il tappeto tutte le questioni sociali e geopolitiche.
Quanto tempo dureranno i governi che si sono nascosti dietro questi veli per secondare la guerra ibrida mondiale, iniziata dall’élite finanziaria degli Stati Uniti nel 2001 per il dominio mondiale? Molto poco, visto che tra un po’ dovranno vedersela da soli contro la Russia se proprio vogliono continuare come burattini decapitati la loro guerra in Ucraina fatta per conto di un egemone che ora vuole ritirarsi: il governo Scholz è entrato ufficialmente in crisi poche ore dopo l’annuncio della vittoria di Trump con il licenziamento del Ministro delle Finanze Christian Lindner e probabilmente l’anno prossimo sarà la volta di Macron e della sua presunta premiere dame travolti dal fallimento del loro pseudo rinnovamento industriale che sta affondando come piombo. Con Kennedy alla sanità Usa forse l’estate prossima potremo essere liberi anche dalla von der Leyen e dai suoi sgherri del globalismo corrotto. E chissà magari si potrà tornare anche a fare politica.
